Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


10 dicembre 2008

PREGHIERA DI LANGONE, da Il Foglio, 10 Dicembre


PREGHIERA del 10 dicembre, di Camillo Langone da Il FOGLIO.

13 commenti:

Salvatore D'Agostino ha detto...

Non ha poi tutti i torti.
Chi l'ha detto che l'auto blu deve essere una Maserati/Alfa/BMW/Mercedes/? Si può stare comodi anche in una Fiat multipla non credi?
Mega edifici/piccoli edifici.
A presto.
Salvatore D'Agostino.

Pietro Pagliardini ha detto...

Io non sono Langone (e lui non è me) però lui considera i grattacieli un peccato di superbia e mi sembra anche che apprezzi molto più la provincia, e della provincia le case molto tradizionali che le metropoli.
Quindi non credo che il tuo paragone, che mette sullo stesso piano il grande e il piccolo rimandandolo al gusto individuale sarebbe di suo gradimento.
Penso che per lui sarebbe come mettere sullo stesso piano il diavolo e l'acqua santa, il male e il bene, il cattivo e il buono, il brutto e il bello.
Ma, è ovvio, è solo un mio azzardo del Langone-pensiero.
Saluti
Pietro

Salvatore D'Agostino ha detto...

Io considero la città/metropoli il luogo ideale per la sperimentazione dell'architettura e quindi anche dei grattacieli. E la provincia il luogo della concretezza architettonica (per chi sa cercare il posto dei piccoli gioielli).
Non condivido le città che non hanno respiro internazionale (vedi Roma e Milano), impoverisce persino chi ama stare in provincia.
Saluti,
Salvatore D'Agostino.

Pietro Pagliardini ha detto...

Su questo argomento pubblico il post con il testo di Portoghesi del convegno di Roma. Non che dica cose definitive, ma un certo interesse c'è. Per parte mia dico che mi disturba molto la parola "sperimentazione". Sulla città non si può partire con l'idea di sperimentare, perchè gli esperimenti restano, anche se non riusciti (e i più non riescono). Sperimentare vuol dire tentare qualcosa di nuovo, correre rischi e i rischi non si corrono sulla pelle degli altri. I ricercatori sperimentano sulle cavie, che poverette si sacrificano per un fine superiore, il nostro. Ma nella città le cavie siamo tutti noi.
Davvero la parola sperimentazione è contraria all'essenza delle città.
Va da sè che ogni intervento edilizio è, oggi, intrinsecamente una sperimentazione, perchè ogni edificio, per quanto sia tradizionale e "sperimentato" è un prototipo dal punto di vista costruttivo. Non è un'auto che si testa in stabilimento; ma non può essere sperimentazione totale, non partendo dal niente, ma da ciò che esiste, dall'esperienza e dalla conoscenza accumulata nei secoli.
Da anni, invece, ogni volta si ricomincia da capo e questo è, prima di tutto, stupido,come ho già detto anti-scientifico. Una inutile quanto dannosa dimostrazione di potenza. Ben altri sono i campi di sperimentazione.
Saluti
Pietro

Anonimo ha detto...

"Io per esempio mi candido a dirigere, scrivere, impaginare qualsiasi cosa, supplemento culturale o mensile di moda va bene tutto"

il langone avrà anche una concezione chiara del bene e del male del bello e del brutto... a me pare che qui l'unico che pensa di esser onnipotente sia lui. non sarebbe meglio che lasciasse l'impaginazione a chi sa impaginare, dirigere chi sa dirigere e si attenesse a scrivere qualche recensione di messa di provincia?

LdS

Pietro Pagliardini ha detto...

Langone è Langone. O lo accetti o lo rifiuti. E comunque quella frase che tu riporti senza la parte finale, dice esattamente l'inverso di quello che tu pensi, nel senso che lui è disposto a fare qualunque cosa, anche a impaginare ecc. purché lo possa fare dall'interno di un trullo, cioè da un luogo antico, uno spazio intimo e chiuso al mondo.
Non è da questa preghiera che si può accusare di "superbia" Camillo Langone.
Saluti
Pietro

Anonimo ha detto...

tranquillo pietro, non lo accetto nè lo rifiuto, penso solamente che certi scritti non meritano nemmeno il tempo di leggerli (cosa che farò d'ora in poi, averne letti due è già troppo)

LdS

Pietro Pagliardini ha detto...

Te l'ho detto LdS che Langone non consente mezze misure. Non mi pare di avere sbagliato.
E' normale che sia così perché lui è estremo.
Come dice Totò: " a me piace".
Saluti
Pietro

Anonimo ha detto...

Che un “grattacielo di 52 piani” possa essere, sul piano puramente formale, una manifestazione di mania di grandezza ‘dinosaurica’ può anche essere, ma è senz’altro una manifestazione prima di tutto simbolica, nella quale il significato del "contenitore" trascende quello del "contenuto": significa che quell’ 'editore di quotidiani’ vuol lanciare un messaggio forte che parli, attraverso un’architettura esagerata, della potenza (o della qualità o della bellezza o dell’autorevolezza ecc.) dei suoi quotidiani. Non mi pare che sia esecrabile, lo impone la legge del mercato, della pubblicità, della concorrenza, della comunicazione, né si può proibirgli di farlo attraverso la costruzione di un edificio che, nel novero delle sue molteplici funzioni, includa quella simbolica. D’altra parte non è una novità, dalle piramidi in poi, ed oggi più che mai, quando “ ….. l'epoca informatica funziona non più per messaggi assertivi, causa effetto, ma per messaggi metaforici, traslati. Un edifico non è più buono solo se funziona ed è efficiente, insomma se è una macchina, ma deve dire e dare di più. Tra l'altro quando serve, anche simboli”. (Antonino Saggio, “La via dei simboli”)
La rappresentazione simbolica, del resto, è per l’essere umano un bisogno inderogabile, lo sanno bene le religioni, che sfruttano in ogni modo il linguaggio simbolico, perchè non dovrebbero farlo gli architetti o gli editori?
Se poi lo fanno come “Calisto Tanzi che aprì un cantiere faraonico quando non aveva più nemmeno i soldi per pagare il benzinaio di Collecchio” il problema, questo sì, è loro (e magari vorrano chiedere conto a Langone del paragone addotto). Capisco l’ironia del discorso, il risvolto paradossale e surreale proprio della garbata forma letteraria che gli permette di castigare ridendo, ma mi resta la curiosità di sapere perché Langone non decida di fare il free-lance e non ci mandi le sue preghiere direttamente dal trullo di suo cugino Ciccio a Selva di Fasano.

ciao
Vilma

Anonimo ha detto...

forse non mi sono spiegato, non è questione di estremismo è semplicemte questione di non perder tempo nella lettura di strafalcioni... e gli strafalcioni non sono estremi sono, appunto, strafalcioni.

LdS

Pietro Pagliardini ha detto...

Ehhh! Langone mi sa che è uno va lento, non è amante della velocità, ha i tempi della provincia e per fare il free-lance bisogna scarpinare. Forse, quando avrà fatto abbastanza quattrini, ma mi sa che ancora ce ne vuole, si ritirerà nel trullo del cugino.
I grattacieli hanno certamente una funzione simbolica ma è proprio quel simbolo che credo non piaccia a Langone.
Quanto a me, come posso pensare di averne ospitato un link e poi contraddirlo? Sarei troppo scortese, perciò mi allineo.
Saluti
Pietro

Anonimo ha detto...

cavolo, ho perso per strada un altro commento :-)
oppure dare dello "strafalcione" ad uno scritto costituisce un'offesa? :-)

LdS

Pietro Pagliardini ha detto...

Scusa LdS, ma l'avevo perso io per strada, non te.
Non hai commesso reato di lesa maestà.
Saluti
Pietro

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