Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


4 febbraio 2010

ETEROGENESI DEI FINI

Su Avvenire del 3 febbraio è comparso un ironico editoriale di Leonardo Servadio, sempre attento al mondo del’architettura.
Servadio parte dalla notizia che a Victoria Beckham, l’ex cantante e adesso moglie del famoso calciatore, è stato chiesto (sottolineo “chiesto”) di firmare un progetto di un hotel di lusso in una delle famose isole artificiali di Dubai. La richiesta è stata incoraggiata, naturalmente, da un’offerta economica non proprio da minimi tariffari: 50 milioni di dollari!
Ma Victoria Beckham non è architetto (forse è per questo che non hanno rispettato i minimi) e allora è stata affiancata anche da un vero architetto, cioè Karl Lagerfeld, che in verità io conosco di nome come stilista di moda.


Servadio fa a questo punto una serie di considerazioni sulla crisi economica che ha colpito in maniera profonda gli architetti e sulla situazione italiana in cui c’è un architetto ogni 428 abitanti. Se poi si calcolano anche gli ingegneri edili si arriva a un progettista ogni 187 abitanti, cioè uno per ogni grosso condominio.
Conclude con la considerazione che questa situazione è figlia della spettacolarizzazione dell’architettura e che, tutto sommato, è anche possibile che il progetto della ex Spice Girl potrebbe non essere peggiore di quello di un architetto “vero”.

E così avremo un progetto firmato da una cantante e da uno stilista di moda. Finirà in tutte le riviste di moda, costume, arredamento, femminili, sui magazine, su quotidiani, settimanali, trasmissioni TV di tendenza: è l’effetto appunto della spettacolarizzazione dell’architettura; è l’effetto archistar senza archi ma con la star.
Pensavamo che il fenomeno archistar fosse il frutto maturo dell’architettura-oggetto iniziato nei primi decenni del secolo scorso, ma la fantasia del mondo della comunicazione è davvero senza limiti e oggi ci propone l’architettura-oggetto senza architetto. Geniale, c’è poco da dire.
Le archistar in fondo sono noiose. E poi sono sempre gli stessi personaggi, una quindicina, a occhio e croce. Tutti vestiti di nero, facce sofferenti o sguardi esaltati. Non sono adatti a periodi di crisi come questo. Tutto si consuma. Resta però il prodotto, purtroppo, ma questo interessa a pochi.
E allora si allarga il campo: se star devono essere, che lo siano per davvero! Non conosco la Beckham e quindi non riesco ad immaginare che taglio darà al progetto. Immagino che se chiamassero Angelina Jolie farebbe un progetto in stile umanitario. Però sarebbe corretto chiamare anche Brad Pitt che potrebbe impostare un progetto ecologicamente compatibile. George Clooney lo potrebbe fare bello e flemmatico quasi quanto se stesso. Lady Gaga sarebbe certamente più cool e trasgressiva.

Nutro, in verità, qualche speranza che questa nuova tendenza farà capire a molti quanto e perché sia giusto e doveroso, oltre che naturale e saggio, combattere il fenomeno archistar. Il libro di Nikos SalìngarosNo alle archistar”,LEF, 2009, dovrebbe essere reso obbligatorio nelle facoltà di architettura e al coraggioso editore Giannozzo Pucci dovrebbe essere assegnato un premio.

Non esiste alcuna differenza tra l’archistar e la star che firma un’architettura. Nessuna. E non lo dico per scelta ideologica o faziosa, ma proprio in base ad una legge interna all’architettura che è, prima di tutto, conoscenza tecnica dell’arte di costruire un edificio. Ora, così come la Victoria Beckham non potrà essere un architetto, nei fatti e non nel titolo, perché non può sapere niente di una costruzione e si limiterà a fare la stilista, a dare il tocco, lo stesso processo avviene con l’archistar.

Chi progetta l’edificio, chi rende possibile la realizzazione di strutture assurde e prive di senso, create solo per stupire? Le società di ingegneria, ovviamente. Niente di male, anzi, in un edificio complesso ciò è assolutamente necessario con la quantità di problematiche, reali o inventate dalla leggi, di tipo strutturale o impiantistico. Ma il fatto è che quando un’unica persona riesce a progettare contemporaneamente una serie numerosa di edifici importanti in ogni parte del mondo e nello stesso tempo a prendere parte a concorsi internazionali, è chiaro che il suo apporto al progetto è pari a quello che potrà offrire Victoria Beckham, cioè al tocco e, diciamolo, forse neanche a quello, che può essere demandato a fidati collaboratori.

L’archistar è un’azienda, né più né meno, e come tale deve comportarsi se vuole rimanere sul mercato. Benissimo! Ma l’architettura cosa c’entra e, soprattutto, come possono diventare esempio da seguire e da insegnare nelle università?

Eterogenesi dei fini: penso a critici, presunti critici, falsi critici, giornalisti, sindaci, professori. Adesso come faranno ad insegnare o osannare o desiderare i progetti di Victoria Beckham? Davvero non vorrei essere nei loro panni! E non parliamo poi di quegli architetti che li osannano e, osanna, osanna, adesso arrivano anche le star dello spettacolo, quello vero, a rubar loro il lavoro.
Quante persone mette in ridicolo questa situazione! C’è di che essere riconoscenti a Victoria Beckham.


Credits: La foto di Victoria Beckham è tratta da Wikipedia

22 commenti:

ettore maria ha detto...

Caro Pietro, è proprio così, nell'era del mordi e fuggi .. o forse si addice meglio il titolo di Woody Allen, "prendi i soldi e scappa", non c'è da meravigliarsi se si arriva a tanto. In effetti avevano già da un po' iniziato col far firmare le automobili alle "star" della moda. Mi immagino proprio con quanta dedizione Dolce e Gabbana abbiano disegnato una Lancia Y. Mha!
In ogni modo è proprio come dici tu, a meno del dono dell'ubiquità, è impossibile che questi grandi architetti possano progettare centinaia di edifici all'anno e al tempo stesso girare il mondo a farsi propaganda.
Ricordo, tanti anni fa, una mia amica e collega mi raccontò della sua esperienza nello studio di uno dei più grandi architetti italiani, all'epoca considerato forse il più grande. Il suo lavoro consistè nello "slamettare" dalla carta lucida le intestazioni di un progetto per mettergli un altro nome (e luogo). Trattavasi di un progetto per un concorso, per altro vinto da quell'architetto/professore. Tutti sanno di queste schifezze, ma in nome della propaganda nessun politicante interessato a promuovere la sua immagine rinuncerà a fare a meno della star del momento .. che sia o meno un architetto. Per quanto riguarda Dubai, voglio solo sperare che sia l'ultimo "colpo di coda" di un grosso cetaceo che sta morendo! Poche settimane fa i telegiornali hanno raccontato la crisi che sta raggiungendo andhe quell'isola (o isole artificiali) felice. Un luogo insensato in cui l'uomo ha deciso di sfidare madre natura portando la neve nel deserto e gli edifici (rigorosamente dipendenti dall'aria condizionata) in mezzo al mare. Il tutto con costi (economici ed ecologici) allucinanti. Gli imbecilli sperano che "speziando" questo piatto indigesto fatto di OGM con la "spice girl" lo renderà nuovamente appetibile! ... Io dico "preferisco mangiare biologico e Mediterraneo!"
E così dicendo mi sa che m'è venuta fame!!
Ettore

LineaDesperateArchitect :-) ha detto...

ihihih :-)))

dopo lo stenografo che si dilettava di urbanistica (ebenezer howard) e ha influenzato l'intero secolo scorso :-)

dopo i matematici che "sentono dio" e ci vengono a raccontare di reti sovrapposte, di città fatte per l'auto... ma va? veramente??? ce n'eravam mai accorti eh? :-)

ora ci sta pure la desperate housewife (non chiamiamola casalinga di vogherescion, sia mai! :-)

ma, d'altra parte, pure armani si diletta di arredamento, zazà disegna scarpe e i geometri disegnan tutto. e poi... in un paese dei conflittoni d'interesse, delle vallettone che diventan ministre che vuoi che sia 'na casalinga disperata che diventa architetto? :-)))

e in mezzo a 'sto pandemonio sempre lì andiamo a parare: "architetti siete nichilisti!!!" :-)))

olè!

robert

PS: speriam che sto "nichele" tiri le quoia il più presto possibile, son curioso di capire quale capro espiatorio diventerà di moda.

Linea della Scoperta dell'Acqua Calda Sbagliata... ha detto...

opss... ora mi sono accorto... il Nostro ha citato pure la dodecafonia. wow! voliamo alto eh? peccato che però le nostre archistar abbiano più a che fare con i beatles, coi doors, con gli offspring, con gli oasis e, appunto, con vicoria beckam che non con arnold schomberg. e questo la dice lunga sulla confusione e ignoranza (non intesa come offesa ma come ignorare un po' di cose) che pervade questo dibattito su nichele&company.

robert

Pietro Pagliardini ha detto...

Dico la verità, robert: ti seguo mica tanto!
Tu dai per scontato che si capisca con esattezza a cosa e a chi tu ti riferisci ma io, francamente non l'ho capito.
Comunque, il conflitto d'interessi c'entra niente perchè la Beckam è inglese e progetterà a Dubai, quindi ce ne possiamo fregare alquanto e ogni richiamo alla situazione italiana è puramente "fuori luogo".
Non chi sia il Nostro che ha citato la dodecafonia ma posso immaginarne la ragione e, se conoscessi il discorso in cui è inserito, forse potrei anche pensare che ci siano ragioni valide per citarlo, dato che non è una musica tipicamente armoniosa ma alquanto asimmettrica e, volendo usare un termine artistico-architettonico, anti-figurativa. Diciamo che assimilare la dodecafonia all'astrattismo non è che sia proprio sbagliato.
Parlare di nichilismo è poi assolutamente pertinente, per chi è abituato a cercare di interpretare le ragioni profonde che stanno dietro ai fatti banali.
Per dirla tutta, oggi il titolo giusto che avresti dovuto scegliere è: Lineadelqualunquismo. E mi sembra che tu ti sia alzatato con la luna di traverso.
Ciao
Pietro

Anonimo ha detto...

Pietro, credo che il Nostro sia Salingaros ed è lui che parla (anche) di dodecafonia nell'articolo che hai linkato.

Vilma

Pietro Pagliardini ha detto...

Grazie Vilma, me lo ero immaginato in verità, dato che oggi è la giornata in cui pare che tutti ce l'abbiano con Nikos (molti nemici, molto onore), anche su Archiwatch c'è Cristiano Cossu che ne sta facendo, mi sembra, una ragione di vita, ma non avevo letto il link a Leonardo Servadio.
Il fatto è che Leonardo Servadio ha un omonimo che è il fondatore della ellesse, nota marca di abbigliamento sportivo di Perugia, e lui non ha un suo sito, o almeno io non l'ho trovato. E' un peccato perchè Servadio si occupa di architettura per l'Avvenire e cura gli speciali mensili che non sono niente male e poi scrive per la casa editrice Di Baio.
Ciao
Pietro

LineadiSenso ha detto...

Luna storta io? Ma per carità, mi son fatto due risate :-) Nel senso che leggere della ex-Spice che diventa architetto… mentre il link riporta ad un matematico (Salingeros) che si occupa, secondo me molto superficialmente, di architettura e urbanistica mi fa sorridere e mi fa pensare solo una cosa: ma in che bel calderone siamo caduti, eh? :-) ma poi, siccome di cantonate ne han pigliato pure i professionisti… mica posso star qui a dar colpe :-)

Però se si cita la dodecafonia, almeno bisogna chiedersi e cercare di capire cos’ha provocato senza mescolare e rigirare nella stessa pentola tutto e il suo contrario. Che quella musica abbia rotto canoni e regole lo insegnano sin dal liceo, la domanda invece è: Zazà e company c’entrano qualcosa con quella musica? Per certi versi sì, per molti altri no. Se non ci fossero state le avanguardie probabilmente non esisterebbe Hadid, né Gerhy, né Einsemann. Così come se non ci fosse stato Schomberg non esisterebbe la musica rock, né la punk né molta altra musica popolare contemporanea… gran parte del pop-rock è inascoltabile a certe orecchie come lo è la musica dodecafonica. Se la si fa ascoltare ad un ottantenne… che sia Schomberg o gli AC/DC non conta… ti risponderà che sempre rumore è. E quindi? Quindi probabilmente certe sgrammaticature, certe rotture sono entrate a far parte del mondo attuale e sono diventate esse stesse nuove grammatiche e nuove sintassi. La stessa cosa succede nell’architettura: Einseman, Hadid e gerhy hanno reso orecchiabili le avanguardie, hanno fatto praticamente quello che hanno fatto i Beatles: hanno preso certe rotture ma le hanno rese comprensibili e commerciabili… quindi il consenso e l’attrazione che provocano certe architetture attuali derivano non da complotti o imposizioni ma da metabolizzazione di certi linguaggi (e quindi capibili).
Qualche settimana fa ho scritto in un commento che la situazione si è ribaltata, intendevo proprio questo: le avanguardie storiche scendevano dall’alto, le attuali elitè architettoniche non scendono dall’alto, partono dal basso cosi come la musica pop parte dal basso (cioè sono prima di tutto commerciali e orecchiabili) pur essendo entrambe figlie, in qualche modo, del mondo generato dalle avanguardie.

Robert

PS: qualunquista io? :-) in giro si mescolano archistar,avaguardie,città giardino,nichilismi, sprawl, polpot e cavie umane e quant'altro non piaccia a chi sta parlando in quel momento e il qualunquista sarei io? :-)))

Pietro Pagliardini ha detto...

robert, la tua analisi sula linguaggio che viene dal basso è interessante ma c'è qualcosa che non mi convince, anche se non afferro cosa.
Intanto dire che la musica viene dal basso mi sembra vero solo in piccola parte, perché la musica è imposta dall'alto, dalle case discografiche, dai media, ecc. E' business che diventa costume. Dici te: vuol dire che piace e vende. E' vero, ma bisognerebbe capire quanto piace perchè vende e quando vende perchè piace e soprattutto perchè piace.
A me sembra che i modelli siano imposti e quindi accettati. Hai presente le mode nell'abbigliamento?
Io ho una figlia di 14 anni, quindi osservo e.... giudico.
Hai presente una borsa che si chiama Freitag, fatta con teli di camion e anche usati (dicono) e come cinghia una cintura di sicurezza?
Quella borsa fatta di niente costa € 150,00 o giù di lì. Non mi sembra che sia molto pubblicizzata, funziona con il passa parola e l'imitazione, come Prada.
Se a scuola non ce l'hai sei out.
Il bello è che assume anche un carattere di fede ecologica, dato che ricicla teli di camion! E deve essere anche sudicia, guai lavarla.
Domanda: è cultura dal basso o cultura dall'alto, è libertà o conformismo?
Non giudico con questo i giovani d'oggi perchè anche ai miei tempi era lo stesso, Levi's, Rayban, Lacoste, Timberland oppure eskimo e sciarpa rossa, a seconda dei periodi e della condizione sociale, dico che considerarla cultura giovanile è, come minimo, avventato, e comunque anche se lo fosse non è detto che sia una buona cultura.
Già, perchè io sono di quelli che stabiliscono una gerarchia nel tipo di cultura e per me non sono tutte uguali.
Che vuoi fare, non sono relativista.
A proposito di archistar ieri ho fatto una prova su Google che puoi fare anche te: cerco archistar e cosa mi appare nei primi due siti in alto? Eddyburg, sì proprio quello, il più ortodosso dei siti di urbanistica!
Cacchio, dico, allora il problema non è solo mio o di Salìngaros o di qualche matto fanatico! Evidentemente è un problema reale!
Questo blog mi pare che appaia in seconda pagina. Quante volte ricorrerà la parola archistar in questo blog? Parecchie, eppure c'è qualcuno che se ne interessa di più, molto di più di me.
Devo recuperare e con questo commento l'ho scritta già due volte quella parola.
Ciao
Pietro

Salvatore D'Agostino ha detto...

Pietro,
povera figlia!
Che cosa significa ‘giudicare’?
Io ho un figlio di 14 anni ma faccio il genitore non il giudice.
Non cercare su ‘Google’ cerca facendo delle belle passeggiate e se puoi, vai in qualche bella e vecchia biblioteca, troppo blog ti fa male non te lo diceva tuo padre?
Saluti,
Salvatore D’Agostino

P.S.: Leonardo Servadio sta all’architettura come Nikos Salingaros sta all’Urbanistica. Citazione matematica pertinente non credi?

Pietro Pagliardini ha detto...

Bravo Salvatore. Immaginavo tu fossi un padre perfetto, frutto maturo di una scuola fatta di pedagogia e psicologia ma non credevo fino a questo punto.
Hai un futuro davanti: sei pronto ad andare ad un talk show TV con il prof. Crepet.
Saluti
Pietro

Paolo ha detto...

Caro architetto Pagliardini, dopo aver letto questo suo post ero decisamente inc...., mi sembrava una demenza totale chiedere (a fronte di lautissimo obolo) ad una donna non priva del maggior talento d'oggi, la mancanza di qualsiasi talento, di firmare un progetto che dovrebbe competere ad un professionista. Poi l'ho riletto, e riletto ancora, e alla fine l'inc.... è scomparsa ed ha lasciato spazio ad una grande serenità e fiducia nel futuro. Forse, mi sono detto, è il primo vero passo verso la demolizione dello status quo delle professioni d'ingegno. Al diavolo, a che ci serve la tecnologia se in futuro non potessimo inserire un po' di dati e di variabili in un pc ed estrarne il miglior progetto possibile, che a quel punto potrebbe firmare anche il mio portinaio? Capisce Pietro? E' la fine della schiavitù da studio, la fine della vessazione da esami e concorsi, la libertà finalmente dietro l'angolo. Ognuno sarà libero di firmare progetti per palazzi e ponti e strade e aeroporti o ospedali! Sì!!!!! Nessuno, mai più, dovrà sentirsi in soggezione di fronte al presunto "esperto" di turno, sia egli architetto o ingegnere. E' il trionfo dell'Umanesimo democratico contro la Tecnica classista. Victoria ti adoro, molla David e mettiti con me (in fondo a pallone gioco anche meglio).

Paolo Landoni

Salvatore D'Agostino ha detto...

Pietro,
pensavo che non rispondessi alla mia domanda ‘che cosa significa giudicare’.
Strano, non hai comprato ‘Libero’ stamattina?
Ma chi è Crepet? Io conosco Crepax a tal proposito ti consiglio questa sua vignetta ci puoi costruire un succoso post ---> http://www.architectour.net/public/Image/DB_BUILDINGS/001706_LE%20CORBUSIER_Ronchamp/crepax_valentina_ronchamp_ar.jpg
ma non cercare Crepax su Google (almeno davanti a tua figlia poiché ti può giudicare male).
Saluti,
Salvatore D’Agostino

Pietro Pagliardini ha detto...

Vede, è proprio l'eterogenesi dei fini anche nella sua interpretazione!
Ma non si preoccupi, non accadrà niente, siamo a Dubai non in Italia. Da noi ci sono gli ordini che vigilano e farebbero ricorsi su ricorsi!
E poi come è stato già detto da altri è già avvenuto: Armani ha curato l'arredamento, pardon, interior design, del supergrattacielo, che però immagino sia stato calcolato da qualche esperto ingegnere.
No, è solo il nostro lavoro che è ridotto a puro maquillage, pura immagine. D'altra parte che c'è di strano: se l'architetto è un artista, l'artista non ha mica bisogno di titoli di studio: tutti sono artisti, tutti possiedono capacità espressive e dunque perché la Victoria non dovrebbe possederne, proprio lei che nasce come "artista"?
Più ci penso e più questa notizia ha mille risvolti interessanti:
il relativismo culturale, il valore legale del titolo di studio, le professioni d'ingegno o liberali, l'essenza dell'arte, il ruolo dell'architetto nella civiltà mediatica, le archistar, perfino il rapporto padre-figlio.
Ma poi cosa c'è da farsi il sangue amaro! Quando la Hadid viene osannata ovunque e Fuksas fa una scatola di cemento che chiamano Chiesa, perchè prendersela proprio con Victoria, che non l'ha neanche chiesto di fare il progetto?
Una domanda per lei ce l'avrei: ma vuole scappare con Victoria per Victoria o per i 50 milioni di dollari?
Saluti
Pietro

Pietro Pagliardini ha detto...

Mi piace il direttore di Libero, ma non lo compro quasi mai.
A proposito, ho uno scoop per te: i figli giudicano, eccome se giudicano.
Stai attento anche te.
Ciao
Pietro

Salvatore D'Agostino ha detto...

Pietro,
accipigna, mia figlia mi giudica.
Vado a nascondere le mie architetture copia incolla ‘moderniste’ devo tutelare la mia nuova immagine di ‘antichista’ tutto d’un pezzo.
Occorre un buon squadrismo ‘culturale’ Krier, Salingaros, Langone (perché spara a zero contro l’architettura nichilista – cribbio dimentico sempre di cercare nichilista su google - ), Ettore Maria Mazzola (perché mi da sempre ragione), Stefano Borselli (perché mi permette di scrivere sul Covile), Archiwatch (perché la sua lagna mi fa comodo, qualcuno la chiama cassa di risonanza) e Cervellati/Romano con parsimonia (poiché sono di sinistra).
Devo ricordare di non citare altro, non contaminarmi con altre idee e soprattutto il dialogo è roba da ‘bamboccioni’ di sinistra.
Mannaggia è tardi devo andare al Rotary stasera ballo in maschera a tema ‘La crisi prrrrrrrrrrrr!’.
Il tema è difficile come mi devo vestire?
http://www.youtube.com/watch?v=Bkk8naJvmlQ
Saluti,
Salvatore D’Agostino

Linea che 'sti bastardi si divertono a far casino :-) ha detto...

"è cultura dal basso o cultura dall'alto, è libertà o conformismo?"

semplicemente un mix tra le due, ognuno di noi vive all'interno di una cultura e di un constesto che lo influenza nel bene e nel male sin dalla nascita. comunque da un lato il consumatore si è fatto più furbo: compra ikea o schiffini, cucina biologica o hard-discount senza aver paura di esser etichettato. dall'altro si son fatti più furbi quelli che vendono (in questo caso gli architetti) e cercano comunque di fare un prodotto che piaccia, magari non a tutti ma che vada incontro a certi target. il tempo dell'intellettualismo è finito e vanno dritti al cuore delle emozioni, sia usando una bolla di vetro che una stradina neomedievale... pop-neomodernism e pop-neomedievale praticamente coincidono.

comunque, io non ero intervenuto pro o contro le archistar, ero intervenuto sull'intervista di salingeros e il suo superficiale modo di immaginare metafisiche nichiliste che complottano contro il mondo.

quindi: non sarebbe il caso di uscire da 'sta contrapposizione puramente formale? in fin dei conti l'urban renaissance l'ha inventato richard rogers, o sbaglio? suoi scritti hanno evidenti echi di jane jacob, o sbaglio anche qui? e romano darà pure una pedata alle avanguardie ma prende pure le distanze dal neotradizionalismo e non è apriori contro il grattacielo, o sbaglio anche qui?

come dire: non si capisce più 'na mazza... non c'è più religione :-))))) ihihih

robert

Pietro Pagliardini ha detto...

Robert, Rogers è prima di tutto un architetto di fama e credo che i suoi progetti parlino per lui più delle sue parole. Pensa che anche Koolhaas ha detto di rimpiangere la classicità. Marco Romano, è vero, non è un neo-tradizionalista, ma non c'è nessun obbligo di esserlo, non è richiesto, ma la concezione della città di Romano non ha niente a che vedere con quella dal 80 anni a questa parte. Nessuno cerca l'uniformità del pensiero, ma una base comune sì.
Perché tu non accetti che Salìngaros affronti il problema in termini filosofici mi sfugge. Cosa ci sia di strano a definire nichilista una visione dell'architettura che rifiuta qualsiasi valore assoluto non capisco! Non penserai mica che Nikos sia il solo che affronta questo tema! Severino, da un punto di vista diverso e con la sua più specifica competenza filosofica, ne parla tranquillamente, e nessuno gli nega tale diritto.
Ciao
Pietro

Linea dell'eterna nostalgia... ha detto...

non è l'architettura a rifiutare un valore assoluto, è l'epoca in cui viviamo che lo rifiuta. anzi... non è che lo rifiuti, è il semplice e puro stato delle cose. non esiste Verità, è il nostro mondo ad esser così. questo non significa che si persegua volutamente l'anarchia, il disordine e il sottosopra. corollario di ciò è che il nichilismo non è buono nè cattivo semplicemente è uno stato delle cose, ragion per cui usarlo come parola spregiativa mi pare sbagliato prima che maleducato. per esempio affibiarlo alle avanguardie mi sembra fuori luogo, per molti versi erano tutto fuorchè nichiliste (forse il dadaismo lo era...). quasi tutta l'architettura del 900 ha cercato Fondamenti e regole, solo nello scorcio di fine secolo ci si è resi conto dell'impossibilità di creare un Fondamento. è l'eterna nostalgia che gli architetti hanno della "perdita del centro".

robert

Pietro Pagliardini ha detto...

Tu dici: " è semplicemente uno stato delle cose". Ma stato delle cose sono anche la pena di morte, la tirannia in Iran, la fame nel mondo, il cancro, ecc. ma molti cercano di cambiare questo "stato delle cose".
Io credo che tu, accettando lo stato delle cose e quindi non facendo niente per cambiarlo, sostanzialmente "condivida" quello stato di cose. Io non lo condivido, lo dichiaro e, pur non essendo affatto certo che sia così facile cambiarlo, mi piace cambiarlo, perchè... per molti motivi:
perchè non mi piace;
perchè credo nella libertà di scegliere;
perchè credo nella capacità dell'uomo di cambiarle, come ci dice la storia;
forse perchè sono presuntuoso o illuso o che altro.
Qui non parlo tanto dell'architetto ma della persona, che viene prima, molto prima.
Ciao
Pietro

LineadiSenso ha detto...

ecco, bravo pietro, proprio lì volevo arrivare, lo ammetto, sono un sostenitore del cancro, della tirannia in iran, della fame nel mondo e ti sei dimenticato pure che giro con siringhe infette di aids.

Pietro Pagliardini ha detto...

robert, credo fosse abbastanza chiaro cosa volevo dire: io ho fiducia che gli uomini possano tentare di cambiare la realtà, basta che lo vogliano e che credano fermamente che ne valga la pena. Non accetto "lo stato delle cose" come inevitabile.
Io attribuisco grande importanza alla volontà e alla responsabilità degli individui perché il "sistema" è la somma delle volontà, o della sua mancanza, degli individui.
Mi rendo conto che ormai pare che l'unica responsabilità che si ricerca in politica e nella società è quella penale, ma io parlo di quella che ci ha permesso di raggiungere un alto grado di libertà di cui, però, sembra abbiamo perso memoria e accettiamo passivamente il peggio come "inevitabile". Ritrovare la memoria non sarebbe male, non solo in architettura e urbanistica, che è quella che qui ci interessa. Non siamo condannati a vivere nei grattacieli o nelle villettopoli, non sta scritto nel nostro DNA.
Semmai c'è scritta un'altra storia e cioè che l'uomo deve vivere organizzato insieme agli altri uomini, e l'ambiente giusto per questo comportamento è la città e la migliore città che sia mai stata creata è quella europea. Perché rassegnarsi ad altro? Non c'è atteggiamento nostalgico, nessuna fuga dalla realtà, in questo. Anzi, il contrario: una convinzione verificabile ogni giorno nei fatti apparentemente più insignificanti. Basta avere orecchiato, come nel mio caso, la teoria del caos per sapere che da un evento insignificante possono scaturire conseguenze di dimensioni enormi.
Porto spesso questo esempio: Lenin ha deciso di fare la rivoluzione al tavolino di un bar di Zurigo.
Oppure, per stare al tema, LC ha dato la svolta definitiva all'urbanistica durante un viaggio in nave.
Perchè non sperare di fare un nuovo viaggio in... pulman e dare una controsterzata?
Prendi questi esempi come paradossi, non alla lettera, sia chiaro.
Ciao
Pietro

LineadiSenso ha detto...

Lo stato delle cose di cui parlo io non attiene alla situazione attuale e contingente, attiene al modo di pensare e all’unica “verità” che sembra dare maggiori risposte alla nostra contemporaneità: non esiste una verità assoluta. È quello il nichilismo, non esiste verità, è questo lo stato delle cose a cui faccio riferimento. Cosa ne discende da questa logica? Il fatto che la supposta verità è solo quella maggiormente conveniente, che dà maggiori risposte ed è maggiormente condivisa in un determinato momento. A tutt’oggi nel campo dell’architettura e dell’urbanistica non sono state trovate leggi metafisiche o scientifiche. Quindi affibiare il termine nichilista usandolo con connotazioni negative è sbagliato. Poi, attiene al contingente decidere che un’idea è preferibile ad un’altra ed più conveniente o migliore, ben sapendo che così come quell’idea è venuta dal nulla la si può sospingere nel nulla. Il nichilismo in fin dei conti è l’unico che riesce a spiegare accadimenti come la Shoah, partendo dal presupposto che non esistono valori assoluti può succedere in qualsiasi momento che un individuo o un’intera nazione “sospinga nel nulla” valori che noi solitamente consideriamo assoluti come il rispetto e l’amore per il prossimo e invece eterni non sono. La libertà la si conquista giorno per giorno, così come l’uguaglianza e la solidarietà non è iscritta nel nostro DNA, sennò sarebbe tutto assai più facile e, sottolineo, naturale. Nello stesso modo, se non in misura maggiore, genius loci, tipologie, morfologie, regole e logiche metafisiche non sono iscritte nel DNA dell’architettura e dell’urbanistica. Se lo fossero non saremmo qui a discutere di errori fallimenti e sbagli in quanto avremmo seguito una strada senza chiederci se ve ne fossero altre di alternative…

C’è un bella conversazione tra Magri e Irti sul nichilismo e sui concetti che ho appena esposto: “La legge e il nulla”, la si trova sul Corriere del 6 aprile 2009 (pag. 35), è scaricabile qui:

http://www.scribd.com/doc/26933/Il-corriere-della-sera-venerdi-6-aprile-2007


Robert

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