Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


7 febbraio 2010

TAVOLA ROTONDA IMMAGINARIA :LA TETTOIA DI ISOZAKI

Ecco una virtuale tavola rotonda resa possibile dalla grande memoria di Internet sulla tettoia di Isozaki a Firenze, suggeritami da Archiwtach e da Nikos Salìngaros. E’ naturalmente un divertimento fatto con assemblaggio e piccoli riattamenti testuali (qualche testo è riportato in prima persona) che può anche essere definito strumentale e partigiano, ma certamente autentico perché basato su fonti.
Forse qualcuno penserà che sia una cosa superflua, un rimestare nel passato, ma i ritorni di fiamma sono sempre in agguato, visto che il sindaco di Firenze Renzi, che è un tipetto decisionista che per ora si è comportato con una certa avvedutezza, ha recentemente provato a riproporne la fattibilità.
Quando si parla di architettura-spettacolo bisogna stare sempre all’erta perché i Sindaci sono pronti a buttarcisi con grande trasporto!




TAVOLA ROTONDA IMMAGINARIA: LA TETTOIA DI ISOZAKI

Arata Isozaki: L’intenzione fondamentale del progetto per la “Nuova uscita per il Museo degli Uffizi” è creare una struttura che permetta al museo di interagire con la città; che non solo aggiunga nuovi servizi al Museo, ma sia anche l’occasione per un’operazione di rinnovamento urbano. La nuova uscita deve non solo dare luogo a una soluzione pratica ed elegante, ma anche offrire l’opportunità di trasformare le semplici funzioni previste in spazio e architettura. Abbiamo trovato il modo in cui realizzare la nostra idea di progetto tramite la relazione con l’importante precedente dell’architettura di Vasari: la nuova uscita non può essere semplicemente inserita all’interno dell’edificio esistente senza tenere conto di ciò di cui entra a far parte, né senza dare un nuovo volto all’antico edificio rinascimentale. Il progetto si colloca nel cuore di una delle più importanti città d’arte italiane: è necessario che tenga nella massima considerazione e assuma come propria l’architettura esistente, come pure è indispensabile che si ponga in relazione con la tradizione storica toscanae fiorentina, sia in termini di forma che di materiali. Per il progetto è stato assunto come modello la Loggia dei Lanzi. (1)

Vittorio Sgarbi: Non hai alcuna consapevolezza della civiltà architettonica fiorentina e questo ti ha indotto a questo atto di superbia, che io ho cercato di contenere venendoti a trovare a Tokyo. Cercai di convincerti a dare delle misure proporzionate agli spazi, di abbassare la pensilina, di metterla sotto la finestra della Biblioteca Magliabechiana, ma tu mi guardavi e sorridevi, senza che tra di noi si stabilisse alcuna forma di collaborazione». Tu sei un'archistar e io ho osteggiato subito il tuo progetto per ragioni interne all’armonia di Isozaki. Il tuo progetto può essere approvato da un politico, ma una persona avveduta è difficile che possa dire che va bene; quindi lo scambio tra il politico e il tecnico in questo caso ha determinato un’approvazione del ministero di questo telaio per materassi. Tuttavia posso comunicare che l’attuale ministro per la cultura, Sandro Bondi, è contrarissimo al progetto di Isozaki, con la sua posizione che è più radicale della mia. Possiamo stare tranquilli perché finché c’è Bondi, Isozaki sta a casa sua, in un paese dove non ti fanno operare in prossimità di un tempio buddista ma nella periferia di Tokyo. (2)

Alberto Asor Rosa: La realizzazione dell'uscita del museo, oltre a segnare un passo decisivo per la riqualificazione dell'area, è diventata ormai un banco di prova per l'affidabilità del nostro Paese. Arata Isozaki è infatti risultato vincitore di un concorso internazionale ed ha firmato un contratto con il suo ministero per portare avanti la progettazione. L'eventualità di un ripensamento non compromette soltanto il decoro di uno dei musei piu famosi del mondo ma mette a rischio l'affidabilità del nostro Paese nei confronti dei progettisti e della comunità internazionale. Confidiamo quindi che si possa procedere alla sua realizzazione in tempi brevi. (3)

Pietro Pagliardini: Ma davvero dobbiamo credere alle motivazioni della “credibilità internazionale dell’Italia”? E l’intervento contro cui lei si è mobilitato a Monticchiello non era forse una lottizzazione convenzionata, e quindi legittima, e il mettersi di traverso a quella lottizzazione non era forse uno screditare le istituzioni? Forse che Firenze vale meno di Monticchiello? (4)

Antonio Paolucci: La pensilina di Arata Isozaki per l' uscita degli Uffizi si deve fare per tre ragioni. Permettetemi di elencarle, una dopo l' altra. Prima ragione. Isozaki è vincitore di un regolare concorso, è titolare di un regolare contratto, firmato non senza qualche solennità nel febbraio del 2001. Io, membro della Commissione, preferivo il progetto di Gregotti, non perché non apprezzi Isozaki ma perché conosco i fiorentini e immaginavo che quel segno architettonico di grande modernità raffinata e radicale avrebbe suscitato non pochi mugugni. Ma questo non significa nulla. La Commissione ha deciso a maggioranza per Isozaki. Quindi il suo progetto dovrà essere realizzato, sia pure con i limitati aggiustamenti con le ragionevoli rettifiche che Giuliano Urbani ha saggiamente raccomandato. «Pacta sunt servanda» dicevano i latini. In tutti i codici del mondo vale il principio che le obbligazioni legittimamente e liberamente assunte si onorano. Punto e basta. Seconda ragione, molto pratica e quasi brutale. Il concorso è costato dei soldi, molti di più ne costerà quando (nell' ipotesi che l' Amministrazione decidesse di rigettare il suo progetto) Arata Isozaki andrà in causa e chiederà i danni. Vincendo, naturalmente. A quel punto interverrà la Corte dei conti la quale non potrà far altro che imputare il risarcimento «in solido» a chi ha impedito la realizzazione di un regolare contratto. Terza ragione, infine, questa volta d' ordine «etico». I luoghi comuni sono quasi sempre veri. Grazie alle «querelle» sull' uscita degli Uffizi, l' antico luogo comune che vuole gli italiani inaffidabili sta avendo una smagliante, internazionale conferma. Quando si lavora in Italia non basta vincere un concorso: non basta perché gli italiani cambiano idea, non è colpa loro. Sono fatti così, gli italiani. Si sono «sempre» comportati così. La vicenda Isozaki sembra fatta apposta per confermare, posto che ce ne sia bisogno, l' opinione consolidata e condivisa che all' estero hanno di noi. (5)

Pietro Pagliardini: Dott. Paolucci, anche lei con la credibilità internazionale dell’Italia? E’ vero che non godiamo di buona fama, e con qualche ragione, ma lei non dovrebbe preoccuparsi piuttosto d’altro, cioè della qualità degli interventi in luoghi come Firenze cui lei è chiamato a sovrintendere? A me sembra che perderemmo credibilità se facessimo fare la tettoia! E anche lei, in fondo, una gran bella figura non ce la farebbe.

Sindaco di Firenze Renzi: Per quello che mi riguarda, “per i prossimi 6 mesi, fino a quando non faremo il bilancio, ci sarà un grande dibattito. Dal gennaio 2010 entriamo nella fase due, finalizzata all’anno Vespucciano, l’anno in cui vogliamo chiudere la questione Grandi Uffizi, pezzi rilevanti di tramvia, la pensilina di Isozaki. Se si parte, ci vuole un amen a farla”.(6)

Nikos Salìngaros: L’introduzione di un’estetica industriale della macchina in un luogo storico delicato come questo genera conflitti geometrici e, conseguentemente, psicologici. La microstruttura dei materiali industriali non riesce a dialogare in alcun modo con i materiali tradizionali delle strutture circostanti. Le colonne quadrate presentano un’impiallacciatura superficiale di pietra indifferenziata, mentre lo stesso telaio metallico incombe con una scala troppo grande e fuori contesto per riuscire a diventare intimamente parte dello spazio urbano che andrà ad occupare. Privo di una gamma equilibrata di simmetrie e sottostrutture, il telaio non mostra delicatezza né dettagli. Prestate la massima attenzione a come gli utenti percepiranno le dimensioni dei pilastri quadrati: mentre il telaio appare delicato nelle rappresentazioni grafiche, a causa degli esagerati rapporti di scala, l’attuale larghezza della colonna è massiccia e indifferenziata nella gamma di scala umana. Il buon funzionamento dello spazio urbano dipende dai dettagli del disegno che promuovono un senso di benessere psicologico e fisiologico, reso effettivo attraverso una gerarchia di scale e una gamma di sottostrutture. Tutto ciò è assente in questo disegno, che è pensato per lavorare alla sola scala monumentale. Né questa struttura genererebbe uno spazio urbano “protetto” che inviti all’esplorazione. È l’esperienza diretta dell’utente a rendere un luogo utilizzato, amato, vivo e che può invitare la gente ad andarvi e tornarvi più volte. (7)

Arata Isozaki: “Studierò la possibilità di nuove soluzioni. E …. quando tornerò a Firenze, sarò in grado di proporre la revisione del progetto. Su una cosa, comunque, insisto: lo spirito della mia operazione. Che non voleva e non vuole essere solo la soluzione funzionale di un problema pratico (costruire le nuove uscite dei Grandi Uffizi), ma si propone la creazione di uno spazio urbano, nuovo ma in qualche modo memore di ciò che lo circonda. Da qui deriva la scelta della pietra serena per rivestire i quattro grandi pilastri, le sedici longarine della pensilina e la facciata su cui si aprono le quattro uscite, in continuità con quanto fatto da Vasari nel loggiato degli Uffizi. Poi la mia idea era di riprendere la loggia, tipica della cultura architettonica di Firenze. La cosiddetta pensilina, infatti, non dev'essere semplicemente una protezione dalla pioggia: deve offrire uno spazio vivibile, un luogo di incontro come, appunto, lo era la Loggia dei Lanzi in piazza della Signoria. Per questo ho pensato di porre quattro piedistalli su cui collocare statue, che ricordino la collezione di statue che si affacciano sulla piazza del palazzo comunale. (8)

Pietro Pagliardini: Facciamo il punto dei pro e dei contro attingendo dalla stampa: “Contro la Loggia si sono espressi per il momento solo lei, Sgarbi, il regista Franco Zeffirelli, l'ex sovrintendente Domenico Valentino e la giornalista Oriana Fallaci”. Oggi anche Salìngaros si è espresso contro. “A favore, raccogliendo l'appello di un gruppo di intellettuali, architetti ed artisti, si sono dichiarati, tra gli altri, il maestro Zubin Mehta, gli architetti Paolo Portoghesi, Richard Rogers, Adolfo Natalini, Gianni Pettena, Ettore Sotsass, Massiliano Fuksas, Gae Aulenti, Peter Eisenman, Jean Nouvel. E poi ancora Alberto Asor Rosa, Enzo Siciliano, Sergio Risaliti, Giorgio Van Straten, Sergio Staino, il critico d´arte Germano Celant, Roberto Vecchioni e Paolo Hendel”. Sgarbi, come la mettiamo? (9)

Vittorio Sgarbi: La pensilina è un orrore! (10)

Pietro Pagliardini: E’ solo visitando il posto che ci si rende conto che l’unico progetto possibile è la ricostruzione, se interpretata o mimetica si può discutere, di ciò che c’era e, chiaramente manca. Il resto è veramente fuffa, perdita di tempo, fiato sprecato. Basta andare sul posto, vedere che c’è già un vuoto di un loggiato davanti e quello degli Uffizi deve essere riempito. A prescindere dalla pochezza di quella pensilina. Che l’autore ha scritto riprendere le proporzioni della Loggia dei Lanzi. Roba da matti! Però una commissione ha giudicato, ha assegnato un premio, ha rischiato di farla costruire quella roba, ha fatto perdere anni di tempo. Non sarà certo Isozaki il responsabile di questo danno! (11)

Giancarlo De Carlo: Le teorie Sgarbiane della difesa perché queste sono delle unità intoccabili, l’architetto contemporaneo che ci mette le mani rovina tutto: non si possono giudicare così. Può darsi che rovinino tutto. In molti casi anche tra quelli che Sgarbi ha citato rovinavano tutto ma per un altro motivo: perché non avevano qualità per stare in un ambiente qualificato. La tettoia di Isozaki degli Uffizi è una tettoia sbagliata che non ha senso ma non perché è moderna ma è una tettoia sbagliata perché disegnata sbagliata perchè Isozaki, che è un buon architetto, non ha fatto lo sforzo di capire dove stava progettando e di mettersi dentro questa coerenza, questo sistema di coerenza che era rappresentato dal Palazzo degli Uffizi e dal contesto fiorentino che aveva intorno. Ma è così che bisogna giudicare, non secondo un pregiudizio dato una volta per tutte perché un pregiudizio dato una volta per tutte non può dare altro che risultati sbagliati. Ho detto le teorie di Sgarbi, ma non è questa la cosa più pericolosa, perché la cosa piùpericolosa sono gli infiniti giudici che sono rintanati nelle soprintendenze e nei ministeri che sono molto più silenziosi e si comportano esattamente come Sgarbi. (12)

Antonio Paolucci: La pensilina degli Uffizi è un reperto archeologico, un relitto del ‘900. (13)

Pietro Pagliardini: Meglio tardi che mai!


Fonti:
1) Lotus Internationa n° 121 – progetto/contesto
2) Il Giornale della Toscana, 20 settembre 2008
3) Repubblica, 3 ottobre 2004 – Appello di alcuni intellettuali a favore della pensilina
4) De-architectura
5) Antonio Paolucci, Soprintendente Generale ai Beni Artistici e Storici della Toscana all’epoca – Corriere della Sera del 14 luglio 2002
6) Corriere della Sera, edizione di Firenze, 3 agosto 2009
7) Artonweb: Recensione del progetto per la copertura dello spazio antistante la Galleria degli Uffizi
8) Sgarbi-Isozaki: Nuove soluzioni per l’uscita dagli uffizi - Corriere della Sera 29 settembre 2001
9) Diario quotidiano di architettura- Ordine Architetti Roma
10) Exibart
11) Archiwatch
12) Giancarlo De Carlo su YouTube
13) Exibart


3 commenti:

ettore maria ha detto...

A proposito della eventuale "figuraccia" che gli italiani potrebbero fare se non si realizza un progetto per il quale è stato firmato un contratto, voglio riportare un aneddoto – raccontato nell’autobiografia di Armando Brasini – che ritengo molto interessante e su cui invito tutti a meditare.
«Ricorderò che al tempo in cui presentai a Mussolini i progetti della via Imperiale, della via del Mare, l’ingrandimento della Piazza dell’Ara Coeli (che venivano a formare un’unica visione con il complesso monumentale che circonda il Vittoriale), un giorno mi accorsi che tra il Palazzetto Venezia in Piazza San Marco e la via dell’Ara Coeli si allestiva un grande recinto che aveva l’apparenza di un cantiere edilizio. Meravigliato, per rendermi conto di quanto stava succedendo chiesi notizia in proposito al governatore di Roma, il Principe Boncompagni, il quale mi informò di aver ceduto l’area recintata alla “Confederazione dell’Industria” la quale avrebbe fatto costruire un grande edificio. Alle mie proteste mi fu risposto che non vi era più nulla da fare perché il progetto del costruendo palazzo era già stato approvato dai più eminenti architetti del consiglio superiore dei Lavori Pubblici, dal ministro Ricci e financo da Mussolini, il quale aveva firmato di suo pugno il progetto stesso. Posto di fronte al fatto compiuto scrissi una lettera vivacissima a Mussolini, facendo presente che l’approvazione da parte sua della costruzione di quel palazzo era in netto contrasto con quanto egli aveva approvato precedentemente, mentre lo stato di fatto veniva a compromettere irrimediabilmente l’intera zona. Mussolini rendendosi conto dell’errore mi fece chiamare, mi ringraziò, ed accettò il mio consiglio; dopo di che diede ordine di sospendere l’inizio dei lavori e ciò permise di salvare la visione del Campidoglio e di tutto quanto lo circonda e che forma la più grande visione della romanità nelle sue epoche».
L’arroganza e la presunzione di Mussolini sono rimaste impresse nella storia, tuttavia l’aneddoto riportato ci mostra come, anche chi supponeva la sua perfezione, era in grado, in nome dell’amore per Roma, di ammettere i propri sbagli. Voglio chiarire a chi vorrà malignare sulla citazione, che io non mi riconosco in nessun partito politico, men che mai nelle porcherie del "ventennio", tuttavia mi sembra giusto riconoscere, anche in figure controverse come quella di Mussolini, che davanti alla volontà del popolo, si può mostrare coraggio e determinazione, evitando l'ennesimo stupro urbanistico architettonico.

Ettore

Pietro Pagliardini ha detto...

Paolucci è un grande studioso d'arte, un uomo di notevole spessore culturale, un organizzatore instancabile ha la capacità rara di spiegare in maniera semplice le cose complicate, ma ogni tanto fa un po' troppo il politico.
Io non so come si è giunti a bandire quel concorso, non so se fosse aperto o a inviti, fatto sta che quelli pubblicati su Casabella sono sempre i soliti nomi.
Ho provato a cercare l'origine ma non ho trovato niente. E' anche vero che in Internet si trova tutto dalla fina anni 90 in poi, moltissimo della storia, pochissimo della cronaca prima della fine anni 90.
Paolucci dice di aver votato per il progetto Gregotti, che effettivamente tra quelli pubblicati (ripeto pubblicati, perché vorrei vederli tutti e sapendo come vanno queste cose, è anche probabile che vi siano ottimi progetti non vincenti ma buoni) è il migliore anche per me, ma ciò non toglie che il ruolo culturale di Paolucci dovrebbe prevalere su quello politico. Tuttavia, alla fine, anche lui ha capito che non era il caso di insistere.
Asor Rosa è addirittura spassoso, incapace di non cogliere le sue stesse contraddizioni.
Significativo quel pezzo che ho tratto da un giornale, credo Repubblica, in cui enumero i favorevoli e i contrari. Io non l'ho riportato, ma c'è scritto nel pezzo orignale che non c'è proprio gara, tanto è soverchiante la parte a favore. Naturalmente non è il numero che fa la differenza, secondo quell'articolo, ma il peso dei favorevoli, cioè, la solita compagnia di giro: Siciliano, Asor Rosa, Vecchioni(?), Hendel(?), Staino(?), oltre ai soliti architetti. Beh, a questo punto, se Victoria Beckham fa un progetto, perchè meravigliarsi? L'importante non è che prenda una laurea ma è che prima firmi qualche appello di "intellettuali" organici.
Diciamolo, a distanza di qualche anno, quella compagnia di giro mette un po' di tenerezza.
Ciao
Pietro

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