Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


26 novembre 2009

UN OMAGGIO AI RAFFINATI DISTINGUO SU LE CORBUSIER (e sui suoi seguaci)

Pietro Pagliardini

Quella che alcuni giudicano essere una demonizzazione acritica perpetrata da parte di questo blog ai danni di Le Corbusier pare essere invece una corrente di pensiero piuttosto diffusa e che si va consolidando sempre più. Evidentemente l’aumento della distanza temporale fa perdere i freni inibitori verso quell’aura di intoccabilità e sacralità che si “deve” avere verso un personaggio che, nel bene o nel male, fa parte della storia del XX secolo.
Un esempio addirittura eclatante ne è un articolo di Theodore Dalrymple sul City Journal, segnalatomi ancora una volta da Angelo Gueli, il cui titolo non lascia spazio a incertezze: L’Architetto Totalitario.
Ma è l’attacco del pezzo assolutamente fulminante:

Le Corbusier sta all’architettura come Pol Pot sta alle riforme sociali”.



Difficile trovare qualcosa di più dissacrante. Come si vede non si lavora secondo le raffinatezze critiche che talvolta nascondono l’incapacità di vedere la realtà nella sua crudezza.

Continua l’articolo:
In un certo senso egli ha meno attenuanti per la sua attività di Pol Pot: diversamente da questo egli possedeva un grande talento, persino del genio. Sfortunatamente ha orientato i suoi doni a fini distruttivi e non è una coincidenza il fatto che abbia servito volentieri sia Stalin che Vichy. Come Pol Pot egli voleva ripartire dall’Anno Zero: prima di me, niente, dopo di me, tutto.
Con la loro presenza, le torri rettangolari rivestite di freddo cemento che lo ossessionavano, spazzarono via secoli di architettura.
Difficilmente ogni paese o città in Gran Bretagna (per prendere solo una nazione) non ha avuto la sua forma distrutta da architetti e urbanisti ispirati dalle sue idee
”.

Quest’ultima è, secondo me, la conseguenza fondamentale che sfugge ai più: il contributo degli allievi, consapevoli o meno, che, nonostante i soliti raffinatissimi critici neghino decisamente, continuano imperterriti e impuniti sulla scia del Maestro a disegnare piani e progetti; ed è normale che sia così perché l’imprinting culturale ha memoria lunga e si può cambiare solo con il tempo o con una scossa, come quella che è avvenuta nella prima metà del secolo scorso, ovviamente diretta da pochi ai danni di molti. Sui meccanismi di questa aristocratica imposizione dall’alto di canoni sgraditi ai più è illuminante Tom Wolfe in Maledetti architetti, uno dei primi libri a fare contro-informazione in questo campo (ma anche Tom Wolfe viene giudicato poco meno che uno zotico dai nostri esigentissimi critici).

Prosegue l’articolo:
Gli scritti su Le Corbusier iniziano spesso con un riconoscimento alla sua importanza, qualcosa come: "E 'stato l'architetto più importante del ventesimo secolo”. Amici e nemici sarebbero d'accordo con questo giudizio, ma importante è, ovviamente, l’ambiguità morale ed estetica. Dopo tutto, Lenin è stato uno dei politici più importanti del ventesimo secolo, ma fu la sua influenza sulla storia, non i suoi meriti, a renderlo tale: allo stesso modo Le Corbusier. Eppure, proprio come Lenin è stato venerato a lungo dopo che la sua mostruosità avrebbe dovuto essere evidente a tutti, così Le Corbusier continua ad essere venerato”.

L’articolo, che è molto lungo, prosegue parlando di libri e mostre che recentemente hanno celebrato LC e l'autore racconta episodi a lui accaduti durante la visita ad una di queste mostra a Londra:
Ho segnalato alle signore una sezione della mostra dedicata al piano Voisin, un progetto di Le Corbusier per sostituire un ampio quartiere di Parigi con edifici fondamentalmente dello stesso disegno di quelle che abbellisce la periferia di Novosibirsk e di ogni altra città sovietica (per non dire niente di Parigi stessa e delle sue alienanti banlieues). Se realizzato, il piano avrebbe cambiato, dominato, e, a mio avviso, distrutto l'aspetto di tutta la città. Qui, la mostra trasmetteva un film del 1920 che mostrava Le Corbusier di fronte a una mappa del centro di Parigi, una gran parte del quale egli procedeva a coprire con un pennarello nero con tutto l'entusiasmo di Bomber Harris (1) che pianifica l'annientamento di una città tedesca durante la seconda guerra mondiale.

Le Corbusier esaltava questo tipo di distruttività, come immaginazione e coraggio in contrasto con la convenzionalità e la timidezza di cui ha accusato tutti i coetanei che non siano caduti in ginocchio davanti a lui. Dice qualcosa dello spirito di distruzione che alligna ancora in Europa il fatto che un simile film venga fatto vedere non per suscitare orrore e disgusto, o almeno ilarità, ma ammirazione
”.

Salto tutta la parte centrale, di cui consiglio vivamente la lettura, e riporto la conclusione del pezzo:
Le Corbusier non appartiene così tanto alla storia dell'architettura quanto a quella del totalitarismo, a quella deformità spirituale, intellettuale e morale degli anni tra le due guerre in Europa. Chiaramente, non era solo, era sia un creatore che un sintomo dello Zeitgeist. I suoi piani per Stoccolma, dopo tutto, sono stati una risposta a un concorso ufficiale svedese su come ricostruire la bellissima città vecchia, e la sua distruzione era sul programma. È un segno della forza ancora presente della tentazione totalitaria, come il filosofo francese Jean-François Revel l’ha chiamata, il fatto che Le Corbusier sia ancora venerato nelle scuole di architettura e altrove, piuttosto che universalmente vituperato”.

A chi pensasse che questo su Le Corbusier è un giudizio solo politico che però nulla toglie alle qualità dello stesso e che il giudizio sul genio architettonico deve essere tenuto separato e distinto da quello sull’uomo e sulle sue debolezze io dico che non ha capito niente del personaggio e del suo pensiero e che, tra l’altro, non gli renderebbe giustizia.
Le Corbusier ha fatto azione politica per mezzo della sua architettura, della sua urbanistica, della sua teoria e del suo pensiero e le opere, sue e dei suoi seguaci, sono l’espressione materiale della sua visione  della politica e della società: non si può apprezzare l’architetto e teorico e condannarne il pensiero politico; il pacco va preso tutto insieme, volenti o nolenti.



***

Theodore Dalrymple, un medico, è un redattore di City Journal e Dietrich Weismann Fellow presso l'Istituto di Manhattan. Il suo libro più recente è Non con un bang, ma con un gemito.

(1) Soprannome del comandante in capo della RAF durante i bombardamenti inglesi sulla Germania.

3 commenti:

Salvatore D'Agostino ha detto...

Pietro,

«A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca». Giulio Andreotti

Beceri intellettualoidi: «Evolver is a wooden construction build by 2nd year students from the ALICE Studio at Ecole Polytechnique Fédérale de Lausanne (EPFL), Switzerland. When you walk through it, you’ll make a 720° turn and have an amazing panorama on the surroundings of Zermatt.
Link: http://www.youtube.com/watch?v=d3MNDyxSews&feature=player_embedded#».
Saluti,
Salvatore D’Agostino

Pietro Pagliardini ha detto...

Salvatore, io non ho capito cosa c'entrano Andreotti e questo video. Bravi ragazzi, molti soldi a disposizione ma sinceramente mi è oscuro il nesso.
Saluti
Pietro

enricod. ha detto...

oggetto interessante.
mi chiedo però come si inserisca nello scenario alpino. occorre sapere di chi è il terreno, e chi ha rilasciato il permesso... in termini di tutela del paesaggio, non avrei,personalmente,dato l'autorizzazione. Se penso che qui i vigili mi hanno fermato dopo mezz'ora che stavo cementando (sotto il livello del terreno) i paletti di sostegno della rete di recinzione....Viva la Svizzera!?

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