Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


21 giugno 2010

SGARBI!!!

Dopo aver letto questo articolo su Repubblica il pensiero mi è corso a questo parere di Vittorio Sgarbi:

28 commenti:

ettore maria ha detto...

Caro Pietro,
mi trovo a Venezia e, dati gli impegni, non ho la possibilità di scrivere ciò che vorrei.
Penso che si debba scrivere a Repubblica e a tutte le testate possibili e immaginabili per impedire questa ennesima vergogna targata Bonito Oliva & co.
Sarebbe l'ennesima presa per i fondelli per i residenti di Corviale, e l'ennesimo sperpero di denaro per tutti noi .. oltre al danno paesaggistico e visivo che possiamo immaginare "grazie" a queste istallazioni.
Anche il parlare di nomadismo lo ritengo di cattivo gusto.
L'intervista di Sgarbi, nonostante la volgarità che caratterizza come al solito l'intervento, dice le cose proprio come stanno. I nostri politici, pur di farsi propaganda credono di poter dimostrare la loro apertura mentale dando spazio alle peggiori forme di modernismo, noncuranti dei costi (economici e sociali) di certe cose, così dilapidano il denaro accumulato con le nostre tasse, e il patrimonio che dovrebbe darci da campare si trova scoperto in caso di necessità (vedasi le volte del Colosseo). Ma nell'era del consumismo applicato all'arte e all'architettura, pensare a delle installazioni a carattere stagionale può essere "cool!"
A giudicare dal quantitativo di persone ("artisti" ed "esperti") coinvolti, prevedo costi inauditi, e suppongo che non ci sarà nemmeno il tentativo di fermarli per evitare di essere accusati di conservatorismo. Spero, ma dubito, che movimenti di difesa dell'ambiente si facciano sentire, ma mi sento un povero illuso.
Ettore

Salvatore D'Agostino ha detto...

De architettonici,
parafrasando un vecchio libro: I vandali (dell’arte) in casa (romana).
Dio mio! Uno scempio da fermare, propongo di fare una crociata con scudo, elmetto e bandiera antinichilista.

Generale: Nikos Salingaros

Colonnello: Leon Krier

Tenente: Camillo Langone

Maggiore: Ettore Maria Mazzola

Capitano: Pietro Pagliardini

Maresciallo: Stefano Borselli

Sergente: Vittorio Sgarbi

Soldati: Giorgio Muratore in versione ‘pantofolaio da centro storico’, i muratoriani ‘senza se e sena ma’, le pecore del Covile, i temibili guerrieri della ‘fondazione CESAR’, Carlo Ripa de Meana senza moglie, il principe Carlo senza madre e Sandro Bondi senza taccuino per le sue poesie.

Infine mi chiedo che differenza c’è tra Vittorio Sgarbi e l’opinionista (visibile qui ---> http://www.youtube.com/watch?v=8iGnWbftlUc&feature=player_embedded)?

Saluti,
Salvatore D’Agostino

alessandro pierattini ha detto...

Cercando notizie in rete, apprendo che si tratta di una iniziativa privata, della Fondazione Volume!, e a quanto pare i fondi, se riusciranno a trovarli, saranno stanziati da sponsor privati. Almeno così sostiene Croppi, il quale sottolinea che si tratta di un progetto a costo zero per il municipio.
Sulla opportunità dell'impresa condivido lo scarso entusiasmo di Ettore Maria Mazzola nell’osservare come i soliti burocrati dell'arte e dell'architettura consolidino le proprie scuderie di artisti organici (al mercato, non alla politica; sarebbe già qualcosa!) mettendo la propria firma sulla tenuta dei Massimi. Si tratterà di strutture reversibili, per fortuna, container da spostare in altri parchi, a quanto pare.
Dal punto di vista delle politiche sociali, l'operazione è per alcuni versi affine a tante altre già condotte specialmente in Europa e in USA a partire dal dopoguerra. Negli ultimi anni ne abbiamo viste ad esempio a Berlino, in cui per recuperare quartieri degradati si è favorito l'insediamento di gallerie e atelier di artisti, con grande rilievo mediatico. Il risultato più cospicuo è stato l'aumento delle rendite immobiliari, con conseguente sostituzione di parte dei residenti con persone più abbienti. Il fenomeno ha un nome noto, "gentrification": “zone con un certo degrado da un punto di vista edilizio e con costi abitativi bassi, nel momento in cui vengono recuperate tendono a far affluire nuovi abitanti ad alto reddito e ad espellere i vecchi abitanti a basso reddito, i quali non possono più permettersi di risiedervi.”(Wikipedia). Scopo di politiche di questo genere sono evidentemente le operazioni immobiliari in sé, più che il miglioramento delle condizioni abitative dei residenti.
Sul tema e i suoi aspetti deteriori esiste una vasta letteratura, a cui si rimanda; va detto però che operazioni del tipo appena descritto si esercitano prevalentemente in aree centrali depresse di grandi città, aree che conservano vocazione urbana e la cui architettura possiede ancora il potenziale di “favorire la fruizione pedonale che consente l’instaurarsi dei rapporti umani impediti dalla dispersione urbana (tipica delle periferie, n.d.a.)” (R.Florida, The Rise of the Creative Class).
Si tratta, in estrema sintesi, di puntare su un potenziale già esistente – un impianto urbano a misura d’uomo – per innalzare gli standard abitativi e le rendite.
La vocazione di Corviale, come delle Vele, dello Zen e di altri posti ameni, non è quella di Berlino Mitte né quella del Village di New York o dell’East End di Londra (o di Testaccio a Roma). Il problema di Corviale, evidentemente, è proprio la mancanza di quel potenziale tipico della città così come tradizionalmente la intendiamo; potenziale al posto del quale l’aggregazione coatta e le dimensioni spaesanti e spersonalizzanti producono quel disagio abitativo che si vorrebbe allontanare, oggi, con gallerie d’arte contemporanea e affini.

In definitiva, a prescindere dal giudizio sulle politiche socio-culturali che tendono a fenomeni di gentrification, dubito che per Corviale sussistano le condizioni necessarie affinché tali politiche possano produrre gli effetti sperati.

Pietro Pagliardini ha detto...

Alessandro, io avevo già "proposto" che al Corviale, ma proprio nell'edificio Corviale, andasse ad abitare tutta la bella gente che lo difende, ricavandoci anche dei bei ateliers (la bella gente è sempre molto creativa).
A questo punto, però, visto che Fuksas ha cambiato idea sulla demolizione dell'edificio e che adesso collabora come architetto (o come artista?) a questa lodevole iniziativa, proporrei che al famoso quarto piano, quello che era destinato originariamente a servizi, ci trasferisca il suo studio. A occhio e croce, essendo lungo un chilometro, potrebbe bastargli, e così valorizzerebbe l'ambiente non poco e non ci sarebbe gentrification, essendo l'edificio di proprità pubblica e dato in affitto a canone sociale.
Tra l'altro sarebbe una bella operazione mediatica, per lui che è stato direttore di una biennale d'architettura dal titolo "More Aethic, Less Aestethic": teoria e prassi per una volta unite.
Ciao
Pietro

Pietro Pagliardini ha detto...

Savatore, c'è la stessa differenza che passa tra una satira non proprio speciale e un nuovo genere, eccessivo senz'altro nella forma e sgarbato, di espressione di un libero pensiero che ha il merito di andare al cuore delle cose, anzi alla pancia delle cose, laddove risiede quasi sempre la verità.
Ciao
Pietro

Anonimo ha detto...

Pietro, se non sbaglio lo studio di Fuksas si trova dalle parti di via dei Giubbonari (zona campo de fiori), pieno centro storico romano. Sono convinto che se tu gli proponessi di persona questo trasferimento ti risponderebbe in perfetto stile Gregotti: "ma io di mestiere non faccio il proletario, io faccio un'altra cosa!"...
In definitiva Fuksas, come tutti i vecchi comunisti, ama poco mischiarsi con il popolaccio. Quindi se tu vivi al Corviale fattene una ragione, è così che deve essere, cazzi tuoi!

P.S. Qualcuno mi spieghi la frase che si trova sul link di Repubblica: - la «manutenzione dell' attività della matrice agricola insieme ai nuovi usi» è infatti uno degli obiettivi principali dell' architetto che ha progettato il paesaggio - Booo!?

P.P.S. Scusate se sono politicamente scorretto, ma io a Sgarbi gli voglio bene!

Lorenzo

Pietro Pagliardini ha detto...

Lorenzo, politicamente scorretti sono coloro che affermano di trasformare un'area utilizzata per fini agricoli, cioè produttivi, per installazioni artistiche o presunte tali, perché contemporaneamente sono gli stessi che magari ti parlano di sostenibilità!
Sarà l'ora di cominciare a considerare politicamente corretto dire le cose come stanno, e cioè che il brutto è brutto, e non l'inverso. Siamo stufi di brutture architettoniche e artistiche, siamo stufi di un'avanguardia, trans o che altro, che dura da 100 anni e che è per ciò stesso reazione, conservazione e accademia. La trasgressione, quando diventa regola, è di una noia mortale, è sclerosi, oltre che molto poco fantasiosa.
Dunque è politicamente scorretto fare l'avanguardia sclerotica.
Quanto a Fuksas non legge questo blog e se lo leggesse non risponderebbe, quindi inutile persino pensare a quello che risponderebbe. E se lo leggesse e rispondesse gli chiederei come pensa che quattro installazioni possano cambiare il Corviale (che lui voleva demolire) e se ad un malato di tumore lui gli darebbe come cura l'aspirina. Roba da santoni da fare smascherare da quelli di Striscia la notizia!
Ciao
Pietro

ettore maria ha detto...

Lorenzo ha ragione, così come Pietro.
Lo studio Fuksas è in Piazza del Monte di Pietà, e mai lascerà quel palazzetto meraviglioso per spostarsi nel "caos sublime" di Corviale (quello tra virgolette, per chi non lo conoscesse è il titolo del suo libro)
Ettore

enrico d. ha detto...

Siamo in un ordine di scala del tutto diverso, ma guardate questo "chalet di montagna"
http://www.toxel.com/inspiration/2010/06/22/beautiful-vacation-house-in-spain/
è certamente un oggetto-sopramobile interessante (bello?).
ma la cosa più interessante sono i commenti in fondo: se ne evince che tra essere "bello" e essere "vivibile" la gente si accorge della differenza.
I lettori del sito non sono certo architetti professionisti

Salvatore D'Agostino ha detto...

---> Pietro,
confesso la mia ignoranza, ma non conosco la verità dell’architettura.
Che cos’è?

---> Lorenzo,
senza interrogare l’oracolo Google mi sapresti dire altri tre nomi di critici dell’arte escludendo il tuo amato?

Saluti,
Salvatore D’Agostino

Pietro Pagliardini ha detto...

Salvatore, se tu intendi la spiegazione, le cause della verità, effettivamente è certo che ve ne sono diverse, ma se intendi per verità la sensazione comune a tutti,o quasi, gli esseri umani, di fronte ad una cosa bella stai tranquillo che esiste. La bellezza di un quadro del Caravaggio, per esempio, chiunque la apprezza, ma la Merda d'artista di cui parla Sgarbi, chi la può apprezzare?
Affidati all'istinto, che io ho volgarizzato in pancia nella risposta precedente, e vedrai che non sbagli.
Ciao
Pietro

Pietro Pagliardini ha detto...

enrico, tu sei un cercatore di scoop e quello che hai trovato è significativo di cosa pensa la gente comune. Quel progetto non è una bella architettura, è un bell'oggetto di design, come dici te, ma di qui ad essere casa ne corre. Forse sì, per tre giorni di vacanza con la pulizia già pagata. Ma i nostri amanti della sostenibilità e dell'eco-compatibilità (di maniera) possono sostenere di fare case per tre giorni? Sarebbe una contraddizione.
Ciao
Pietro

Salvatore D'Agostino ha detto...

---> Pietro,
mi piace molto la ‘Merda d’artista’ ma non quella blaterata/sbraitata da quel personaggio televisivo senza arte ne parte.

Sai di chi e di cosa parli, dicendo ‘Merda d’artista’?

Saluti,
Salvatore D’Agostino

Pietro Pagliardini ha detto...

Salvatore, Salvatore, hai subito perso l'ironia.
Manzoni, scatoletta tipo Simmenthal con etichetta Merda d'artista. Se la vuoi comprare per certo non ti bastano i soldi che hai e che pochi si potrebbero permettere.
Salvatore, Salvatore, non ti agitare e non essere bugiardo con te stesso, non dire che ti piace che non è vero!
Se ti venisse proposta questa possibilità:
il tuo zio d'America ti lascia scegliere per il tuo compleanno, tra la Merda d'artista e un Caravaggio, magari di attribuzione non proprio certissima, te che faresti?
Non mi rispondere, che già lo so.
Ciao
Pietro

Anonimo ha detto...

Salvatore ma sei fissato con i critici d'arte? Ma secondo te sono più importanti i critici d'arte o gli artisti? Probabilmente per te sono più importanti i critici d'arte perchè ti ritieni tale... o almeno dall'arrognza dei tuoi commenti sembra proprio che aspiri a diventarlo...
Per quanto mi riguarda me ne frego del fatto che una persona abbia o non abbia il patentino di Critico d'Arte, mi interessa soprattutto quello che dice, e purtroppo Sgarbi dice spesso cose che trovano la mia approvazione, tutto qua. Quindi, ti prego, falla finita con questa ossessione per i critici d'arte e cerca di farti un'idea tua, non condizionata dal giudizio di Chicchessia.
Fra l'altro sono contento che ci sia tu ad illuminare noi tutti su cosa sia la Merda d'Artista, qui non lo sapeva nessuno... fortuna che fra noi c'è uno che ha studiato...
ciao ciao
Lorenzo

Linea SPIC E SPAN ha detto...

la "casalinga pietro"... quando ha finito di pulire lo chalet può, cortesemente, pulire anche questa roba qui? :-)

http://www.ilcovile.it/news/archivio/00000545.html

grazie :-)

rob

PS: suppongo che l'onore di pulire simili opere sia già di per sè compenso non solo morale... :-)

Salvatore D'Agostino ha detto...

Pietro,
Caravaggio e Manzoni hanno molto in comune, ambedue si oppongono ai protocolli istituzionali del sistema dell’arte della loro epoca (mettendo in discussione i parametri 'critici-visivi' delle accademie).
Non limitarti a osservare la merda o l’apparato che lo produce, certo, non ti chiedo di contemplare la luna ma almeno il suo lato B.
Album consigliato ‘Pink Floyd - 1973 - Dark Side Of The Moon’
---> http://www.youtube.com/watch?v=XiimzQ0KqBA
Saluti,
Salvatore D’Agostino

Pietro Pagliardini ha detto...

Salvatore, te ti richiami sempre a questioni di critica e francamente non vedo come tu possa dire quello che hai detto. Possibile tu non riesca a comprendere la differenza tra i due livelli artistici, che è abissale e improponibile, da me paradossalmente proposti?
A te interessa la "rottura", che è tutto un discorso assurdo e autoreferenziale e l'unico modo per giustificare la scatoletta, a me interessa l'opera nella sua oggettività.
Questi sono i guasti fatti dalle avanguardie storiche ma almeno, anche se non approvi questo mio modo di ragionare, che è però il modo di ragionare di quasi tutti, mi auguro che tu sia consapevole delle reali differenze.
Ciao
Pietro

Pietro Pagliardini ha detto...

robert, cosa dovrei pulire non saprei. O meglio lo so ma adesso andrò a rileggere per capire, a distanza di tempo, quale sia il problema, se problema c'è.
Ciao
Pietro

Anonimo ha detto...

Salvatore,
se il tuo unico parametro per la valutazione di un'opera d'arte (o di un'opera architettonica) fosse realmente la rottura, saresti entusiasta del progetto di Ettore per il Corviale: chi infatti più di lui si oppone ai protocolli istituzionali del sistema dell’arte della nostra epoca (mettendo in discussione i parametri 'critici-visivi' delle accademie)?
Forse non ti rendi conto che il perfetto rappresentante delle accademie attuali sei proprio tu.
Permettimi infine di sorridere del fatto che tu appenderesti un Caravaggio nel tuo salotto con la stessa soddisfazione con la quale esporresti uno stronzo inscatolato (perdona la mia disgustosa e volgare ignoranza).
Lorenzo

Anonimo ha detto...

non c'è nessun problema pietro, è solo 'na battuta :-)

Pietro Pagliardini ha detto...

robert, avevo capito che era una battuta, ma anche dietro una battuta ci può essere del vero. Dunque andrò a rileggere.

Lorenzo: mi sembra un ottimo esempio il tuo sulla rottura.
Ma la parola rottura non ha un significato positivo o negativo in assoluto, come invece ci vuol far credere Salvatore e gran parte della critica. Rottura è come rivoluzione: ci sono rivoluzioni con valore fortemente positivo e altre con valore fortemente negativo. Non faccio esempi per non sollevare inutili polveroni.
La rottura continua perpetrata da 100 anni a questa parte è di una noia mortale oltre che di una bruttezza infinita. Se servono 100 anni per rompere, vuol dire che non si è trovata la strada giusta e la rottura non è il mezzo per trovarla.
Il problema ora è l'inverso: smetterla con la provocazione continuata (oggi ho visto in TV 500.000 abiti raccolti in un capannone spacciati come opera d'arte, di rottura ovviamente). Che palle!!!!!
Ciao
Pietro

Anonimo ha detto...

se avessi un caravaggio o uno stronzo inscatolato farei i salti di gioia... e lo metterei in banca, mica in salotto.

robert

PS: hai finito di pulire lo schermo del pc del covile pietro? non ci vorrà mica tanto no? :-)

LdS ha detto...

lorenzo, sai chi mi ricordi? me stesso i primi anni di architettura. ricordo che andai a vedere una biennale d'arte dopo aver letto "osservazioni elementari sul costruire" di heinrich tessenow (bellissimo libro) e dopo aver seguito un intero corso monografico di storia dell'architettura sempre su tessenow. non sto qui a raccontare che ce l'avevo a morte con tutto ciò che vedevo...

robert

Salvatore D'Agostino ha detto...

Lorenzo e Pietro,
Dio mio!
Avete presente il telefilm ‘Camera caffé’?
Dove due impiegati sono alle prese con fantomatiche storie d’ufficio quotidiano?
Ecco! Mi sembrate Paolo Bitta, ovvero, l’impiegato che possiede solo tre credi ‘l’alfa Romeo, i Pooh e l’ossessione per le donne’ e attraverso questi tre ‘attrezzi filosofici’ si spiega qualsiasi cosa.

Lorenzo mi dispiace, ma abbaiare non serve a niente.
Adesso tolgo il disturbo, da queste parti da un po’ di tempo si respira una brutta aria.
Questo parlare come si mangia, senza capire ciò che si mangia, è squallido.
Questo continuo vittimismo da archistar è deprimente.
Questo elogio della presunta verità e all’architettura della gggeeente, è ‘politicamente’ malsano.
Questo parlare di cose che non si conoscono è infantile.
Un adulto diventa adulto perché acquisisce lo spirito critico, cioè, riesce a capire la differenza tra i molteplici punti di vista (non scende in guerra perché qualcuno la pensa in modo diverso o tautomero non si lancia in lascive filippiche contro).

Peccato!

Musica di sottofondo (solo riferita alla mia persona, ahimé, per aver insisto nel dialogo con il pagliardesco dearchitettonico) ---> http://www.youtube.com/watch?v=1KLQKMbyMFw

Bau, bau,
Salvatore D’Agostino


P.S.: Comodi non ho nessuna intenzione di predicare il verbo dell’architettura della gggeeente, conosco i miei limiti. Semplicemente con il DIO dell’architettura ho un cattivo rapporto. Permettetemi un’ultima citazione ---> D’IO

ettore maria ha detto...

che rottura sta storia della rottura.
Si dice "chi rompe paga, e i cocci sono i suoi" ma in questo caso "chi rompe viene pagato, e i cocci li teniamo noi". Perché? Io non li voglio tenere!
O meglio, finchè si parla di arte o presunta tale, confinata all'interno di un edificio, se mi interessa la vado a vedere, se non mi mi interessa la evito, ma quando dei presunti artisti o architetti, supportati da dei saccenti critici, mi devono imporre la loro visione di arte e di modernità, questo io lo ritengo una violenza. Se ci sono delle persone coprofile, sono affari loro. L'artista che mise la cacca in scatola lo fece proprio per prendere in giro il "moderno" sistema in base al quale oggi si "produce arte" e la si apprezza. Un certo tipo di gente ama farsi prendere per i fondelli, così le case assicuratrici hanno studiato molto bene la strategia per promuovere gli artisti che, grazie a loro, risulteranno di tendenza. Lo stesso Bonito Oliva, in un eccesso di sincerità, ce lo ha raccontato quando ero studente a Roma. Perché non ribellarsi a questa presa per i fondelli?
A Salvatore, che è siciliano, voglio ricordargli una frase del suo grande conterraneo Franco Battiato il quale, intervistato da Carlo Massarini più di una ventina di anni fa, alla domanda sul perché avesse abbandonato le sue "sperimentazioni" musicali anni '70 rispose: "sa, quelle cose possono funzionare se le faccio per me stesso ma non in pubblico, sarebbe come ringraziarla del suo invito a casa defecandole nel salotto!". Talvolta, quindi, ci sono grandi artisti che hanno il coraggio di fare autocritica e riconoscere che certe cose appartengono solo allo scellerato mondo consumista applicato alle arti.
Non credo che ci sia nulla di scandaloso nel tornare a produrre arte che non necessita di una spiegazione pseudo-intellettuale. Per fare una citazione cinematrografica: "basta con questi cantanti drogatissimi tutti morti in albergucci londinesi" (da Maledetto il giorno che ti ho incontrato di C. Verdone)
Cordialmente
Ettore

Pietro Pagliardini ha detto...

robert, oggi è una giornata di allegria e la pulizia del video mi fa pensare al fatto che qualche giorno fa avevo lasciato in studio la finestra aperta, siamo andati a prendere il caffè al bar e quando siamo tornati ho trovato che il video e la tastiera del mio portatile erano stati utilizzati come WC da un piccione (presumibilmente). Effettivamente ho ripulito il video, ma il tasto con il n°6 non mi funziona più.
Mi pento quasi di averlo ripulito perché avrei potuto presentarla come un'opera d'arte di "rottura" e di rifiuto della schiavitù dall'informatica, dal titolo "Merda di piccione" oppure "Natura ribelle".
Ciao
Pietro

Anonimo ha detto...

c'entra nulla l'arte... era la colomba di dio... langone avrà pregato per te... così di notte non potrai più navigare in siti col... 666... nell'indirizzo...

rob

Etichette

Alemanno Alexander Andrés Duany Angelo Crespi Anti-architettura antico appartenenza Ara Pacis Archistar Architettura sacra architettura vernacolare Archiwatch arezzo Asor Rosa Augé Aulenti Autosomiglianza Avanguardia Barocco Bauhaus Bauman Bellezza Benevolo Betksy Biennale Bilbao bio-architettura Bontempi Borromini Botta Brunelleschi Bruno Zevi Cacciari Calatrava Calthorpe Caniggia Carta di Atene Centro storico cervellati Cesare Brandi Christopher Alexander CIAM Cina Ciro Lomonte Città Città ideale città-giardino CityLife civitas concorsi concorsi architettura contemporaneità cultura del progetto cupola David Fisher densificazione Deridda Diamanti Disegno urbano Dubai E.M. Mazzola Eisenmann EUR Expo2015 falso storico Frattali Fuksas Galli della Loggia Gehry Genius Loci Gerusalemme Giovannoni globalizzazione grattacielo Gregotti Grifoni Gropius Guggenheim Hans Hollein Hassan Fathy Herzog Howard identità Il Covile Isozaki J.Jacobs Jean Nouvel Koolhaas L.B.Alberti L'Aquila La Cecla Langone Le Corbusier Leon krier Léon Krier leonardo Leonardo Ricci Les Halles levatrice Libeskind Los Maffei Mancuso Marco Romano Meier Milano Modernismo modernità moderno Movimento Moderno Muratore Muratori Musica MVRDV Natalini naturale New towns New Urbanism New York New York Times new-town Nikos Salìngaros Norman Foster Novoli Ouroussoff paesaggio Pagano Palladio Paolo Marconi PEEP periferie Petruccioli Piacentini Picasso Pincio Pittura Platone Popper Portoghesi Poundbury Prestinenza Puglisi Principe Carlo Purini Quinlan Terry Referendum Renzo Piano restauro Ricciotti riconoscibilità rinascimento risorse Robert Adam Rogers Ruskin S.Giedion Sagrada Familia Salingaros Salìngaros Salzano Sangallo Sant'Elia scienza Scruton Severino sgarbi sostenibilità sprawl Star system Stefano Boeri steil Strade Tagliaventi Tentori Terragni Tom Wolfe toscana Tradizione Umberto Eco università Valadier Valle Verdelli Vilma Torselli Viollet le Duc Vitruvio Wrigth Zaha Hadid zonizzazione