Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


17 giugno 2011

ETERNITA' E VERGOGNA DEL MATTONE

Sul Corriere della Sera di martedì 14 giugno ci sono due belle pagine dedicate a Giorgio Vasari, di cui ricorre il 5° centenario della nascita e di cui si inaugura una mostra agli Uffizi dal titolo Vasari, gli Uffizi e il Duca, cioè Cosimo de’ Medici, che commissionò a Vasari il progetto degli Uffizi. Vi è poi, sempre in relazione al Vasari e alla mostra, un articolo sul rapporto tra l’eternità dei grandi della storia, grandi nel bene o nel male, e l’eternità dell’architettura e della poesia da loro lasciata o a loro dedicata. Titolo dell’articolo: Da Pericle a Hitler: l’eternità è sempre affidata alla pietra. I grandi sono sempre gli stessi: Pericle, Giulio II, Urbano VIII, Cosimo, appunto, il Re Sole, e pure Hitler; per finire con Pompidou e Mitterand.


Si parla di sovrani, di principi diremmo meglio, anche del principe del male per antonomasia. Il giudizio basato sull’eternità del ricordo legato all’eternità delle opere lasciate, non è un giudizio sul valore di ognuno, ma la constatazione del fatto indiscutibile di essere la memoria di molti di questi principi legata indissolubilmente alle opere che hanno voluto e ci hanno lasciato.
Certo che Hitler sarà ricordato per ben altro che l’architettura, anche se il suo stadio olimpico è risorto a nuova gloria con le Olimpiadi di Berlino e con il bell’intervento di adeguamento progettato da GMP, forse il più bell’esempio di recupero e trasformazione di uno stadio che io conosca, splendida fusione di architettura classica e modernità.

Inevitabile e amaro il confronto della “soluzione” del rapporto vecchio-nuovo, con il progetto del nuovo negozio Benetton a Roma, “firmato” da Massimiliano Fuksas e segnalato opportunamente da Giorgio Muratore su Archiwatch.

I nuovi Principi sono le case di moda con i loro stilisti o le varie multinazionali; sono principi del profitto. Ma non è il profitto il problema, anzi, è bene che ne producano molto. Il problema è il ridurre e piegare in maniera scientifica l’architettura, ma direi meglio, la città, a pura merce di scambio, a grande outlet urbano in stile…. come non saprei, modernista è troppo poco ed è in fondo offensivo per i modernisti autentici. Che le società industriali e commerciali necessitino di una immagine architettonica capace di distinguersi è una evidenza. Che questa architettura sia per sua natura pura comunicazione visiva e parte integrante del brand e quindi che la logica dell’oggetto sia assolutamente prevalente su quella del contesto, ed anzi lo neghi proprio per cercare di emergere dal rumore di fondo creato da tutti gli altri concorrenti, è un’altra evidenza.
Ma non c’è giustificazione alcuna perché operazioni come queste vengano perpetrate in danno del centro storico e di quello di Roma in particolare. Non solo chi l’ha progettato, ma chi l’ha approvato dimostra mancanza di senso del proprio ruolo e delle proprie responsabilità. Qui non siamo al fuck the contest, siamo davvero ad un livello molto inferiore, se possibile. Qui il contest non è solo la città ma lo stesso edificio su cui si interviene con linguaggio sgrammaticato.

Non sono un seguace dell’indignazione, ma immaginare quel progetto (immaginare per poco, perché è in costruzione e lo vedremo finito) in via del Corso, con quelle escrescenze giustapposte sul tetto e quella rete da insaccati che vorrebbe risolvere un angolo, mi rende incredulo perché è come essere alle aste della progettazione e per il fatto che è stato approvato da “organi competenti”. Di cosa siano competenti è un altro bel rompicapo. Ma davvero alle grandi società e ai "grandi" architetti non si può dire di no? Oppure il sì sarà giustificato dalla consunta storiella riciclata che dobbiamo accettare la sfida del nostro tempo?

Dopo aver letto le due pagine del Corriere, non griderò contro la democrazia che non riesce a produrre bellezza, però che debba produrre solo bruttezza, rischia di far vacillare qualche convinzione. Gli ultimi tre sindaci romani, Rutelli, Veltroni e Alemanno avranno lasciato il loro segno nella città di Roma, ma sono certo che non saranno ricordati come Pericle o Giulio II.
Per loro e nostra consolazione non saranno comunque ricordati nemmeno come Hitler.
Non saranno ricordati e basta.

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