Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


10 agosto 2008

PENSILINA DI ISOZAKI E CONCORSI

Pietro Pagliardini

Il Ministro Bondi non vuole la pensilina di Isozaki agli Uffizi e lo dice al Corriere della Sera nel miglior modo possibile per un ministro:

«Non sono assolutamente contrario all' architettura moderna in sé, ma non è possibile pensare ad un nuovo progetto per una città rinascimentale come se non ci fossero mai stati Michelangelo e Vasari. Perché Firenze non è Dubai. Lo Stato non può autorizzare un intervento che ogni soprintendenza boccerebbe a un privato».
Il ministro, famoso per la sua mitezza e amante della poesia, ha parlato con grande fermezza, in modo che tutti possano capire: ha parlato di cultura, facendo riferimento all’unicità del patrimonio artistico, storico e culturale di Firenze e affermando che questo patrimonio va rispettato, e ha parlato di politica, dimostrando di essere a conoscenza dei rapporti tra cittadini e Stato e dichiarando che ciò che non è possibile ai cittadini non lo può essere neanche per le istituzioni che li rappresentano (la foto sopra di Firenze con l'astronave parla meglio dei rendering).

Venendo al tema, la domanda è: perché ripetere l’errore dell’Ara Pacis?
Per il semplice fatto che il progetto è uscito vincitore da un concorso?

E’ un fatto ormai noto che i progetti vincitori dei concorsi sono, nella maggior parte dei casi, progetti sbagliati perché giudicati da architetti che non si basano su ciò che è meglio per la città ma su ciò che è meglio per “l’architettura”, intesa come disciplina autoreferenziale, estranea al contesto e alla gente (ammesso che l’architettura sia ancora una disciplina).

Per dare dignità all’istituto del concorso, che in Italia non l’ha mai avuta, non resta che una strada: modificare la legge e affiancare alla giuria tecnica il voto dei cittadini (non si parli di lungaggini burocratiche perché la storia della pensilina, e di tutti i concorsi, va avanti da anni!) e poi, sulla base dei due diversi gradi giudizio, l’amministrazione, cioè il Sindaco (quando il soggetto è il Comune) prenda le sue determinazioni.

Si abbandonino i cosiddetti meccanismi automatici di falsi punteggi, buoni solo a dare apparenza di oggettività a decisioni che sono di tipo “sintetico” e non “analitico” (e non potrebbe essere diversamente).

Si mettano le decisioni nella mani dei cittadini e dei loro rappresentanti (pensando alla storia si potrebbe dire: si ri-mettano), dopo il necessario giudizio degli esperti. La figura dell’architetto progettista e dell’architetto giurato ne risulterà esaltata e non sminuita da questo confronto con i cittadini e la città, mentre oggi ai concorsi regolari non crede più nessuno.

La forma concorso acquisterà vera dignità e questo è l’unico modo possibile per avvicinare l’architettura ai cittadini, non certo con i vari festival, anche se mi rendo conto che smantellare l'attuale sistema dei concorsi a molti "esperti" potrà apparire "eversivo" perchè si vanno ad intaccare interessi accademici e professionali consolidati.

A proposito di questo concorso è assolutamente singolare un appello firmato nel 2004 da intellettuali di varia provenienza perché si facesse la pensilina. Questi i firmatari:
Zubin Mehta, Adolfo Natalini, Gianni Pettena, Fabrizio Rossi Prodi, Achille Bonito Oliva, Sergio Risaliti, Enzo Siciliano, Alberto Asor Rosa, Giorgio Van Straten, Stefano Passigli.

A parte Zubin Metha, che però nel dirigere Verdi non credo che gradirebbe l’intromissione di una chitarra elettrica, quello che meraviglia di più è l’ineffabile Alberto Asor Rosa: ma come, lui, il difensore dei valori del paesaggio e dell’architettura toscana firma a favore della pensilina?

Ma davvero dobbiamo credere alle motivazioni dell’appello che fa riferimento alla “credibilità internazionale dell’Italia”? E l’intervento contro cui si è mobilitato a Monticchiello non era forse una lottizzazione convenzionata, e quindi legittima, e il mettersi di traverso a quella lottizzazione non era forse uno screditare le istituzioni?

Forse che Firenze vale meno di Monticchiello? Probabile un errore di valutazione (l’appello per la pensilina, intendo).

Avrei una proposta per Asor Rosa: visto che è diventato il paladino dei comitati e ha buone conoscenze perché non si impegna anche lui a rendere possibile il voto dei cittadini nei concorsi?
La domanda è pleonastica perché Alberto Asor Rosa non legge certamente questo blog ma la considero come un messaggio dentro una bottiglia: chissà che, galleggia, galleggia, alla fine non gli possa arrivare!

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Altri post sui concorsi:
Concorsi per gli architetti o concorsi per la città?
Architettura come arte civica

La foto è tratta dal blog Skymino's House

10 commenti:

Pietro Pagliardini ha detto...

Ho ricevuto un commento che non pubblico esclusivamente per l'uso di un linguaggio un pò "forte". Se verrà riscritto in forma più consona lo pubblicherò senz'altro.
Pietro

Anonimo ha detto...

Il problema del dare il voto ai cittadini è di tipo burocratico: quanto tempo ci si impiegherebbe a far votare i cittadini? Ed ancora, quanto costerebbe in più fare un concorso? Quali sarebbero le modealità di votazione?
Zevi nella sua storia dice una cosa importante, parlando del crollo dell'architettura d'avanguardia Russa: dopo che Stalin rese "si stato" l'architettura NeoClassica, lui si fregio di aver fatto il volere del popolo. Ma non fu così: infatti la gente non poteva scegliere, perchè per loro l'architettura dei "ricchi" era quella NeoClassica. Non poteva scegliere l'architettura moderna perchè non la conosceva. La stessa cosa, non si potrebbero scegliere edifici di qualità. La gente andrebbe a votare edifici che si curino di interessi dubbi, perchè non ha la formazione adatta. Sarebbe un pò, dal mio punto di viste sia chiaro, come fare un referendum sulla ricerca delle cellule staminali, un errore, no?
Ops... È già stato fatto! :)
A presto!
PS: il fatto che sia sempre contrario ai tuoi post non vuol dire che non meriti di essere letto...

www.piliaemmanuele.wordpress.com

Pietro Pagliardini ha detto...

Non ho certo la pretesa di scrivere io la legge! Io immagino solo che si possa tutto svolgere come in Olanda: giudizio tecnico come oggi, consultazione popolare dei cittadini (da trovare il modo), scelta del sindaco o chi per esso. Ritengo del tutto sbagliato parlare di allungamento dei tempi, perchè oggi i concorsi sono straordinariamente brevi nella prima fase di giudizio (cosa molto sospetta) e poi si arenano QUASI SEMPRE, come nel caso della pensilina (e come nei due concorsi su tre che si sono svolti ultimamente nella mia città, ma il terzo a distanza di anni non è partito) per disaccordi sul progetto o per impossibilità di realizzazione del progetto. Io parlerei invece di accorciamento dei tempi e con un giudizio popolare alle spalle non è facile rimettere in discussione tutto.
Quanto alle scelte della gente, sì, sono d'accordo con te, verrebbero scelti progetti tradizionali, ne siamo tutti certi: è per questo che a me l'idea piace ancora di più (oltre al recupero democratico) ed è per questo che agli "esperti", accademici o meno, non piace affatto, perchè perderebbero parte del loro potere.
Grazie per l'apprezzamento che credo derivi anche dal fatto che io dichiaro apertamente il mio essere schierato e un pò fazioso, per cui te, proprio perchè non sei d'accordo, puoi giudicare quello che scrivo con maggior distacco e serenità.
Saluti
Piero

Anonimo ha detto...

Mi trovo in questo blog non proprio per caso, devo dire si essere un lettore occasionale di Regola.blogspot.
Apprendo da queste pagine le controversie sulla sistemazione del “retrobottega” degli Uffizi e rabbrividisco. La prima cosa che mi viene in mente è “decontestualizzazione” totale e assoluta. Incapacità di leggere il tessuto architettonico e urbano nel quale si “incunea” l’intervento tanto criticato dell’architetto giapponese. Qualcuno potrebbe obiettare (lo riconosco io per primo) che tutto sommato il manufatto ha il grande pregio di fungere da catenaccio tra il piccolo invaso della piazzetta e quell’organismo vivente degli Uffizi. Si vede chiaramente dalle planimetrie, dalle foto zenitali, mette in comunicazione due entità urbane che prima risultavano totalmente indifferenti, escluse l’una all’altra. Cosa dà fastidio dell’intervento, cosa indigna: l’incapacità, come insegna l’arch. Pasquale Bellia dell’ateneo fiorentino, di saper respirare l’anima dei luoghi; figli senza memoria dunque? Qua non si tratta né di falso storico né di interventi alla Viollet-le-Duc ma di coscienza del passato, intima consapevolezza, dalla quale prende le mosse il progetto. Certamente non auspico una architettura monocroma, monotematica, assolutamente no. Abito in una città di venticinquemila abitanti, barocca. Ciò che non è tardobarocco diventa raffinato rococò, misurato classicismo, ostentato eclettismo. Una incredibile omogeneità di respiro nonostante questa variopinta progressiva frammentazione del gusto, dal 400 a oggi. Il tempo leviga gli spigoli, erode; la pietra, dorata, melliflua, resiste stoicamente.
Ma non mancano in questo estremo lembo di Sicilia gli errori-orrori contro una città vittima dei suoi stessi figli, vittima di un progresso di cartapesta, vittima dell’immagine svuotata di respiro, vittima della retorica e dell’autoreferenzialità. La demolizione del settecentesco collegio gesuitico e l’edificazione al suo posto di un organismo totalmente nuovo, diverso, estreneo. Rigetto. Il progettista si rifà all’Alvorada di Oscar Niemeyer. Dopo cinquant’anni la centrale piazza ha ancora le convulsioni da rigetto: la fronte opulenta e barocca del Duomo gesuitico grida contro l’ingombrante vicino, vedovo del Collegio, sede di prestigiose biblioteche e cuore pulsante della cultura.
Questa vicenda, mi sembrava così simile alla questione fiorentina che non ho potuto fare a meno di raccontarla, spero di non avervi annoiato.
Ah, quasi dimenticavo, la mia città è Scicli, Ragusa. Incollo qualche link della nostra “Alvorada”
http://donnalucata.it/non_solo_donnalucata/foto/Scicli/Scicli-Palazzo-Scrofani.jpg
http://donnalucata.it/non_solo_donnalucata/foto/Scicli/Scicli-Piazza-Italia1.jpg
http://donnalucata.it/non_solo_donnalucata/foto/Scicli/Scicli-Chiesa-Madre1.jpg
http://farm4.static.flickr.com/3094/2362821303_4dc3c2fceb_o.jpg
http://farm3.static.flickr.com/2241/2343134095_da5bdd2e00_b.jpg

WW

www.sciclinews.com
waltwhitman_su_scicli at yahoo.it

Pietro Pagliardini ha detto...

Che posso dire WW? Solo che condivido.
Però, visto che sei sciclitano cioè di una delle più belle città della Sicilia orientale, anche se meno famosa di Noto,non posso fare a meno di consigliarti la lettura di uno dei miei primi post, che era in realtà una mail scritta ad un amico architetto, scritta anni fa, anche se il blog è di quest'anno, con una foto proprio di Scicli e dell'orrore che tu citi.
Saluti
Pietro

Pietro Pagliardini ha detto...

Scusa WW, ho dimenticato il link:
http://regola.blogspot.com/2008/03/caro-roberto-ti-mando-una-foto-di.html

Anonimo ha detto...

Grazie Pietro!
Ora ricordo cosa mi portò sul tuo blog per la prima volta :)
L'avevo letto a suo tempo e avevo apprezzato...
Mi piace il tuo blog, lo trovo densissimo di stimoli (la rivincita del pedone, il falso storico) anche se talvolta non mi trovo sulle tue stesse posizioni. Complimenti e continua a parlare d'architettura che ce n'è bisogno
alla prossima!
Uòlt
www.sciclinews.com

Pietro Pagliardini ha detto...

a WW (Walt Whitness). E' bello sapere che qualcuno ti apprezza anche se la pensa diversamente (battuta da Snoopy).
Seriamente, sono stato nel vostro sito su e di Scicli e, per una cittadina, mi sembra veramente attrezzato, informato e praticamente un quotidiano. Inoltre mi sono piegato in due dalle risate sul blog "Nessuno tocchi Tanino" che mi sembra pieno di battute e vignette geniali e raffinate.

Saluti
Pietro

Anonimo ha detto...

“… saper respirare l’anima dei luoghi … coscienza del passato, intima consapevolezza, dalla quale prende le mosse il progetto”. Anche senza specifico titolo accademico ci vuole poco a capire come il fascino di quella parte di Firenze ove si collocherebbe la loggia di Isozaki sia tutto medievale, basato su linee oblique e su forte asimmetria delle composizioni; piazza Signoria ha forma ad elle, palazzo civico asimmetrico per torre (peraltro a sporto!) ed ingresso, la loggia prossima a un angolo, e poi stupisce per l’eterogeneità degli stili: gotico, rinascimentale, manierista, barocco, neorinascimentale; similmente può dirsi per Piazza Castellani, anch’essa obliqua e asimmetrica. Come ben si vede dalla foto aerea sul blog, l’unica nota veramente stonata in quella zona è l’intervento vasariano; del resto è proprio a quell’architetto presuntuoso che si deve l’obbrobriosa manomissione di tante chiese medievali, rimodernate secondo il suo ripetitivo schema controriformista. Allora come cittadino esprimo il mio voto qui: benvenuti interventi architettonici contemporanei che si ispirano al genius loci, dunque asimmetrici e obliqui nelle città che hanno questa natura, simmetrici e ortogonali dove la matrice urbana ha questo carattere dominante. PDA

Pietro Pagliardini ha detto...

PDA, a me sembra che non sia la simmetria o la asimmetria che in questo caso possa determinare da sola la qualità del progetto in un luogo come questo. Il fatto è che quella pensilina non è architettura ma, appunto, un gazebo di dimensioni improprie, di forme improprie per il contesto, di materiali impropri.
E ciò appare chiarissimo recandosi sul posto: di tutto si sente il bisogno meno che di quattro pilastri fuori scala.
In pianta, come nella foto aerea, potrebbe, ad una lettura superficiale, apparire quasi delle forme giuste ma, se si guarda con maggiore attenzione si osserva che quel buco, quel vuoto dove si dovrebbe collocare la pensilina, è un vuoto che non c'era e il progetto avrebbe dovuto ricostituire ciò che c'era, cioè riprendere il tracciato del vicolo attualmente intasato da aggiunte.
Il progetto di Isozaki è sbagliato perchè sovrasta con la sua altezza ciò che c'è l'intorno senza essere architettura, al massimo un ingombrante e presuntuosa opera di arredo urbano.
Firenze ha bisogno di tutto meno che di arredo urbano industriale.
Saluti
Pietro

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