Su TimesOnline, edizione on line del Times di Londra ho trovato un divertente e rivelatore articolo del 2005 che fa previsioni sulla conquista del Premio Stirling.Il giornalista intervista non so chi e insieme fanno una carrellata sui vari, possibili candidati.
La forma è scherzosa e molto efficace.
Dopo i vari, Rogers, Zaha Hadid, insomma i soliti noti, viene infine la volta di un gruppo di candidati seguaci del Principe Carlo e della sua architettura. E’ chiaro che non proprio tutti sono tali, almeno in senso stretto, ma viene detto così un po’ per semplificare e un po’ per aggiungere colore dispregiativo visto che, come è noto, le posizioni del Principe in materia di architettura non sono molto apprezzate dal Times e probabilmente neanche il Principe stesso è molto apprezzato.
Ogni gruppo in gara viene classificato in base al “genere” di architettura che produce: ad esempio Rogers è classificato tra I CAVALIERI DELL’HIGH-TECH.
Ho cercato di tradurre al meglio delle mie capacità la parte che riguarda proprio il gruppo del Principe:
I MATTI TRADIZIONALISTI
Chi sono?
Quinlan Terry, Leon Krier, Robert Adam, John Simpson, Demetri Porphyrios. Il loro (molto) spirituale leader è, naturalmente, il Principe del Galles.
Famosi per?
Uno odio stoico (stoico, non storico) del modernismo. La recente disputa tra gli sparring partners Rogers e Terry in merito all’ampliamento dell’Ospedale di Chelsea dimostra che le ferite sono ancora aperte. I loro più grandi successi potrebbero essere vecchi un decennio – Poundbury, sulle rive del Richmond- ma il Principe gode dell’attenzione di John Prescott (vice Primo Ministro di Blair) e il loro New Urbanism è forte in America.
Riconoscibili per?
Colonne, timpani, clienti molto ricchi.
Punti di forza?
Se la gente vuole costruire colonne, lasciamogli costruire colonne. Oggi è molto più conveniente economicamente.
Punti di debolezza?
Uniti dalle teorie cospiratorie su Rogers in grado di controllare l’universo.
Età media?
300 anni. Scherzo. 55 anni
In gara per il premio?
Nessuno. C’è una cospirazione.
Sottolineo solo il fatto, non insignificante, che l’intervistato ammette che “la gente vuole costruire colonne” e che è anche “più economicamente conveniente”.
La domanda è la seguente: chi paga per avere le colonne, le multinazionali della moda o le persone comuni che vogliono farsi casa?
Ora, i clienti dei matti tradizionalisti saranno anche molto ricchi (non risulta che i clienti di Libeskind, Zaha Hadid, Gerhy appartengano al sottoproletariato urbano) ma la gente che vuole le colonne, letteralmente the people, sarà più o meno come da noi, middle class, I suppose.
Sarà esagerato dire, con linguaggio da ’68, che l’architettura tradizionale è democratica e quella de-costruttivista imperialista?
Pietro Pagliardini
P.S. Consiglio di cliccare sul link di Demetri Porphyrios per apprezzare un pò di architettura classica che fa uso sapiente di elementi tradizionali e moderni.
Dimenticavo... volete sapere chi ha vinto quell'anno 2005? Ecco l'elenco:
Vincitore:
EMBT/RMJM: Scottish Parliament building, Edinburgh
Finalisti:
Bennetts Associates: Brighton Library, Brighton
Zaha Hadid: BMW Central Building, Leipzig
Foster and Partners: McLaren Technology Centre, Woking
O'Donnell & Tuomey: Lewis Glucksman Gallery, Cork
Alsop Designs: Fawood Children's Centre, Harlesden
Se siete curiosi vi dico anche chi ha vinto l'anno sucessivo, 2006:
Vincitore:
The Richard Rogers Partnership: Aeroporto di Madrid-Barajas, Madrid
Finalisti:
Adjaye Associates: The Whitechapel Idea Store
Hopkins Architects, Buro Happold: The Evelina Children's Hospital
Caruso St John Architects: Brick House
The Richard Rogers Partnership: The Welsh Assembly Building
Zaha Hadid Architects: The Phaeno Science Centre, Wolfsburg
Sempre volti nuovi. Vabbè, ma sono i più bravi!
3 giugno 2008
I MATTI TRADIZIONALISTI VISTI DAL TIMES
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2 commenti:
Non è così scontato che, per dirla alla Bossi, l’architettura tradizionale è di sinistra (neanche il Principe, I suppose.) e quella de-costruttivista di destra, tant'è vero che un mio amico che vive a New York mi dice che, alla faccia di Gehry o Libeskind e le loro cervellotiche pensate moderniste, le grandi banche e le grandi multinazionali edificano ancora volentieri in perfetto stile palladiano, colonne e timpani, appunto, con grande dispendio di capitali. Sarà perché l'amore per Palladio negli USA è patologico, noi in Europa ci siamo fatti una ragione del fatto che è morto. O no?
vilma
Hai ragione, Vilma, non è scontato e la mia era una domanda ironica e provocatoria.
In realtà penso che sia difficile e sbagliato appiccicare un'etichetta "politica" alle opposte tendenze dell'architettura, anche se mi sto rendendo conto che esiste questa tendenza, almeno in Italia: l'architettura della tradizione trova una certa "sponda" nel pensiero della destra, non quella di governo ma quella culturale che, contrariamente a quello che spesso si pensa, è viva ed è destinata a crescere.
Credo che i motivi siano diversi:
-la reazione alla cultura urbanistica fallimentare post 68 che ha trovato nell'intellighenzia di sinistra i suoi cantori;
- il crollo improvviso e disastroso di un sistema culturale egemone che vede un riposizionamento dei media, degli intellettuali, ecc. con il conseguente cambiamento di "valori"(un sintomo è stato il grande spazio che il Corriere ha dato a Salingaros e al suo pensiero); questa sarà anche una pessima abitudine italiana ma il peggio che potrebbe capitare sarebbe quello di avere una destra politica con una cultura di sinistra, cioè un mostro;
- dietro l'architettura tradizionale c'è comunque una certa unità di pensiero, una visione di un mondo in cui regna l'ordine, e non il caos, che è più presente nella cultura di "destra".
Però ti posso dire che ad Arezzo la stragrande maggioranza di architetti (in tutto 6 o 7!!!) che seguono la tradizione sono e restano (per ora) di sinistra.
Saluti
Pietro
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