In stile Repubblica, ma in sedicesimo, avrei 10 domande da porre sul progetto dell’edificio Benetton a Roma, in via del Corso, progettato da Massimiliano Fuksas. In realtà ne avrei altre di domande da porre, ma è preferibile attenersi alla regola del 10.
Il problema è che non so a chi porle queste domande. Quindi è un messaggio dentro una bottiglia lanciato nel mare magnum della rete. Chissà che qualcuno che conosce almeno parte delle risposte non lo legga!
1) L’edificio attuale è vincolato ai sensi della ex 1089/1939?
2) L’area rientra nel vincolo paesaggistico ex legge 1497/1939
3) Se sì ad una sola delle due domande precedenti, perché la Soprintendenza ha rilasciato il nulla-osta e chi ha istruito la “pratica” e chi l’ha firmata (nome, cognome, ruolo)?
4) Il progetto è stato oggetto di un Piano Attuativo o di Recupero, magari in variante, o è stato autorizzato con Permesso di costruzione diretto?
5) Se è stato oggetto di Piano Attuativo o Piano di Recupero, esiste una commissione urbanistica che ha approvato? E con quale motivazione?
6) Come e da chi è composta questa commissione urbanistica (nomi, cognomi, ruolo)?
7) Se è stato autorizzato con Permesso di costruzione diretto, con quale motivazione la Commissione Edilizia ha approvato? Nel caso in cui a monte ci sia stato un Piano Attuativo o di Recupero, la C.E. non avrebbe potuto che prenderne atto, almeno nelle linee generali, ma possibile che nessuno dei membri abbia sentito il bisogno di esternare un disagio, dissociarsi, uscire per farsi mettere assente, far mettere a verbale qualche cosa, dare un segno di vita, insomma?
8) Da chi è composta la Commissione Edilizia (nome, cognome, ruolo)?
9) Chi ha istruito la pratica del Permesso di Costruzione e chi l’ha rilasciata (nome, cognome, ruolo)?
10) Possibile che il Sindaco, gli Assessori competenti, un Assessore qualsiasi della Giunta, qualche consigliere comunale di maggioranza o minoranza, qualche consigliere dei Municipi, qualche Presidente di commissione, qualche politico di prima, seconda o terza fila, qualche mezza tacca qualsiasi nella pletora di amministratori che ci possiamo permettere in questo straricco paese, qualche rappresentante della comunità montana, che sarà scesa anche a Roma immagino, qualche Assessore o consigliere provinciali e regionale, qualche funzionario o tecnico di uno dei numerosi enti, che ci possiamo sempre permettere in questo sempre più straricco paese, in qualche utilissima conferenza dei servizi, qualche funzionario della ASL per il NIP, dei VVFF per l'esame progetto, del Genio Civile per il deposito delle strutture, dell'ufficio commercio per le autorizzazioni, ecc. ecc. ecc., possibile, dicevo, che nessuno abbia visto, saputo, annusato, sentito dire che stava per essere o era già stato approvato un progetto di tal fatta nel centro di Roma, tra le decine di tavoli in cui è transitato, e che abbia mantenuto il segreto, anche con la moglie o il marito? Tutto si potrà dire fuorché passi inosservato!
Certo, manca la domanda regina, la più seria ma anche la più terribile cioè: possibile che sia piaciuto a tutti questo progetto? Ma questa non la voglio proprio porre.
Pietro Pagliardini
17 giugno 2011
10 DOMANDE SULL'EDIFICIO DI VIA DEL CORSO A ROMA
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8 commenti:
Caro Pietro,
nel marasma che regna a Roma, penso che le tue più che legittime domande abbiano una semplice risposta: quando scompare l’insegnamento dell’educazione civica, quando vige la legge del più forte, quando gli interessi privati massacrano quelli pubblici, quando il senso della collettività è andato a farsi fottere in nome del tanto ambito individualismo, anche il centro della “città eterna” perde di importanza agli occhi di chi comanda. La velocità esponenziale con cui, a partire dallo stupro dell’Ara Pacis, nella città di Roma sono proliferate le “cellule tumorali architettoniche” ad opera delle archistar (vere o presunte tali) fa sì che, se non ci si dà una mossa, alla Città Eterna rimarrà ben poco di eterno!
Ciao
Ettore
Hai senz'altro ragione Ettore, ma dietro Comune e Soprintendenza, e dietro tutta quella pletora di enti, ci sono letteralmente centiania di persone con nomi e cognomi, che approvano, respingono, firmano, mettono timbri, ed è bene sapere chi sono e sarebbe bene che loro sapessero che molti sanno, non certo per metterli alla gogna ma perché Fuksas la firma la mette e se ne assume la responsabilità.
E' bene cominciare a capire che chi approva, libero professionista delle varie commissioni o dipendente dei vari enti, è responsabile quanto chi firma il progetto, anche se in modo diverso.
Parlo di responsabilità non di carattere penale, perché do per scontato al regolarità amministrativa dell'atto, ma di tipo culturale, politica e sociale.
Sono stato e sono tuttora in più commissioni edilizie ed urbanistiche e so che decidere, in casi delicati e importanti, è difficile, le pressioni ambientali sono forti, sindaci e assessori vogliono in genere vogliono approvare, anche per fare cassa, so che talvolta si fanno mediazioni cercando di salvare capra e cavoli, si cerca di correggere, ma ci sono delle cose che, proprio per il loro impatto, non possono essere approvate.
Accettare di essere in commissione in una città come Roma è doppiamente difficile e quella cosa, se è stata in qualche commissione, ha senz'altro avuto una storia controversa.
Mi piacerebbe saperla quella storia con i nomi e i ruoli degli attori.
Non la saprò, ovviamente, e non farò il detective perché non ho tempo da perdere ma potessi lo farei. Non è mica difficile! Basta fare un accesso agli atti e la storia, quella che appare e che è, la si ricostruisce in poco tempo. Compreso il fatto se ci sono stati "tormenti" o convinti sì.
Ciao
Pietro
http://www.toxel.com/inspiration/2009/05/22/15-unusual-and-creative-buildings/
tra bizzarrie di ogni tipo, anche alcuni "capolavori firmati" cui il nostro M.F. si ispira.
Cade pertanto anche il potenziale valore di novità e innovazione dell'idea e del progetto.
Certo, lo stesso si sarebbe potuto dire del Partenone sull'acripoli; "un altro tempio rettangolare! con le colonne intorno, il timpano, le metope e i triglifi! basta con queste novità scopiazzate..."
La differenza è che, anche se non esiste una formula per dimostrarlo, il partenone lassù ci sta proprio bene, come sta bene il tempio di Giove a Olimpia, o quello di Afrodite a Delfi
Caro enrico, non facciamo paragoni con il Partenone! Il tuo link è davvero straordinario perchè dimostra proprio la pochezza di questi oggetti costruiti che non sono architettura e che non varrebbe neanche la pena citare se non fosse che inquinano con la loro immagine tossica il paesaggio urbano. Come vedi un edificio di Gehry è accostato ad una casetta rovesciata, ad una a fungo, unaltra come un cestino ecc. Manca solo quella a forma di gelato per il gelataio e a forma di hot dog per il venditore di hot dog. In effetti questi ingenui edifici hanno almeno uno scopo senza costruirci sopra discorsi di architettura.
Ci stiamo qui a rompere l'anima per quattro furbacchioni che qualcuno chiama maestri!
Ciao
Pietro
stupri... cellule tumorali...
io sto preparando il tè, volete una camomilla? :-)
robert
dimenticavo... bellissimo il link di enrico. a quanto mi risulta so che alcuni di quegli edifici riscuotono un successo straordinario presso la "gente" (che ovviamente è senza dubbio più ironica degli architetti :-)
robert
La gente è ironica fino a quando non sa quello che costano alcuni di quegli edifici. Se poi sapesse che sempre alcuni di quegli fanno acqua e ci sono cause da milioni fi euro l'ironia si trasfomerebbe in altro.
Io apprezzo di più la casetta sotto sopra
Pietro
"Alcuni di quelli". Il cell fa brutti scherzi
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