Pietro Pagliardini
Sul quotidiano La Nazione, nella cronaca di Arezzo, è uscito oggi questo articolo di Salvatore Mannino su quello “splendido falso” che è la Piazza Grande di Arezzo. Mannino, giornalista che segue con attenzione i fatti di città, sapendo e conoscendo quanto gli aretini siano affezionati alla loro Piazza Grande e quanto i turisti apprezzino questo spazio che non ha certo l’omogeneità e la coerenza di altre famose piazze italiane ma che riesce comunque a lasciare un forte ricordo di sé a distanza di anni, non solo non si è posto il problema se quei “falsi” sia stato bene farli ma ha anche ironizzato, con il suo virgolettato, sul fatto che qualcuno li possa chiamare falsi. Ma molti architetti, sono certo, penseranno che sia Mannino, sia gli aretini, sia i turisti siano tutti ignoranti e incolti.
Se gli architetti afflitti da carie dentaria (e ce ne saranno, immagino) fossero coerenti con il loro pensiero, invece che usare dentiere in porcellana o impianti al titanio rivestiti di materiale il più simile possibile ai denti veri, usassero apparecchi che mostrassero la loro falsità, ad esempio l’oro, come accadeva una volta, allora m’inchinerei loro e sarei costretto a cambiare idea. Ma se, come immagino e come è giusto, anch’essi scendono, in questo caso, al livello dei comuni mortali e, oltre che conservare al massimo la funzionalità della loro masticazione, garantita dalla solidità del lavoro del dentista, vogliono anche salvaguardare la bellezza e l'ordine del loro volto con una dentatura il più mimetica possibile, per garantire l'armonia complessiva di quelle loro belle e pensose immagini delle riviste, allora la smettano di fare inutili discorsi sui “falsi” architettonici, perché i primi falsi ce li hanno proprio in quell'organo da cui escono tutte le stupidaggini sui falsi, al pari di tutti coloro che vi sono costretti dalla malattia.
E così ho scoperto che la Vitruviana triade di utilitas, firmitas e venustas non è esclusivo appannaggio dell’architettura ma anche dell’odontoiatria.
Almeno fino a che non arriveranno i critici odontoiatrici a fare danni.
20 giugno 2009
GLI ARCHITETTI CON IL "FALSO" SEMPRE IN BOCCA
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6 commenti:
A questo proposito ti cito ancora C. L. Stevenson: in questo caso si vede in maniera limpida come la parola "falso" non sia un aggettivo qualunque ma voglia determinare anche un'accezione etica negativa del concetto. Dicendo "falso storico" in realtà non si intende solamente "qualcosa che sembra antico ma antico non lo è", poichè il suffisso "falso" è un termine fortemente negativo e contrario al "vero": in questo modo chi usa questo termine vuole "condizionare" l'ascoltatore a vedere le opere in questione come negative.
Le parole sono importanti ed i giornalisti lo sanno bene: per fare notizia occorre muove le masse sempre "contro" qualcosa.
A presto
Matteo
Matteo, il giornalista non credo volesse entrare nel merito della nte che facciamo noi.
Lui è aretino non so se di nascita ma certamente di adozione e sa benissimo che il volto attuale di Piazza Grande è stato ridisegnato negli anni '30, come è scritto chiaramente nell'articolo. Ma il giudizio è positivo perchè è preceduto da splendido e il virgolettato accentua un carattere di verità almeno secondo l'accezione corrente che è, appunto, negativa. Però piace a tutti, a chi lo sa e a chi non lo sa che c'è sotto un "falso".
Comunque l'articolo è funzionale al lancio di una iniziativa editoriale con la quale La Nazione regala, allegata al giornale, una serie di foto antiche di Arezzo e la prima, appunto, era una foto di Piazza Grande. Poichè la foto è lievemente diversa da come è oggi era credo doveroso spigarne il motivo.
Saluti
Pietro
Carino il parallelo con la dentatura.
Riguardo al tema del "falso", trovo che ci sarebbe molto da dire, è un tema molto affascinante.
E una delle prime cose, è rivedersi "F as Fake" di Orson Welles, quasi un suo testamento artistico.
Ove si mette in risalto una bella frase di Picasso che dice circa : "l'arte è quella menzogna che ci permette di scoprire la verità".
biz, "carino" in genere non mi piace ma riconosco che in questo caso è un giudizio corretto perché, pur corrispondedno al vero, è chiaramente disimpegnato e scherzoso.
Ciao
Pietro
carino? a me invece pare che non c'azzecchi per nulla... e come se cadesse un pezzo di capitello in un palazzo del 400, che si fa? si rifà il capitello com'era, punto e basta. un dente equivale all'incirca ad un capitello... anzi, anche meno. e nessuno si sogna di dire: adesso si rifaccia il pezzo di capitello in inox per denunciarne la contemporaneità.
robert
robert, tu dici bene, nel senso che hai ragione, quella che tu indichi dovrebbe essere la procedura da seguire. Ma non lo è. Nemmeno per il capitello. E proprio a proposito di capitello sul libro di Marconi c'è proprio l'esempio dell'arco di Costantino (o di Tito, non ne sono de tutto sicuro), dove i capitelli sono stati sostituiti ma sbozzati, per far vedere che sono nuovi.
E se invece che il capitello cade mezzo edificio che si fa? E' concettualmente diverso dal capitello?
Saluti
Pietro
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