Pietro Pagliardini
Questa mi era proprio sfuggita:Peter Eisenmann non vivrebbe nelle case da lui stesso progettate!
Non è calunnia o faziosa interpretazione ma la sua risposta ad una domanda nell'intervista di Piergiorgio Odifreddi su Repubblica.
Odifreddi non sembra attribuire grande importanza alla cosa mentre chi mette ben in evidenza questa che sembra una contraddizione (ma non lo è affatto) è invece Pierluigi Battista sul Corriere della Sera, con tanto di titolo ad hoc.
Non c'è contraddizione perché è ormai noto che l'architetto modernista (meglio se archistar, attuale e anche quella di qualche tempo fa) progetta per se stesso, nel senso che quel tipo di architettura è funzionale solo alla sua professione, ma vive in belle ed accoglienti case fatte da altri, magari anonimi capomastri o architetti, trattandosi generalmente di costruzioni antiche!
Mi aspetto sottili distinguo giustificazionisti o negazionisti e commenti sulla rozzezza di questo post!
Ma la verità è rozza o è solo vera?
19 agosto 2009
EISENMANN NON VIVREBBE NELLE SUE ARCHITETTURE
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6 commenti:
In fondo lo condivido:neanch'io abiterei nelle sue case... :)
Insomma, almeno uno è sincero, no?
Matteo, che sia sincero non c'è dubbio. Anche Gregotti è sincero quando rifiuta con sdegno l'idea di vivere allo Zen. Tutti sono sinceri, tutti siamo sinceri. Anche un assassino reo-confesso è sincero.
Comunque non mi interessa la sincerità dell'uno o dell'altro, quanto il fatto in sè: un divo dell'architettura che rifiuta l'idea di vivere nelle proprie case dovrebbe far riflettere non sulla sincerità ma sui contenuti del progetto e soprattutto sul sistema dell'architettura nel suo complesso.
Ricordo Koolhaas quando ha dichiarato la perdita dei valori dell'architettura greca. Sincero anche lui? Certo che sì, diamine, non è mica stupido e non nega l'evidenza!
Chi li esalta dovrebbe, almeno, sentirsi un pò preso in giro.
A me invece diverte moltissimo la cosa perché ne apprezzo l'intelligenza, non esente da una buona dose di cinismo, che si fa beffa dei suoi fans e della critica adorante.
Saluti
Pietro
C'era un mio amico d'infanzia che era innamorato delle auto d'epoca e non perdeva occasione di andare ai raduni o alle gare storiche (tipo Millemiglia) per poterle ammirare. Un giorno è anche riuscito a comprarsene una e la trattava meglio della moglie, la puliva la lucidava e la teneva sempre in ottime condizioni. Tuttavia non ci andava mai in vacanza, non la usava neppure per farci un giro in campagna nel week end perchè, cito le sue testuali parole, non è molto affidabile, non ha l'aria condizionata e non ha l'abs e il servosterzo.
I bellissimi palazzi antichi, come le automobili e tutto ciò che è "old fashion" e va tanto di moda oggi, sono da ammirare e si può comprensibilmente averne una certa nostalgia, ma oggi i requisiti richiesti sono diversi e per così dire "evoluti". Oggi richiediamo automobili che siano principalmente sicure e affidabili, con comfort che possono senz'altro mettere da parte l'aspetto estetico (specie se questo è rivolto alle sinuose auto d'epoca), e analogamente richiediamo edifici che abbiano dotazioni tecnologiche rivolte al risparmio energetico, alla fruibilità e all'accessibilità e tanti altri aspetti di cui non possiamo fare a meno lasciando tranquillamente indietro un eventuale aspetto estetico delle facciate (che è comunque costoso e oneroso) puntando sulla qualità degli ambienti interni in cui si vive.
Con questo non voglio dire che il Corviale o lo Zen siano bei posti, anzi, ma il degrado delle opere e la bassa qualità abitativa di edifici che oggi sono considerati "errori" in realtà quando sono stati costruiti rispondevano (o meglio cercavano di risponede anche se con risultati scadenti) a precise esigenze richieste, in questo caso la richista di alloggi economici e popolari alla portata delle fasce più basse della popolazione. E' chiaro che oggi costruirne dei cloni sarebbe fuori luogo ma anche costruire edifici che copiano antiche architetture ricche di fregi, colonne e modananture che costano e li renderebbero irraggiungibili anche dalle fasce economiche medie. L'efficienza energetica e il comfort abitativo devono sempre fare i conti con l'aspetto economico.
Non sono daccordo quindi con Koolhaas sulla perdita dei valori dell'architettura greca, se ha voluto intendere che l'architettura si è impoverita, perchè ritengo che questa disciplina si sia sempre evoluta per rispondere a precise esigenze e quindi parlerei di evoluzione dei valori più che di una perdita.
Master, su cosa volesse significare Koolhaas dovremmo chiederlo a lui.
Ti allego il link al post che feci a suo tempo e che rimanda al suo articolo, così che tu possa interpretare:
http://www.de-architectura.com/2008/07/pietro-pagliardini-i-greci-antichi.html
Secondo me, ma è il mio parere, il messaggio banalizzato e ridotto all'osso era questo: "Oggi l'architettura e l'urbanistica fanno schifo, non ci sono valori condivisi perché si è perso il senso della comunità che era proprio, ad esempio, dell'antica Grecia. Io mi adeguo, mi faccio interprete del mio tempo, ma vi faccio sapere che io so che stiamo facendo schifezze, sia chiaro. Non voglio passare da stupido!"
Il giudizio su questo atteggiamento è individuale e lo lascio ad ognuno di voi. Può andare dall'arroganza, alla protervia, alla furbizia, al cinismo,al disincanto, all'ironia, all'intelligenza o ad un mix di tutte o di alcune di queste messe insieme.
Quanto ai costi dell'edilizia, Master, tu attribuisci a questi un'importanza che non hanno. Infatti nel costo finale di un alloggio, il costo di costruzione non incide, mediamente, per più del 50% e nell'ambito di questo la differenza tra fare cattiva edilizia e buona edilizia la differenza è MINIMA. Il mito dei costi è nato con la 865, con le altezze di m 2,70, con le percentuali della SNR sulla SU e con tutto l'armamentario numerologico-ideologico di quel periodo. E' stato un modo surrettizio per imporre una egemonia Kulturale ad una società attraverso la casa (il diritto alla casa, ricordi?). Credo che questo sia ormai un dato accertato e non vale nemmeno la pena di discutere da quanto è evidente.
E comunque resta un dato: posso ammettere, esagerando, una differenza di 100 euro a mq di SC tra una buona e una pessima edilizia (considerandoci anche l'aspetto tipologico), cioè per 1000 mq di superficie complessiva (SC), diciamo perciò per 11 alloggi di circa mq 72 di superficie utile, una differenza di 100.000 euro, cioè 9.000 euro ad alloggio. Senza fare grandi calcoli circa il 10% di differenza del costo di costruzione che diventa il 5% sul costo finale: una sciocchezza rapportata alla qualità finale. Molto meno comunque di quello che costa l'essere ossequiosi verso il dogma delle energie alternative. Molto ma molto meno di queste. Ma anche queste vengono giustificate e accettate in virtù di un altro dogma, di un'altra ideologia. Siamo alle solite e le case restano scadenti.
Saluti
Pietro
Pietro, vorrei corregerti nell'ultima frase: "Le case restano scadenti, ma con dei bei pannelli fotovoltaici appiccicati sopra".
Mi ronza nelle orecchie il commento fulminante che avrebbe fatto Totò: una "rasoiata" ( il "rasoio di Caianello" non meno nobile di quello di Occam...)
"architetto sì; fesso no !"
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