Abbattere Corviale? No
Abbattere lo Zen? No
Abbattere i ponti del Laurentino? No
Niente, non si deve abbattere niente. La cultura accademica e reazionaria mantiene il punto su tutto. Quei simboli sono il suo salvagente. Senza quei simboli il sistema rischia il crollo.
E’ una difesa di casta, rabbiosa e disperata. Rabbiosa perché è una lotta per la sopravvivenza, disperata perché combatte contro la gente e l’evidenza. Sopravvivenza di un’idea, naturalmente, e sopravvivenza di posizioni di potere.
La caduta di un regime non è mai un evento indolore. E questo è un regime culturale. Un meccanismo oleato e pervasivo, con solidarietà e collaterismi forti, in ogni settore della stampa, della cultura, della politica. Oltre al mondo accademico, ovviamente.
“Conceived as an independent community for about 8000 people including other facilities such as schools, shopping, recreation facilities and even a church, the building was based on the idea of social housing to provide all needed infrastructures of a city within the complex itself, and to encourage social contacts between the occupants. For internal and political reasons many of these originally planned structures were never realized or are, almost 20 years after the first occupants moved in, still unfinished. The area suffers from the lack of an adequate metropolitan infrastructure and it remains isolated from the greater city of which it was intended to be a part”.
Questa è parte della descrizione che viene data del Corviale nel sito MIMOA, una guida di architettura. Anche qui, anche in una guida, si alimenta, come una sorta di copia e incolla o di passa-parola del luogo comune, l’alibi del non finito, dello Stato inefficiente (ma è efficiente quando progetta, però), dei servizi che mancano, della mancanza di collegamenti. Eppure nella guida c’è anche la Garbatella, a riprova del fatto che la guida, in quanto tale, non è uno strumento critico ma si basa sulle informazioni più diffuse. E’ un esempio tra molti, di come si promuove e diffonde una egemonia culturale.
In testa al sito Corviale.it, che pure mostra diverse sfaccettature del mostro, c’è questa frase:
“Gli inquilini di Corviale amano il mostro. Anche se non lo capiscono ne sono affascinati. Hanno quasi un senso di fierezza ad abitare in un palazzo così conosciuto, discusso e fatto oggetto di attenzione continua da parte dei media”.
Come a dire che gli inquilini vivono in una specie di reality, sempre sotto gli occhi dei riflettori. Come a dire che gli inquilini sono felici di essere oggetto di voyerismo architettonico.
A questa sistema bisogna sapersi opporre senza alcun complesso d’inferiorità culturale.
Diffidare dei saggi e sapienti che ti cedono qualcosa per salvare il tutto.
Diffidare delle accuse di ideologismo, perchè è solo un vecchio trucco degli ideologi che hanno fatto danni prima e poi ti accusano dei loro misfatti.
Demolire questi mostri, come fanno in Francia, come fanno in Gran Bretagna.
Demolire e basta, niente ristrutturazioni, riusi, rivitalizzazioni.
Non c’è nessuna vita possibile al cimitero, almeno non in questo mondo.
Una sola avvertenza: prima si costruisce, poi si demolisce.
1 commento:
Caro Pietro,
in questi giorni abbiamo visto tutti, sul blog di Muratore, come le opinioni dei docenti e di alcuni architetti differiscano da quelle della gente comune.
Quando verrà pubblicato il mio articolo in cui parlo degli autori di tanti progetti, Corviale incluso, dando notizia degli autori, delle loro intenzioni e dei tempi di realizzazione, sarà più chiaro a tutti il perché certe persone si oppongono alla demolizione di quel genere di edifici. Molti architetti si identificano con i loro progetti per cui, se appoggiassero la proposta di demolire un edificio altrui, vivrebbero nel terrore che, prima o poi, anche uno loro potrebbe venir abbattuto, e questo li farebbe sentire monchi, se non addirittura evirati, e allora è meglio per loro rendersi ridicoli e difendere a spada tratta anche ciò che non ha alcun senso.
L'intervento di Purini su Archiwatch, contro la demolizione di un nuovo ponte del Laurentino 38, e soprattutto la sua risposta ai commenti è la dimostrazione del terrore in cui si trovano a vivere oggi certi "baroni" dell'università.
Quanto alla citazione contenuta nel tuo post, come ben sai nutro seri dubbi sull'orgoglio dei residenti di Corviale, persone che soffrono in silenzio la realtà in cui vivono: ne conosco molti, e non ho mai avuto la "fortuna" di incontrarne uno che si sentisse orgoglioso del "mostro". Ovviamente certe guide scrivono per gli architetti, più che per gli altri esseri viventi, e spesso i testi risultano scopiazzati da libri o articoli scritti dagli stessi autori dei progetti o dai "grandi critici di architettura" che, ovviamente, non parleranno mai degli aspetti deleteri e delle verità nascoste. Di tutte le guide sulle grandi città, l'unica che spesso (si veda il caso di Parigi) dice cose interessanti sull'architettura modernista è la Routard, ma non ho mai letto quella di Roma, forse un giorno lo farò.
Buona Estate
Ettore
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