La mia cultura di architetto laureato nel 1976 non mi ha certamente fornito alcun pregiudizio contro i grattacieli, dai quali anzi sono stato, e sono in certi casi tutt’ora, affascinato e intrigato. Ci sono città che traggono da questa tipologia la loro forte caratterizzazione, come New York e Chicago e, non foss'altro che per la fama e il mito dato loro dal cinema americano, ritrovarsi in mezzo ad essi appena sbarcato dall’aereo è stata una delle esperienze di viaggio che ricordo con maggiore intensità.
Ricordo con commozione quel primo viaggio in taxi verso l’albergo a New York, con il naso incollato al finestrino e la testa volta in su ad ammirare luoghi ed edifici resi familiari dal cinema e dai libri: Fifth Avenue, Rockfeller Center, Empire, Chrysler Building, Pan Am e poi l’albergo vicino al City Corp Centre, incredibile edificio con i quattro angoli a sbalzo e la punta tagliata a 45°. E in quel taxi mi veniva in mente un film con Alberto Sordi nella mia stessa situazione.
Immagine tratta dal sito del Comune di Milano |
E poi quella immensa parete di indirizzi dell’Empire State Building, e la sua punta che di notte cambia colore e infine la salita in cima alle Twin Towers da cui si abbracciava la penisola di Manhattan, Il New Jersey, la statua della Libertà, il ponte di Brooklyn e tutte le icone di questa città simbolo della potenza americana, del mondo occidentale e della libertà. Fosse stato per me avrei ricostruito le torri come erano e dove erano, come segnale di forza e di determinazione contro una furia distruttrice irrazionale e assassina. Ma gli abitanti hanno deciso diversamente e non si può che rispettare questa scelta.
Per me sarebbe sbagliato rinnegare tutto questo e comunque assolutamente impossibile.
Ma un conto è l’emozione e i ricordi personali, altro è ragionare.
E molte sono le ragioni per cui ritengo del tutto sbagliato la ripetizione di questo tipo in ogni angolo del pianeta, e ancor più in Italia, che di seguito riassumo:
• Esportarlo ovunque significa spogliarsi della propria identità assumendone una diversa che appartiene ad un altro popolo, pur a noi così vicino: ogni città, ogni luogo è unico e diverso dagli altri e questa unicità deve essere mantenuta e salvaguardata, allo stesso modo in cui si salvaguarda l’identità e l’unicità dei paesaggi naturali.
• Il grattacielo è l’edificio più energivoro che esista, sia per la produzione dei materiali da costruzione con cui deve essere costruito, sia per la sua gestione che richiede massicce dosi di energia per la movimentazione verticale nelle due direzioni delle persone e dei fluidi per riscaldamento, refrigerazione, rete idro-sanitaria, scarichi perfino. Il grattacielo è un edificio di grande fragilità ed è totalmente dipendente dall’energia; senza energia è l’anticamera di una bara.
• Il grattacielo è pericoloso, come si capisce bene, in caso di incendio, tra l’altro non infrequente per il tipo di materiali che deve utilizzare per ovvi motivi strutturali, tutti leggeri ed infiammabili.
• Per lo stesso motivo è, dal punto di vista dell’isolamento termico e dei consumi, estremamente inefficiente, essendo le pareti dotate di scarsa massa e quindi, non accumulando calore, necessita di calore continuo in inverno e di raffrescamento d’estate, per supplire al noto effetto baracca. La sbandierata sostenibilità ambientale ed autonomia energetica altro non è che una semplice presa in giro.
• La sua sagoma sconvolge del tutto la percezione delle nostre città e del nostro paesaggio, i cui unici elementi verticali sono le torri e i campanili delle chiese, con ciò impoverendo quella che è anche la nostra unica materia prima: la bellezza delle nostre città e del nostro patrimonio artistico.
• Il grattacielo è un formidabile attrattore di traffico, concentrando in pochi metri quadri di terreno un gran numero di persone e di attività, rendendo imprevedibile e ingovernabile quanto accade a terra.
• La vita all’interno del grattacielo è totalmente artificiale, essendo difficile dotarli di finestre apribili, date le fortissime correnti d’aria, che tra l’altro influiscono non poco sul clima circostante. Quindi l’ambiente deve essere completamente climatizzato.
• I costi di manutenzione sono altissimi, basti pensare alla pulizia o al rinnovo delle facciate, di qualunque materiale esse siano.
• L’idea che si occupi meno suolo e che si liberi una gran quantità di verde è destituita di fondamento ed è uno dei tanti falsi luoghi comuni, utili ad agevolarne l’approvazione presso le varie comunità cittadine.
Mi fermo, ma l’elenco potrebbe continuare.
Esiste però, nel caso specifico della realtà italiana, un’altra importante ragione per contrastare con forza la scelta dei grattacieli. E’ una ragione che potrei definire di carattere strumentale e vale sia per la cultura urbanistica che per la politica.
La cultura urbanistica attuale sembra pigramente e acriticamente incentrata sulla sostenibilità ambientale, articolata in maniera più o meno seria: dalla giusta attenzione che i piani rivolgono alla salvaguardie delle risorse naturali in senso ampio, dopo che la legge urbanistica nazionale era invece rivolta solo alla città (anche se in maniera sbagliata), a dichiarazioni di principio influenzate da un ambientalismo che vede l’uomo come un nemico e la natura amica (amica di chi, se l’uomo è un nemico?) con la conseguente cascata di slogan: consumo di suolo, volume zero, dimensionamento di piano e quant’altro.
Una visione urbanistica tutta in negativo e sostanzialmente anti-urbana che non va al cuore del problema, non cerca le ragioni del fallimento della città moderna, accontentandosi, al massimo, di attribuire ogni colpa alla speculazione.
Ragionamento anche questo in negativo, perché riduce l’urbanistica ad una storia di malaffare, attribuendo di fatto ogni responsabilità a tutti tranne che agli architetti, e quindi alla politica, ai palazzinari, ai cittadini cattivi, al mercato, alla rendita fondiaria. Questa svolge, ed ha sempre svolto, un ruolo importante e certamente tutto a favore degli interessi privati, ma se fosse la ragione prima dei fallimenti allora dovremmo avere, a controprova, parti importanti di città che, in quanto costruite in base a piani di iniziativa pubblica, dovrebbero essere esempi di qualità da cui attingere e da prendere a modello. Invece non è così, ed anzi la stragrande maggioranza di quei piani sono i simboli negativi par excellence.
Si rifiuta di riconoscere il fatto che le responsabilità maggiori sono proprio della cultura urbanistica che ha sposato entusiasticamente, e a tutt’oggi continua su questa strada, la zonizzazione selvaggia, la specializzazione della città in aree omogenee, la fine della strada, la logica del lotto piuttosto che dell’isolato, il principio della somma di oggetti invece che quello dell’insieme, il disegno geometrico astratto e privo di ogni relazione con lo svolgimento della vita dell’uomo, insomma il modernismo architettonico ed urbanistico.
L’ambientalismo di oggi, con le dovute eccezioni, è il frutto della cattiva coscienza che crede di poter porre rimedio alla disintegrazione della città con dosi massicce di un verde idealizzato, dopo aver creduto di fare supplenza alla mancanza di disegno urbano attraverso gli standard e i servizi. La quantità definisce meglio di ogni altra cosa l’urbanistica moderna.
Il grattacielo è, in questo senso, un’altra scorciatoia, un altro rimedio alla mancanza di analisi della realtà, il simbolo presunto di una rigenerazione urbana e di rilancio delle città verso una non meglio definita modernità, del tutto priva di contenuti. Si possono, o meglio si dà per scontato che possano, appiccicare al grattacielo le etichette di eco-compatibilità, sostenibilità, risparmio di suolo, con ciò dando la percezione di essere in linea con il fariseismo del volume zero ma permettendo ugualmente operazioni immobiliari importanti sotto il profilo quantitativo.
Il grattacielo diventa dunque l'occasione per un altro rinvio, un altro ostacolo a scelte inderogabili di vera rigenerazione urbana, basata sulla maggiore densità, su una difficilissima opera di ristrutturazione urbanistica che dovrebbe fondarsi nel ritorno alla strada, alla prossimità, alla promiscuità delle funzioni, all’identità dei luoghi.
La politica, che naturalmente possiede il dono di fiutare il vento, sfrutta il trend e vede nel grattacielo l’opportunità di veicolare attraverso di esso, che avrebbe tutte le doti di eco-compatibilità possibili e immaginabili, interventi immobiliari importanti, con quel quid plus di fascino che esercita la verticalità nell’immaginario collettivo, a perenne memoria dell’amministratore che per primo ha introdotto la propria città nella contemporaneità, che ha sprovincializzato una realtà da sempre ostile alle novità.
E così si alimenta il luogo comune, per non dire la menzogna, del grattacielo sostenibile, nelle sue varie versioni boscate e/o pannellate al silicio, energeticamente autosufficiente, con tanto verde intorno.
E così si ripetono a scala maggiore gli stessi errori e la (in)cultura urbanistica continua a rotolarsi su se stessa senza imboccare mai la strada giusta.
PRECEDENTI POST SUI GRATTACIELI:
Grattacieli sostenibili e sostenuti
Qualche numero interessante sui grattacieli "sostenibili"
Ancora sui grattacieli sostenibili
L'assioma del grattacielo
5 commenti:
parole sante!
Vedi Ettore, la forza del mercato: come ho scritto "grattacieli", "New York", "Empire", ecc. è apparsa nel banner pubblicitario del blog l'offerta di un volo a New York con l'immagine dell'Empire.
Però la pubblicità è più intelligente di molti architetti e amministratori, perché se volesse pubblicizzare un viaggio a Siena mostrerebbe Piazza del Campo e la Torre del Mangia, non un eventuale grattacielo che in essa sciaguratamente fosse costruita.
Ma i senesi sono gelosissimi della loro identità e solo un sindaco colto da pazzia si azzarderebbe a proporlo.
Ciao
Pietro
infatti è proprio così!
l'angolo del buonumore...
http://www.corriere.it/esteri/11_aprile_12/grattacielo-arabia-saudita-tortora_e1202530-64ee-11e0-99a5-e45596b05597.shtml
"Queste costruzioni sono il simbolo di un antico modo di pensare l'architettura moderna. Sarebbe più giusto ispirarsi al progetto tridimensionale del quartier generale della China Central Television di Pechino piuttosto che continuare a costruire inutili torri falliche sempre più alte"...
DeA
Sbaglio o ha preso fuoco il giocattolo di Koolhaas!
Sarebbe meglio non costruire nè l'uno nè l'altro.
Saluti DeA. Questo nome mi ricorda qualcosa.
Pietro
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