Pubblico questa breve comunicazione inviata da Fabrizio Giulietti, sociologo e urbanista, sulla teoria frattale applicata alle retine artficiali.
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Interessante scoprire che la teoria dei frattali possa essere usata
anche per delle retine artificiali...
Fractals in nanoelectronics, Retinal Implants and Solar Cell
... ma d'altronde, prima di disegnare una città, la dobbiamo "vedere"
nella realtà, nelle dinamiche umane che la caratterizzano, e
soprattutto la città è una trasposizione territoriale e sociale di
come noi osserviamo l'ambiente che ci circonda... il frattale
nell'occhio, il frattale attorno a noi... quasi ovvio... alla faccia
delle nebulose "visioni" tanto di moda oggi
Fabrizio Giulietti
5 commenti:
I frattali sono un argomento di estrema pertinenza all'architettura, all'urbanistica (tema mi pare già dibattuto sul blog) ed anche all'arte visiva.
Le opere di Pollock sono state scansionate al computer attraverso un reticolo scoprendo che, mediante la tecnica della colatura del colore, il famoso dripping che accomunerà molti artisti dell'action painting, il pigmento colato si dispone secondo uno schema distributivo delle zone riempite di colore e di quelle bianche sempre uguale, per quanto si riduca la scala di osservazione, secondo una struttura frattale. In ciò risiederebbe il segreto della gradevolezza dei suoi dipinti all'occhio umano (degli animali nulla si sa), che inconsciamente vi rintraccia elementi matematici presenti in natura. Alla ricerca di una totale casualità compositiva, in realtà Pollock inconsapevolmente riproduce schemi ben lontani da qualunque casualità.
Pare che proprio questa scansione sia usata per autenticare le opere di Pollock.
Vilma
Forse non c'è niente di strano, dato che un bel paesaggio costiero non è che ci piace per i suoi aspetti matematici, che non solo non conosciamo ma di cui ignoriamo perfino l'esistenza, a differenza dell'opera d'arte da cui non possiamo non aspettarci anche un'intenzionalità e una capacità dell'autore. In effetti le opere di Pollock non sono sgradevoli ma tra un'espressione artistica casuale, anche se riuscita, ed una consapevole, riuscita anch'essa ovviamente, rimane una certa differenza. Il dominio della materia, la capacità tecnico-artistica e la conoscenza degli elementi grammaticali essenziali mi sembrano essere gli elemento che danno un criterio per distinguere il buono dal cattivo (dopo di che ognuno è libero di apprezzare ciò che vuole, ovviamente, almeno in campo artistico).
Altrimenti si finisce che tutti siamo artisti e quindi nessuno è artista.
E mi sembra che molta arte contemporanea si basi proprio su questa mancanza di una grammatica comune, come in architettura, d'altronde.
E' esattamente la discussione nata durante il convegno su Vasari ad Arezzo, in cui uno dei due architetti "emergenti", o forse emersi, ha affermato che ogni architetto deve avere il suo linguaggio.
Ciao
Pietro
sarei curiosa di sapere se Giulietti si interessa anche di elaborazione fotografica e in tal caso se è la stessa persona con cui sono entrata in contatto ai tempi eroici della mia partecipazione al progetto guide del portale nazional-popolare di supereva.
Vilma
Vilma, non saprei ma gli giro subito la domanda
Ciao
Pietro
No Vilma, e neanche faccio più foto: mi rimarrebbe difficile ridurre la complessità di una sensazione o di un ricordo in un fotogramma
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