Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


2 giugno 2010

MARCO ROMANO: SAPER PROGETTARE

Marco Romano ha, tra i tanti meriti, quello di rendere disponibile parte del suo sapere a chiunque. Nel suo sito, Le belle città, che è archivio di materiale iconografico e documentario sulla città davvero consistente, sono liberamente scaricabili molti testi suoi e di altri. I testi sono raccolti dentro la sezione La teoria estetica. Ma altri ve ne sono nella sezione Ritratti di città.


Di uno di questi, dal titolo Saper progettare, riporto di seguito la parte iniziale:

Progettare città non consiste nel coordinare in un quadro unitario le domande più diverse, da quelle propriamente materiali – il piano del traffico o quelli del rumore o dei servizi - a quelle manifestate dai cittadini nelle occasioni più disparate, a quella di nuove case rappresentata dagli imprenditori immobiliari o a quella della grande distribuzione con i suoi shopping center, perché ciascuna di queste domande ha motivazioni sue proprie, tra loro diverse e incommensurabili, sicché il loro realizzarsi o il loro declinare o il loro modificarsi cambiano di per se stessi i presupposti del quadro del quale cerchiamo la coerenza, un quadro con la pretesa di essere stabile nel tempo che non è tuttavia in grado di imprigionare una realtà mobile.

Il fine cui codesto quadro affida la legittimità della propria pretesa di coordinare i comportamenti futuri dei cittadini anche a dispetto dei loro effettivi desideri è quello di perseguire la loro “vera” felicità, consistente in alcuni diritti universali e immutabili - scuole, ospedali, mobilità, verde – da collocare nella città con i criteri di una razionalità distributiva ispirata all’efficienza tecnica.

Ma la città europea è il terreno della libertà e quale sia il “vero bene” dei cittadini è un campo aperto pertinente alla civitas, che quotidianamente lo affronta con le procedure della sua democrazia: sicché, ogni volta che immaginiamo quale dovrà essere il comportamento a priori più conveniente trattiamo gli uomini non come fini – dei quali ampliare le chance di scelta - ma come mezzi, perché ipotizziamo un criterio di funzionamento della città che considera prevedibili (e quindi di fatto coartabili) i comportamenti, riducendone implicitamente la libertà: i piani più rigorosi sono quelli dei regimi totalitari, quelli che registrano la disperazione dei sudditi e che diventeranno subito obsoleti appena riconquistata la libertà.

"La premessa esplicita di Le Corbusier è infatti la ricerca della felicità. Nessun dolore resiste, dice Le Corbusier, quando uno destandosi tre mattine di seguito ha nella faccia lo splendore vivificante del sole che sorge – commenta Gianfranco Contini che ha assistito a una sua conferenza. Dimentichiamo altamente il diritto di piangere contro ogni meteorologia che ce ne vorrebbe frodare; e in un ottimismo ben più ampio e fondamentale chiediamo che il bonheur, e dico uno stabile bonheur, trovi origini assai più fragili e imponderabili fino dentro al buio urbano...Il suo bonheur è un bonheur moscovita, lo svago è obbligatorio, legislativo e collettivo, e dittatorio è l'invito a una natura di Stato".

Ogni piano che pretenda di avere costruito un quadro di coerenza verrà in seguito smentito, perché la maggioranza che lo approva – tirandolo spesso da tutte le parti come una coperta corta per superare i dissensi – pretende di sottrarre quel campo di decisione alle maggioranze future, le quali hanno tutto il diritto di rivederlo, fin dal giorno seguente alla sua approvazione, interpretando nuove domande o ribaltando la loro precedente gerarchia: come le regole degli standard urbanistici che da tempo non intercettano una domanda sociale reale e le cui tracce restano nelle città come dinosauri estinti e innominati rottami
”.

Il tema della libertà è sempre presente in Marco Romano, fatto alquanto raro negli urbanisti, i quali in genere relegano invece il cittadino a comparsa, strumento costretto a muoversi entro i limiti rigorosi stabiliti dal "regista". Non ingannino gli ostentati apporti partecipativi, per sinceri che siano, di cui è costellata oggi la procedura di formazione di un piano: tutto l’apparato normativo e, prima ancora, l’impostazione culturale con cui si affronta il tema città, sono rimasti impositivi e ispirati alla logica di fondo a suo tempo descritta da Gianfranco Contini.
La mancanza di un “soddisfacente universo simbolico”, come lo definisce in seguito Romano, riduce la città a mero congegno da progettare nelle sue varie parti funzionali. In questo quadro l’urbs non è più il risultato della volontà estetica dei cittadini e la civitas si perde, sovrastata dalla potenza di colui che decide per tutti, indifferente ai desideri e ai bisogni immateriali dei singoli individui, tutti invece obbligatoriamente parte di quell’obbligo alla felicità (da conseguire con la sfera del necessario, con la tecnica e con le funzioni) di cui parla Contini.
Consiglio la lettura di tutto il testo, abbastanza breve da non meritare riassunti.

Nessun commento:

Etichette

Alemanno Alexander Andrés Duany Angelo Crespi Anti-architettura antico appartenenza Ara Pacis Archistar Architettura sacra architettura vernacolare Archiwatch arezzo Asor Rosa Augé Aulenti Autosomiglianza Avanguardia Barocco Bauhaus Bauman Bellezza Benevolo Betksy Biennale Bilbao bio-architettura Bontempi Borromini Botta Brunelleschi Bruno Zevi Cacciari Calatrava Calthorpe Caniggia Carta di Atene Centro storico cervellati Cesare Brandi Christopher Alexander CIAM Cina Ciro Lomonte Città Città ideale città-giardino CityLife civitas concorsi concorsi architettura contemporaneità cultura del progetto cupola David Fisher densificazione Deridda Diamanti Disegno urbano Dubai E.M. Mazzola Eisenmann EUR Expo2015 falso storico Frattali Fuksas Galli della Loggia Gehry Genius Loci Gerusalemme Giovannoni globalizzazione grattacielo Gregotti Grifoni Gropius Guggenheim Hans Hollein Hassan Fathy Herzog Howard identità Il Covile Isozaki J.Jacobs Jean Nouvel Koolhaas L.B.Alberti L'Aquila La Cecla Langone Le Corbusier Leon krier Léon Krier leonardo Leonardo Ricci Les Halles levatrice Libeskind Los Maffei Mancuso Marco Romano Meier Milano Modernismo modernità moderno Movimento Moderno Muratore Muratori Musica MVRDV Natalini naturale New towns New Urbanism New York New York Times new-town Nikos Salìngaros Norman Foster Novoli Ouroussoff paesaggio Pagano Palladio Paolo Marconi PEEP periferie Petruccioli Piacentini Picasso Pincio Pittura Platone Popper Portoghesi Poundbury Prestinenza Puglisi Principe Carlo Purini Quinlan Terry Referendum Renzo Piano restauro Ricciotti riconoscibilità rinascimento risorse Robert Adam Rogers Ruskin S.Giedion Sagrada Familia Salingaros Salìngaros Salzano Sangallo Sant'Elia scienza Scruton Severino sgarbi sostenibilità sprawl Star system Stefano Boeri steil Strade Tagliaventi Tentori Terragni Tom Wolfe toscana Tradizione Umberto Eco università Valadier Valle Verdelli Vilma Torselli Viollet le Duc Vitruvio Wrigth Zaha Hadid zonizzazione