Nel 2011 musei gratis per tutti i cittadini italiani e UE nel giorno del loro compleanno. Questa la nuova, lodevole iniziativa promozionale del Ministero dei Beni Culturali in occasione del 150° dell’unità d’Italia.
Galli della Loggia potrebbe dire che la “vita” irrompe nei musei e prevale sulla storia; cosa c’è infatti di più legato alla vita se non il ricordo del proprio giorno genetliaco?
E poi quel giorno, quello del biglietto gratis dico, ognuno di noi potrebbe avere il suo momento di gloria: immagino me che il 10 ottobre, fatta la mia bella coda, arrivo alla cassa e dico con orgoglio mostrando il documento: “Oggi è il mio compleanno”, mi volto indietro e mi prendo il mio attimo di successo mentre tutti, applaudendo, intonano un happy birthday to me, ed io esco dall’anonimato, come in un reality. Sono soddisfazioni, c’è poco da fare!
E poi, in fondo, anche il Ministro Bondi è un poeta, uno che si appella ai sentimenti, uno che ama la narrazione, proprio come Niki. Dunque….
Per il mio turno dovrò aspettare più di 10 mesi. Pazienza, il problema non è questo ché anzi l’attesa alimenta il desiderio; il problema è la scelta.
Penso che andrò a Roma. Ho consultato l’elenco dei musei che rientrano nel programma e avrei stilato la mia check-list:
Museo Mario Praz
Galleria Nazionale di Arte Antica in Palazzo Barberini
Galleria Borghese
MAXXI
Dato che escludo di poterli visitare tutti, sia per mancanza di tempo, sia per l’incapacità di mantenere a lungo il livello di attenzione, qualcosa dovrò tralasciare, anche per rispettare il senso di una check-list.
Certamente non perderò la Galleria di Palazzo Barberini, per le opere in essa contenute e per l’opera di Maderno, Bernini e Borromini.
Credo di riuscire a farmi anche il Museo Mario Praz, che è relativamente piccolo anche se ricco delle opere accumulate dal padrone di casa e degli arredi che fanno lo sberleffo ai loft di Manhattan.
La Galleria Borghese l’ho già visitata, metterebbe conto tornarvi ma non voglio esagerare con il biglietto a scrocco.
Mi resta il MAXXI! Sarebbe logico sceglierlo. Nella sua scheda riportata nel sito del Ministero c’è scritto:
Il MAXXI, Museo nazionale delle Arti del XXI secolo è la prima istituzione nazionale dedicata alla creatività contemporanea pensata come un grande campus per la cultura.
Non è un invito particolarmente incoraggiante per me. Sì, ho un pre-giudizio, basato però su un post-giudizio: se la stragrande maggioranza delle opere della creatività contemporanea rifiuta per scelta bellezza, figura e quindi comprensibilità ma costringe invece a leggere un catalogo impregnato di discorsi incomprensibili all’uomo comune che io sono, è altamente probabile, per non dire certo, che io mi ritrovi nella situazione di dover fingere di apprezzare e capire opere incomprensibili e di rimpiangere la Galleria Borghese.
A meno che non vi possa trovare opere contemporanee come quelle di Luciano Ventrone della due foto ad inizio post, ma mi sembra arduo che venga considerata dai curatori del Museo un'opera della "creatività contemporanea". Chissà, magari verrà giudicata solo vile tecnica pittorica, roba da operaio specializzato dei pennelli.
Però c’è il MAXXI, che non è solo "istituzione nazionale dedicata alla creatività contemporanea" ma opera essa stessa della suddetta creatività, del tutto indipendente dal contenuto.
Ma oramai l’ho visto in tutte le salse: dal plastico ai rendering del concorso, dalle foto sui giornali e in rete, più numerose di quelle di Belen Rodriguez – che è certamente una bellezza contemporanea - ai post satirici e irriverenti su Archiwatch.
Certo, come scriveva Bruno Zevi, l’architettura non è rappresentabile attraverso la fotografia perché:
“Lo spazio interno, quello spazio che.… non può essere rappresentato compiutamente in nessuna forma, che non può essere appreso e vissuto se non per esperienza diretta, è il protagonista del fatto architettonico. Impossessarsi dello spazio, saperlo «vedere», costituisce la chiave d'ingresso alla comprensione degli edifici. Fino a che non avremo imparato non solo a comprenderlo in sede teorica, ma ad applicarlo come elemento sostanziale nella critica architettonica, una storia e perciò un godimento dell'architettura non ci saranno che vagamente concessi. Ci dibatteremo in un linguaggio critico che giudica gli edifici in termini propri della pittura e della scultura, e tutt'al più elogeremo lo spazio astrattamente immaginato e non concretamente sentito (1)”.
Qui Zevi ha ragione. Ma forse quando ha scritto questo testo non poteva ancora immaginare a quale livello sarebbe potuta arrivare l’interpretazione dell’architettura e dello spazio da parte dell’architetto e soprattutto dal computer dei suoi collaboratori. Una interpretazione talmente individuale e personale, fuori da ogni schema, regola e da ogni linguaggio comprensibile e condivisibile, in senso letterale, che sembra costruita solo per il suo autore, come un diario privato, con la non piccola differenza che l’opera di architettura, quella pubblica a maggior ragione, appartiene a tutti e dovrebbe parlare una lingua nota a tutta la comunità.
Invece ai più non può restare che accettarla o rifiutarla, non per specifiche qualità dell’opera, difficili da trovare e ancor più da descrivere e comunicare, quanto per la maggiore o minore attenzione divistica attribuita al progettista dai media, corroborati dalle così dette scuole di architettura. Difficile anche comprenderlo in sede teorica, come auspica Zevi.
E allora farò a meno del MAXXI che non ha alcun segreto da svelare e su cui nemmeno Saper vedere l'architettura può essere di aiuto. Mi spiace solo dover rinunciare al terzo happy-birthday to me.
AGGIORNAMENTO: CONSIGLIO QUESTO LINK PER GODERE LE BELLEZZE DI UNA MOSTRA DI AVANGUARDIA. POTREBBE ESSERE IL MAXXI UNA SEDE ADEGUATA O SARA' UN EVENTO UNICO E IRRIPETIBILE?
Nota 1: Bruno Zevi, Saper vedere l'architettura, Einuadi, 1964
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