Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


31 dicembre 2010

UN BUON 2010!

Il titolo non è un errore e nemmeno uno scherzo, ma solo il bilancio di un anno che ho letto oggi sul Sole24Ore, in cui l'economista Alesina scrive che la povertà del mondo nel 2010 è fortemente diminuita, non solo in oriente, ché già lo sapevamo, ma anche in Africa.
Non so quali possano essere le conseguenze per le città ma la notizia è un'ottima notizia a prescindere.
L'augurio è che il trend prosegua e che anche l'anno prossimo sia possibile stilare lo stesso bilancio.
Auguri a tutti di un sereno 2011.
Pietro

9 commenti:

lycopodium ha detto...

Ho visto e gradito l'anteprima dell'ultimo Covile... (alla facciaccia delle commissioni d'esame).
Ne approfitto per chiedere un parere su questo post http://fidesetforma.blogspot.com/2010/11/laltare-della-sagrada-familia-e-i.html .
Felice 2011.

Pietro Pagliardini ha detto...

Caro lycopodium, sono lusingato dalla fiducia che tu riponi in me, ma ti deluderò perché non credo di riuscire a dare risposte soddisfacenti alla tua domanda.
L'analisi di Francesco è al solito, e anche più del solito, impressionante per conoscenza di tutto, ma proprio di tutto. Io non ho visto la Sagrada Familia e mi devo basare sulle foto e sulla descrizione che ne fa Francesco.
A me sembra che l'osservazione sul baldacchino sia un po' eccessiva o per dirla con maggior garbo, troppo raffinata, da grande esperto quale lui è. Probabilmente è effettivamente troppo alta ma non direi che la sua forma sia tale da giustificare una critica così severa. Siamo abituati ormai a ben altro e mi viene da dire: è già tanto che l'abbiano messo.
Le critiche al direttore dei lavori sono certamente fondate per quella stupida osservazione, o meglio, per quell’incredibile salto logico tra il peso della responsabilità nei confronti dell’autore e di un’opera di questo genere e la soluzione affidata al…computer. Tuttavia il poveretto il problema se lo è posto e, pur non sapendo io quale sia stato il suo ruolo nella progettazione, tuttavia non trovo, in base alle foto e alle descrizioni, sue grandi responsabilità. Insomma, grandi invenzioni non ne vedo e non mi sembra poco. Sull’altare avrà certamente ragione Francesco, ma io non l’ho visto e dalle foto francamente non capisco.
Sugli aspetti più strettamente liturgici, quale l’aver abbassato l’altare per consentire la concelebrazione, mi spiace davvero, ma non ho nessuna competenza per potermi esprimere.
Spero che Francesco, del quale ho apprezzato personalmente le grandi qualità umane oltre alla sua grande cultura e al suo straordinario iperattivismo, non me ne voglia, ma ho l’impressione che in questo caso più che di uno stravolgimento totale di un’opera siamo in presenza di dettagli importanti, ma pur sempre dettagli. Ben altre brutture lui si è trovato a documentare e continua con tenacia a documentare e questo post lo definirei il segno della sua estrema bravura e del suo alto senso estetico e religioso che aspira alla perfezione. Difficile per me seguirlo in questo campo e, credo, non solo per me. Anche leggendo i commenti al post ho trovato molti apprezzamenti sì, ma più di tipo reverenziale, perché Francesco è una vera autorità in materia, che realmente motivati.
Ciao
Pietro

lycopodium ha detto...

Capisco l'ammirevole prudenza del tecnico, ma il mio è il discorso di un semplice fedele: una cattedra episcopale che usurpa (architettonicamente) il primato all'altare e ostruisce la visione del tabernacolo, mi sembra davvero troppo.

enrico d. ha detto...

Come Pietro ha opportunamente ricordato, ho il vizio di "interessarmi" di architetura sacra, senza essere architetto.
Nel caso in questione, dobbiamo distinguere tra il problema di Gaudì e del tradimento delle sue idee, e la costruzione della S.F come sta procedendo nei decenni.
La mia opinione è (con rispetto parlando) che Gaudì sia stato un grandissimo artigiano-decoratore, e un pessimo architetto; e che, con il progetto del tempio espiatorio abbia fatto un passo più lungo della sua gamba. Ostinarsi a portare avanti un progetto incompleto e piuttosto vago, è stato forse necessario per opportunità storico-politica, ma un errore artistico.
Personalmente non apprezzo tanto neanche le parti del santuario di mano gaudiana, in cui perlomeno si percepisce il genio e la passione; molto più freddi e ben poco carismatici i risultati successivi.
Ma, una volta deciso di procedere, la coerenza liturgica e almeno un tentativo di adesione alle idee del progettista iniziale erano doverose!
L'errore principale, a mio parere, è proprio la decisione di elevare il tempio a cattedrale, compito non compatibile con lo scopo espiatorio. Le chiese hanno un'anima, e una funzione. A Bologna la chiesa del popolo è la grandiosa san Petronio, mentre la cattedra è nella più modesta san Pietro. Ciò ben si spiega con lo spirito identitario della metropoli universitaria che voleva tenere le distanze con il "cardinal legato", simbolo di un potere temporale lontano (Roma ladrona ante litteram !?). Ovvio che questa preoccupazione non c'era a Firenze, in cui il potere locale era (o fingeva di essere) "pappa e ciccia" col papato.
Tornando a Barcellona, mi sembra una scatola cinese di tradimenti: tradito Gaudì, tradito lo scopo iniziale, traditi i progetti, tradita la liturgia....
Ne è venuto fuori un grande business turistico-commerciale; se lo scopo era di raccogliere fondi, un ottimo risultato.
Mi sembra di ricordare che una ventina di secoli orsono, Qualcuno fece una gran scenata contro i venditori di paccottiglia in un importante Tempio... (chissà se anche allora si vendevano le palle di vetro con Gerusalemme sottola neve?)

lycopodium ha detto...

Interessante parere, anche se io non sarei così severo con Gaudì.
Sul fatto che il suo progetto fosse "incompleto e piuttosto vago", credo che la storia soccorra. Gran parte dei bozzetti furono distrutti nel 1936 dall'odio anticattolico dei rivoluzionari.
Il consuntivo è che oggi sembra si sia realizzato compiutamente il loro obbiettivo, proprio per mano del potere clericale.
[Un potere clericale che pare opprimere insieme Papato e popolo fedele. Esito non nuovo, tipico del processi di rivoluzione: l'unico effetto di 50 anni di ideologia carismatica e antiistituzionale.]
Mi scuso della digressione. Vusto che qui ci sono valenti lettori (anche chi, ahimé ahimé ahimé ahimé ahimé, considera GREVE il romanico...), perchè non allargare il dibattito?

Salvatore D'Agostino ha detto...

Pietro,
buon bulimico 2011.
Saluti,
Salvatore D’Agostino

Pietro Pagliardini ha detto...

Salvatore, sono magro ma non anoressico e non ho mai avute spinte bulimiche, in ogni senso, che anzi ritengo di essere piuttosto sobrio nei desideri.
Buon anno anche a te e in bocca al lupo per la navigazione nella tua scialuppa di salvataggio.
Pietro

enrico d. ha detto...

il mio giudizio su Gaudì è severo, nel senso che non riesco ad apprezzare le doti "architettoniche" di un genio (innegabilmente un genio) che si applica con cura maniacale ai particolari decorativi "minimi", senza uno sguardo complessivo, che tenga conto non solo delle forme, ma anche della funzione di un oggetto, sia esso un corrimano, o un quartiere residenziale.
Penso ai comignoli della "pedrera", mirabile sfoggio di fantasia e di maestria: uno sforzo enorme per oggetti destinati a... non essere quasi visti. Nello stesso edificio, però, come possiamo definire geniale un prgoetto di sei piani che, siamo al tempo della prima guerra mondiale, non prevede l'ascensore; e destina quello che avrebbe dovuto essere l'attico, agli alloggi della servitù. E, restando a Barcellona, quale architetto degno di questo nome, avrebbe progettato, nel 1918 se non erro, il quartiere Guell, senza accorgersi che l'automobile aveva vinto la sfida con le carrozze a cavalli? Gaudì non se ne accorse, e previde stalle per i cavalli e rimesse per le carrozze.

Pietro Pagliardini ha detto...

enrico, la mia risposta la trovi nel testo di Unwin dell'ultimo post, che esprime esattamente il tuo pensiero.
Con la differenza che nel caso di Gaudì c'è genialità, mentre nella stragrande maggioranza dei casi c'è solo ignoranza e presunzione, a cominciare dalle archistar, che progettano edifici privi di ogni utilità e senso.
Ciao
Pietro

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