Il titolo non tragga in inganno: non tratto di clima meteorologico né di riscaldamento globale o grandi glaciazioni ma di alcuni segni del cambiamento di clima intorno all’idea di città.
Uno di questi lo si trova su Italia Oggi del 7 ottobre con un articolo di Philip Wohl dal titolo : Nuove città con anima e sensualità. E’ un’intervista a Jacques Ferrier, architetto il cui nome mi è del tutto nuovo (ma, d’altronde, che importanza ha conoscere tutti gli attori del cinema, quando l’importante è il cinema?) che è presentato come progettista del salone francese all’Expo di Shangai: da quel poco che vedo in foto il padiglione è costituito da una griglia di non so quale materiale, innovativo naturalmente, dalla forma più o meno a parallelepipedo che contiene non so cosa (NB: la foto sotto non ha niente a che fare con Ferrier, ma è un progetto per una città cinese).
Vado a cercare il suo sito, lo trovo subito ma è così terribilmente cervellotico e non comunicativo, oltre che pesante da caricare, che ci capisco ben poco, se non che è da escludere trattarsi di architetto tradizionale o antichista. Ovvia scoperta, altrimenti non avrebbe progettato il padiglione per l’Expo.
Eppure molte delle cose che dice sulla città sono interessanti. Lui si riferisce alla situazione delle città cinesi e in particolare alla New Towns che là vanno per la maggiore:
“Le scelte di una città modernista non sono legate ad una questione di costi, sono ideologiche” e prosegue “produrre delle lunghe strade deserte a fianco degli uffici contenuti nelle torri, è estremamente costoso. Al contrario, prendere coscienza del contesto, il clima e ripudiare la specializzazione dei quartieri, non è certo più caro. Una città da 10 milioni di abitanti concepita come un dormitorio è a rischio esplosione sociale”.Questa affermazione, pur basandosi su esclusivi aspetti economici (ma il giornale che lo intervista è economico), è inequivocabile e netta e, ovviamente, non vale solo per la Cina.
Continua:
“Bisogna pensare alle atmosfere di una città prima di riorganizzarla, bisogna cercare i punti di interesse come un lungo fiume, un albero, un monumento. La città come la campagna deve essere sensibile ai materiali, agli odori, ai suoni ed ai paesaggi”.Questa frase si riferisce in gran parte ad una new town, ovviamente, dato che non è che un fiume in una città si possa inventare, però l’attenzione al sapore dei luoghi è condivisibile.
E prosegue:
“In tutto questo l’Europa può avere un ruolo centrale perché … nel vecchio continente non si parte mai dalla tabula rasa, qui c’è attenzione al contesto e alla storia”
Ottimo programma per il futuro, anche se fino ad oggi è stato esattamente il contrario e la “tabula rasa” l’ha fatta da padrona.
Quale la ricetta, chiede il giornalista?:
“…..ispirarsi alle città antiche di 500 mila abitanti per crearne di contemporanee da 5 milioni di abitanti: anche lì si richiederà molta innovazione”.Questa conclusione mi sembra più fumosa e comunque rimette le cose a posto nel suo richiamo ad una generica innovazione e non nutro dubbi che l’architettura che Ferrier propone sia molto simile, se non uguale, alla sua; ma, coinvolto dalle sue atmosfere di architetto ispirato da un soffio creativo, anch’io mi sbilancio e dico che sento aleggiare un profumo di novità.
Un architetto come Ferrier che nella sostanza rinnega, senza affermarlo direttamente, tutto quanto ad oggi fatto e teorizzato per la città contemporanea dimostra che alcune idee cominciano a farsi strada e a diventare patrimonio anche di architetti iper-modernisti (immagino che lui rifiuterebbe questa definizione, ma non ne saprei trovare altre).
Io non mi pongo il problema se esse siano sincere o se siano strumentali ad uno scopo o se non siano del tutto digerite: anche se così fosse, e non è scontato, a maggior ragione vorrebbe dire che quelle idee pagano e tornano utili e dunque il risultato sarebbe addirittura superiore al caso in cui ad averle dette fosse stato qualcuno che le sostiene coerentemente da sempre. Sarebbe la presa d'atto del fallimento di decenni di ideologica urbanistica modernista (non lo dico io, ma Ferrier) e del successo vero di un’idea di città vicina a quella della tradizione europea.
Dunque vengano pure tanti altri Ferrier e, soprattutto, che questa idea si consolidi, si allarghi e sia duratura.
N.B. La foto è tratta dal blog de La Stampa "Bodegons" ed è un progetto per il centro urbano di Huaxi, progetto di Mad
13 commenti:
da quello che vedo, quelle di Ferrier rischiano di essere solo parole ... si predica bene e si razzola male!
Quando si vedono le immagini di quelle città e di quegli edifici, costruiti con materiali futuristici, dovremmo tutti riflettere sulle parole di Bertolaso dopo la tragedia di Messina, che grosso modo possono riassumersi così: "la natura non uccide, sono le opere dell'uomo che portano all'autodistruzione". In Cina, soprattutto, dovrebbero rendersi conto di quante alluvioni e di quante vittime si sono registrate dall'inizio della sua recente "pseudo-modernizzazione" urbanistico-architettonica
E' vero Ettore quello che dici ma quell'immagine "futuristica" alla Flash Gordon non è un progetto di Ferrier. Di questo mi interessava il cambiamento di tono: se un iper-modernista cminica a parlare di strada, quella vera, quella corridoio racchiusa da edifici, di "ideologia modernista" che ha diviso la città in zone funzionali diverse, di attenzione alla storia e alla geografia, vuol dire, quantomeno, che ha fiutato l'aria, che questi concetti stanno passando e possono pagare in termini professionali. Può darsi che l'abbia fatto per proporsi di fare un progetto in Cina (cosa del tutto lecita), può darsi che sia un discorso strumentale ma questo significa tuttavia che ha capito o intuito che immagini come quelle che io ho messo nel post sono venute a noia, non funzionano e forse è il momento di cambiare.
Sarò troppo ottimista ma a me sembra un buon segnale. E non è nemmeno il primo.
Il cambiamento di clima culturale non può essere immediato, a meno che non ci sia una rivoluzione politica violenta, che non è mai auspicabile perchè verrebbe imposto dall'alto, ed è fatto dalla somma delle opinioni dei soggetti interessati. Se sono in buona o cattiva fede, se sono rilasciate perchè tutto cambi perchè niente cambi, beh! questo è un discorso diverso che attiene alla natura umana e a quella della società su cui è ben più difficile intervenire e non spetta agli architetti in quanto tali: per restare in Cina, neanche Mao è riuscito a cambiare un popolo, gli ha dato però una struttura politica criticabile quanto si vuole ma efficiente perchè congeniale alla loro cultura dove il valore dell'insieme prevale su quello del singolo.
Ciao
Pietro
I equivalenza
"Vado a cercare il suo sito, lo trovo subito ma è così terribilmente cervellotico e non comunicativo [...] che ci capisco ben poco, se non che è da escludere trattarsi di architetto tradizionale o antichista"
qualche giorno fa ho sfogliato un libro, grafica pessima, senza struttura, senza gerarchie, nemmeno la fatica di cambiare font dalla lingua italiana a quella inglese, foto storte, qualcuna illeggibile, poche planimetrie (e molto piccole) giacchè non si capiva l'inserimento nel contesto delle opere... ecc ecc... trattasi, l'autore del libro, di architetto tradizionalista o antichista. che ci vuoi fare, i soliti ignorantoni degli antichisti!!!
II equivalenza (riferita al post sotto)
da quel che ho capito vi interessa la città in sicurezza. bene, allora quella modernista è la migliore città possibile: 10 m tra gli edifici per non far espandere gli incendi e per far passare i mezzi di soccorso
III equivalenza
i "grandi" citavano virtruvio e gli antichi qui langonate... ok, qui dentro non si parla di architettura.
IV equivalenza
ti guardi la sessantina di foto su amsterdam che ho caricato sul mio blog: mi pare che qualcuno si sia accorto degli errori commessi e non ha buttato il bambino con l'acqua sporca. solito discorso: pietro, non sogno gli altri che non si sono accorti... è qui dentro che non si è accorti che si sono accorti ecc ecc (mi scuso per le ripetizioni).
le equivalenza soprariportate non le condidivo (se non in parte la IV), è solo un modo di ragionare per paradosso.
robert
robert, avevo già visto il tuo reportage fotografico sull'Olanda e ho ripetutamente scritto cosa penso del caso olandese, cioè quello è il regno della geometria e del progetto. Tutto è progettato perché la tabula rasa non è rispetto al tempo ma rispetto allo spazio, che prima non c'era e che oggi c'è.
Ci sono ottime soluzioni urbanistiche e ci sono pessime soluzioni urbanistiche.
Ma, appunto, si parla di Olanda e il caso non è in alcun modo generalizzabile.
Saluti
Pietro
pietro, non campare scuse... te non accetti l'olanda per il semplice fatto che è la dimostrazione concreta e attuale della capacità di pianificare e progettare della modernità e, spiace per te, ma gli olandesi non credono alle balle metafisiche e alle perdite del centro. molti strumenti che usano sono tradizionali. siamo alle solite, quando una cosa non la condividi la eviti e inventi qualche scusa per non accettare gli ottimi risultati che hanno ottenuto. massì, consoliamoci con lo sprawl impacchettato del new-urbanism!
robert
PS: ti sei mica chiesto di chi era il libro dalla grafica assai nichilista-realitivista-destrutturata che mi è capitato tra le mani? :-)
robert, sei proprio un bel tipo. Tu fai lo psicologo e pretendi di sapere qual'è il mio pensiero e anche il mio retro-pensiero. Quando circa sette o otto anni fa ho girato in auto l'Olanda quella che ti ho detto è proprio l'impressione che ne ebbi, che scrissi da un internet point ad amici e che continuo ad avere.
Tu hai trovato il tuo Eldorado e sei contento: per me va bene. Ma tu sei affascinato dalle architetture, dall'ordine, dall'urbanistica, da che cosa?
Quanto alla perdita del centro, come dici te, penso che gli olandesi l'abbiano perso da tempo, dato che hanno molti più problemi di noi in città come Amsterdam e Rotterdam, dato che hanno problemi gravissimi con l'emigrazione islamica che, per adesso, noi non abbiamo. Forse abbiamo saputo conservare di più il centro. C'è anche molto altro che non mi fa invidiare affatto quel paese, ma non è questo il luogo in cui discuterne.
Per il libro non saprei proprio: sciogli il mistero e dacci la grande rivelazione.
Ciao
Pietro
"Quanto alla perdita del centro, come dici te, penso che gli olandesi l'abbiano perso da tempo, dato che hanno molti più problemi di noi in città come Amsterdam e Rotterdam, dato che hanno problemi gravissimi con l'emigrazione islamica che, per adesso, noi non abbiamo"
te li ricordi i soldati iracheni che, una volta che eran stati catturati dagli americani, rimanevano sorpresi di non esser mangiati vivi? e sai perchè? perchè il regime raccontava loro che gli amercani eran brutti sporchi e cattivi.
pietro, cambia giornali che leggi, oppure fatti un giro in olanda... ti accorgerai che quello che hai scritto sono delle vere e proprie balle. le solite balle che mettono in giro certa stampa che sa solo gridare al lupo-al lupo- al lupo. sarebbe ora che la smetteste di sparar fumogeni.
per quanto riguarda gli strumenti architettonico-urbanistici: ti sei accorto che usano il fronte strada in quasi tutte le nuove edificazioni? che creano corti interne? giardini interni? alta densita? uhm... no eh? meglio andar per insule romane facendo credere che nessuno nel 900 ha saputo disegnare spazi urbani chiusi e ha saputo tenere unite architettura e urbanistica. spiace per te... ma questo l'han fatto gli olandesi (e in parte i tedeschi). e l'han fatto su vasta scala e non su di un quartierino di 6000 abitanti di proprietà di un principe.
robert
robert, se vuoi essere "contro" ad ogni costo è affar tuo: ti riporto di seguito un mio precedente commento di risposta, guarda caso, al tuo che dice:
"Farei però dei distinguo sugli esempi che porta. L'Olanda: non c'è dubbio che esistono nuove aree olandesi, non necessariamente quelle famose delle riviste, che hanno le caratteristiche positive che LdS dice: le densità non sono basse, in verità, e non è un male, la maglia fitta, i fronti continui stradali opposti incredibilmente ravvicinati (pare che agli olandesi non interessi la privacy, visto che mettono in bella mostra i loro soggiorni con ampie finestre sulla strada,) le strade che presentano le stesse caratteristiche di Poundbury, cioè la moderazione di traffico che consente la "convivenza" tra auto, bici e pedoni, con deviazioni obbligate e ostacoli che obbligano ad andare piano. E su questi esempi io dico: magari averne così da noi, sarebbe un bel passo avanti. Però c'è qualche problema: intanto la rete stradale è rigida, non c'è gerarchia interna, non esistono piazze, spesso le strade sono a cul-de-sac e non cè permeabilità, mancano, insomma, di anima, di sapore. Possono certamente essere prese ad esempio nella loro razionalità ma non hanno la forza per diventare un Manifesto".
Se pensi me lo sia inventato ti do' le coordinate per trovarlo:
http://www.de-architectura.com/2009/02/urbanesimo-sostenibile-il-caso-di.html
più o meno a metà della lunga serie di commenti.
Detto questo ti domando: cosa vuoi dimostrare di tanto diverso da quanto dico io: che la strada-corridoio è l'elemento generatore della città? Lo dico da due anni, quindi è lecito che tu tenga a distinguerti ma non siamo in assoluto disaccordo.
Perchè dunque ti arrabbi quando dico che LC ha fatto più danni della grandine?
Ciao
Pietro
Volevo già lasciare un commento sul confronto fra S. Giminiano e Dubai,e così riassumo qui le mie opinioni: credo sia indubbio che San Giminiano rappresenti una "summa" irripetibile delle conoscenze urbanistiche "antiche" (per così dire, ma antiche non lo sono), un pò come la Divina Commedia di Dante è la "summa" del pensiero medievale.
Probabilmente si avvicina molto al concetto di città perfetta e chiunque affermi il contrario o metta in dubbio tale affermazione dovrebbe ristudiarsi per bene la storia dell'urbanistica o quantomeno visitare la città e vedere coi propri occhi come tutto sia organizzato alla perfezione.
Detto questo San Giminiano è un piccolo centro: gestire ed organizzare una piccola comunità è molto più facile che gestire una metropoli (in fondo è un semplice fatto matematico di aumento esponenziale della complessità dei sistemi).
In Grecia quando gli abitanti erano troppi, questi lasciavano le Polis e ne fondavano un'altra, ben consapevoli che la gestione di città troppo grandi sarebbe stata difficile.
Quindi: o ci decidiamo a vivere in tanti piccoli centri autonomi oppure cercare di applicare i criteri di questi centri alle grandi metropoli porterà al solito "papocchio" (che, ricordo, si ripresenta a cicli continui nella storia dell'architettura).
E' come cercare di mettere una taglia 42 a Platinette.
Ciao
Matteo
ahi detto bene... un commento. non un post. un post non lo farai mai, è impossibile, perchè significa accettare che qualcuno con la modernità si sia confrontato, col modernismo pure, con la tradizione pure. li hanno shakerati e hanno prodotto un caso unico in europa se non nel mondo di ottima pianificazione, ottima urbanisitica e ottimo livello architettonico. ecco, pietro... questo tu non lo ammetterai mai. significherebbe ammettere che nel 900 qualcuno ha prodotto ottimi risultati confrontandosi con la modernità e la tradizione.
le critiche che fai tu al loro modello sono la ricerca del pelo nell'uovo.
portarmi come manifesto (manifesto? ma che sei diventato? un'avanguardia pure tu?) un quartierino di buona qualità più o meno pittoresco progettato da un architetto e da un unico committente come è il caso di poundboruy significa non aver capito nulla dei meccanismi di gestione dell'urbanistica. non che io ne capisca qualcosa eh? ma almeno non faccio manifesti. cerco semplicemente di capire perchè alcuni paesi son riusciti a pianificare e noi no.
non mi diverto a dipingere scontri di civiltà-architettonica come mi pare vi divertiate a fare qui dentro.
robert
PS: manco ti rispondo su LC perchè in questo contesto non c'entra un bel niente, le provocazioni le lascio cadere.
robert, lo scontro di "civiltà architettoniche" c'è e l'hanno determinata coloro che hanno deciso che tutto il passato era sbagliato e da dimenticare. Questo è un dato di fatto, non una riflessione.
Il dubbio semmai è se sia opportuno proseguirlo o meno attualmente. La mia risposta è sì, senza alcun dubbio, e provo a spiegarmi con poche righe.
Portare ad esempio l'Olanda " nel suo complesso" è fuorviante e sbagliato. Puoi portare ad esempio molti casi olandesi ma, se me la porti tutta, vuol dire accettare quell'idea nella sua totalità e invece l'Olanda è strapiena di esempi sbagliati. Tu mi consigli di viaggiare in Olanda in auto ma io ti ho detto che l'ho già fatto 7 o 8 anni fa, da nord a sud.
Il Manifesto, su cui tu ironizzi senza averne letto il seguito del commento (io ho estrapolato solo una parte) significa questo: se prendi un esempio come bandiera, non puoi prenderne uno che rappresenta l'una e l'altra idea contemporaneamente, altrimenti ingeneri confusione e non dici niente. Un esempio in politica senza polemica ma solo per spiegare: pochi comunisti italiani portavano ufficialmente l'URSS come modello, riconoscendone i molti errori ma si rifacevano all'idea originaria. Qui è la stessa cosa.
Stai tranquillo e rilassati: non ho pretese di lanciare Manifesti ma solo di "manifestare" qualche idea mia e di altri.
Però con l'Olanda non esagerare, altrimenti il manifesto rischi di farlo proprio te.
Ciao
Pietro
matteo, certo che esiste un problema di scala ma.... io non pretendo di avere una soluzione per tutto.
Però il principio generale non è molto diverso per il grande e il piccolo, è chiaro tuttavia che il problema della mobilità si pone in modo del tutto diverso.
Saluti
Pietro
pietro, dall'olanda, si cerca di imparare il fatto che son stati capaci di pianificare e progettare con altissima qualità. mettendo in gioco più progettisti, intere amministrazioni e regioni. l'I-burg fa 18000 abitanti... è stato tirato su in nemmeno 10 anni... praticamente gli fa un baffo a poundboury. il 40% delle residenze è pubblico. significa che il loro pubblico è addirittura più efficiente del nostro privato. in questo senso questo paese lo porto eccome come esempio, vuoi che parliamo di manifesti? beh... 100 e passa anni di storia di arch e urbanistica mi pare che sorpassino di un bel po'piccoli quartierini pittoreschi e libricini che trattano di frattali applicati al medioevo.
robert
PS - scontro di civiltà-architettoniche: che ti devo dire, c'è pure chi crede agli ufo...
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