"Lo spazio è una cosa effimera. Inafferrabile. Ci sono milioni di soluzioni possibili e nessuna è giusta. E' questo che mi piace".
Frank Gehry
Frase tratta dalla quarta di copertina di un libro su Gehry.
Frase significativa per essere del tutto priva di significato in quanto lo spazio non è nemmeno riferibile ad uno spazio dell'anima, ad uno spazio per ciascun individuo: se nessuna soluzione è giusta, non esiste una soluzione giusta per qualcuno. Ogni cosa che si progetta è comunque sbagliata, o giusta, o giusta e sbagliata allo stesso tempo.
Frase da artista. Frase da archistar perfetta e assoluta. Non a caso Gerhry è il prototipo di questo nuovo genere.
Lo spazio non esiste.
Lo spazio è relativo ma il giudizio sullo spazio è assoluto e definitivo: nessuna soluzione è giusta.
Verrebbe da parafrasare: "Fuck the space".
Verrebbe da chiedersi: perché farsi prendere in giro?
5 commenti:
"Lo spazio è una cosa effimera. Inafferrabile..." Sì, è vero: la frase è del tutto priva di significato - solo un 'trick' pour parler (d'altronde Frank O. è un 'trickster' col suo cappello a cilindro...) - ma il pensiero 'debole' del "vanitas vanitatum..." è, come si sa, il 'parto' dell'"unio plastica" (l'opposto dell'"unio mystica") tra lo Zeitgeist (lo Spirito - del tempo) e l'archistar (la 'madonna' pro-tempore). Non che il pensiero 'hard' produca sempre frutti migliori ("Il duro e l'inflessibile vengono infranti dal mutamento; il flessibile e il cedevole si piegano e prevalgono..." - Ray Grigg). Allora non c'è soluzione? Al di là delle 'metanarrazioni', penso che, per rimanere nel campo dell'architettura, occorra almeno individuare, nell'ambito di un territorio di riferimento, la propria nicchia, la propria 'grotta' (fosse pure nel senso del mito di Platone). E lì poi trovare il proprio "animale guida"... (p. es. lo stesso decostruttivismo e Gehry). In pratica, un po' alla Fight Club (con tutti gli annessi e connessi): "Chloe ci ha guidati in grotte dove abbiamo incontrato l’animale della nostra forza. Il mio era un pinguino. C’era ghiaccio a coprire il fondo della grotta e il pinguino ha detto: scivola. Senza alcuno sforzo abbiamo scivolato per tunnel e gallerie. Poi è stato il momento di abbracciarsi..." Dunque, occorre 'scivolare' (lasciarsi andare) e poi 'abbracciarsi' (abbracciare il 'contesto' e farsi abbracciare...). Più che "fuck the city" (è quel che in genere si fa), direi, alla sant'Agostino: "Ama e fa' quel che vuoi..."
Nicola Perchiazzi
Nicola Perchiazzi scrive in maniera allucinata e allucinante, è capace di far stare insieme, con le sue parole, tutto e il suo contrario, ti fa intravedere mondi ignoti e mi affascina. E' un incantatore di serpenti. Io, però, non sono un serpente, sono un Adamo ma .... non ho accanto un'Eva che mi possa indurmi a seguirlo.
Il duro e l'inflessibile saranno travolti dal cambiamento, ma nel frattempo hanno costruito. Il pensiero debole non costruisce niente. E poi il duro e l'inflessibile ritornano e costruiscono di nuovo. Non sarà che anche il duro è cambiamento?
Ciao
Pietro
"Non sarà che anche il duro è cambiamento?" Touchè. Il duro che, ossimoricamente, cambia... E cambia anche in meglio: qui a Taranto, per farti un esempio, il Palazzo del Governo, di "stile fascista" (ma negli anni '80 - dato il suo look postmodern - avrebbe fatto impazzire - nel senso di: wow,exciting! - Charles Moore) più invecchia e più sta bene... Ma tanti edifici up-to-date? Anonimi, grigi, sempre più deperiti (e come ben sai, oltre a ferire il genius loci, incidono negativamente sull'anima
individuale).
"Il duro è cambiamento" è come dire: l'essere che diviene (v. la "filosofia del processo" di Whitehead). In effetti l'ossimoro è una risorsa. Ossimoro (ci gioco, visto che ti 'garba' come scrivo - grazie!): oxymoron, questo stravagante matrimonio tra la bella oxys (affilata, appuntita e penetrante) e la bestia moros (ottusa, senza punta, molle, sciocca, folle...). Armonia fra i contrari, coincidenza degli opposti. Palintropia, concordia discors, polemos eracliteo, processo e stasi. In attesa della palingenesi...
E forse la palingenesi, mi sa che hai ragione, sta nel ritorno al duro (ma con il flessibile come contorno!).
Nicola Perchiazzi
Nicola Perchiazzi è un vero decostruttivista del linguaggio!
Nicola Perchiazzi è un funambolo del linguaggio, più che un decostruttivista.
Però il suo pensiero è molto meno debole di quello che vuole fare apparire.
Buona Pasqua a tutti
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