Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


13 settembre 2010

PADIGLIONE LANGONE

Su Il Foglio del 26 agosto 2010, Camillo Langone ha stilato una lista ragionata di architetti che costituiscono il Padiglione Langone (dice lui) di una Biennale con un padiglione solo (aggiungo io). Ci sono in questa rassegna nomi noti alla quasi generalità degli architetti, e nomi noti prevalentemente a chi apprezza l’architettura della tradizione.
Questo Padiglione è la dimostrazione che si potrebbe organizzare una Biennale non monotematica, modaiola e partigiana eppure con architetture diverse tra loro, almeno nel linguaggio. Naturalmente non sarebbe la Biennale, ma altro. Non potendo riportare tutto l’articolo e non volendo menomare il testo di Langone dedicato a ciascun architetto, sono costretto ad una scelta. Ho seguito il criterio di mantenere la diversità.
Non ho compreso Andrea Pacciani, Matteo Thun e Paolo Zermani.
Alcune brevi considerazioni:
Riporto alcune foto di chiese di Mauro Andreini e consiglio di guardare nel suo sito anche gli acquerelli. Di Pier Carlo Bontempi riporto la Place de Toscace, mentre di Bruno Minardi non riporto alcuna foto perché le immagini del suo blog hanno il copyright.

MAURO ANDREINI
"I nostri nemici non sono gli atei, ma chi privatizza la fede" disse don Giussani, quindi i nostri nemici sono la Cei e le curie che da decenni commissionano chiese irriconoscibili con campanili inesistenti o non percepibili come tali perché simili a tralicci, ripetitori, ciminiere... Dopo lunghe ricerche ho verificato che in Italia su 140.000 iscritti all'Albo (avete letto bene: centoquarantamila) esiste solo un architetto che costruisce chiese che sembrano chiese e campanili che sembrano campanili (sebbene non abbastanza alti).
Sono andato a trovarlo a Montale, diocesi di Pistoia, e ho conosciuto un uomo religioso e quindi umile, quasi disinteressato all'apparire da rasentare lo snobismo. "Io sono un architetto regionale". Ma non è certo una diminutio, in un tempo di architetti internazionali tutti uguali. "Io non voglio asso¬lutamente inventare nulla". Anche questo è un merito, come capisce chiunque abbia letto il Ratzinger di "Introduzione allo spirito della liturgia": "Nelle moderne teorie artistiche si intende con creatività una forma nichilistica di creazione, in un mondo privo di senso, sviluppatosi per un'evoluzione cieca". Andreini, il cui mondo di senso è pieno, mi spiega il suo modo di progettare edifici di culto: "Vorrei avvicinarmi alla semplicità del disegno di un bambino che per disegnare una chiesa impiega urta capanna e un campanile, una piazzetta e una casina accanto".

Mauro Andreini: Chiesa e Centro comunitario - Mirabella

Non ho ancora detto che tutte le chiese costruite da questo fantastico toscano (seguace di Ambrogio Lorenzetti e metafisico però di un metafisico collodiano, non dechirichiano) sono protestanti. Ebbene sì. Eretiche. Perché i vescovi cattolici l'unico architetto italiano che disegna campanili mica lo fanno lavorare.
Mauro Andreini: Chiesa e Centro comunitario - Firenze

PIER CARLO BONTEMPI
Un viale di pioppi cipressini e due pilastri nella campagna come una visione, due pilastri di mattoni appena eretti che sarebbero (mi dicono il committente Franco Maria Ricci e l'architetto Pier Carlo Bontempi) due prove di materiale eppure (me lo dico da solo) sono nientemeno che il Paesaggio Italiano, convivenza talmente armoniosa fra natura e cultura da generare poesia. Non vorrei fare troppo lo svenevole e anziché quest'immagine lirica, rarefatta, espongo un capolavoro di civile concretezza: la Place de Toscane, un'intera piazza (compresa di palazzi) progettata e costruita da Bontempi a Marne-la-Vallée, importante "città nuova" dell'Isola di Francia a pochi chilometri da Parigi.
Il suo ovale riprende dichiaratamente la lucchese Piazza del Mercato che Guido Ceronetti definì "spazio ideale" dove "vivere felici, al riparo, nel cavo di mano di un archetipo".
Place e Piazza meritano un'ulteriore citazione, stavolta di Mircea Eliade: "La nostalgia del Paradiso è il desiderio di trovarsi, sempre e senza sforzo, nel cuore del mondo, della realtà". Bontempi ovvero del paradiso possibile, a portata di mano, non dell'ideologica utopia. Non ha senso desiderare oltre: se siete ricchi o se siete potenti che cosa aspettate a commissionare qualcosa all'artefice dell'abitare senza sforzo, della riconciliazione tra cuori e muri? Le meraviglie che realizza specialmente oltralpe sono documentate nella mostra dedicata ai "New Palladians" che da Londra ha girato mezzo mondo ma non l'Italia, a riprova che gli italiani odiano loro stessi e che Palladio non se lo meritano.
Ammiratele nel libro omonimo acquistabile su Amazon dove sono raccolte opere di oltre quaranta architetti tradizionalisti, tutti meritevoli di plauso: ma solo Bontempi è così sereno.

Pier Carlo Bontempi: Place di Toscane - Marne-la-Vallèe

BRUNO MINARDI
Io non mi stupisco che il turismo balneare italiano sia in declino e che la gente si aggiri per Riccione con la domanda di Bruce Chatwin stampata sul viso: "Che ci faccio qui?". Io mi stupisco che il turismo balneare italiano esista ancora.
Com'è possibile che qualcuno si riduca a passare e vacanze a Sottomarina, Lido Adriano, San Benedetto del Tronto? Bisogna essere sprofondati in una drammatica mancanza di alternative, altrimenti sai le fughe. L'epicentro della crisi è la riviera romagnola che può affascinare a vent'anni (ma se hai vent'anni ti puoi alterare meglio a Mykonos e Ibiza).
Per ridare un minimo di credibilità a Rimini come meta turistica bisognerebbe cominciare col tirar giù gli alberghi di viale Vespucci e farli ricostruire da Bruno Minardi più piccoli, più belli e soprattutto più vicini all'idea dell'albergo di mare (al momento rendono piuttosto l'idea del condominio di Buccinasco).
L'architetto di Ravenna è l'unico architetto balneare italiano, bisogna sfruttarne l'eclettismo. Nella sua produzione, che deve molto ad Aldo Rossi pur confrontandosi col vernacolare, ho individuato almeno tre sottostili: sottostile baltico (tetti spioventi), sottostile adriatico (persiane bianche), sottostile balearico-pugliese (pietra a secco).
Qui mostro un esempio di sottostile adriatico che può aiutare a ritrovare il fascino perduto di Romagna. Oggi nell'arte figurativa c'è un grande maestro di eleganze vacanziere; Jack Vettriano. Le ville che Minardi immerge nelle pinete ravennati sono gli unici set contemporanei che l'Italia possa offrire al pittore scozzese, nel tempo in cui gli architetti da Biennale continuano a produrre sfondi per Botto e Bruno.

16 commenti:

ettore maria ha detto...

Coma ebbi modo di dire in occasione dell'uscita dell'articolo di Langone, non capisco come possa aver inserito in questo elenco alcuni architetti che, a mio avviso, non si discostano molto dall'architettura modaiola: Visitare il sito di Matteo Thun è come visitare il sito di un risorto Terragni: a mio avviso, per esempio, il progetto per Tortona sembra un mix di Terragni e Zaha Hadid, mentre quello Edelweiss sembra la versione ridotta del suppostone di Londra a cui è stata mozzata l'ogiva di coronamento. Visitare il sito di Minardi è come guardare una versione mal riuscita di Rob Krier mescolato ad uno spento Aldo Rossi. Anche visitando il sito di Zermani il risultato non cambia, anzi lo scimmiottamento di Rossi si somma alle citazioni delle architetture dell'EUR, "ripulite" però delle ultime decorazioni. In pratica si tratta di edifici nudi, il cui unico calore è lasciato al materiale (di rivestimento) che è il mattone ... un pò pochino per essere considerati dei "grandi esempi". Diversa invece la situazione degli altri architetti accreditati ad "esporre" nel "Padiglione Langone". Pier Carlo Bontempi, su tutti si distingue per la gioiosità che emerge dalla vista dei suoi progetti (mi dispiace che Pietro abbia scelto Place de Toscane che forse non è il suo progetto più rappresentativo, anche se la ragione di questa mia "critica" non risiede nelle scelte urbanistiche di Pier Carlo ma in quelle della committenza), ma c'è una cosa che secondo me fa di Pier Carlo l'architetto italiano più interessante del momento: a differenza degli emuli di Terragni, Rossi e Krier (Rob) di cui sopra, Pier Carlo ha fatto scuola, sicché nei dintorni di Fornovo di Taro e Parma, oggi ci sono tanti "emuli" Bontempiani, tra cui, eventualmente includo Andrea Pacciani, anch'egli bravo, anche se in alcuni casi troppo neoclassico. Andreini è un caso a parte, anche nella sua opera si ravvisa una forte influenza di Rossi, tuttavia i suoi edifici risultano più vivi di quelli metafisici del "maestro", ed il motivo va forse ricercato nel fattore di scala (quelli di Rossi sono spesso e volentieri esagerati) ma la cosa che dà più vita ai progetti è la ricerca di Andreini di dialogare con il mondo dell'architettura "vernacolare", "rustica", "spontanea". Questa sua peculiarità dà all'architettura una connotazione più umana ... talmente umana da sfuggire alla CEI, che evidentemente ricerca per le chiese cattoliche una presenza più aliena!
Un caro saluto
Ettore

Pietro Pagliardini ha detto...

Ettore, ho inserito la foto di Place de Toscane perché era nell'articolo di Langone, che la illustra. Mi è sembrato doveroso farlo. Lo stesso metodo ho seguito per Andreini, di cui apprezzo forse più le sue residenze, per quel misto di ingenuità infantile, riproposta di caratteri dell'edilizia delle crete senesi con un pizzico di invenzione q.b.
Di Minardi peccato non mostrare foto, anche se c'è il suo sito a disposizione ed è assolutamente corretta la lettura che ne fa Langone, di architetto balneare.
Mi dispiace non avere inserito Andrea Pacciani. Purtroppo il suo sito, molto curato nella grafica, non è aggiornato e lo stesso progetto di concorso premiato per il "ciborio" di Piazza San Pietro, che quest'anno ha vinto a Washington D.C. il secondo premio "A Living Presence" sull'Architettura Sacra dalla Catholic University of America per un progetto in Vaticano, non è reperibile in internet.
Concordo con te su Thun e Zermani.
Ciao
Pietro

Anonimo ha detto...

Pietro, a monte di tutto, causa forse la mia innata avversione ai primi della classe, mi chiedo (e ti chiedo) perché mai uno che si autodefinisce interessato a "letteratura, enogastronomia e religione" voglia/possa pontificare di architettura con tanta prosopopea (non chiamerei, la sua, cultura o ironia o critica). O meglio, mi chiedo perché ti affascina tanto quello che spesso è un infruttuoso cazzeggio che non apporta alcun contributo costruttivo ad un dialogo non dico serio ma quantomeno ponderato.
Voglio dire, al di là dei facili sberleffi da liceale, che ci dice il signor Langone che possa aprire le nostre menti di lettori a visioni nuove e a letture intelligenti sullo stato dell'architettura moderna, oltre al suo personale e poco autorevole parere di appassionato di "letteratura, enogastronomia e religione"?

Vilma

Pietro Pagliardini ha detto...

Vilma, Langone è personaggio che non ammette mezze misure: o si detesta o si apprezza, e se si apprezza, come nel mio caso, deve essere in maniera incondizionata e dunque anche se non si fosse d'accordo su qualcosa, e succede, va preso come'è. Anche perché di Langone ho capito una cosa fondamentale: non ha alcun senso discutere con lui per il semplice motivo che credo proprio lui non abbia alcun interesse alla discussione. E credo che questo valga forse tanto con chi è d'accordo quanto con chi non lo è.
Ha forti convinzioni e non è proprio interessato a metterle in discussione. Da cosa l'ho capito, visto che l'ho sentito una sola volta in una conferenza e non lo frequento nemmeno via internet, se non per chiedergli, raramente, il permesso di pubblicare suoi articoli e lui risponde sempre gentile e spiritoso, ma lapidario? Non so spiegarlo, ma sento che è così.
Di Langone apprezzo la sua visione del mondo che è (oltre che snob, e speriamo che non mi legga) assolutamente unitaria, radicale, senza tempo. Nel suo sistema di valori (se mi leggesse rifiuterebbe questa parola) c'è assoluta coerenza tra principi generali e dettagli.
Anzi, è proprio nella sua attenzione a dettagli per altri insignificanti (per l'essere ma importantissimi per l'apparire) quali la marca delle scarpe, il sarto che confeziona il cappotto, il culatello di quel produttore specifico, mai legata alla moda ma un valore assoluto legato alla perfezione, alla durata, all'amore con cui vengono fatte, che si legge la sua filosofia. Forse più che di filosofia verrebbe da dire teologia.
Quanto all'architettura, che è da sempre una sua passione, io non ci trovo niente di strano che ne parli e pontifichi (perché lui è un pontefice laico) dato che, come sai, io credo che tutti abbiano il diritto, direi quasi dovere, di parlarne, di esprimersi, di dare giudizi, perché la città è di tutti. Come tutti hanno il diritto-dovere di parlare di ambiente, perché la terra appartiene ai suoi abitanti.
Dopo di che ognuno è libero di non essere d'accordo o di non leggerlo.
Però, una volta ogni tanto, leggerlo lo consiglio a tutti, perché, male che vada, vi troverà senz'altro un punto di vista non conformista. E con il conformismo imperante è una bella boccata di aria pura.
Ciao
Pietro

Matteo Seraceni ha detto...

Sarà...anche a me sembra cazzeggio bello e buono...
Con rispetto parlando.
A presto
Matteo

Pietro Pagliardini ha detto...

In fondo, Matteo, il cazzeggio è uno dei piaceri della vita.
Ciao
Pietro

Linea dello zeitgeist trapezista e fatto di coca... ha detto...

quando ho letto la hit parade architettonica del langone mi son scompisciato dalle risate. se con alemanno e buontempo lo spirito del tempo m'era parso assai ubriaco e fatto di qualche canna... in questo caso ho immaginato lo zeitgeist a cavallo di una bici da trapezista e nel mentre la valletta gli passa la coca...
dai, torniamo sulla terra e pensiamo che sia un semplice, banale e sanissimo relativismo quello che porta uno a piacergli pacciani e thun. però, uno, dovrebbe, anche capirle 'ste incoerenze e accettarne il nichilismo intrinseco sennò è ignoranza.
dando ragione a vilma e al fatto che discutere di hit parade sia un buttar via il tempo... penso quindi che legger l'elenco di langone sia assai fruttuoso per capire lo spirito dei nostri tempi. in fin dei conti le vie di dio sono infinite: talvolta gli capita di usare le hit parade adolescenziali di un critico eno-gastrononomico-acquasantierologo per portar in presenza l'essere.
io, di mio, uso come consulente mia madre ottantenne assai più valida dell'intellettuale snob non autocosciente del proprio nichilismo: - robert, fa schifo!

robert

ps: oltretutto il langone dovrebbe informarsi, ma mi sa che tra i nomi che ha citato più di qualcuno la biennale l'ha frequentata. minardi, andreini e zermani (ottimi architetti tutti e tre) io li scoprii all'università il secolo scorso...

Pietro Pagliardini ha detto...

robert, niente hit parade, dici, ma si dà il caso che la Biennale sia una hit parade, oppure cos'altro è?
Non vedo perché l'Istituzione la possa fare e Langone no!
Tu contesti, e in buona parte anch'io, l'accostare Andrea Pacciani a Matteo Thun. Però, c'è un però:
io non ho pubblicato le "motivazioni" che Langone adduce per Thun, ben consapevole del fatto che apparentemente è come accostare il diavolo con l'acqua santa. Comincia così: "Forse il mio amico Nikos Salìngaros...troverà da ridire sull'inserimento di Matteo Thun in questo padliglione......Io ho inserito Thun per dire che le strutture verticali anche se non sono campanili non sono necessariamente il diavolo (il riferimento è al Residence Edelweiss): diavolo è senz'altro il Formigone......; diaologo, enon diavolo, è la neomedievale Torre Velasca....; diaologo e non diavolo sono le torri-pigne dell'architetto di Bolzano che riecheggiano la circostante foresta di conifere. Thun è senza dubbio architetto di pino e già a Motta di Livenza, sette metri sul livello del mare, convince meno; una casa popolare con tutte quelle assicelle?....(qui non discuto di Venustas, sono preoccupato per la Firmitas). In compenso in alta quota non sbaglia mai....."
Il fatto poi che tu abbia scoperto i tre architetti Andreini, Zermani e Minardi nel secolo scorso significa solo che la tua hit parade è arrivata prima della sua, ma sempre hit parade è.
Ciao
Pietro

Linea dei capannoni di motta di livenza come genius loci... ha detto...

che io li abbia scoperti qualche decennio fa dimostra semplicemente che erano di "moda" ora lo sono meno. o meglio: che me li abbiano fatti scoprire, a differenza di siza, tavora, souto de moura... che me li sono cercati, sennò col cavolo che me li facevano scoprire.
può darsi che tornino ad esser di moda... niente di nuovo sotto il sole, niente che faccia presupporre regole metafisiche e tutto che confluisce nell'unico genius loci attuale: la libertà. che permette, ovviamente, di far di tutto al committente e al progettista. soprattutto se sei circondato di capannoni in pannelli prefabbricati, di insegne luminose e usi il navigatore per orientarti. è genius loci anche quello no? lo sono i pannelli prefabbricati che invadono il veneto... giusto? è genius loci anche quello vero?

biennale: è talmente di moda, da parte di tutti, spararle contro, poverina... che mi vien voglia di difenderla. ricordo la biennale del 2006: una biennale ottima, almeno all'arsenale; riportò al centro dell'attenzione città-società-architettura. molto concreta, pragmatica e ricchissima di dati, politiche, progetti...

rob

Pietro Pagliardini ha detto...

Scusa robert, ma sulla tua provocatoria definizione di genius loci penso che tua mamma avrebbe una parola definitiva e molti più di buon senso.
Comunque se il genius loci è la libertà, perché perdere nottate sui blog di architettura? meglio il porno.
Ciao
Pietro

Linea del Senso totalmente perduto anche tra chi pensa di possederlo... ha detto...

a proposito di genius loci, pietro, posso chiederti se:

il genius loci è anche uno stemmino in lamiera del sole padano attaccato ai banchi di scuola?
è anche una scuola (modernista) intitolata a miglio?
è anche un tetto piano (modernista pure quello) sulla cui ghiaia è colorato il simbolo della lega?
è anche il simbolo leghista messo in tutte le salse e in tutte le varianti in una scuola primaria?
è anche la palestra con le pareti verdi?

non è una domanda provocatoria... è per capire cosa s'intende per tradizioni, dato che ho l'impressione che i campioni del neotradizionalismo (i leghisti) abbiano una visione un po' diversa dalla tua. è un caso oppure la tua visione è sconfitta in partenza?

robert

qui il link alla vicenda:
http://www.youtube.com/watch?v=NVjEEUcTbn0

Pietro Pagliardini ha detto...

robert, risposta semplice: certo che no, certo che il sole padano in una scuola pubblica non è genius loci ma propaganda, certo che la scuola modernista e verde Lega non è genius loci ma un errore architettonico sommato alla propaganda.
Però non è propaganda il fatto che i cittadini si siano auto-tassati per la scuola.
Io ho auspicato, in un vecchio post che ti è rimasto molto impresso, che la Lega (che io considero contrariamente a te un grande movimento politico, con molti difetti, ma che afferma una identità reale) sia consequenziale alle sue idee anche in campo urbanistico. Era un desiderio frutto di alcune logiche considerazioni, che non smentisco affatto e in cui credo.
E' un'idea perdente? E' possibile, anzi probabile ma meglio un'idea perdente ma giusta che una vincente che alla prova dei fatti si è dimostrata un disastro.
Non abito nella Padania, ma se vi abitassi frequenterei le riunioni della Lega, sai quelle riunioni vere, tipo partito comunista di una volta, e proverei a esprimergli queste mie idee. Penso che un po' di presa l'avrebbe e che un margine di manovra potrebbe esserci.
Ma lo sai com'è, gli architetti sono tutti uguali, leghisti o meno: la loro identità e la loro cultura modernista vince anche sulla Lega.
Ciao
Pietro

libertè, modernitè, sol dell'alpè... ha detto...

ecco, vedi pietro, come al solito hai la pretesa di dare giudizi, invece di cercar di capire per quale motivo propaganda+edificiomoderno è stragenius loci, eccome se lo è... è il vero genius di questi posti portato alle estreme conseguenze...

rob

Pietro Pagliardini ha detto...

Caspita, robert, perchè il tuo cos'è se non un giudizio!!!
Ma guarda che hai delle belle pretese!
Comunque mi sembra che il tuo giudizio in questo caso sia solo dettato dal risentimento, non verso di me, intendo, ma verso i tuoi conterranei leghisti.
Ciao
Pietro

AA (Amore Architettura) ha detto...

Venite a Novara a vedere che bella torre ha messo l'architetto Zermani a Novara sul castello sforzesco visconte. Ai precedenti scempi di Architettoni investiti dalla politica ha voluto anche lui mettere la ciliegina sulla torta, mangiando sicuramente anche una buona fetta. E ai Novaresi viene lasciato l'ennesimo escremento celebrale materializza to nella sua reale tridimensionalità per le generazioni future. A certa gente la patente di Architetto andrebbe strappata in pubblica piazza!.... Magari in quella in stile palladiana .... Sono ridicoli e si sentono dei geni.

AA (Amore Architettura) ha detto...

Venite a Novara a vedere che bella torre ha messo l'architetto Zermani a Novara sul castello sforzesco visconte. Ai precedenti scempi di Architettoni investiti dalla politica ha voluto anche lui mettere la ciliegina sulla torta, mangiando sicuramente anche una buona fetta. E ai Novaresi viene lasciato l'ennesimo escremento celebrale materializza to nella sua reale tridimensionalità per le generazioni future. A certa gente la patente di Architetto andrebbe strappata in pubblica piazza!.... Magari in quella in stile palladiana .... Sono ridicoli e si sentono dei geni.

Etichette

Alemanno Alexander Andrés Duany Angelo Crespi Anti-architettura antico appartenenza Ara Pacis Archistar Architettura sacra architettura vernacolare Archiwatch arezzo Asor Rosa Augé Aulenti Autosomiglianza Avanguardia Barocco Bauhaus Bauman Bellezza Benevolo Betksy Biennale Bilbao bio-architettura Bontempi Borromini Botta Brunelleschi Bruno Zevi Cacciari Calatrava Calthorpe Caniggia Carta di Atene Centro storico cervellati Cesare Brandi Christopher Alexander CIAM Cina Ciro Lomonte Città Città ideale città-giardino CityLife civitas concorsi concorsi architettura contemporaneità cultura del progetto cupola David Fisher densificazione Deridda Diamanti Disegno urbano Dubai E.M. Mazzola Eisenmann EUR Expo2015 falso storico Frattali Fuksas Galli della Loggia Gehry Genius Loci Gerusalemme Giovannoni globalizzazione grattacielo Gregotti Grifoni Gropius Guggenheim Hans Hollein Hassan Fathy Herzog Howard identità Il Covile Isozaki J.Jacobs Jean Nouvel Koolhaas L.B.Alberti L'Aquila La Cecla Langone Le Corbusier Leon krier Léon Krier leonardo Leonardo Ricci Les Halles levatrice Libeskind Los Maffei Mancuso Marco Romano Meier Milano Modernismo modernità moderno Movimento Moderno Muratore Muratori Musica MVRDV Natalini naturale New towns New Urbanism New York New York Times new-town Nikos Salìngaros Norman Foster Novoli Ouroussoff paesaggio Pagano Palladio Paolo Marconi PEEP periferie Petruccioli Piacentini Picasso Pincio Pittura Platone Popper Portoghesi Poundbury Prestinenza Puglisi Principe Carlo Purini Quinlan Terry Referendum Renzo Piano restauro Ricciotti riconoscibilità rinascimento risorse Robert Adam Rogers Ruskin S.Giedion Sagrada Familia Salingaros Salìngaros Salzano Sangallo Sant'Elia scienza Scruton Severino sgarbi sostenibilità sprawl Star system Stefano Boeri steil Strade Tagliaventi Tentori Terragni Tom Wolfe toscana Tradizione Umberto Eco università Valadier Valle Verdelli Vilma Torselli Viollet le Duc Vitruvio Wrigth Zaha Hadid zonizzazione