Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


9 dicembre 2011

BRUTTI SIMBOLI PER UNA BRUTTA EUROPA

I simboli con cui le istituzioni si presentano ai propri cittadini e al mondo hanno la loro importanza, nonostante vi siano coloro che non vedono o non vogliono vedere questa relazione.
I simboli dell’Istituzione Europea sono senza tempo, senza luogo, senza identità, senz’anima e rappresentano, appunto, un immenso non-luogo istituzionale e politico. L'annullamento dell'identità dei popoli può essere causa di conflitti tanto quanto l'esasperazione identitaria.
L’architettura fisica con cui l’Europa si celebra, rappresenta al meglio, o al peggio secondo i punti di vista, la sua architettura istituzionale e politica: una pura astrazione avulsa dall’Europa delle nazioni e dei popoli. Per rappresentare tutti si è scelto di non rappresentare nessuno, si è scelta una generica e brutta modernità priva di contenuti che non siano quelli della finanza, che è economia virtuale privata della componente del lavoro e quindi della componente umana. Una finanza delocalizzata per un’istituzione che non ha radici nei territori e nel cuore della gente.
Niente a che vedere con il Palazzo del Parlamento Italiano o con quello del Quirinale o con l’Eliseo o con Il Palazzo di Westmister o con la Casa Bianca.

Le stesse banconote sono le più brutte del mondo, disegnate con architetture ideali e inesistenti in cui nessuno si potesse riconoscere per non dare il senso della primazia, ma sperando, chissà perché, che tutti ci si potessero riconoscere. La statua davanti al Parlamento europeo è una pessima e triste scultura che sostiene il simbolo dell’euro, a fronte della statua della Libertà che sostiene una fiaccola accesa, simbolo di fede e speranza. Quella € potrebbe stare bene sopra il forziere di Paperone, non al Parlamento. La speranza d’Europa è quindi una moneta più artificiale di qualsiasi moneta, già di per se stessa artificiale e convenzionale. Se cade la moneta cade perciò la costruzione politica e istituzionale nel suo complesso.
L’architettura dell’Europa ha rifiutato la bellezza perché non poteva fare diversamente. In questo possiamo riconoscere, amara soddisfazione, che i simboli scelti sono sincera espressione di una misera realtà costruita su un ideale di universalismo politico, economico e culturale di cui, ironia della sorte, l’attuale, anomala situazione politica italiana sembra quasi manifestazione e sottoprodotto.

3 commenti:

biz ha detto...

Sarebbe stato più giusto se avessero coraggiosamente accettato la bandiera disegnata da Koolhaas: basata sul codice a barre (y € $ ove y è yen)
http://socialdesignzine.aiap.it/news.php?current=006278

Anonimo ha detto...

bell'idea, peccato che la bandiera andrebbe ridisegnata periodicamente: se, per esempio, nel 2013 entra la Croazia e se l'Ungheria ci ripensa, che si fa?

Vilma

Pietro Pagliardini ha detto...

Vilma, credo che ce ne siano talmente tanti di colori che ce ne è per tutti: Angola, Brasile, Cecenia, ecc. E poi mi sembra il caso di ridurre, non di aumentare gli stati membri.
Concludo copiando il commento che ho lasciato su facebook in risposta a biz che ha segnalato con notevole prontezza di riflessi quel link:
I "soliti inglesi" hanno ragioni da vendere: un asciugamano come bandiera per un'Europa da ultima spiaggia
Ciao
Pietro

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