Pietro Pagliardini
Leggo sul Corriere delle Sera che l'Ordine degli Architetti di Milano ha fatto ricorso contro CityLife. Caspita, penso, cosa è successo? Si sono accorti che i grattacieli pendono e il museo ricorda un WC?
No, troppo bello, fanno un ricorso per le procedure relative all'incarico di progettazione del Museo d'Arte contemporanea, quello di Libeskind, quello che qualcuno ha rinominato WC, insomma.
Queste le motivazioni:"... siamo chiamati a difendere l'applicazione delle leggi comunitarie e ribadire il valore culturale di un concorso di progettazione che permette a tutti i professionisti di accedere, con pari opportunità, alla progettazione di opere di grande interesse collettivo". Notevole quel paludatissimo "siamo chiamati", sintomatico di una visione del proprio ruolo istituzionale più consono, però, a quello di una Corte Costituzionale o di una Presidenza della Repubblica che non a quello di un Ordine professionale.
Siamo alle solite: un bel concorso, una bella commissione di esperti indicati dall'Ordine con un paio di consiglieri (garanzia di serietà) e un professore (garanzia di cultura) e così al posto del WC potremmo avere un bel bidet, ma la pari opportunità potenziale è garantita. Cosa c'entri poi il "valore culturale del concorso" con la "pari opportunità" resta un mistero. La pari opportunità è (dovrebbe essere) la normale condizione di svolgimento e di esito di un concorso, non il suo scopo, essendo questo il miglior progetto possibile a vantaggio della collettività. E' solo questo il motivo per cui, storicamente, la forma concorso esiste esclusivamente in campo architettonico.
Che i concorsi siano merce avariata, dato il sistema degli scambi, lo sanno tutti ormai ma "Lex dura lex sed lex".
Il merito non conta niente, è il metodo il motore della realtà.
Il miglior commento, spiace quasi dirlo, è dell'assessore Masseroli: "L'Ordine degli architetti deve decidere se fare giurisprudenza dell'architettura o giocare la partita e aiutare i giovani progettisti a crescere".
E' proprio vero: gli Ordini non giocano la partita, perché per giocare bisogna muoversi e l'immobilismo, invece, paga.
27 dicembre 2008
IL METODO E' TUTTO
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8 commenti:
I concorsi in Italia gestiscono tutta l'attività pubblica. E solo in architettura non funzionano.
Peja, io parlo della forma concorso come quelli di architettura per cui gruppi di architetti liberi professionisti fanno progetti gratis nella speranza di vincere. Non parlo dei concorsi per vincere un posto, che è tutta un'altra cosa.
Conosci forse avvocati che vengono ingaggiati dopo aver fatto un "progetto di difesa" in concorrenza con altri o medici che fanno una diagnosi gratis, sempre in concorrenza con altri per diventare il medico curante di qualcuno?
La forma concorso d'architettura è unica nel suo genere perché è nata dalla storia ed è nata perché l'architettura è arte civica che è al servizio dei e deve essere CONDIVISA dai cittadini.
Ma i concorsi in Italia sono taroccati, ingiusti perché fanno lavorare centinaia di persone gratis, c'è una compagnia di giro che si scambia favori prima come giurati poi come concorrenti (fenomeno ormai noto e denunciato perfino da Prestinenza Puglisi nel suo sito), sono dominati, completamente dominati da un pensiero unico architettonico. Sono una fonte di inquinamento (se vuoi ti mando le prove privatamente di quello che insieme ad altri partecipanti sono riuscito a scoprire in un concorso e a denunciarlo e a farlo saltare) e continuare, come fanno gli ordini, a chiederli in maniera ripetitiva, beota e acritica, senza una riflessone su di essi è pura e semplice conservazione, in danno di tanti architetti che concorrono con le migliori intenzioni. Sperare in un concorso è come sperare di risolvere la propria vita con il superenalotto.
Saluti
Pietro
i concorsi non si fanno solo in architettura.. ma anche in pubblicità, sia per manifesti cartelloni e gadget, ma anche per accaparrarsi un grosso cliente.
si fanno in genere per la produzione di opere artistiche e creative.
Che in italia siano taroccati si sa, in un paese dove non si combatte l'illegalità,dove dal personaggio più influente ed importanteal semplice impiegato abusano del loro potere per favorire tizio o caio, il problema non sono i concorsi ma l'efficienza del nostro paese.
non penso che ci sia un pensiero unico dominante, ma bensi delle persone con conoscenze dominante, nel penultimo concorso dove ho partecipato, ha vinto un ingeniere con un progetto razionalista delle peggiori case popolari degli anni 60, pero non ha vinto ne per il progetto ne per lo stile, lo avrebbe vinto anche se avesse fatto un edificio neoclassico o tipo zaha hadid o steven holl.
che sia come un superenalotto è un po una esagerazione, sicuramente non è facile e richiede molto lavoro e in ogni caso con un concorso non ti risolvi la vita.
Antonio, se l'ingegnere avesse presentato un progetto neo-classico avrebbe vinto? ma quando mai?
Cerca i risultati dei concorsi e trovamene uno, non dieci, uno.
Saluti
Pietro
Un progetto "neo-classico" ?!?!
Ma trasformare le nostre città in un grande parco giochi della Disney o in un Outlet mi sembra essere la ricetta meno indicata per uscire dalla crisi e creare città di qualità! Meno male che non vincono allora!
Master, il progetto neoclassico era in risposta ad Antonio che affermava che quell'ingegnere avrebbe vinto "anche con un progetto neoclassico", mentre io sostengo che non sarebbe stato possibile, neanche con le raccomandazioni e quell'ingegnere, visto che voleva vincere a tutti i costi, se non è stupido non l'avrebbe mai fatto.
Comunque, tanto per non cedere sul punto, il progetto neoclassico può avere una grandissima dignità, specialmente se inserito in ambiente neoclassico.
Saluti
Piero
Il neoclassico è già una riproposizione di una architettura classica, riporporlo mi sembra sinceramente troppo, meglio innovare e creare una architettura più contemporanea e vicina alle persone di oggi. Colonne, archi e fregi meglio lasciarli ai bellissimi esempi del passato. Comunque concordo sul fatto che esista una cultura dominante dell'architettura nei concorsi pubblici che spinge la giuria, specie se non è composta da architetti ma da amministratori pubblici, a far vincere il progetto che più assomiglia a qualche opera di qualche archistar. Tuttavia non sempre le raccomandazioni e le spinte sono determinanti alla vittoria e spesso vedo ottimi progetti vincere i concorsi, anche pubblici, di architettura.
E' bene cominciare l'anno con un segno di speranza!
Io ancora devo vederne di questi concorsi, però io ne vedo solo una piccolissima parte, quindi ti credo sulla parola.
Saluti
Pietro
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