Giulio Rupi
1 – Premessa
La scienza medica progredisce con il passare del tempo, cosicché il patrimonio delle conoscenze nella cura delle malattie che ogni generazione di medici acquisisce è più efficace di quello della generazione precedente.
Questa disciplina viene trasmessa più o meno bene nelle Università. Gli studenti di Medicina ne fanno un uso più o meno buono a seconda delle capacità individuali, ma sicuramente qualsiasi medico è oggi in grado di curare una broncopolmonite o di cavare un dente meglio di un suo collega di cento anni fa.
Altrettanto avviene, per esempio, nell’Ingegneria.
Anche qui la trasmissione delle conoscenze acquisite può essere ottima o mediocre, l’apprendimento degli studenti pessimo o eccellente, ma in linea di principio qualsiasi Ingegnere farà stare in piedi una struttura con strumenti di calcolo molto più raffinati ed efficienti di quelli di un Ingegnere di cento anni addietro.
E così un geologo avrà conoscenze e strumenti di indagine con cui potrà eseguire diagnosi e suggerire soluzioni sempre più efficaci, e similmente un Archeologo o uno Storico si avvarranno dei risultati raggiunti fin qui nelle loro discipline e le trasmetteranno, insieme ai progressi nel contempo acquisiti, ai loro studenti.
Insomma, in ogni disciplina si acquisiscono tutte le certezze raggiunte nei secoli precedenti, le si elaborano, le si migliorano con la ricerca e le si trasmettono attraverso la scuola alle nuove generazioni. Cosicché i risultati di queste discipline tendono a migliorare nel tempo: così con la medicina aumenta la durata della vita media, l’Ingegneria crea strutture sempre più resistenti ai terremoti, l’Archeologia acquisisce nuove conoscenze del passato e così via dicendo, per ogni disciplina umana.
2 – Desolata constatazione
Perché in Architettura no?
Perché il 99% di quello che si è costruito negli ultimi 80 anni è generalmente peggiore di quello che si era costruito nei precedenti 5.000?
Perché il “costruire” è l’unica disciplina in cui gli esiti, cioè la forma della città, la forma del tessuto urbano, la forma degli edifici, anziché migliorare nel tempo, sono, per ammissione universale, generalmente peggiorati su tutto il pianeta?
Perché le folle dei turisti di ogni nazione, votando con i piedi questa inappellabile bocciatura, vanno a visitare in tutto il mondo i Centri Storici delle città, costruiti PRIMA, anziché le loro periferie, costruite DOPO?
3 – Invettiva finale
Signori modernisti, non vi sorge il dubbio che questo disastro planetario abbia avuto inizio dal momento in cui qualcuno (Marinetti, Sant’Elia, Le Corbusier etc.) disse che bisognava fare TABULA RASA del passato (letteralmente: “Bisogna distruggere i centri storici delle città”)?
Non vi sorge il dubbio che questo disastro planetario abbia avuto inizio quando, in perfetta conformità con quell’enunciato, nelle Università avete spiegato ai vostri studenti che il costruire non era una disciplina fatta di REGOLE TRASMISSIBILI in maniera oggettiva (quella era l’ignobile “Accademia”!) ma un’Arte (astratta, non figurativa) in cui si doveva creare dal nulla, dopo essersi affrancati da ogni incrostazione del passato?
Non vi sorge il dubbio che impedendo ai vostri studenti di far proprie le regole precedenti per migliorale, impedendo loro di disegnare dal vero gli edifici del passato e di studiare le caratteristiche del tessuto urbano antico, avete creato centinaia di migliaia di “Artisti creativi” impegnati a posare sul territorio forme tutte inventate ex novo e avulse da qualsiasi contesto storico e ambientale?
Non vi sorge il dubbio che dovreste tornare a ripensare il “costruire” come una disciplina OGGETTIVAMENTE TRASMISSIBILE, quindi tornare a studiare le regole che sono state, fino a un secolo addietro, alla radice di questa attività umana, per trasmetterle poi ai vostri discepoli e far sì che essi, anche i mediocri, ne divengano più o meno padroni e possano tornare a porre i principi della propria attività su solide fondamenta?
16 giugno 2008
INVETTIVA
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4 commenti:
ma sta parlando dell'architettura nella sua accezione generale o solo all'infinitesima percentuale di edificati chiamati "grandi opere"?
Perchè è un pò troppo furbo paragonare un Louvre con il condominio (magari pure in zona peep).
Se vuol fare paragoni li faccia. Ma prenda almeno delle architetture confrontabili.
Perchè altrimenti diventa perfino troppo facile smontare queste teorie
saluti
Mirko
Caro Mirko
questo post è di Giulio Rupi e, se vorrà, le risponderà lui, ma non prima di lunedì.
grazie
Caro Mirko. Nel testo "invettiva" io mi sono riferito alla "disciplina del costruire (sia gli edifici che i qurtieri interi)" che poi è quella che si dovrebbe insegnare nelle Università. La distinzione tra il Louvre e il quartiere PEEP viene dopo questa prima definizione e non cambia la sostanza del mio testo.
Meravigliose cittadine europee sono visitate da masse di turisti anche se prive di qualsiasi momumento. Io, FONDAMENTALMENTE, paragono il meraviglioso tessuto urbano e il normale edificato di questi centri storici con il tessuto urbano delle periferie di tutto il pianeta e con il normale edificato di queste periferie, e sono convinto che i valori urbani e edilizi di queste città (la pedonalità, l'integrazione etc.) potrebbero essere ancora progettati e INSEGNATI.
Vede bene come in tutto il mio discorso evito accuratamente di usare la Parola Architettura. Lasciamola alle riviste di Architettura, che sono del tutto autoreferenziali e non spontano di una virgola il mio discorso.
Grazie dell'attenzione e saluti. Giulio Rupi
Non faccio fatica ad ammettere che preferisco il centro di Todi o di Orvieto, tanto per dire, alla periferia di Milano o Parigi, ma il suo discorso mi appare generalista, utopistico e miope. Non basta trasfondere nella progettazione delle periferie di Milano o di Parigi regole 'oggettivamente trasmissibili' (?) a suo tempo applicate alla costruzione dei bellissimi centri di Todi o di Orvieto per fare delle periferie bellissime, sarebbe come pretendere che la società di oggi si identifichi in quella di allora e quindi nelle sue regole, il che è assurdo, anacronistico e antistorico. L'arte e l'architettura di oggi sono 'brutte' perché esprimono una società 'brutta'. E' questa che va riformata, l'architettura seguirà, non è l'architettura che fa gli uomini, sono gli uomini che fanno l'architettura.
vilma
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