Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


25 agosto 2010

LA CADUTA DEGLI DEI

Desiderare una città migliore è di destra o di sinistra?
Comincio con una vera banalità ma di fronte all’articolo apparso su Repubblica in ordine alle esternazioni del Sindaco Alemanno sulla demolizione di Tor Bella Monaca, la domanda è davvero la prima che viene in mente.
Riassumo: Alemanno durante una manifestazione estiva a Cortina dice che è suo desiderio abbattere Tor Bella Monaca e ricostruire prendendo ad esempio la Garbatella. Per inciso, la Garbatella come esempio di qualità urbana ed edilizia è un cavallo di battaglia del prof. E.M. Mazzola che più volte lo ha scritto nei suoi libri, su Il Tempo, su Libero ed anche su questo blog.

Alemanno, uomo di destra, fa perfino un distinguo tra questo insediamento e il Corviale, edificio simbolo della cultura di sinistra, come a voler rimarcare il fatto che la sua non è una proposta ideologica né “contro” ma una constatazione che parte da considerazioni oggettive, quali il degrado edilizio (piove dentro le case, è scritto su Repubblica) e urbano. Ma dice anche altro: “oggi con le ultime sentenze della Corte Costituzionale espropriare costa troppo. Siamo passati dall'assoluta massificazione degli anni passati a meccanismi oggi troppo restrittivi: è necessaria una nuova legge urbanistica complessiva che consenta di costruire dove c'è bisogno e non solo dove c'è interesse di privato e di società immobiliari, se no continueremo ad avere città che si espandono in zona agricola. È necessario invece demolire e ricostruire ampie aree della città, recuperando anche terreno urbano”. E continua: “A Roma ci sono molte aree delle 167 che sono autentiche cisti urbane, penso al Tiburtino 3 e altre zone». Come appunto Tor Bella Monaca”. Affermazioni, insomma, che potrebbero essere uscite dalla bocca di Rutelli: un po’ di idealità, un pizzico di cultura urbanistica, molto realismo politico.

Il giorno dopo invece, apriti cielo, scatta la reazione, la “resistenza” al fascista demolitore, tant’è che il titolo di uno degli articoli è “Se il Sindaco impugna il piccone di Mussolini”(addirittura!) e il giornalista non è uno qualsiasi, ma Miriam Mafai, firma storica del quotidiano, le cui qualità professionali sono riconosciute ben oltre l’ambito delle tifoserie. Come è possibile che una giornalista così attenta possa commettere l’errore di paragonare Alemanno a Mussolini e l’idea di demolire un quartiere disumano agli sventramenti fascisti, ricorrendo all’artificio retorico di affermare che Alemanno non riuscirà a fare altrettanto? Da cosa può nascere questo riflesso condizionato contro il “fascista” (lei non lo appella così, ma dal paragone risulta chiaro) se non dal sentimento di frustrazione per una sconfitta politica e culturale ormai esplicita?

Ma non è finita: Asor Rosa fa dello spirito e, con aria di chi la sa lunga, afferma che oltre a Tor Bella Monaca ci sono decine di altri insediamenti da riqualificare. Come a dire: quella persona è stata condannata a morte, non perdere tempo per cercare di salvarla, tanto ce ne sono centinaia di altri nelle stesse condizioni!
Io so che, in genere, si comincia a contare da uno.

Atteggiamento largamente diffuso questo di rinviare i problemi alla totalità invece di affrontarne uno per volta nell’ambito di una visione più ampia. Malattia, questa, da cui la cultura di sinistra è gravemente affetta, essendo storicamente abituata a discutere dei massimi sistemi ma, nella ovvia impossibilità di risolvere tutti i problemi insieme, finisce per non affrontarne nessuno. C’è tutta una filmografia in proposito.

Non manca il parere di Fuksas, possibilista, ma, per distinguersi, dice che occorre demolire “ma anche” integrare. E come dovrà essere il progetto? “C'è spazio per costruire nuove architetture con qualità ambientali e sociali”. Per lui, evidentemente, il problema è di architettura, di oggetti, senza nulla dire sulla qualità urbana che è fatta, prima di tutto, da tessuto connettivo, strade, isolati, piazze, mix sociale proprio quello che manca a questi quartieri.

Ma tant’è, questa è l’urbanistica fatta per punti, per oggetti individuali, quell’urbanistica, cioè, che va demolita come idea prima che fisicamente. Anche se è vero che, abbattendo gli oggetti e sostituendoli con la città, anche l’idea cade.

Si aggiunge al coro Vezio de Lucia che, per non smentire la regola del “ci vuol ben altro” dice che prima devono essere abbattuti gli abusi piuttosto che “l’edilizia pubblica”, e infine Niccolini, su cui sorvolo proprio. Insomma, i soliti noti. De Lucia dice una grossa sciocchezza, perché (tipicamente) confonde il metodo con il merito: le periferie abusive sono sbagliate nel metodo, in quanto abusive, ma sono nel merito generalmente migliori degli interventi pubblici; ma sbaglia anche perché la difesa dei quartieri della 167 è ideologica e significa l’affermazione dello Stato sopra ogni cosa, a prescindere dalle conseguenze sui cittadini, laddove lo Stato dovrebbe, viceversa, dare l’esempio. Dunque se lo Stato ha sbagliato, lo Stato, deve correggere, così come il cittadino che commette abuso viene sanzionato. Ma per chi pone lo Stato sopra il cittadino questa è materia ostica.

Da qui la liceità della domanda: desiderare una città migliore è di destra o di sinistra?
Non c’è risposta possibile a questa domanda, ovviamente. C’è però una parte di intellighenzia di sinistra abituata ad essere organica al partito e da questo una volta coccolata in quanto utile a imporre l’egemonia culturale nella società, che non si è nemmeno accorta di aver perduto il referente politico e che il mondo è cambiato.
Lo ha perso perché non esiste più “il partito”, ma una costellazione di gruppi legati a persone e interessi diversi, che in comune hanno un simbolo e di cui, in verità, non si capisce bene quale sia e se vi sia una politica condivisa. Ma la cosa grave è che la sinistra ha perduto ogni relazione con il mondo reale, con il territorio si diceva una volta. Basta leggere i commenti all’articolo su Repubblica per rendersene conto, pur se lasciati da chi si dichiara “di sinistra”: le ideologie contano poco e se quel quartiere è inadatto alla vita va detto, punto e basta.

E’ cambiato il mondo perché nel frattempo la sinistra non è più classe dirigente unica nel paese, a livello centrale e locale, è quasi sparita al nord e, pur essendo ancora forti i legami con gruppi economici ed editoriali, questa forza è sempre più contrastata e meno egemonica che in passato. Conserva probabilmente un forte radicamento nel mondo dell’Università e della scuola, e questo è il vero problema che non lascia grandi speranze per il futuro.

In questa situazione che conserva scorie del passato, sono ancora i soliti ad essere intervistati, e per questo si illudono di fare opinione ma di illusione si tratta appunto, basta guardare al nord per rendersi conto che la situazione cambia rapidamente.

Si fa strada un diverso e più positivo atteggiamento nei confronti della città ma, se a sinistra c’è da piangere, a destra non c’è da ridere. Stenta ad affermarsi in maniera decisa una cultura urbana che chiuda con il passato, e il presente, fatto di dissoluzione della città quale luogo delle relazioni umane e sociali; è forte l’attrazione per l’oggetto singolo, per l’evento mediatico che si esaurisce in una inaugurazione, per l’illusione che il grande nome risolva il grande problema. C’è ancora soggezione e complesso d'inferiorità verso quella sinistra che è stata così potente e che ha inculcato l’idea della “diversità antropologica”, espressione dal forte, quanto vuoto, sapore razzistico. Ci sono lodevoli eccezioni e anche belle sorprese, ma ancora la strada è lunga perché si possa rispondere: desiderare una città migliore è di destra.

22 commenti:

Anonimo ha detto...

Pietro, sottoscrivo il tuo post dall'inizio alla fine. Vorrei solo far notare un particolare che ci indica chiaramente lo stato di confusione nel quale si trova la signora Mafai: il parallelo fra la possibile demolizione di Tor Bella Monaca con l'isolamento dell'Augusteo (dandone implicitamente lo stesso valore culturale)...! Nella foga di voler a tutti i costi mettere in mezzo la menata sul piccone la Mafai l'ha fatta fuori dal vaso; probabilmente non ha riletto l'articolo prima di darlo alla redazione, altrimenti se ne sarebbe resa conto.
Ora preghiamo che alle parole di Alemanno seguano i fatti. In fondo credo che il sindaco abbia detto cose che dovrebbero essere scontate, ma che purtroppo non lo sono. Ciao

Lorenzo Leggeri

Pietro Pagliardini ha detto...

Anche a me stupisce Miriam Mafai, mentre gli altri sono solo un contorno scontato. Uno svarione culturale e politico di questo tipo è il sintomo di una caduta verticale e senza freni, non personale, si intende, ma di un sistema che non ha più riferimenti saldi.
Pietro

ettore maria ha detto...

Caro Pietro,
devo dividere il commento in 2 parti:
condivido il commento positivo al post lasciato da Lorenzo: il post mi piace!
Ho solo un appunto relativamente al modo in cui si chiude il post, ovvero che "desiderare una città migliore è di destra".
Come giustamente dici nel testo ci sono persone che confondono la politica con l'architettura, la caduta di stile di una giornalista come la Mafai sfiora il ridicolo, mentre la posizione di Nicolini, che giustamente non commenti perché è un personaggio che si commenta da solo, ne sono la riprova. Tuttavia ritengo che in questa sede si dovrebbe evitare di gettare benzina sul fuoco, facendo capire che "desiderare una città migliore è FRUTTO DEL BUON SENSO", e non di uno schieramento politico. Io mi batto da anni, da quando ero ancora studente, per una città ed un'architettura migliore, eppure non ho mai avuto una tessera di partito e, semmai, ho ampiamente dimostrato nei miei libri, che la morte dell'architettura e delle città italiane è cominciata proprio grazie ad alcune scelte di Mussolini, mal consigliato da una certa "elite" di architetti che in quel periodo comandava come e più di lui in campo edilizio. Quella dittatura non è mai caduta, poiché sono state fatte leggi che hanno bandito per sempre un certo modo di poter operare, per esempio le “Istruzioni per il restauro dei Monumenti” redatte nel 1938 dal Ministero della Pubblica Istruzione, dove, al punto 8 si ammoniva: «per ovvie ragioni di dignità storica e per la necessaria chiarezza della coscienza artistica attuale, è assolutamente proibita, anche in zone non aventi interesse monumentale o paesistico, la costruzione di edifici in «stili» antichi, rappresentando essi una doppia falsificazione, nei riguardi dell’antica e della recente storia dell’arte». Poi nel 1942 venne emanata la Legge 1150, che sposava in toto i dettami della Carta di Atene del '33 (in realtà pubblicata proprio nel 1942 ad opera del solo Le Corbusier). Quindi eventualmente potrei sostenere che la "destra", anzi faccio un gioco di parole, il Fascismo ha "sfasciato" le città.
Detto questo, anche sul discorso relativo alla presunta eccessiva presenza della "sinistra" all'interno del corpo docente, devo obiettare. E' vero, probabilmente ci sono molti professori che devono il loro posto a "scambi di favori" di matrice socilista e comunista degli anni '70 - '80, ma la ragione del loro tentativo di difendere strenuamente determinate architetture (quando parliamo del caso Tor Bella Monaca o Corviale), non gli viene dall'appartenenza alla "dittatura politica", ma da quella alla "dittatura ideologica".

ettore maria ha detto...

2^ parte
Molti di quei baroni sono i veri responsabili - come ho scritto in un articolo che verrà presto pubblicato - dello sfascio delle periferie: per esempio a Roma, Laurentino 38 (1969-81), Pietro Barucci; Corviale (1975-82), Mario Fiorentino; Vigne Nuove (1971-79) Alfredo Lambertucci; Spinaceto (1965- anni ’80) Piero Moroni, Nicola Di Cagno, Lucio Barbera, Fausto Bettinelli e Dino Di Virgilio Francione; Tor Bella Monaca (1983-92) – P. Barucci (Capogruppo), E. Piroddi, M. Casanova, G. Ruspoli, M. Ianni, A. Bentivegna, M. Cascarano, F. Romanelli, F. Santolini, S. Delle Fratte, E. Dotto, M. Cippitelli, A. Santolini; Vigna Murata (1972-78), Gianfranco Moneta con Giuseppe Santulli Sanzo e Castellini, Cavatorta, Darò, Puccioni, Ray, Moretti, Chiucini, a Palermo, lo ZEN è di Gregotti, a Milano, il Gallarratese è di Aymonino-Rossi, e potrei andare avanti all'infinito. Questo vuol dire che quei personaggi non difendono quegli edifici perché sono "di sinistra", li difendono perché, come tutti gli architetti, si identificano negli edifici che disegnano, sicchè accettarne la demolizione sarebbe come avvettare di farsi evirare. Se appoggiano la demolizione di un edificio di un collega, temono che prima o poi verrà giù anche qualcosa fatta da loro, ed allora è meglio risultare impopolari e difendere l'indifendibile!
Spero che non me ne voglia per le mie precisazioni. Un caro saluto
Ettore

Pietro Pagliardini ha detto...

Caro Ettore, la chiusura finale del post è, o forse voleva essere, un artificio retorico piuttosto che una affermazione politica. O meglio: era un modo di sperare che, finita l'epoca (perché di questo si tratta) di questa sinistra egemonica, e iniziata un'altra, che ho classificato di destra solo in quanto diversa dalla precedente, possa affermarsi l'idea di una città migliore.
Non sono invece molto d'accordo sul fatto che la "dittatura" non sia stata politica. Se è certamente vero che la dittatura ideologica è comune a stati e realtà diversi, a prescindere dalla colorazione politica, è cioè un movimento di portata globale, è però vero che in Italia si è colorata di rosso, a cominciare da tutte le assurde leggi su proprietà indivisa, edilizia sociale, diritto di superficie, case minime e quant'altro. Basta vedere il modo in cui è gestito il potere urbanistico nei comuni. La politica non è bene o male, c'è e basta.
Poi il modernismo è internazionale e c'è anche negli USA, che di sinistra non è certamente, non almeno nel senso europeo del termine.
Ciao
Pietro

Pietro Pagliardini ha detto...

Ettore, il mio commento l'ho scritto quando il tuo secondo non era ancora arrivato. Questo non cambia niente, anzi mi sembra una riprova: non conosco tutti i nomi che hai citato ma quei pochi che conosco avevano, diciamo così, la stessa idea politica. Questo per il semplice motivo che non c'era alternativa, pena l'emarginazione. Il rapporto tra architetti (mondo intellettuale in genere, prendi il cinema ad esempio) e politica era davvero di tipo organico. Non è una invenzione astratta, è stata una precisa e vantaggiosissima scelta politica di Togliatti: conquistare il potere del paese non con le armi ma attraverso l'occupazione dei suoi gangli vitali, e la cultura era una di queste. Attraverso la cultura si crea consenso, si fa opinione. Non riconoscere questo significa non capire la storia di questo paese. Vorrei sapere se esiste un autore famoso che si sia dichiarato, a quel tempo, non di sinistra o addirittura di destra. Ricordo solo Zeffirelli che veniva sberleffato dalla cultura ufficiale in quanto le sue opere erano ritenute mielose e di cassetta. Ma all'estero era invece riconosciuto un grande. Chi altri poi? Il povero Lando Buzzanca, relegato in parti marginali. Aymonino, riposi in pace, senza entrare nel merito delle sue qualità, è stato assessore a Roma; Gregotti, legato alla sinistra a filo doppio. Questa è stata la cultura italiana e gli architetti erano in prima fila, per convinzione o convenienza o necessità non importa. Gli architetti direi quasi che "devono" essere vicini al potere, altrimenti non lavorano, se non marginalmente. E' una condizione intrinseca e inevitabile per diventare di successo. Oggi conta più il potere economico, ieri, in Italia, contava solo quello politico. Difficile separare architettura e potere, si può però sperare di indirizzare le scelte disciplinari nella direzione giusta.
Stai tranquillo che non me ne voglio, ci mancherebbe altro, le opinioni non sono offese.
Ciao
Pietro

ettore maria ha detto...

Caro Pietro,
io non metto in dubbio che, come ho detto, quei baroni siano di sinistra, ho voluto sottolineare che la loro strenua difesa di certi abomini, per quanto basata su ragioni politiche (la loro architettura è di sinistra, le nostre idee di destra), in realtà cela il timore che crolli il castello di carta che hanno ideologicamente costruito seguendo i dettami del IV CIAM. Usano l'argomento politico per far presa sulla gente che non conosce la realtà dei fatti: è molto facile in un Paese come l'Italia, usare l'argomento del fascismo per mostrare le loro "buone intenzioni". Questa è la ragione per cui rinengo necessario porre fine a questo falsissimo problema. L'unica differenza è tra un'architettura e urbanistica antisociale di provenienza modernista, e un'architettura e urbanistica a scala umana, le cui ragioni sono intimamente connesse al buon senso e al bene comune, e risalgono alla notte dei tempi. Continuare ad alimentare lo scontro tra presunte destra e sinistra in campo architettonico conduce solo allo stallo in cui ci troviamo.
A presto
Ettore

Luther Blissett ha detto...

Ma che senso avrebbe costruire una nuova Garbatella se poi non saranno fatti i necessari collegamenti? Si finirebbe con l'avere un delizioso quartiere avulso dal contesto al posto di un brutto quartiere avulso dal contesto.
Non mi pare sia un discorso di destra o di sinistra quanto piuttosto di puro buonsenso.

L'articolo di Mafai utilizza la retorica del caso ma è ineccepibile il discorso sulle "mancate promesse". Mi pare che queste "cisti" siano soprattutto pezzi incompleti di città.

Pietro Pagliardini ha detto...

Vorrei ricordare che ho iniziato il post scrivendo che la domanda se desiderare una città migliore fosse di destra o di sinistra, era una banalità. Sono il primo a sapere che non dovrebbe essere SOLO questo il discrimine tra destra e sinistra. Dico SOLO, perché sono convinto che c'è ANCHE questo come discrimine. Inutile ricordarvi che politica viene da polis, cioè l'arte di amministrare la città e dunque parlare di urbanistica è ANCHE parlare di politica.
Voler dare più importanza ai bisogni dei cittadini non è una scelta strettamente urbanistica, ma è figlia di una visione della società, e quindi politica. Ammassare cittadini meno abbienti in falansteri è una visione della società, quindi politica.
Individuare il limite tra i diritti individuali dei cittadini e quelli dello Stato (e un piano urbanistico fa anche questo) è politica.
Certo, è politica alta, non quella del quotidiano teatrino nostrano (ma non è che nel mondo sia troppo meglio).
Quindi fare finta che il problema non esista è astratto, illusorio e non aiuta nessuno. La banalità è quella di ridurre il discorso a cosa sia di destra e cosa sia di sinistra. Il problema è che la nuova classe dirigente, che definiamo di destra per comodità, si renda conto dell'importanza del tema urbano, e che non si limiti a dire il contrario solo per distinguersi oppure a dire le stesse cose per complesso d'inferiorità. In questo senso l'on. Buontempo, che è un politico verace che ha mantenuto il contatto con la realtà, cioè con il buon senso della "civitas", e non la macchietta che ci hanno descritto, ha una visione chiara della cosa: il Corviale è un mostro da abbattere. Provate a dirmi che non è una scelta politica!
Oppure, provate a guarire quel cancro dell'università con il solo buon senso, poi mi raccontate come va a finire.
Saluti
Pietro

ettore maria ha detto...

caro Blissett,
che senso ha dire che non saranno fatti i necessari collegamenti?
E' più che ovvio che si debba pensare ai nuovi quartieri non limitandosi all'aspetto esteriore. Chi mai avrebbe pensato di non prevedere il collegamento con la città? Non mi sembra che Pietro abbia detto questo, per cui mi sembra inutile puntualizzarlo.
Quanto alla Mafai, il discorso sulle "mancate promesse" richiederebbe una lunghissima parentesi relativa alle responsabilità, tuttavia mi limito a sottolineare solo quella dei progettisti: Pensare, come nel caso di Corviale, che i negozi possano essere dislocati al 4° piano è folle, e può essere un'idea realizzabile solo nella mente malata di qualcuno che pensa ad una realtà che non appartiene a questo pianeta, conseguentemente, se non c'è stato nessun esercente interessato ad aprire un'attività in quelle condizioni, le responsabilità sono di chi l'ha concepita. Poi c'è da discutere su chi, e come, abbia esercitato la vigilanza sul cantiere e sulle assegnazioni. In ogni modo, edifici come Corviale e Tor Bella Monaca, costruiti con tecniche, tecnologie e materiali assurdi, (rimando ai post sul mio progetto per Corviale - su questo blog e su Archiwatch" - specie il commento di Memmo 54) con un comportamento "sanguisuga" per le casse pubbliche, anche nel caso fossero state eseguite le "mancate promesse", sarebbero comunque rimasti delle "cisti", o meglio delle vere e proprie cellule tumorali. L'unico modo per curarle è dunque quello di estirparle prima che producano metastasi, quindi è inutile menare il can per l'aia facendo il processo alle intenzioni ("che senso avrebbe costruire una nuova Garbatella se poi non saranno fatti i necessari collegamenti?"), ma battersi per migliorare le condizioni di vita della gente di periferia.
Cordialmente
Ettore

ginopiarulli ha detto...

Caro Pagliardini, ma come la mettiamo con il sì di Alemanno ai grattacieli "landmarks"(o nuove centralità) della cintura romana?
queste improvvise riconversioni dei sindaci (cfr.anche la Moratti..)non mi rassicurano per niente se non sono legate a un quadro programmatico/normativo(al vituperato piano)in base al quale intenzioni e atti di trasformazione delle nostre città siano oggetto di un contratto tra cittadini e loro amministratori!altrimenti si scade nella diatriba infinita destra/sinistra, tradizione/modernità ecc.ecc.e alla fine avranno sempre la meglio le semplificazioni rassicuranti(per chi comanda)delle archistar...

Linea della città dei Buoni (e un po' tanto confusi) ha detto...

Luther, ma che domande sono? Suvvia! Son quisquilie! Intanto lo si tira giù, si triplica la cubatura e il resto? Il resto verrà, che diamine! Mettetevi tutti in coda intanto, magari per tre!
D'altra parte con un sindaco che va ad annunciare da un luogo di villeggiatura che sta a 650 km che t'aspetti, che la città sia dritta? Macchè, è ovvia che sia rovescia! Talmente rovescia che il solito sindaco voleva:

1, tirar giù la teca di Meier

2, cambio di idea: la smontiamo e la portiamo dove? Ovvio, a Tor Bella Monaca!

3, si cambia idea: non la si demolisce più, anzi, la si modifica grazie a Meier stesso

4, nuova sparata da Cortina: non riusciamo a tirar giù la teca? E allora tiriam giù Tor Bella Monaca! Ovvio no?

5 Buontempo (assessore regionale): e allora si tirà giuù il Corviale!

6 Eh no! il Corviale No... l'ha detto Alemanno 'sta roba.

Se non fosse che giocano sulle pelle delle persone ci sarebbe da scompisciarsi dalle risate.
Infatti i cittadini... la cosidetta gggggente... non ne sa nulla (guardatevi i tigì). Anzi, una buona metà, sentito che uno da Cortina gli vuol tirar giù la casa s'è incazzato pure. E ti credo, chi non s'incazzarebbe se uno mentre piglia il sole ti organizza il buldozzer per radertela al suolo?

Ma sai com'è, l'è la città della destra questa... a proposito di territori e paesaggi di destra, un po' di domande:

Chi ha previsto il pene storto di Daniel a Milano?
Chi ha previsto il bellissimissimo palazzo della regione (160 m) sempre a Milano?
Chi ha governato in questi ultimi 20-25 anni in quella immensa, deforme, schifosa, insostenibile, brutta e orrenda periferia che parte da Venezia e arriva a Bergamo?
E chi governa invece nella meno schifosa e orrenda Toscana?
E chi sta costruendo la “Dubai leghista” a Jesolo?
E chi voleva tirar sul le torri a Bassano ed stato abbattuto alle elezioni scorse?

Mi fermo qui con le domande, il gioco sciocchino della città di destra/città di sinistra mi ha già fatto perder abbastanza tempo. E poi.. adesso, bisogna interessarsi alla città dei baroni! Cavolo! Che concetto storiografico eccelso!
Dedico a tutti i cosiddetti Buoni che passerranno di qui una canzone di Bennato:

“Quanti libri di storia
tutta la civiltà
c'è un elenco di buoni
i cattivi metà
sono tutti schedati...
ma che bella città... “

http://www.youtube.com/watch?v=PHP4eN-xo1I

Robert

Pietro Pagliardini ha detto...

Caro Piarulli, avevo già scritto una risposta quando...mi si sono scaricate le pile (del computer, le mie sono cariche, robert). Ricomincio.
Il piano, inteso come PRG, lo si fa, o meglio lo si dovrebbe fare, con qualche idea dietro: c'è una concezione politica (il rapporto cittadini-amministrazione pubblica), c'è un'idea di città (quella della zonizzazione, imperante e sempre attiva, cioè la città dell'emarginazione, invece che quella fatta di strade, isolati, piazze, mix funzionale e sociale, cioè quella dell'integrazione e della socialità) e poi quelle legate a fatti locali specifici (geografia, infrastrutture, economia, ambiente e quant'altro). Il piano non dovrebbe essere, come accade spesso, e direi sempre nella splendida Toscana di robert, solo norme, vincoli, carte e parole fini a se stessi e autoreferenziali.
Quanto ad Alemanno e i suoi landamrks (il fatto che parli da Cortina o dal Campidoglio interessa a robert cui piace il gossip grillino e qualunquista) è la dimostrazione di un’incertezza culturale che è, appunto, figlia di una sudditanza ad un’ideologia modernista imperante: Io contro la modernità? Ci mancherebbe che io sia meno a la page di Veltroni, i grattacieli servono, però due metri meno del cupolone), non sono mica un reazionario di destra!
Ecco, ci vuole un’emancipazione culturale e un pensiero coerente. Nell’ambito di questa, poi, un amministratore è chiaro che può fare dei compromessi, ma la linea dovrebbe essere chiara. Invece non lo è affatto.
Mentre è chiarissima, robert, l’idea di Buontempo, politico verace che non ha perso il contatto con la società. Ci riuscirà? Questo proprio non lo so.
Edoardo Bennato è un grandissimo cantautore (continuo a chiamarli così) ma io non ascolto quasi mai le parole e, se le ascolto, non le prendo mai troppo sul serio, mi accontento che accompagnino bene la musica e che diano suggestioni. Figuriamoci se credo alle rivoluzioni cantate! Ne ho già vista una (e te non eri ancora nato) e ancora ne paghiamo le conseguenze in ogni campo.
Saluti
Pietro

Linea dei nuovi barbari da salotto senza il mutuo da pagare... ha detto...

Pietro, se trovi normale che uno proponga di tirar giù la casa senza nemmeno aver consultato chi ci abita, soprattutto quando è il sindaco che parla e non uno qualsiasi... la dice assai lunga sui tuoi metodi democratici che tanto dici di ammirare nei tuoi post.

A proposito di democrazia, non sarebbe ora che la smetteste di tirar “merda” (spiace per la parola) a chi vive in certe periferie? oltre a sporcar i muri smerdate loro il viso. State facendo un bel servizio alle persone che ci vivono definendoli solitamente come minimo “alienati”. Guardatevi le interviste che han fatto dopo la proposta dell'Alemanno, più di qualcuno la prima cosa che ha detto è stata: “ma che si credono questi? qui vivono persone per bene!”

Robert

PS: le canzoni “sono solo canzonette” come dice lo stesso autore, la rivoluzione non c'entra nulla. Però il testo de ARRIVANO I BUONI ci sta a pennello ai nuovi barbari da salotto che tutto sanno e tutto giudicano magari non avendo un mutuo da pagare in quelle periferie che tanto disprezzano...

http://www.youtube.com/watch?v=oJspb_VfJLs

Pietro Pagliardini ha detto...

robert, non fare giochi retorici. Quando tu dici che mancano i trasporti, domandi prima agli inquilini?
Se hai seguito un po', come credo, il dibattito su Corviale, avrai letto più volte, non solo da me ma da Mazzola e altri, che una cosa è la proposta, un'altra è la risposta che dovrà essere data dai residenti.
Ma non vorrai negare a nessuno di avere opinioni su certi quartieri! E' peccato dire che Scampia è un luogo infame? Va bene che sei relativista ma insomma non esagerare!
Quando quei quartieri pubblici sono nati, i nostri famosi colleghi, supportati dalla pubblica amministrazione, hanno costruito SENZA chiedere a nessuno, noi diciamo (non so Alemanno) che sono da abbattere ma secondo un programma preciso che prima preveda una consultazione e che non lasci nessuno fuori di casa e tu ci metti sullo stesso piano di quei nostri famosi colleghi?
Ma non sei un po' in malafede per partito preso?
L'ho sicuramente già detto altre volte ma mi ripeto: è come quegli amici avari, di braccia corte si dice (tutti ne abbiamo almeno uno) che al ristorante, pur di non pagare, al momento del conto cominciano a darti del tirchio e attribuiscono agli altri i loro difetti per farli sentire in colpa.
Quanto a bennato, appunto, sono solo canzonette, belle, bellissime, ma canzonette.
Ciao
Pietro

Pietro Pagliardini ha detto...

robert, scusa, dimenticavo una cosa.
Alemanno è il sindaco di Roma, sa, evidentemente che esiste un problema, anzi più di uno, perché sotto tiro ce ne sono diversi di interventi pubblici, fa una proposta. Mi sembra legittimo, mi sembra appartenga al suo ruolo. Il problema è che non so so se seguiranno azioni concrete, come non è seguita la demolizione della Teca di Meier, promessa in campagna elettorale, anche se mi rendo conto che una cosa è dirla come fatto simbolico altro è farla. Però, ridare l'incarico all'autore non è affatto un bel segnale. Nè vale come attenuante l'umiliazione del progettista che accetta di cambiare una cosa decisamente sbagliata.
Ciao
Pietro

Linea della Propaganda ha detto...

Giochi retorici? Ma che dici? Ma non sei capace di metterti nei panni di uno che abita in quelle case che voi continuate a piè sospinto a dipingere come piene di alienati e cavie depresse? Sarebbe ora di avere un po' di rispetto per le persone e non sparar cazzate mentre si è in villeggiatura solo per far propaganda politica che aggiunge confusione a confusione. Per quanto riguarda i trasporti, caro Pietro, semplicemente non esistono, se glieli fai è solo plus valore.

Solo per farti un esempio che riguarda un altro ambito: di chi credi che sia la colpa che i Veneti vengon pigliati come razzisti? Credi che sia la propaganda dell'opposizione? No,caro Pietro, sono gli stessi movimenti politici autonomisti che a forza di soffiare sul fuoco degli extracomunitari e dei terroni fa passare l'intero Veneto come una massa di razzisti mentre è vero l'esatto contrario, è una delle regioni maggiormente ospitale nei confronti degli stranieri. Ecco, io sarei stufo di chi, minoranza, per tirar merda a qualcuno smerda pure me.

Con le periferie succede la stessa identica cosa.

Robert

NB: Per quanto riguarda le Vele... ti ricordo che ha iniziato a demolirle (con apparato mediatico populista appresso) una giunta di sinistra... e così pure ha iniziato a pensarci a Roma Veltroni (per fortuna senza sparate vacanziere e apparati mediatici) tanto per ricordarti che la città di sinistra e di destra esiste solo nella tua testa, caro Pietro.

Linea dello zeitgeist ubriaco... ha detto...

appunto perchè è sindaco le cose dovrebbe dirle negli appositi spazi, luoghi ed istituzioni. o voi antichisti volete abolire i luoghi deputati ad esse?
sai com'è... è già parecchio ubriaco lo zeitgeist, non mi stupirei che consideriate certe cose superate e vogliate trasportarle tutte su internet. (o a cortina)

robert

Pietro Pagliardini ha detto...

Solo una nota: io non ho mai considerato i veneti razzisti, né ho mai sentito dire da alcuno o letto da qualche parte che lo siano. Questa mi è veramente nuova, ma forse mi è sfuggito qualcosa.
Poi, razzismo, è termine sempre usato a sproposito.
Ciao
Pietro

Linea del... ha detto...

se non l'hai mai sentita fa nulla, non cambia la sostanza del mio discorso relativo alle periferie smerdate.

robert

Salvatore D'Agostino ha detto...

Luther Blissett!!!??
Proprio tu?
Che ci fai da queste parti?
Se ci permetti ti faccio una domanda: ma Dio è di destra.
Con stima,
Salvatore D’Agostino

Pietro Pagliardini ha detto...

"La mente del sapiente si dirige a destra e quella dello stolto a sinistra". Ecclesiaste 10,2.
Questo per quanto riguarda la domanda.
Per chi poi pensa che parlare di destra e sinistra in urbanistica sia una deformazione italiana, e mia in particolare, ecco un link che spazza via qualche luogo comune:
http://marketurbanism.com/2010/08/25/why-does-the-infrastructurist-hate-libertarians-so-much/
Saluti
Pietro

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