"E subito annunciò che, dopo Littoria, ne sarebbero state costruite altre quattro – Sabaudia, Pontinia, Aprilia, Pomezia – e ricostruita Ardea, che era abbandonata da due secoli. La notizia fece fracasso dappertutto. Perfino Le Corbusier scrisse al Duce, e si fece raccomandare dal governo francese, perché gliene facessero progettare almeno una, pure gratis, pure pagando di tasca sua anche i rotoli di carta lucida e le matite. Ha dovuto aspettare Chandigarth, trent’anni dopo.
S’è tuffata a volo d’angelo tutta la congrega degli architetti ed ingegneri d’Italia: “Non passa lo straniero”.
Tutti quelli che parlavano bene hanno cominciato a parlare più forte. Chi aveva avuto a che fare col futurismo, chi era stato marcia su Roma, chi si sentiva Antonio Sant’Elia o Michelangelo reincarnati. E tutti a sputare su Frezzotti. Non gli è riuscito a togliergli Littoria e poi Pontinia – perché oramai la cosa era andata troppo avanti – ma nelle altre città nuove non gli hanno fatto progettare nemmeno una fontanella.
Omissis
Sui manuali di architettura e sui testi ci stanno tutti – Piccinato, Mazzoni, Montuori, Piacentini – chi citato con un paragrafo, chi con un capitoletto a parte. Eccetto lui. Se lo sono scordato tutti. “Era un gregario”, dice Portoghesi".
Ma, in tempi di dibattito sulla professione, vi si ritrovano echi delle odierne, modeste battaglie sull’assegnazione degli incarichi, con l’orologiaio svizzero che fa "concorrenza sleale" pur di raggiungere il fine e con gli indigeni che cercano di non essere scavalcati. La “congrega” degli architetti” è senza tempo, con la non piccola differenza che i Piccinato, i Mazzoni, i Montuori e i Piacentini non nascondevano le loro legittime ambizioni dietro la richiesta di leggi ad hoc, con ciò strumentalizzando istituzione e colleghi per fini propri, si esponevano personalmente e, pur vantando meriti di genere politico oltre che professionale, rischiavano in proprio, non con cortigiane furbizie burocratico-istituzionali ammantate di cultura. Ci mettevano la loro faccia, non quella di una sigla.
Bravissimo Pennacchi nel saper cogliere l’anima dell’architettura e quella degli architetti. Questo sì che è un metodo da vera Controstoria dell’architettura fatta di carne, di lotte, di tradimenti, di errori, di tiri mancini, di capacità, di vittorie e di sconfitte, di umanità.
1 commento:
bravo Pennacchi, non a caso non è un architetto, ergo riesce ad essere neutrale
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