Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


13 giugno 2008

CONCORSI PER GLI ARCHITETTI O CONCORSI PER LA CITTA'?

Pietro Pagliardini

In occasione della presentazione del libro di Nikos Salingaros, Anti-Architettura e Demolizione, Libreria Editrice Fiorentina, € 22,00, tenutasi a Firenze mercoledi 12 giugno, presenti l’autore, l’editore Giannozzo Pucci e gli architetti Natalini, Vannetiello, Zermani e Brugellis, l’architetto Natalini, a seguito di mia specifica domanda, ha spiegato le esatte modalità con cui si è svolto il concorso di Groningen, Olanda, per la ricostruzione della Waagstrasse del 1991 dal quale egli è uscito vincitore.

Il suo racconto riveste un grande interesse per quegli architetti che sono grandi fautori dei concorsi ma anche per quelli che sono diffidenti di questa forma di assegnazione degli incarichi; soprattutto dovrebbe interessare quegli amministratori e politici che intendono riappropriarsi della dignità e responsabilità di fare scelte per la propria città, non abdicando a favore di figure terze, gli "esperti", il cui ruolo, fondamentale, è però del tutto diverso.

Il progetto è stato scelto dopo un concorso, al quale erano stati invitati tre architetti olandesi (Jo Coenen, Gunnar Daan ed il gruppo van Velsen) e tre europei (Moneo, Siza e Natalini), per la ricostruzione di due isolati distrutti dalla guerra. (Fonte: Architectour.net).

Il concorso prevedeva tre gradi di giudizio:
• una giuria squisitamente tecnica per verificare la congruità economica e la fattibilità esecutiva;
• una giuria “tradizionale”, come la intendiamo noi, che valutava la qualità urbanistica e architettonica del progetto;
• una giuria popolare costituita dai cittadini di Groningen.

Natalini ha detto che:

- per la giuria tecnica il suo progetto era il primo (o comunque tra i primi);
- per la giuria tradizionale il suo progetto era da scartare (o comunque tra gli ultimi);
- dal voto popolare il suo progetto ha vinto con l’83,7% dei consensi, cioè la quasi unanimità.

A questo punto la scelta è passata in mano all’amministrazione comunale la quale ha scelto il suo progetto.

Questo episodio, che ha lanciato Natalini in Olanda, in particolare, ma lo ha fatto affermare nel giro internazionale con un progetto che ha, tra l’altro, segnato l’ultima decade di fine millennio avendo girato per tutte le più importanti riviste specializzate, è sintomatico della distanza che separa la nostra realtà concorsuale, professionale e politica da quella olandese:
- i nostri concorsi sono il più delle volte un'assoluta presa in giro per coloro che partecipano e spesso anche per coloro che vincono, perché a vincere sono sempre gli stessi, perché spesso non segue l’esecuzione dell’opera, perché c’è un intreccio perverso tra giurati e concorrenti;
- la nostra realtà professionale è bloccata dagli ordini che si comportano come una vera corporazione che nomina loro membri nelle varie commissioni concorsuali come se gli eletti nell’ordine fossero i più adatti, cioè i migliori (mentre l’essere consigliere ha tutt'altra valenza), alimentano il desidero degli architetti di essere loro i decisori delle sorti della città, quando è evidente che altri sono i soggetti a questo delegati;
- la nostra politica è delegittimata e impaurita e impotente, per legge, ad assumersi la responsabilità di decidere, pena ricorsi e denunce.

La procedura olandese è invece esemplare per chiarezza di ruoli, assunzioni di responsabilità da parte di tutti i soggetti, senso pieno e compiuto del concetto di civitas che si ritrova a decidere sulle sorti della propria urbs.

Certamente, come ha premesso lo stesso Natalini, vi sono condizioni completamente diverse in Olanda rispetto all’Italia, in particolare vi è un altissimo e diffuso senso civico (si pensi che per le elezioni politiche e amministrative non si usano le scuole ma le case dei privati o di associazioni), l’architettura è tenuta in altissimo conto a livello popolare visto che in ogni giornale, anche locale, così ha raccontato Natalini, c’è sempre (magari spesso) una pagina ad essa dedicata e i politici, evidentemente, hanno sufficiente autorevolezza per non delegare ad altri scelte che ad essi spettano per diritto democratico.

E’ ovvio che l’Olanda non può non essere interessata all’urbanistica e all’architettura dato che è terra inventata e strappata al mare, e il disegno e la geometria vi regnano sovrane; questa è la prima impressione forte che si prova entrando in quel paese, di trovarsi in un gigantesco foglio da disegno su cui mani sapienti hanno lavorato e stanno continuamente lavorando per tracciare canali, strade, edifici, città. Ogni cosa è progettata perché la terra stessa, la stessa geografia è progettata dll’ingegno umano. Quello è l'unico paese in cui l'espressione cultura del progetto ha un significato non astratto e fumoso. Questa circostanza determina condizioni uniche che, oltre a dare un forte senso di unità e appartenenza ad una collettività, non può non influenzare la cultura di un popolo in ogni suo aspetto.

Ciò detto, poste le dovute differenze, fatte le necessarie distinzioni, perché non dovrebbe essere possibile l’adozione di questo sistema democratico anche da noi?
Chi si potrebbe opporre ad una soluzione di questo tipo?

E’ triste constatare che probabilmente si opporrebbero proprio gli architetti nelle loro istituzioni rappresentative e, probabilmente, l’establishment accademico che perderebbe una parte del suo potere “culturale” di decidere per gli altri.
E’ interessante osservare che, cercando in internet qualche informazione rispetto a questo concorso e a questo metodo, occorre veramente la lente di ingrandimento e i dati sono scarsi, a meno che uno non conosca l’olandese. Nei siti italiani si racconta naturalmente di quest’opera ma il metodo sembra non interessi proprio a nessuno. Ho dovuto fare appello alla mia memoria per ricercarne tracce e ho dovuto incappare in Natalini in persona per avere notizie più precise, anche se infiorettate dallo spirito sagace e ironico dello stesso.

E pensare che questo metodo sarebbe rivoluzionario per l’architettura, almeno per quella di immagine e quindi, per ricaduta, su tutta l’architettura, perché buona parte delle opere de-costruttiviste sparirebbe dalla circolazione, nei centri storici finirebbero i folli inserimenti di pensiline varie, i monumenti agli architetti si trasformerebbero in monumenti alla città e ai cittadini. Forse è proprio per questo che c’è la congiura del silenzio, o l'indifferenza, da parte di una parte della classe professionale.

Eppure, proprio a quella presentazione del libro, nella sala all’ultimo piano di Orsanmichele a Firenze, c’erano, nel raggio di 100 metri due esempi reali, concreti ed esemplari che stiamo sbagliando tutto e che quel sistema è giusto e possibile: l’architetto Natalini con la sua Waagstrasse a Groningen e addirittura Filippo Brunelleschi con la sua Cupola di Santa Maria del Fiore. Con le rispettose differenze, non sono mica tanto male come esempi!

9 commenti:

Anonimo ha detto...

no!! : salingaros a firenze! me lo sono perso!!

...mannaggia...

Mi scusi, architetto, ma non poteva postare l'evento su blog per pubblicizzarlo?

mah.....

Vittorio

Pietro Pagliardini ha detto...

Oh, sì che avrei potuto ma l'avrebbero letto...3 fiorentini in tutto, e tutti amici che già lo sapevano.

Anonimo ha detto...

quando ci paragoniamo all'Olanda rischiamo spesso di fare brutte figure (e non parlo della palla rotonda...).
Ho una qualche dimestichezza con i Paesi Bassi, e anche se non sono del mestiere, non posso non aver notato qualcosa di diverso a livello urbanistico/architettonico.
non mancano anche là edifici poco pregevoli o francamente orrendi, ma c'è anche molto di buono.
Mia sorella abita da trent'anni a RJiswJik, sobborgo dell' Aia; quartiere anni '20 di villette. Omogeneità ideale; massima autonomia operativa nei singoli edifici. Anche dove le unità sono legate "a schiera" (anche 15-20 abitazioni), non sono tutte identiche. Perfino l'altezza può essere di due o di tre piani (col terzo ovviamente "mansardato").
Quando mia sorella, col terzo figlio, decise di innalzare il terzo piano, dovette presentare il progetto. I controlli "ufficiali" si limitarono a verificare che il terzo livello fosse "permesso" dal piano regolatore (o come si chiama). Il progetto rimase appeso ad apposito albo, per eventuali ricorsi personali. Infatti i proprietari dei lotti confinanti 8e solo loro!) avrebbero potuto eccepire per possibili danni estetici o funzionali (copertura del sole eccetera). In tale caso, l'ufficio tecnico esperisce una perizia su quante ore di sole il sopralzo toglie al vicino, e così via.
passato il tempo delle pubblicazioni, via ai lavori !
Dove abito io vicino Bologna, il comune contesta l'apertura della porta del bagno di casa, la larghezza della scala interna... Quando telefonai per sapere quando era aperta la discarica per conferire rami e foglie della siepe potata, mi hanno fatto un terzo grado : che piante sono? perchè le ho potate?...la volta dopo ho usato il cassonetto normale !

Pietro Pagliardini ha detto...

Gentilissimo signor Enrico, mi piace rispondere (tra il primo e il secondo tempo della partita) a questo commento di un non addetto ai lavori. Lei ha colto due elementi salienti:
-la diversità nell'omogeneità del quartiere in cui abita sua sorella, che è esattamente la caratteristica dei nostri centri storici, ma non delle nostre periferie;
-la diversità nell'atteggiamento della pubblica amministrazione che in Olanda va all'essenziale, in Italia è solo burocratica e occhiuta, mette bocca su tutte le banalità, tra un pò entrerà anche tra le lenzuola per sapere ... di che colore sono, ma alla fine permette di tutto di più.
E pensare che sulle leggi inutili aveva già detto tutto il Manzoni con le grida.
E'charo, più leggi si fanno e più se ne evadono.
Quando i nostri politici e amministratori capiranno questo saremo un paese migliore. Ma lo capiranno mai?
Pietro

Anonimo ha detto...

magari fosse cosi...
forse ci sarebbero meno tangenti...

è io al contrario penso piu opere moderne.

Pietro Pagliardini ha detto...

Su più opere moderne non posso certo convincerti del contrario in un commento, se non ci sono riuscito con un intero blog.
Niente di male, il mondo è bello perchè ci sono opinioni diverse.
Invece non mi piace il fatto che ogni iniziativa sia vista sempre e comunque sub specie tangentizia. Il mondo non è fatto solo di tangenti e corruzione! Questa è una degenerazione del pensiero che ormai da 14 anni ha pervaso questo paese e non si riesce ad uscirne.
Bisogna riacquistare fiducia nell'azione dell'uomo e ridare fiducia, e responsabilità politica, ai politici e agli amministratori, perchè possano prendere decisioni, altrimenti ci ritroveremo con una classe dirigente onestissima ....solo perchè non fa niente, e anche noi tutti ci ritroveremo onestissimi ma...poveri. Lo so che ci sono guasti e corruzione nella pubblica amministrazione ma la soluzione è diminuire le leggi e i compiti del pubblico, liberalizzare la società, non far passare tutta l'attività economica attraverso l'imbuto dello Stato. Meno compiti allo Stato, più efficienza e meno corruzione.
Pietro

Anonimo ha detto...

14 anni?

tangentopoli risale al 92 (16)
ed è l'anno in cui sono venute fuori tutte le magagne che erano presenti da almeno altri 20 anni se non da sempre (nella repubblica)

io parlo per esperienza, vivo in una piccola città dove quando si fa un concorso si sa gia chi lo vince prima di presentare i progetti... anche per questo molti professionisti capaci evitano i concorsi e cercano altre vie...
(la migliore è quella di conoscere un politico importante).

bisogna trovare iniziative per cercare di eliminare questo male.

Anonimo ha detto...

14 anni?

tangentopoli risale al 92 (16)
ed è l'anno in cui sono venute fuori tutte le magagne che erano presenti da almeno altri 20 anni se non da sempre (nella repubblica)

io parlo per esperienza, vivo in una piccola città dove quando si fa un concorso si sa gia chi lo vince prima di presentare i progetti... anche per questo molti professionisti capaci evitano i concorsi e cercano altre vie...
(la migliore è quella di conoscere un politico importante).

bisogna trovare iniziative per cercare di eliminare questo male.

Pietro Pagliardini ha detto...

caro anonimo, io non nego affatto la presenza di raccomandazioni e/o corruzione nella pubblica amministrazione perchè non vivo sulla luna ma i concorsi di architettura sono quanto di più infame e corrotto vi sia perchè a decidere, oggi, non sono nemmeno gli amministratori, che almeno possono essere giudicati con il voto, ma gli esperti, gli architetti e quelli non li giudica nessuno. Anch'io vivo in una città di provincia e ho visto come venivano dati gli incarichi prima di tangentopoli (un comunsita, un socialista e un democristiano) e come vengono dati oggi (al più forte, ma non al più bravo, nelle gare, a scelta del professore universitario nei concorsi): non rimpiango il primo sistema, ma il secondo non mi piace affatto.
Preferisco, di gran lunga, il giudizio dei cittadini, anche se sbagliassero.
Pietro

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