Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


16 giugno 2009

ANCORA UN LINK SUL TEMA RICOSTRUZIONE

Il Covile continua nell'approfondimento del tema restauro e ricostruzione con un articolo di Ettore Maria Mazzola.

Inevitabile il link:

di Ettora Maria Mazzola

65 commenti:

Anonimo ha detto...

Buongiorno a tutti.
Innanzitutto vorrei porre la questione (a me cara) sulla correttezza dei termini.
Il termine "restauro" ha assunto nel tempo diversi e contrastanti significati, dai più integralisti (conservazione anche della "patina", come suggerisce il Brandi) ai più lassisti (vedi Dezzi Bardeschi): parlare quindi di "restauro" puiò significare tutto e niente.
A mio parere fra il "tutto com'era e dovìera" e il "tutto nuovo nuovissimo" può esistere una via di mezzo che consenta di recuperare il recuperabile ed integrare il restante tramite interventi appropriati (senza commettere falsi storici) che, più che lasciare spazio alla fervida immaginazione delle archistar, completino "elegantemente" (come dice Mazzola) e coerentemente il tessuto urbano.
Su questa linea mi attesterei quindi più sul restauto "alla Dezzi Bardeschi", pur non prendendo "alla lettera" la sua concezione di intervento sul costruito (non tutti i suoi edifici sono "felici" realizzazioni: vedi il condominio San Jacopino; meglio il palazzo della ragione a Milano).
Ma più che altro vorrei proporre integrazioni sul modello di quelle olandesi presenti ad esempio ad Amsterdam, che vanta un tessuto storico antico incredibile interrotto a tratti da "nuove realizzazioni" che non si pongono in maniera preponderante ed egocentrica: consiglio a tutti un viaggio per capire di cosa sto parlando.
A presto

Matteo Seraceni

Pietro Pagliardini ha detto...

Matteo, io devo dire la verità: a me l'espressione falso storico mi da proprio fastidio. None esiste il falso storico, esistono gli edifici giusti e quelli sbagliati. Un edificio falso è un edificio in cui non si può entrare o vievre, tutti gli altri sono veri. Non è una provocazione, è la mia verità. Non me ne frega niente se in un centro storico qualcuno fa un edificio nuovo come se fosse antico; non me ne frega niente vuol dire che non mi interessa niente se è datato 1326 o 2009, mi interessa che sia un edificio che si adegua a quella strada, a quella città agli edifici che gli sono accanto.
La differenza tra il mio modo di pensare e il tuo (non solo il tuo) sta nel fatto che te storicizzi e dati, collochi ogni edificio nella sua epoca e ne fai una narrazione come se fosse scritta in un libro di storia (anche perchè così è scritto nei libri di storia dell'arte e dell'architettura9, io invece non storicizzo un bel niente, guardo intorno e mi domando: come dovrebbe essere un progetto nuovo in....mettiamo Borgo dei Tintori' Io mi rispondo: come quelli in Borgo dei Tintori.
Punto.
Non pretendo che tu la pensi come me ma spero vorrai ammettere che questo mio pensiero abbia una sua legittimità e che in fondo una certa logica c'è. Basta dimenticarsi i libri di storia e guardare la storia scritta con i muri.
saluti
Pietro

Master ha detto...

Attento Pietro che "dimenticarsi i libri di storia" come dici tu è molto pericoloso, e la storia stessa lo insegna.
Il termine "falso storico" anche se ti da fastidio è un termine preciso creato proprio per tutti quei "documenti" che creano una storia alternativa a quella reale. Come i libri e gli scritti creati ad hoc per legittimare comportamenti e decisioni (vedi i Diari di Hitler, la Donazione di Costantino oppure i Protocolli dei Savi di Sion) che poco hanno a che fare con la realtà storica e sempre più spesso con un guadagno personale, di chi appunto crea e diffonde il falso storico.
La stessa cosa succede in architettura, dove gli edifici devono avere una loro collocazione storica caratterizzante.
E' ovvio che ciascuno ha i suoi gusti ed è libero di progettare un edificio con la propria architettura ma non bisogna stupirsi se questo filone del falso storico è poco apprezzato dai committenti e dalla gente, è come commissionare ad un pittore una copia di un quadro famoso ... meglio lasciarlo esprimere con una forma d'arte originale, i quadri acquistano più valore e anche le opere architettoniche.
L'esempio di Amsterdam e aggiungerei ora anche di Berlino è proprio quello di aver introdotto una archiettura contemporanea che si accosta e valorizza al tempo stesso il tessuto storico della città (in Olanda ci sono lunghe serie di lotti gotici antichi e moderni accostati in maniera molto eterogenea creando un effetto molto piacevole).
Sono daccordo comunque con Matteo nella necessità di non ristrutturare un edificio antico creandone una copia esatta, è una presa in giro e sinceramente offende anche l'edificio stesso, meglio dargli un nuovo carattere recuperando gli elementi salienti e aggiungendo (magari anche solo negli interni) una personalità contemporanea. E' comunque, grazie a Dio, la strada percorsa nalla maggior parte dei restauri di oggi.

ettore maria mazzola ha detto...

scusate l'intromissione, ma visto che si tratta di ciò che ho scritto, voglio dire che concordo totalmente col pensiero di Pagliardini. Il discorso sul "Falso Storico", come ho scritto più volte, è un "falso problema". La gente comune che non ha subito la lobotomizzazione modernista delle facoltà di architettura non ha alcun interesse nella "datazione" degli edifici. Il problema della "falsificazione" era stato coniato per tutelare il mercato sommerso dei beni trafugati, poi per motivi dubbi è stato esteso all'architettura e all'urbanistica, come se un edificio o un quartiere si potessero trafugare! Vorrei che anche gli architetti "danneggiati" da un insegnamento distorto riflettessero sul fatto che il "Modernismo", come tutti gli "ismi" non è che una visione distorta e artefatta della reale "Modernità".
Ettore Maria Mazzola

Pietro Pagliardini ha detto...

Ringrazio Mazzola per il suo intervento e rispondo a Master.
Questa frase ti tradisce:
"La stessa cosa succede in architettura, dove gli edifici devono avere una loro collocazione storica caratterizzante". DEVONO AVERE. Domanda: perchè? Dove sta scritto? Chi l'ha detto e con quali giustificazioni?
L'esempio dei libri è totalmente "falsificante": i libri raccontano la storia (secondo il punto di vista dell'autore), narrano fatti, ricostruiscono interpretazioni dei fatti. Gli edifici narrano se stessi, rappresentano solo se stessi in quel momento e in quel luogo in cui sono, di fronte a coloro che vi passano davanti; e questi spettatori (o fruitori)li giudicano in presa diretta, on line direi, non preoccupandosi della datazione perchè non devono essere ricostruite storie, non debbono essere date interpretazioni particolari. L'unica interpretazione possibile è: il progetto è giusto oppure il progetto è sbagliato. Gli edifici sono storia vivente e non raccontata, proprio come le persone. Tu non puoi giudicare una persona dalla storia dei suoi avi; questa può aiutarti a capire certi atteggiamenti ma non a condannare o assolvere. Conta la persona per come è, per come si comporta, per quello che fa.
Ai critici può interessare la datazione (quando non diventa una deformazione) ma ad un architetto deve interessare l'opera nel suo contesto. Quanto alla gente poi....di certo non interessa il falso o il vero, interessa se l'opera piace o non piace. Pensa che il castello Forzesco molti credono sia medievale!!!! E chi lo sa non si sente certo preso in giro, dato che non lo devono comprare con certificato di autenticità, come un quadro ad un'asta.
Saluti
Pietro

Master ha detto...

Il tuo discorso fa acqua Pietro e ti dimostro il perchè:
Ho un lotto libero in una città tra due edifici, uno medioevale e l'altro ottocentesco (magari è una zona bombardata nell'ultima guerra o comunque c'è rimasto un "buco"). Devo costruire in quel lotto un edificio residenziale ... come lo faccio? Che architettura uso? Tieni conto che le nostre città sono spesso collage di tantissimi stili diversi che, per la loro storia, si sono mischiati insieme e quindi è difficile, anzi direi impossibile o perlomeno abbastanza infantile, dare ad una città un carattere ed una architettura univoca.
Rispondendo a questa domanda ti accorgerai che l'unica archiettura possibile è quella contemporanea perchè è l'unica che non crea un falso. Ma puoi esercitarti su tanti temi simili.
L'esperienza, per quanto mi ha insegnato in diversi anni di professione, mi ha mostrato che la gente, i committenti e gli utenti finali, preferisce una architettura contemporanea ad uno scimmiottamento di uno stile antico, per lo più ottenendo risultati pacchiani.
Un altro e ultimo interrogativo ti pongo: ma trovi tanti commitenti che ti danno da fare falsi storici? E se sì dove li hai realizzati? Io non ho mai avuto nessuno che mi proponesse qualcosa del genere, per fortuna.

Pietro Pagliardini ha detto...

Master, il tema che proponi l'avevo proposto esattamente agli esami di stato per architetti quando sono stato commissario e quei pochi che l'hanno scelto hanno seguito....le tue indicazioni, creando tre mostri.
Nella realtà ci sono più di due edifici e quindi ci sarà una prevalenza ma, ipotizzando come agli esami solo due edifici con un vuoto nel mezzo mi sembra sia largamente preferibile adeguarsi ad uno dei due piuttosto che aumentare il rumore mettendone un terzo completamente diverso. Io penso che qualunque persona non architetto ragionerebbe così. Solo gli architetti che hanno sposato il modernismo a tutti i costi possono pensare al disordine.
I committenti che tu mi dici non li trovo perché io lavoro poco nel centro abitato ma se li trovassi stai tranquillo che non mi chiederebbero una casa troppo moderna, in genere vogliono tetto e gronde e siamo a metà dell'opera. Le richieste successive contrastano in genere sia con la scelta del modernismo purista che con quella della tradizione perché magari mi chiedono terrazze a sbalzo con parapetto pieno in c.a., ma su questo si può lavorare.
saluti
Pietro

ettore maria ha detto...

Caro Master,
sono costretto ad intromettermi nuovamente. Hai mai sentito parlare di ciò che accadeva prima delle imposizioni della 1150? hai mai saputo quale fosse a Venezia la formula di approvazione di un nuovo progetto? Siccome suppongo di no, te lo dico io: "Ca sia fata e ca staga ben!" Ovvero che sia fatta purchè si armonizzi col resto! Inoltre il Piano per Bari Vecchia (Petrucci - Giovannoni) prevedeva un articolo definito "Diritto Architettonico", il cui senso era sostanzialmente questo:"il proprietario e l'architetto devono sempre ricordare che la facciata non appartiene al proprietario ma all'intera comunità che vi passa di fronte, pertanto l'edificio dovrà rispettare il carattere delle città e non il capriccio del proprietario o dell'architetto". Ebbene, gli architetti spesso peccano di presunzione, accecati dalla convinzione che quello che gli è stato insegnato sia giusto e inconfutabile, così arrivano talvolta ad autoconvincersi di verità assolute, come quella secondo cui i "clienti preferiscono l'architettura contemporanea ad uno scimmiottamento di uno stile antico". Ebbene non c'è nulla di più falso (visto che sei interessato al "vero" ed al "falso") La realtà dei fatti è che la gente vive in realtà che non le appartengono, solo perché non ha avuto scelta. Chiunque, inclusi personaggi come Fuksas (che ha uno studio in uno dei più bei palazzi del centro di Roma pur progettando le peggiori schifezze che si possano concepire) vorrebbe risiedere in centro, abbandonare l'uso dell'automobile, fare la spesa sotto casa e, in 4 parole, vivere a dimensione umana. Diamo la possibilità di scegliere se vivere in un luogo anonimo o in un ambiente in cui sentirsi a casa, e vediamo se le tue certezze non si dissolvono ... nell'acqua che tu asserisci esca dal discorso di Pagliardini. Non voglio dilungarmi, pertanto ti consiglio di andarti a leggere il mio articolo sul Covile in cui facevo un parallelo sul comportamento dei romani rispetto a due interventi recenti realizzati a poca distanza: Il Museo dell'Ara Pacis e la (temporanea installazione) della Fontana dell'Amore per il film Disney ... però munisciti di salvagente, perchè il tuo discorso rischia di fare moltissima acqua. Scherzi a parte, penso che la cosa più importante non sia mai il pensare all'edificio singolo ma all'intero contesto in cui esso dovrà sorgere; Pertanto nel tuo discorso tra edificio medievale e edificio dell'800, penso sia necessario ricordarti che l'800, grazie a Dio, non è solo l'Academie de Beaux Arts, ma è anche la riscoperta del Medioevo, quindi, probabilmente, la risposta al tuo quesito ce l'hai nel tuo testo, in ogni modo l'unica cosa da evitare è lo stridore di un edificio che non cerca una mediazione. Domanda: cosa mi diresti se in un concerto (scegli tu il genere musicale) uno dei suonatori decidesse di ignorare gli altri a strombazzare quello che gli passa in mente, ne saresti contento o preferiresti tirargli qualche vegetale per zittirlo? Qui trovi anche una risposta a ciò che la gente pensa della nostra professione. Chiudo ricordando che, ad un certo punto della storia millenaria dell'architettura e dell'arte di costruire le città, è stato necessario creare una disciplina ad hoc per studiare gli effetti collaterali della nostra professione: la Sociologia Urbana! Per favore non dimenticarlo mai quando impugni una matita o usi il mouse

Master ha detto...

L'odio che leggo nelle vostre risposte (Pietro e Ettore Maria) per il Modernismo forse vi ha fatto dimenticare che nel nsotro lavoro la razionalità è fondamentale. Attaccarsi al gusto personale e sparare a zero su cio che non ci piace è abbastanza infantile.
La vostra posizione è, come ho già fatto notare, abbastanza estremista (e Pietro ne va fiero da quanto ha scritto tempo fa). Ora non penso di dovervi insegnare che ogni estremismo è sempre sbagliato o perlomeno preoccupante e bisognerebbe capire da dove nasce (odio per uno stile architettonico? per un intervento modernista anni '70).
Il vostro atteggiamento anti-architettura-contemporanea è una posizione di minoranza e vorrà pur dire qualcosa. Ovviamente ogni parere è ugualmente valido e crea una pluralità di opinioni che giova al discorso architettonico ma gli estremismi è sempre meglio evitarli.

Anonimo ha detto...

Se mi permetti un "mot d'esprit", da buon ingegnere avrei fatto un palazzo in stile (1800+1000)/2=1400: un bel palazzo rinascimentale!
:)
Io non mi sono mai riferito ad uno "stile" in cui intervenire nel mio commento: "falso storico" significa tutto e niente come la parola "moderno".
Io credo che "falso storico" non debba essere un termine che delinei una caratterizzazione stilistica, ma deve fornire una linea guida etica del costruire: un "falso storico" a mio parere è anche un edificio moderno che però rinuncia alla capacità critica e culturale insita in ogni intervento architettonico(e credo che anche Mazzola intenda questo, ma vorrei una conferma al proposito a questo punto).
Non è possibile partire nel progetto di un edificio dicendo: questo lo faccio col tetto piano e i capitelli dorici, il resto si vedrà; come si fa a ragionare dicendo: "fra un edificio del 1000 e un edificio del 1800 ci va bene solo un edificio moderno"?
In questo sono molto "zeviano" e penso che le possibilità che abbiamo oggi nelle costruzioni sono pressochè illimitate ed ogni progetto va quindi affrontato partendo dal "grado zero" e prendendo in considerazione tutte le "complessità" (per dirla alla Venturi) del tema. Io credo che si debba uscire per forza dalla cultura "degli stili" per avere una buona architettura, ma comprendo che per un architetto, cresciuto all'interno di una filosofia accademica consolidata negli anni, siano molto difficile.
La cultura storica deve far parte di ogni buon progettista e solo se non accademica può risultare positiva: Le Corbusier, fra le altre cose, ha studiato a fondo la storia dell'architettura, ma la sua grandezza sta nell'aver utilizzato questo patrimonio in maniera propositiva e sperimentale. I "mostri" più grandi non sono stati creati dagli architetti "moderni", ma dagli accademici come Sacconi.
A presto

Matteo Seraceni

Pietro Pagliardini ha detto...

Master, dove tu veda l'odio proprio non saprei dire. Ieri sera sono stato ad un incontro pubblico a Novoli dove Lèon Krier parlava del suo piano di Novoli completamente stravolto e ti posso assicurare che l'odio era tutto da c di due, anzi no, un architetto modernista di cui su di un post, appena ne troverò il tempo, mentre la gente, i cittadini, i comitati erano tutti con Lèon Krier.
Tu e molti altri non avete capito che le posizioni di noi passatisti, antichisti, reazionari, conservatori e anche un po' ottusi, come ci ritenete sono nettamente minoritarie nel corpo degli architetti e nella classe politica ma assolutamente maggioritarie tra la gente. Non voglio azzardare percentuali ma direi come ordine di grandezza 99 su cento.
Saluti
Pietro

ettore maria mazzola ha detto...

Non credo di aver espresso alcun "odio", semmai ho cercato di far riflettere che ha dei gravissimi pregiudizi dovuti ad una formazione unidirezionale modernista. Anch'io ho avuto professori che mi hanno imposto i modernismo, ma parallelamente, e soprattutto grazie alla mia eperienza lavorativa, ho potuto scegliere cosa è meglio. Tuttavia nella carriera studentesca, e poi in quella professionale, ho potuto tristemente constatare che, poiché "la volpe che non riusciva a raggiungere l'uva diceva che era acerba", chi non è in grado di confrontarsi con l'architettura vernacolare, tradizionale e classica sostiene che chi lo fa sbagli. L'unico odio è quello di chi si promuove pluralista ma si comporta da monista. Noi siamo una minoranza perché c'è un boicottaggio vergognoso, sin dal 1931 quando l'unica rivista pluralista (Architettura e Arti Decorative" venne bloccata perchè troppo tradizionale: la mostra di Bardi e la "tavola degli orrori" lo imponevano. Io, e suppongo Pagliardini, mi ritengo RAZIONALE, non Razionalista. Infatti non c'è nulla di più razionale di una tradizione che si è mostrata valida, mentre non c'è nulla di più irrazionale di qualcosa che, autoproclamandosi razionale dimostra esattamente l'opposto in termini economici, culturali, sociologici, ambientali, paesaggistici e chi più ne ha più ne metta.
Non me ne vogliate per lo sfogo
Ettore Maria Mazzola

Anonimo ha detto...

Il nocciolo della questione è sempre lo stesso: se non si comincia (riprende) ad intendere l'architettura come disciplina di "servizio" nei confronti dell'essere umano, non si potrà mai comprendere la vacuità di concetti come quello di "autenticità dell'opera architettonica".

Propongo di trascendere le classiche categorie di valutazione e di sublimarle creando la categoria dell' AUTENTICO FALSO STORICO

Master ha detto...

99 su cento ?
Ah Ah scusatemi la risata ma vorrei vedere un sondaggio a proposito e poi farmi altre quattro risate perchè mi sa che alla gente dell'architettura non gliene porrebbe interessare di meno. La gente guarda alla sostanza, alla funzionalità di un edificio, alla praticità, all'accessibilità, altro che alla presenza o mono di architetture classicheggianti o meno.
Berlino, di cui ho anche parlato nel mio blog, è una delle città più moderne (meglio dire contemporanee) d'Europa ed è la meta i milioni di turisti. E' una città viva e vitale, a differenza delle nostre iperprotette e ottuse città italiane.
Per quanto riguarda il boicottaggio, beh adesso le ho proprio sentite tutte! Non ci sarà mica un complotto internazionale per celare la verità?!? Tipo X-files!?! ... non tirerete fuori gli alieni anche qui spero!
Scusate l'ironia ma a sentire certe cose scappa da ridere.
Per concludere degnamente la settimana direi che ognuno è libero di fantasticare con la propria architettura, sarà la gente e soprattutto la storia a giudicarne il valore.
Magari i nostri pro-nipoti saranno a litigare se è meglio un'archiettura contemporanea (del 2100 intendo) oppure una tradizionale tipo Renzo Piano o Foster, o addirittura Le Corbusier.
Buon weekend!

Pietro Pagliardini ha detto...

Nondum matura est, nolo acerbam sumere: non è sfoggio ma solo che ho fatto un ripasso di terza media per gli esami di mia figlia.
Bellissimo e azzeccato il paragone di Mazzola. Il boicottaggio c'è eccome: Proprio ieri sera ne ho avuto una riprova nell'incontro con Krier: il personaggio che lo boicottava è, udite, udite, della Tutela dei beni storici, cioè un architetto della Soprintendenza che si è vantato di aver fatto parte della commissione giudicatrice che ha fatto vincere il gazebo di Isozaki a Firenze!!!!!
Questo paradosso non stupirà certo Paolo Marconi e nemmeno Ettore Maria Mazzola e non stupisce neanche me ma mi ha ugualmente indignato. Anche perchè vi sono progetti di Krier bloccati in Italia da questi uffici per essere troppo "mimetici".
Il paradosso è spiegato molto bene nel libro di Marconi "Il recupero della bellezza" ma il pubblico di ieri sera non l'ha capito nelle sue sfumature culturali dato che ha reagito a quel signore con un mugugno eloquente. Questa reazione la dice lunga sul parere di Master al quale domando: se sei così sicuro di quello che dici perché tutta l'intellighentia modernista rifiuta per principio la giuria popolare dei concorsi? Sì lo so, perchè la gente non capisce niente e ci vogliono gli esperti. Questa è la parte arrogante della risposta ma quella vera è: non ci sarebbe un palazzo d'abitazione modernista.
La mia non breve pratica professionale mi ha insegnato, come già ti ho detto, ma devo ripetermi, che la prima richiesta è il tetto, la seconda è la gronda. Dopo vengono le funzionalità di cui parli te, ma le funzionalità sono una ovvietà che nessuno mette in discussione, con la differenza che c'è anche chi ne fa una bandiera, mentre sono, appunto, un'ovvietà.
All'anonimo dico che il gioco di parole è divertente e sulle premesse mi trovo del tutto d'accordo.
Saluti
Pietro

enrico d. ha detto...

Lo so che l'architettura è cosa diversa e più complessa, più sintetica (nel senso che presuppone sintesi), dell'arte pittorica, ma ricordo che qualche decennio orsono, i dipinti "astratti" erano visti, da molti, come una cosa un po' strana. "Picasso, Klee, Mirò...sono considerati dei grandi artisti , ma dove hanno imparato a disegnare ? non si è mai vista una donna con il naso e le orecchie così spostate..." erano commenti che si udivano normalmente. A molti restava il dubbio di non capire, se i critici erano tutti convinti che fosse roba belle... E i prezzi poi.... " cento milioni per una tela tagliata ? io te la strappo per molto meno !...."
C'era dunque un senso di inferiorità, ma anche il coraggio dell'esprimere le proprie opinioni. Ricordo che, sulle dispense dei "maestri del colore" cercavo di capire dove fosse il bello del cubismo e dell'astrattismo. E cercavo di farmi spiegare da chi ne sapeva più di me. Ricordo anche che mi resi conto che la strada obbligata per capire (e magari apprezzare) il Picasso cubista era partire dal periodo blu e rosa; vedere che cosa era capace di fare e cercare di capire il perchè e il percome del superamento del figurativo. Poi, ad un certo punto, la gente ha cominciato ad apprezzare l'arte moderna e ipermoderna in modo entusiastico, "a prescindere", senza nulla sapere e senza nulla chiedere per pregresso, del percorso. Famoso= bello è diventato un paradigma. Nei confronti dell'architettura il bisogno di conoscenza è ancora più importante, essendo materia e disciplina che coinvolge la società e la vita in modo molto più pervasivo e intrusivo che non la pittura o la scultura. Oggi nessuno, anche poco erudito, si azzarda a mettere in dubbio, almeno pubblicamente, le modernità artistiche. Prima di esprimere il "proprio" parere" si aspetta di sapere se "e bello", abdicando di fatto al giudizio soggettivo e personale. E' un fenomeno, questo dell'appiattimento dei gusti, che preoccupa; ma che si estende oltre le arti fugurative, al cinema, alla musica.... Negli anni '60 i Beatles, a qualcuno piacevano, a qualcuno no; e Bob Dylan, e i Led Zeppelin; ma anche Cenetano e Claudio Villa, Gianni Morandi e Toni Dallara, Gina Lollobrigida e Sophia Loren, avevano i loro estimatori, ma anche i detrattori. Oggi, provate a dire che Monica Bellucci non è il vostro tipo, o che la musica di Prince non fa per voi, o che Harrison Ford o De Niro non vi piacciono, ...e così è per il Beaubourg, o il museo Guggenheim di Bilbao. (detto per inciso, la prima volta che lo vidi, in una foto, lo ritenni una scultura di Boccioni; e non nè un complimento nè un'offesa).
Sempre detto per inciso, a me la Bellucci piace, anche se preferisco Sharon Stone....

Pietro Pagliardini ha detto...

enrico, una cosa è sicuro: abbiamo gli stessi gusti per la bellezza femminile.
Mi sa che anche per l'architettura non siamo molto distanti.
Ciao
Pietro

ettore maria mazzola ha detto...

Purtroppo c'è ben poco da ridere!
Il boicottaggio c'è, ed è l'orrenda pena del silenzio, già denunciata da Viollet-Le-Duc. "Quando non si può più fare fuori fisicamente il "Nemico" lo si condanna al silenzio", csì non c'è nessuna rivista "specializzata" interessata a pubblicare progetti di architettura tradizionele (ovviemente perché queste riviste vivono di pubblicità delle multinazionali produttrici di prodotti per l'edilizia - Modernista), non c'è concorso in cui si possa avere la speranza che verrà premiato un progetto diverso dal trend modernista, anche perché nelle giurie i personaggi sono sempre gli stessi, e con le stesse ideologie che, a rotazione, premiano e si fanno premiare dagli amici, oppure tendono a promuovere chi gli fa comodo (anni fa un mio amico che lavorava per Renzo Piano mi raccontò molto candidamente di aver partecipato ad un concorso pur sapendo che quello non era il suo turno perché gli era già stato conferito un premio poco prima). Queste schifezze la gente non le sa, così ride di chi si indigna, e procede con i paraocchi nella direzione "modernista" e non moderna che gli è stata data. La gente ha paura di esprimere un parere contrario a quello della moda, perché preferisce fingersi "colta" e teme di essere considerata anacronista. Io preferisco, almeno ora che non sono più obbligato da qualche professore (che avrebbe fatto meglio a fare qualcosa di diverso piuttosto che insegnare in maniera distorta) a fare cose che non condivido, esprimermi come voglio, e il mio volere è quello di cercare di rispettare al massimo quello della comunità. L'egoismo e l'arroganza che caratterizzano la nostra "civlità" consumista sono il problema che ci attanaglia. Se tutti fossimo meno presuntuosi, probabilmente anche l'architettura potrebbe migliorare. A chi gli viene da ridere, che lo faccia pure, però pensi ogni tanto provi a rendersi conto di ciò che la gente comune pensa dell'architettura contemporanea ... un tempo un cantiere era ragione di eccitazione tra la gente e di grandi aspettative, oggi, ancor prima di sapere che cosa si sta per costruire l'apertura di un cantiere è motivo di pubbliche manifestazioni di disapprovazione ... ci sarà qualche ragione, oppure pensate che come quel signore che guidando in autostrada udì alla radio che c'era un veicolo che procedeva in senso contrario disse: uno, ma sono centinaia!

Salvatore D'Agostino ha detto...

---> Ettore Maria Mazzola,
per fortuna i committenti e gli architetti peccano di presunzione, altrimenti non avremmo mai avuto:
il palazzo dei diamanti di Biagio Rossetti a Ferrara (non era mai stato fatto un bugnato diamantato);
la facciata del Duomo di Siracusa di Andrea Palma (inizia il barocco siciliano a SR);
la casa del Fascio di Giuseppe Terragni a Como (la prima opera matura in cemento armato che non scimmiotta le strutture in muratura in Italia);
Ovvio potrei fare centinaia di esempi ma non occorre, credo che il concetto si sia capito.

«Chiunque, inclusi personaggi come Fuksas (che ha uno studio in uno dei più bei palazzi del centro di Roma pur progettando le peggiori schifezze che si possano concepire) vorrebbe risiedere in centro, abbandonare l'uso dell'automobile, fare la spesa sotto casa e, in 4 parole, vivere a dimensione umana.»
Ma parliamo di architettura o siamo al centro commerciale? Secondo lei Fuksas non progetta a ‘dimensione umana’?

«La gente comune che non ha subito la lobotomizzazione modernista delle facoltà di architettura non ha alcun interesse nella "datazione" degli edifici.»
Lei non ha mai lobotomizzato ‘tradizionalmente’ nessuno?

Mi dispiace ma i suoi argomenti non si emancipano dalla ‘stupidità’ dell’architettura come verità assoluta.
Veda io non avrei nessun problema a farle costruire le sue architetture, lei invece tutto quello che non rientra nei suoi gusti lo abbatterebbe, dando del cretino a chi ogni giorno cerca, con dignità, a fare il proprio mestiere.
Lei ama la risata crassa dei reazionari. Monarchici che amano parlare del popolo dal salottobuono della propria casa.
Camminando nelle nostre città ho capito che l’architettura ama emanciparsi dagli ‘ismi’ del passato e questa dinamicità, con tutte le sue contraddizioni, mi fa capire che siamo un popolo vivo, forse un po’ troppo bloccato dalle contrapposizioni nette e dalle ‘false’ verità architettoniche.
Mi creda, abbia un po’ di fiducia nella nuova generazione evitando accuratamente le solite compagnie che ringalluzziscono le sue idee.
Saluti,
Salvatore D’Agostino

P.S.: Condivido le idee di Matteo e Master.

Pietro Pagliardini ha detto...

Salvatore, il prof Mazzola dice cose semplici e vere che tutti gli architetti sanno: i concorsi sono taroccati e tutti gli architetti lo sanno ma stanno al gioco. Sono taroccati a favore dei modernisti, c’è il famoso scambio dei ruoli e dovete smetterla di fare i moralisti con l’architetto Casamonti che ha il difetto di essere caduto nella rete per puro caso e che vi consente di dire: questo è un mariuolo, un "compagno che sbaglia" che deve essere punito e il fatto che sia punito dimostra che noi siamo onesti. Non è così. Questa è ipocrisia e della peggiore specie.
Voglio poi stare al gioco dell’odio che tu attribuisci a Mazzola.
Se ci fosse qualcosa di vero in quello che tu dici io affermo che sarebbe giusto per questi motivi:
1) Gli edifici mostro che affliggono i nostri centri storici, esempio la teca di Meier, devono essere abbattuti perché sono una violenza alla città e ai suoi abitanti e perché mostrano l’ignoranza di coloro che apprezzano quel progetto in assoluto modesto e misero, da esame di composizione 1 con voto 18. Ma dovrebbero essere abbattuti anche gli ecomostri tipo il Corviale. All’abbattimento di questo io vedo però un’alternativa di tipo “maoista”: tutti gli architetti romani che lo difendono scambino la loro abitazione con un alloggio al Corviale. In questo modo dimostrerebbero coerenza, dopo un solo mese avremmo un chilometro e mezzo di architetti modernisti in meno e di antichisti in più e, inoltre, in cambio di un alloggio popolare decente chiederebbero a gran voce la demolizione del verme e, armati di demolitore a destra e di libretto di Krier a sinistra, sarebbero i primi a prestare la loro opera volontariamente ed entuisiasticamente.
2) Il tiranno non si abbatte con la non violenza (Ghandi c’è riuscito ma il tiranno era inglese e non nazista, altrimenti….). Poiché attualmente c’è la tirannia del modernismo, per abbatterla ci vuole violenza (verbale) e il sentimento che alimenta questa violenza è, appunto, l’odio.

Almeno ora sarai contento e potrai dire: l’avevo detto che erano violenti e carichi d’odio! Noi sì che siamo buoni, dialoganti, generosi e, uno su mille facciamo anche fare loro un progettino kitsch, falso antico, con gli archetti e le colonnine! Perchè siamo anche democratici. Visto chi suono i buoni e i cattivi!
Ti ho dato un alibi per avere ragione, almeno una volta nella vita.

Appena mi sarà possibile scaricherò su Youtube l’incontro di Lèon Krier con la cittadinanza (e gli architetti) a Novoli sul progetto di Novoli e, se siamo stati capaci di riprendere alcuni interventi di architetti potrai apprezzare da quale parte stia la vera violenza, ma direi, la vera stupidità e ottusità.
Saluti
Pietro

LineadiViolenza ha detto...

"Poiché attualmente c’è la tirannia del modernismo, per abbatterla ci vuole violenza (verbale) e il sentimento che alimenta questa violenza è, appunto, l’odio."

ma avete perso il senno qui dentro? ma ti rendi conto di ciò che scrivi pietro? odio, violenza verbale... oohh... ma se parlassimo di cose più serie cosa inneggeresti? alla pistola?
qualche settimana mi avevi risposto con un commento in cui ammettevi di deformare la realtà e tralasciare questioni per piegare il tutto al tuo scopo e già scrivere 'na roba del genere a me pare 'na strafalcionata ma arrivare ad inneggiare alla violenza verbale (che è l'anticamera di quella fisica) beh... mi vien da ripetre: datevi 'na calmata, ma veramente calmata...

robert

Pietro Pagliardini ha detto...

Madonna mia, robert, ma perchè fanno tanto paura le parole anche quando sono scherzose ed in risposta a stupide ed ingiustificate accuse di odio? Mi aspettavo qualche reazione così, e l'ho fatto apposta, ma non da te.
Ma l'hai letto tutto il mio commento oppure fai il gioco dell'estrapolazione? L'hai letto il punto 1 di cui il 2 è la conseguenza. Sentire pronunciata la parola odio ti scandalizza ma l'odio vero che trapela da certi commenti li condividi! Strana forma di non violenza".
Saluti
Pietro

Linea18 ha detto...

lì ho letti sì. dare un giudizio sulla realtà può andar bene ma, da tua stessa ammissione in un commento nei miei confronti, sei solito deformare i dati, tralasciarne altri per questioni di parte e faziosità. già l'uso di certi metodi a me fa pensare allo stalinismo se poi, alla deformazione voluta della realtà si sommma la violenza si giunge al fondamentalista. il fondamentalista è colui che scambia la propria visione della realtà per verità rivelata e cerca di mettere in testa alle persone le proprie idee-verità anche con l'uso della violenza.

tornando ai punti 1-2, mi colpisce soprattutto una parte:

"gli edifici mostro che affliggono i nostri centri storici, esempio la teca di Meier, devono essere abbattuti perché sono una violenza alla città e ai suoi abitanti e perché mostrano l’ignoranza di coloro che apprezzano quel progetto in assoluto modesto e misero, da esame di composizione 1 con voto 18"

sei mai stato alla teca? sai che è il luogo più visitato di roma dopo il colosseo? se ci sei stato hai notato le persone che si siedono sulle gradinate di meier? mi sembra che spesso ti atteggi a detentore del pensiero della gggente... allora come lo spieghi un tale successo di quell'opera? se facesse così schifo perchè le persone la visiterebbero così tanto?
seconda questione, dato che citi esami di composizione e 18: una delle basi della composizione è la capacità di dare giudizi al di là delle proprie posizioni personali. dire che la teca è da 18 significa che chi la pronuncia comprende poco di architettura... in fin dei conti è un linguaggio facile: è classico, non l'ha inventato nemmeno meier, sta sulla terra da quasi un secolo, non dovrebbe esser difficile capirlo...
ultima questione, per cortesia, non tirare in ballo come al solito gandhi, il nazismo e altre questioni notevolmente più importanti delle quattro cazzate che solitamente spariamo qui dentro.

se leggi offese ed insulti da parte mia, tranquillo... anch'io sto semplicemente scherzando.

robert

enrico ha detto...

Caro Pietro,
questo messaggio non è per il forum: davvero non mi sento di dare giudizi e sentenza in matera. Certo è che il problema di conciliare l'amore e l'apprezzamento per il "classico", la convinzione che la qualità della vita è lo scopo del costruire, con la necessaria apertura che renda possibile l'evoluzione. oggi come è stato nel passato.
L'intreccio tra arte, artigianato e tecnologia; la sperimentazione dei materiali, l'invenzione di quello che prima non c'era... non è davvero tutto scontato
Ti segnalo
http://www.toxel.com/inspiration/2009/06/17/10-unusual-and-creative-bridges/
questi ponti moderni. Tu dirai che il ponte è struttura funzionale e non "da vivere", e forse lo stesso potrebbe eessere detto per la cattedrale di Siracusa (orrore !).
Certo è che fare jogging sul serpentone di Singapore deve essere una esperienza gradevole (come sulla passerella del Brooklyn bridge; e come non è sul ponte Mestre-Venezia.

Pietro Pagliardini ha detto...

robert, io non voglio conculcare a nessuno un bel niente. Ai commenti dialoganti rispondo dialogando a chi spara sentenze rispondo sparando sentenze. Di luoghi comuni sull'architettura contemporanea ne ho fatta una raccolta: sono sempre gli stessi e sono quasi sempre insulsi. E ogni volta che c'è qualche riunione con architetti è sempre la solita litania di banalità: ogni società deve esprimere il suo tempo (che non significa niente se non si spiega cosa si voglia intendere), le automobili non sono più come le carrozze (che non significa niente ugualmente) ecc. Manca solo: le stagioni non sono più le stesse e siamo apposto.
I fatti sono a zero: le città moderne sono luoghi invivibili, brutti e degradati; queste città sono costruite in base all'ideologia (ripeto IDEOLOGIA) modernista, dunque di cosa stiamo parlando?
Quanto alla teca che non ti sfiori il dubbio che la gente vada a vedere l'Ara Pacis mi sembra strano. Se poi servivano quattro scale per fare stare sedute le persone non c'era bisogno di tutto l'ambarandan. Sul voto all'Ara Pacis sono in buona compagnia, non fosse altro quella di Langone, che come sai io stimo molto, il quale la reputa l'opera di un geometra americano. Ma, anche senza Langone, quella composizioncina di vetro stretta tra campiture piene è, al minimo, banale. Se non lo comprendi, pazienza. Però ti avverto che questo mio giudizio è largamente condiviso non solo dagli antichisti.
Sul resto ho ben poco da dire se non che continuerò a parlare, se ci sarà occasione, della vicinanza di pensiero tra le avanguardie del modernismo e le dittature del secolo scorso. Pensiero che si riproduce ancora oggi nel disprezzo totale verso i comuni mortali, ritenuti indegni di giudicare ma temendo il loro giudizio, dato che nessuno vuole dar loro la capacità di decidere. Come mai?
Saluti
Pietro

Pietro Pagliardini ha detto...

enrico, ho guardato il link e vi si propongono opere e luoghi molto diversi tra loro.
Io non nego affatto che quelle strutture tecnologiche, che sono tali proprio perché assolvono una precisa funzione siano belle e corrette. Non tutte però: vorrei capire quella cosa ondulata perché deve essere ondulata. E' bella e divertente come può esserlo un gioco da luna park ma tutto vorrei fuochè fosse messa sull'Arno a Firenze o sui canali di Venezia.
Di Calatrava, ad esempio, non posso non apprezzare i ponti, non tutti in verità, ma molti sì. Nei ponti è stato geniale.
Quando trasferisce la sua poetica delle strutture negli edifici non l'apprezzo affatto.
In realtà di quelle realizzazioni del link le più riuscite mi sembrano le passerelle tipo ponte tibetano, che però vanno bene in montagna o in territori naturali specifici e che altro non sono che la riproposizione moderna, con materiali idonei, de passerelle fatte di corde. E' un progetto giusto perché ha una funzione giusta e la tecnologia ha uno scopo preciso.
Non mi piace invece per niente quel ponte in Austria, con quell'assurdo spazio intermedio che è la solita genialata da architetti. E' un progetto contorto, fatto con la logica di stupire, che è il modo più facile per avere successo.
Nel mezzo c'è un bar di tendenza e qualcos'altro. Sarà suggestivo, non dico di no, ma, visto che devo giudicare la sua forma a me sembra proprio sgraziata. Ma, come si dice in questi casi, è questione di gusti.
Ciao
Piero

LineadiSenso ha detto...

pietro, l'opinione di langone per me conta meno di quella del mio cane. ho detto cane... non suocera, fratello, sorella, nonna o zia... le opinioni di queste persone sono ben più importanti dell'intellettuale di provincia tuttologo che si diletta pure d'architettura. queste dicono semplicemente: mi piace e non mi piace... non ci girano attorno con apocalissi e altri effettoni speciali per dire, appunto, alla fine: non mi piace.
le opinioni delle persone comuni sono assai importanti sono assai variegate. sono anch'esse sottoposte al tam tam quotidiano, alla pubblicità e all'esigenze di rendere obsoleto qualsiasi cosa (quindi anche l'architettura) pur di riattivare il volano dell'economia, ragion per cui arrivano a chiedere tutto e il suo contrario (non so in che mondo viviate ma qui è così). in questo contesto, uscirsene fuori con luoghi comuni del tipo: un edificio è giusto o sbagliato, dev'esser fatto in modo che stia bene, lo trovo assai banale


per quanto riguarda la solita litania della modernità brutta e cattiva:

le mietkasermen tedesche nell'800 era considerate luoghi invivibili e insalubri, ora hanno gli affitti schizzati alle stelle
i nostri centri storici per alcuni sono il massimo a cui ambire... in passato non solo i modernisti volevano tirarne giù qualcuno ma anche i fascisti, anzi, questi ultimi l'han fatto per davvero. e c'era pure qualche archistar del 400/500 che non andava per il sottile perchè gli facevano schifo ed erano, appunto, robe barbare (da qui il nome gotico da goti) e ben poco moderne.

montecarlo... la ricca montecarlo, fatta di palazzoni imbiancati, moderni, con i giardinetti attorno, con i pargheggi sotto casa. ho un deja vu! non somigliano tanto ai condominiacci schifosi che impestano le nostre periferi? mi par di sì. però non mi sembrano così impestati di poveracci, di sfigati senza lavoro e senza soldi. mi sembrano ben imbiancati e coi dei bellissimi gerani alle finestre.

questo per dire: capire cos'è buono e cattivo non è così facile (ma può essere che sia io cretino che non capisco 'na mazza... forse dovrei pigliare ripetizioni dai geni che ultimamente imperversano nei blog di architettura). poi, associare tipologia ai comportamenti umani significa veramente pigliare un granchio, se fosse vera il principato di monaco non sarebbe impestato di ferrari ma di drogati, stupratori e delinquentelli comuni...


ara pacis: è visitata per l'ara e per la teca però non aveva gli stessi visitatori che ha ora con l'intervento di meier.la stessa berlino ha sorpassato, dal 2007, in quantità di turisti la stessa roma: non vanno a berlino per visitare solamente l'altes museum di shinkel...

ultima cosa: puoi sostenere tutte le idee che vuoi ma, come hai affermato tu stesso, evitando di deformare realtà, tralasciando volutamente dati e questioni e semplificando solo per partigianeria e, soprattutto, senza inneggiare alla violenza verbale. ognuno di noi è responsabile del clima che genera, anche di quello contrario alle proprie idee dovuto non a diffusione in positivo delle proprie convinzioni ma in negativo tramite un continuo, quotidiano e partigiano sputtanamento di quelle altrui che ha un solo effetto: diffondere le idee che vorresti combattere (ma questi son fatti tuoi).

robert

Salvatore D'Agostino ha detto...

Pietro/Mazzola parte prima,
recentemente sul blog ‘La capanna in paradiso’ è stato pubblicato un articolo di Nildo Vanelli ‘La casa dell’architetto’. L’autore che è anche un architetto ‘massone’ descrive la sua casa e conclude così: «Questo è scritto esotericarnente nella mia casa e chiunque può intenderlo, purché lo voglia.».
V’invito a leggere i commenti.
Link: http://lacapannainparadiso.blogspot.com/2009/06/la-casa-dellarchitetto.html
Un punto di vista che si contrappone al ‘modernismo’ (concetto obsoleto) semplicemente esponendosi (non aspettando l’attenzione dei media ‘architettonici’) senza dare dell’imbecille o stupido a chi la pensa in modo diverso.

- Chi s’illude che i concorsi sono taroccati?

Va da se, che la tua proposta non è democratica ma vuole solo sovvertire a tuo (vostro) favore l’ordine delle cose:
«Insomma è una questione di tattica, esattamente come in politica: se c’è un sistema politico che uccide la libertà di espressione è inutile tentare strade intermedie che ne addolciscano le ricadute negative: prima va combattuto quel sistema per mettere il re a nudo. Solo dopo sarà possibile ricostruire e proporre e discutere serenamente.
Se è consentito un paragone politico di attualità bisogna seguire la strada di Berlusconi nella politica italiana: per 13 anni ha combattuto aspramente (ampiamente ricambiato) quelli che lui chiamava, non senza ragione, i comunisti poi, una volta nato il partito democratico che sembra avere espulso ali radicali e “comuniste” appunto, è diventato dialogante, serio, talvolta ecumenico, alla ricerca di soluzioni condivise. Prima c’è la stata la pars destruens, adesso dovrebbe seguire la pars construens.
Per questi motivi questo blog è faziosamente di parte; di blog che discutono “democraticamente” di architettura ce ne sono a migliaia ma, guarda caso, i nomi e le opere che vi circolano sono sempre gli stessi, quelli dello star system.» Pietro Pagliardini ---> http://www.de-architectura.com/2008/03/blog-fazioso-si-grazie.html

- Chi è ipocrita o moralista?

A proposito di Casamonti v’invito a leggere questi miei scritti:
26 giugno 2008 (prima dei fatti giudiziari), 0017 [SPECULAZIONE] Andrea Zanzotto non Marco Casamonti ---> http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2008/06/0017-speculazione-andrea-zanzotto-non.html
Archphoto, gennaio 2008, E’Così ---> http://www.archphoto.it/2009/02/02/salvatore-dagostino_e-cosi/
Archiwatch, 10 marzo 2008, D’Agostino … amareggiato … ---> http://www.archiwatch.it/2009/03/10/dagostino-amareggiato.html

Salvatore D'Agostino ha detto...

Parte seconda,
Ti riporto l’ultimo editoriale di LPP sulla presS/Tletter n.22-2009
«Resistere alle tentazioni
Sono rimasto molto colpito quando nelle recente Storia dell’architettura contemporanea scritta da Marco Braghi, ho visto, all’inizio del secondo volume, una citazione di Wittgenstein: e precisamente quella in cui il filosofo considerava negativamente gli architetti che non sanno resistere alle tentazioni. Bellissima citazione che estenderei anche ai critici. Nel senso che nello stesso mazzo bisognerebbe mettere anche coloro che quando scrivono di architettura non sanno resistere alla tentazione di citare i filosofi, soprattutto se considerati alla moda. Ciò che, però, ci stupisce di più e' il fatto che leggendo il corposo e per molti aspetti utile libro, tra gli architetti che Biraghi apprezza ce ne sono alcuni, quali Paolo Portoghesi, che alle tentazioni hanno saputo resistere ben poco. Potremmo liquidare il caso sostenendo che si tratta di sviste interpretative. Tuttavia credo che in questo modo perderemmo di vista un problema più ampio. Quello cioè che mina alla radice la credibilità della critica – come la vogliamo chiamare? – tradizionalista e accademica italiana. La quale spara a zero su tutte le manchevolezze del cosiddetto Star System del quale non riesce a capire le mosse, alcune delle quali anche molto interessanti, per poi essere generosissima nel giudizio su tutti quegli architetti mediocri e mediocrissimi che, invece, si proclamano continuisti, storicisti, tradizionalisti ecc… ecc…
Visto che ha citato Wittgenstein, vorremmo ricordare a Biraghi, che il filosofo, dopo un iniziale apprezzamento, criticò aspramente lo stesso Loos capendo che dietro l’apparente rigore si celavano tentazioni ancora più temibili. E che lui ai film impegnati e col birignao – quelli che forse sarebbero piaciuti alla rivista Casabella- preferiva i più popolari western. (LPP) »
Ecco il mio commento:
«LPP,
interessante il tuo editoriale "Resistere alle tentazioni".
La critica "tradizionalista e accademica italiana" non possiede la grammatica necessaria per leggere l'architettura contemporanea.
Gli architetti fanno molto fatica a far capire che il ‘finto’ antico/rustico non è architettura.
Il paesaggio italiano è contaminato dalla cultura semplicistica dell’homo edile.
Mq + Euro= massima convenienza ---> risultato case spesso inospitali.»

Furbi, accademici (chi detta le regole di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato) e l’homo edile sono i drammi della nostra piccola, piccola borghese Italia.
Saluti,
Salvatore D’Agostino

Pietro Pagliardini ha detto...

Salvatore, fantastico! Mentre leggevo il tuo post non avevo riconosciuto che era una mia citazione e più leggevo e più mi trovavo d'accordo con te. Alla fine il mistero è stato svelato: ero d'accordo con me stesso.

Quanto al post sulla casa dell'architetto l'avevo già visto. Confesso di non averlo letto tutto. Lo leggerò ma il fatto è che, di primo acchito, il progetto non mi è sembrato particolarmente interessante e sentivo l'eco di Botta, e mi sono domandato come sia possibile scrivere così tanto per un progetto. In genere i progetti, specie se eseguiti, dovrebbero parlare da soli. La Capanna in Paradiso è uno splendido blog quando affronta argomenti generali. Avevo in effetti notato un certo gusto per l'esoterismo che non condanno affatto ma che non esercita nei miei confronti nessuna attrattiva, perché è uno di quegli argomenti che o si accettano o si rifiutano dato che vi si può affermare tutto e il suo contrario. Mi sembra sempre molto poco razionale.

Saluti
Pietro

Pietro Pagliardini ha detto...

Salvatore, scusa ma del tuo commento con il Verbo di Prestinenza dico che c'è poco da dire.
Prestinenza afferma e basta, tu confermi e basta.
Saluti
Pietro

Anonimo ha detto...

Io condivido appieno l'intervento di LPP ed il suo riferimento a Wittgenstein perchè è alquanto appropriato (tanto che anch'io ho scritto un articolo a riguardo http://arching.wordpress.com/2009/04/29/wittgenstein-architettura/).
Non vedo perchè citare i filosofi debba essere un'attività contraria al fare architettura; penso invece che molti architetti dovrebbero acculturarsi un pò e leggere non solo filosofi, ma anche economisti, fisici e politologi per non rimanere invischiati nel solito autoreferenzialismo.
A presto

Matteo

Pietro Pagliardini ha detto...

Matteo, quando mi è possibile e quando ne sono a conoscenza cerco di attingere dai filosofi. Quello contesto non è il contenuto in sè ma il fatto che, almeno nel pezzo riportato, non c'è nessuna spiegazione del perchè, solo un'affermazione che per me vale zero.
Prestinenza Puglisi ha questa tendenza a pontificare senza spiegare e poi ha tre o quattro architetti che tiene sotto tiro in maniera ossessiva.
Ho letto poi ultimamente un suo articolo sul falso che è semplicemente modesto.
Proprio non mi piace il genere.
Saluti
Pietro

ettore maria ha detto...

penso che gli architetti debbano acculturarsi anche, e soprattutto, in materia di sociologia urbana, senz'altro si vedrebbero alleggerire dal carico ideologico che li porta a pensare solo a sè stessi senza pensare agli effetti collaterali del loro operato. Questa cosa vale per i fondamentalisti del modernismo come per quelli del classicismo, poiché anche l'uso gratutito (abuso) di determinati elementi classici può essere deleterio (mi riferisco ad alcuni personaggi, specie americani, che pensano che l'inserimento di un edificio corinzio nel bel mezzo del "suburbia", indipendentemente dalle condizioni urbanistiche, possa essere la "via per la redenzione", stessa cosa dicasi di coloro che ritengono un buon disegno urbano, ma con edifici modernisti, "la soluzione".
Leggendo alcuni commenti, che personalmente ritengo assolutamente fuori luogo, ho letto anche la lamentela di qualcuno che accusa questo blog di essere fazioso. Vorrei chiedere a costui se entrando in una chiesa si senta a disagio perché l'ambiente è troppo "cristiano" o se l'interno di una sinagoga gli sembri troppo "ebreo" o se l'ambiente di una moschea possa risultargli troppo "musulmano", oppure, se non piace il paragone religioso, se all'interno di una sede di partito politico si senta a disagio perché quella sede è troppo allineata con quel partito! Il blog, bellissimo, da quello che ho potuto capire, nasce con un chiaro intento di dar voce a chi abbia interesse per l'Architettura piuttosto che per l'Edilizia; suppongo quindi che chi gli si avvicini si trovi in sintonia con esso, o almeno nutra una simpatia per certi argomenti. Il blog è la cosa più democratica che esista, nessuno obbliga nessuno ad aderirvi, quindi chi non lo condivide può evitarlo, esistono tanti blog e siti web dedicati ai modernisti, chi si senta a disagio in questo blog può abbandonarlo liberamente, a meno che il suo intento non sia quello di recitare il ruolo della "serpe in seno" al fine di destabilizzare il sistema, se così fosse, purtroppo per lui, sappia di aver sbagliato indirizzo. Infatti, chi si interessa del rispetto della "tradizione" in architettura ha un concetto troppo alto del rispetto per gli altri, a differenza dell'arroganza di chi pensa solo al suo credo ideologico. Detto ciò, nonostante le parole scherzose di Pagliardini - che ritengo essere state intenzionalmente fraitese - dico: "non c'è trippa per gatti", noi continuiamo e continueremo ad aprire le porte ai nostri denigratori, anche se loro si guardano bene dal fare altrettanto. Però voglio porgere loro una preghiera, non chiedete di rivedere la nostra posizione, poiché la nostra è stata ponderata, nessuno di noi infatti, penso, ha ricevuto una formazione classico/tradizionale, se quindi ha fatto questa scelta l'ha fatta sulla base di accurate meditazioni, semmai a voi, che non avete avuto il coraggio di fare autocritica, o non avete osato immaginare che, magari, il tipo di educazione ricevuta potesse essere distorto, e quindi l'aveta accettata incondizionatamente come "il Verbo", auguro che questo blog vi possa far riflettere a farlo. Persino una vostra "divinità", Rem Koolhaas, ha recentemente dichiarato di rinnegare la sua frase "Fuck the context" ritenendo che sia ora di tornare ad un'architettura generica.
rispettosamente
Ettore Maria Mazzola

Pietro Pagliardini ha detto...

Difficile commentare il commento di E.M.Mazzola, perché è benevolo verso il blog, è equilibrato, scritto benissimo e soprattutto ha affrontato tutto in poco.
Io non credo, o forse spero, che non ci sia la serpe in seno. Mi piace illudermi che il fascino della tradizione e del "nuovo" sia forte per molti. Non lo dico a caso ma per il fatto che ha funzionato così anche per me. Io ero un modernista sfegatato ma ho avuto la fortuna di conoscere alcuni colleghi e amici muratoriani che non hanno mai cercato di convincermi (i muratoriani veri sono snob e autosufficienti) ma, seguendoli nei loro ragionamenti e nei loro lavori, ho finalmente capito.
Certo, sono stato favorito dalla mia assoluta insofferenza per quegli architetti (la maggioranza) che hanno l'imprinting del demiurgo impresso loro dall'università e quindi al di sopra di ogni giudizio. Per quegli architetti che fanno due schizzetti e scrivono paginate di relazione incomprensibile e in genere in pessimo italiano.
Con uno di quegli amici facevamo un gioco: su un foglio di carta tracciavamo una riga verticale nel mezzo e collocavamo i nomi degli architetti aretini da una parte o dall'altra; da una parte i modernisti, dall'altra i tradizionalisti. La lontananza dalla riga indicava il grado delle rispettive convinzioni. Io sono stato collocato per lungo tempo vicino alla riga e classificato come border line. Poi è successo qualcosa che mi ha spostato decisamente da una parte. Certo ho il rimpianto di non sapere progettare certi dettagli e ritengo ormai difficile arrivarci, dato che il lavoro non lascia molto tempo allo studio. Così ho trovato questa forma che mi costa fatica ma che mi diverte moltissimo, anche perché sono stato sempre un grafomane.
La mia faziosità è dichiarata ma talvolta penso che dovrebbe essere ancora maggiore. Per certo mi piace credere che qualcosa rimanga ai pochi lettori, da non confondere con i contatti.
Se devo giudicare dalle parole chiave sui motori di ricerca (che posso controllare) con cui giungono al blog devo dire che almeno un terzo sono mirate all'urbanistica e all'architettura tradizionale. Difficile dare numeri precisi ma avendo di media 100 contatti al giorno di cui circa la metà proveniente dai motori, posso ipotizzare un 15% dei contatti di persone interessate al tema specifico, a vario titolo. Non è moltissimo ma francamente pensavo molto meno. Io credo vi sia anche molta reticenza a dichiararsi "antichista", per paura di essere considerati "ignoranti" e fuori moda.
Per questo una componente importante del mio lavoro è l'aggressività che assolve al compito di far capire che la vergogna vera sta dall'altra parte (perché ci sono le parti, anche se si dialoga). Sfrontatezza ci vuole, non vergogna per fare uscire allo scoperto le idee degli uni e degli altri e accorgersi così che quelle dei modernisti sono, quasi sempre, infarcite di luoghi comuni, pregiudizi e frasi fatte.
Grazie
Pietro

LineadiTradizione ha detto...

ho come la sensazione che ettore mi tiri in ballo... rispondo (poco) e subito:

"nessuno di noi infatti, penso, ha ricevuto una formazione classico/tradizionale"

spiacente per te ettore... ma mi sono formato a suon di tipologia, morfologia urbana (eh si, la città muratoriana, il caniggia e il new urbanism non li scoperti qui) di quatremere di quincy e ordini dorici, ionici e corinzi, di isolati residenziali, piazze, fronti strada e spazi chiusi, di plecnick, tessenow, grassi, rossi e pure rob e leon krier... di ri-unione (mai riuscita nell'ultimo secolo) tra architettura e urbanistica... di hans sedmlayr e altre storie simili... che ci vuoi fare ettore... c'è chi se la porta dentro la tradizione e non la sbandiera ai quattro venti e chi invece la trova sulla via di damasco dopo una vita dissoluta e pensa di voler redimere il mondo dagli dei che sino al giorno prima aveva adorato :-)

saluti
robert


"ci vuole violenza (verbale) e il sentimento che alimenta questa violenza è, appunto, l’odio"
"chi si interessa del rispetto della "tradizione" in architettura ha un concetto troppo alto del rispetto per gli altri"

PS: ragazzi... cercate di mettervi d'accordo sui copioni da recitare che mi pare divergano non poco :-)))

Pietro Pagliardini ha detto...

Tirala fuori robert la tradizione, dammi retta, che fa bene a te e agli altri. Non tenere tutto per te.
Amen
Pietro

(oddio, amen non la prenderai mica come blasfemia!)

LineadiRiscopertadellaModernità ha detto...

spiacente per te pietro... ma mi hai talmente rotto le balle con le corbusier (che conoscevo davvero poco, soprattutto per le sue idee sull'urbanistica che consideravo e considero tuttora banalotte) che qualche settimana fa sono persino andato a visitare firminy e la tourette :-))) vedi un po' te che effetti provocano i tuoi post :-)))

robert

Pietro Pagliardini ha detto...

Mannaggia che sfortuna, robert!
E io che avevo già pensato di proporti un progetto insieme per un villaggio da 100.000 mc sulle colline toscane!
Ma di fronte a tanta coerenza, che vuoi fare, non me la sento proprio di proportelo, per non offenderti.

Se non fosse chiaro, sto scherzando.
Ciao
Pietro

ettore maria ha detto...

Caro Robert,

io non ho trovato la tradizione sulla via di Damasco, né tantomeno ho praticato il modernismo compiacendomene. Sin dal primo esame di progettazione (V. Quilici assistente Ghio) ho combattuto per l'architettura in cui credevo. Da bambino ho sempre subito il fascino delle cose belle, così, a 13 anni, decisi di fare l'Istituto d'Arte (Architettura e Arredamento) ... ben presto mi accorsi che non c'era molto spazio per l'Architettura, tutti i professori sembravano maggiormente interessati all'edilizia. All'università mi resi conto che la storia veniva si insegnata,ma con la raccomandazione di limitarsi a conoscerla per quello che era "storicamente", mai sia applicarla per qualcosa di nuovo. Così i professori Muratoriani e Caniggiani delle materie compositive imponevano l'analisi storico-urbanistica della città, per comprenderne la morfologia, ma all'atto pratico del progettare, obbligavano a progettare delle mostruosità brutaliste. Per loro, una pianta dell'edificio richiamante l'impianto di Villa Adriana o l'architettura di Kahn era il "top", guai discostarsi!
Suppongo che questa sia la tua stessa "storia" e, se permetti, questo non ha nulla a che fare con l'insegnamento mirato alla riscoperta dei valori della tradizione urbanistica ed architettonica. Lo stesso New Urbanism che tu citi, è per me un abominio, valido per una realtà come quella americana, ma assurdo per quella europea. Quanto a Muratori, Caniggia, Rossi, ecc., se mi dici che fossero dei personaggi interessati alla storia in qualità di scrittori di architettura, il mio commento è: "certo!", se mi vuoi far credere che la loro pratica di architetti fosse altrettanto, bhe, penso si stia cadendo nel blasfemo. Personaggi come quelli, cui ne andrebbero aggiunti molti altri, sono coloro i quali possono essere riassunti nella frase "nel paese dei cecati quello con un occhio è il migliore!": In un momento di povertà totale di idee (generato dai teorici del modernismo), quei personaggi hanno avuto il merito di tentare di riappropriarsi di qualcosa che gli era stato negato, ma non sono mai riusciti a fare il salto di qualità in campo professionale, restando progettualmente legati all'ideologia del momento.
Dunque quella che tu, e tutti noi abbiamo ricevuto, è una educazione pseudo-storicista tipica del modernismo,un'educazione basata sul concetto della storia a compartimenti stagni, ma nulla circa la pratica. A meno che non sei in grado di mostrarmi i tuoi progetti studenteschi per smontare la mia teoria!
Un consiglio, non pensare che ci sia un copione, e che l'asse Pagliardini-Mazzola pianifichi a tavolino gli attacchi ai modernisti, io finora il prof. Pagliardini non l'ho mai conosciuto, ma lo stimo moltissimo per ciò che fa, io vivo a Roma, lui ad Arezzo. Non c'è nessuna trama, ma ci troviamo perfettamente d'accordo sulle reciproche posizioni. Del resto, viviamo nel più bel Paese del Mondo, perché non dovremmo essere interessati ad aggiungere un nuovo tassello a questo meraviglioso "tappeto architettonico" tessuto per secoli nel rispetto delle tradizioni locali? Se per le ragioni che conosciamo, gli architetti a partire dagli anni '30 del secolo scorso hanno deciso di danneggiare le trame secolari con cui era stato ordito, trame che basate sul consenso della collettività, questo non significa che non si debba tentare di correggere quell'errore, nel tentativo di ritrovare una autonomia archtettonica italiana.
Ettore Maria Mazzola

Master ha detto...

Come ho anche io già ripetuto, Pietro, la visione dell'architettura non può essere oggettiva se si prescinde dallo studio della storia. E la storia mostra che in ogni tempo c'è stato uno stile architettonico predominante e una piccola corrente di pensiero che preferisce invece uno stile più antico (fin dal medioevo c'è stata questa diatriba ed è normale che ci sia anche adesso). Il paragone che faccio spesso con l'archiettura che ci sarà tra 100 o 200 anni fa capire che in futuro verrà considerata tradizionale l'architettura contemporanea perchè più antica di quella che ci sarà nel futuro. Tirare fuori boicottaggi e congiure internazionali mi sembra un po' infantile per dei professionisti. Ci sono architetture che apprezzo molto e altre che proprio non digerisco ma non per questo mi invento conflitti e boicottaggi per dare ragione ai miei gusti personali. Tutto qui. Poi sono sicuro che continuerai nella tua personale guerra ai mulini a vento "modernisti" (che citazione! sono stupito di me stesso!) ma vorrei solo che si ricordasse cos'è il ripetto per il lavoro di altri colleghi che viene a volte denigrato perchè non conforme ai gusti personali. Credo che con il giusto rispetto per le persone si può poi parlare di ogni cosa con la razionalità che compete al nostro mestiere di professionisti.

Master ha detto...

Postilla.
Leggendo i tanti interventi che ha suscitato il blog ho riscontrato che la maggior parte di noi che apprezzano l'architettura contemporanea sono anche grandi estimatori dell'architettura antica, è normale perchè anche se c'è qualcuno che non ci crede nelle facoltà di architettura viene insegnata l'architettura classica e anche molto bene, ma anche l'architettura moderna e contemporanea (e direi che non viene boicottato nessuno visto il tempo dedicato alle opere antiche). La stessa cosa non posso dire di chi denigra l'architettura degli ultimi 50 anni in modo abbastanza indiscriminato.
Per fortuna in questo ambito la razionalità dei committenti è ancora predominante.

Salvatore D'Agostino ha detto...

Pietro/Mazzola,
concordo doppiamente con qualche sfumatura.

Concordo:
1---> Pietro, anch’io non condivido chi pontifica e fa le markette ai tre/quattro architetti di fiducia (ogni riferimento a fatti o persone reali –citati in questo blog - è puramente casuale);
2---> E. M. Mazzola il blog è uno strumento democratico (aspetto di leggere il suo, sicuramente potrebbe essere interessante).

Sfumature:
- il blog non è una chiesa, è un ‘non luogo’ (da intendere nel suo concetto verbale e non augeiano) senza limiti di accesso, filtrato solo dall’autore (che può decidere di pubblicare o no un commento) e tantomeno in un blog non ci sono adesioni;
- spiacente, come per Robert, anch’io ho avuto una formazione tradizionale:
composizione: fratelli Bollati (scuola rigidamente muratoriana);
restauro: Paolo Alberto Rossi (virtuoso dell’anamnesi).
Aggiungo che non ho mai avuto insegnanti ‘modernisti’ per via di un percorso formativo da autodidatta.
- Infine non capisco la frase «vostra divinità Koolhaas» perché questa generalizzazione?
Non crede che anche lei nel suo ‘scritto’ sia stato definitivo o più semplicemente abbia espresso il suo verbo?
- veda sul mio blog avevo pubblicato l’articolo su Koolhaas da lei citato ----> http://wilfingarchitettura.blogspot.com/2009/02/0028-speculazione-larchistar-e-in-crisi.html
perché vorrei evitare i luoghi comuni e le comode affiliazioni ai ‘maestri’.
Capisco, so come rendermi la vita complicata.
Saluti,
Salvatore D’Agostino

N.B.: M. E. Mazzola, ciò che aiuta quest blog è il suo carattere 'troll'. La polemica è voluta perché attira link (ovvero l'auditel della rete). Strategia amata da Pietro, il Feltri dei blog di architettura.

Anonimo ha detto...

Anch'io è da diverso tempo che sto ripensando a Le Corbusier (anch'io dopo che il mio professore di storia dell'architettura, tale Gresleri, ci aveva ultra-scassato con Le Corbusier), soprattutto come architetto: penso che spesso i suoi scritti o le sue provocazioni hanno prevaricato sulla sua architettura.
Mi sono proposto di andare a vedere di persona quante più opere possibili: è incredibile perchè dal vero è tutta un'altra cosa rispetto alle foto (non sempre è così: guardi un progetto di R. Piano in foto ed è lo stesso che vederlo di persona).
Ad esempio anch'io adesso ho voglia di andare a Firminy dopo aver visto le bellissime foto di PEJA pubblicate sul suo sito.

Non riesco però a capire questa vostra diatriba fra "antichi" e "moderni": mi sembrano tanto le sfide che fa Maria de Filippi...

A presto

Matteo Seraceni

Pietro Pagliardini ha detto...

Caro Mazzola vorrei chiarire che IO NON SONO PROFESSORE. Non è che io mi sia offeso ma non voglio passare da millantatore. Sono architetto libero professionista e basta.
E' vero quello che dici: i muratoriani duri e puri soffrono spesso di una grave discrasia tra lettura e progetto. Questo vale però nel progetto architettonico mentre in campo urbanistico la lettura che loro fanno è assolutamente propedeutica al progetto.
Inoltre c'è una visione della città come organismo che è assolutamente attuale quanto raramente applicata.
Ho avuto modo di fare un concorso con alcuni amici uno dei quali appartiene completamente a quella scuola. Fortunatamente possiede tutte le qualità dell'architetto e, dopo una fase tormentata in cui leggeva e analizzava, prendeva la matita e aveva la capacità di derogare (con sofferenza) dalle regole ferree e di saperle interpretare. Non ho difficoltà a fare il suo nome, Enrico Lavagnino, del quale vorrei pubblicare alcune realizzazioni di grande qualità, che piacerebbero anche a te. Purtroppo dovrei girare per qualche giorno nel cortonese dove opera e ci vorrebbe lui come guida. Però è alquanto schivo.
Quanto al complotto, ci vediamo stasera a mezzanotte in punto sotto il campanile della chiesa madre. Porta un mantello per non farti riconoscere perchè i modernisti hanno occhi ovunque....
Oddio, gli occhi magari no, ma le mani proprio sì.
Saluti
Pietro

ettore maria ha detto...

Caro Pagliardini, ero convinto che lo fossi, comunque va bene lo stesso.

Caro D'Agostino, i Bollati, come Muratori, come il mio prof. Moneta, Muratoriano anche lui, li ho sempre considerati nel girone degli ignavi, perché hanno sempre mostrato una simpatia per la storia ma non hanno mai avuto il coraggio di "peccare" utilizzandola a dovere, quindi confermi la mia idea sulla formazione universitaria. Il fatto che Pagliardini filtri i messaggi, ma poi pubblichi sia quelli pro che quelli contro, è la dimostrazione della sua apertura di idee e del fatto che chi rispetta la tradizione rispetta anche le idee che non condivide.
Mi compiaccio di ciò che dici su Koolhaas, ma il modo in cui ti relazioni con le nostre idee ti confonde tra i modernisti, se sei sul bordo del 1° girone dantesco ti invito a "peccare" in modo che prenda una decisione e non rimanga tra coloro "senza infamia e senza lode"

caro Seraceni .. e chi ha mai parlato di "antichi" e "moderni"? Qui si tratta di un uso moderno della tradizione, o di una moderna tradizione, o semplicemente di "buon senso" contro la presunzione di chi vuole fare a meno di rendersi conto che la gente è stufa di "sopravvivere" nelle realtà in cui gli architetti impongano che debba "vivere". Ti imploro di evitare il raffronto con Maria de Filippi, simbolo di una "cultura" fetish-consumista da cui rifuggo.

Di nuovo per Pagliardini ... sotto il campanile mi riconoscerai per il cappellone nero a falda larga

Ettore Maria Mazzola

Pietro Pagliardini ha detto...

Salvatore, grazie per avermi avvertito del tuo commento che può sempre sfuggirmi ma in questo non mi era sfuggito; è che devo distribuire il tempo e, se ne pubblico troppi tutti insieme poi mi sfuggono e stamane ce ne sono diversi.
Mi piace il paragone con Feltri. Lo dico sinceramente e senza alcuna ironia. Forse il tuo intento non è lusinghiero ma a me piace lo stesso. Feltri ha pregi e difetti. Il pregio è quello di dire pane al pane e vino al vino o, in linguaggio evangelico, di rispondere sì sì, no no. Il difetto, che però è strettamente correlato al pregio, è quello di una certa approssimazione.
Anch'io mi prendo questo difetto.
Quello che non è assolutamente vero, invece è 'sto troll.
In realtà, se ti fosse sfuggito, di blog che trattano in maniera "militante", e centrata sull'attualità, l'architettura tradizionale non è che ce siano molti in giro. La Capanna in Paradiso non c'è dubbio che sia un bel blog, da leggere, da consultare, è pieno di bei post ma, proprio per questo, è di stra-nicchia perché in internet lo scambio conta eccome.
Se tu credi che io alzi i toni per fare troll ti sbagli proprio. Io alzo i toni perché con il pensiero unico dominante che circola è l'unico modo di farsi sentire e c'è chi deve sapere invece che quello che appare ed è dominante non è però solo l'unico in circolazione e ci sono minoranze che hanno diritto di parlare, ma non alle condizioni dettate dalla maggioranza, relegate cioè in circoli chiusi dove giocarsela tra loro. Io do' il mio piccolo contributo a far sapere dell'esistenza di un pensiero. Piccolo davvero perché i numeri sono davvero minimi. Ma da quando ho cominciato ho scoperto l'esistenza di almeno una trentina di architetti, molti dei quali giovani, che condividono questa passione. Pochi, ma meglio di niente.
Saluti
Pietro

Pietro Pagliardini ha detto...

Salvatore, dimenticavo una cosa per te importante perchè di interessi molto di rete in genere. Se solo potessi tradurre ogni post in inglesi vedresti che nel mondo non è come in Italia. Esiste certamente una maggioranza modernista ma ti accorgeresti che la gente comune è molto interessata alla tradizione, specie in USA e in GB e partecipano con commenti.
Ma sarebbe un onere immenso e impossibile in termini di impegno. I traduttori automatici sono del tutto improponibili.
Saluti
Pietro

Pietro Pagliardini ha detto...

Master, scusa ma oggi è giornata pesante per i commenti. Sono tanti, mi fanno molto piacere ma anch'io lavoro per vivere.
Sul primo tuo commento. C'è un equivoco immenso rispetto al rapporto antico-moderno, vecchio-nuovo che, come dici te c'è sempre stato. Intanto osservo che tutto c'è sempre stato, in forme diverse e questo ti dice che della storia ne tengo conto eccome mentre è l'architettura modernista (hai pronunciato la parola terribile, ma ancora non sei sulla buona strada) che immagina che oggi debba essere tutto diverso e tutto "moderno" attribuendo a questo termine chissà quali significati mentre ne ha uno solo, ed è quello temporale, storico. L'equivoco consiste nel fatto che, per quante rivoluzioni vi siano state in architettura non sono mai venuti meno certi caratteri sostanziali quali l'avere una base che si eleva da terra, una alzato e una conclusione. La decorazione stessa, pur così diversa per qualità e quantità, è sempre stata elemento essenziale di ogni edificio, anche il più semplice. E poi c'è sempre stata la permanenza del tipo nell'edilizia di base, che costituisce il tessuto connettivo delle città. on la modernità è accaduto un fatto violento e straordinario: la rottura consapevole e programmata di ogni conoscenza precedente. Niente del passato doveva andare più bene, tutto era sbagliato. Non è difficile capirlo: prendi una casa dell'800 e una di oggi e confrontala. Il programma di le Corbusier è il manifesto di questa ideologia. Paragonare la rivoluzione gotica rispetto al romanico a quella di oggi è un errore concettuale a mio avviso straordinario.
Sul secondo commento. Sull'amare l'architettura classica e praticare quella modernista e non moderna sto scrivendo un post, in ordine all'incontro con Krier e alle falsità dette da alcuni giornali. Veri vaniloqui che se non sono complotto sono non conoscenza diretta o non comprensione, non saprei.
Sull'emarginazione degli architetti della tradizione fatti un giro in internet e cerca un progetto o un concorso vinto. Comunicamelo se ne trovi uno, aspetto con ansia.
saluti
Pietro

Pietro Pagliardini ha detto...

arching, se separi l'architetto LC dall'agitatore e ideologo gli fai un torto e non cogli il dato essenziale.
A parte il fatto che anche LC non è sempre uguale a se stesso nel tempo ma la sua influenza Sull'architettura e, soprattutto, sugli architetti è stata immensa e devastante, proprio perchè ogni sua opera era un icona del suo pensiero. E meno male che ad un certo punto la sua follia è stata fermata ad Algeri e non ha incontrato molto il suo piano per Parigi. Ma ha fatto scuola e moltissimi PEEP in giro sono una sua fotocopia, sbiadita sì ma troppo diffusa nelle città d'Europa e quello che più conta nelle nostre città, anche di provincia.
Saluti
Pietro

ettore maria ha detto...

Caro Master,

il problema è che in passato le correnti artistiche si sovrapponevano liberamente tra loro, l'architettura rurale rifocillava quella più nobile e quest'ultima aiutava quella rurale a migliorarsi. Nessuno un giorno si è svegliato è ha detto: quasi quasi oggi creo lo stile Romanico o il Gotico, tutto è avvenuto in silenzio (Venezia ne è l'esempio più pratico). Lo stesso termine "Barocco" è stato dato a posteriori e per denigrare quell'arte. Questo fa si che, utilizzando un comune spartito, gli artisti di tutti i periodi storici abbiano "giocato delle variazioni sul tema", aggiungendo note nuove alle melodie su cui si si introducevano. Il modernismo, figlio dell'egoismo e della presunzione di onnipotenza, ha invece pensato di suonare degli assoli stonati miranti a zittire una musica millenaria che aveva saputo evolversi gradualmente. Inoltre, c'è da dire che gli artisti del passato, quelli veri, si erano principalmente formati in cantiere (o in bottega), facendo sì che i loro prodotti fossero sempre basati su una grande esperienza (ovvero tradizione)(Brunelleschi orologiaio, Palladio tagliapietre, ecc.), ma anche nel primo Novecento (al quale sono particolarmente interessato) Pirani, Sabbatini, Marconi (Plinio) avevano seguito quel percorso. I modernisti invece, spesso senza alcuna conoscenza pratica, hanno preteso di fare a meno di tutto ciò che li aveva preceduti, si sono autoproclamati moderni, razionali, funzionali .. anche se poi Tom Wolfe ha goduto dimostrando la mancanza di funzionalità degli edifici funzionalisti. Tornando al punto di Master quindi, la storia è si fondamentale, ma va studiata seriamente per comprendere a cosa possa servirci. Magari per iniziare a comprendere che, cdiversamente dall'era "moderna", in passato la costruzione di una chiesa passava di mano in mano nel rispetto del progettista iniziale. I Capomastri del Duomo di Firenze dovevano giurare davanti al modello di Neri di Fioravante che lo avrebbero rispettato, a 2 secoli di distanza, e questo lo fece anche il grande Brunelleschi!

Master ha detto...

http://valdeurope.com/
http://valdeurope.typepad.com/

E' solo un esempio di vari concorsi, a livello di pianificazione urbana e di architettura, che si svolgono in Europa, e se cerchi in USA sono moltissimi, orientati all'archiettura tradizionale e al falso storico. Il fatto che siano una minoranza rispetto ai concorsi "seri" di architettura è perché è una corrente poco richiesta dal mercato. Il mercato imprime le proprie scelte agli architetti, come a tutti i professionisti. E questo mi sembra essere un dato du fatto.
Per quanto mi riguarda puoi continuare ad arrampicarti sugli specchi ma la realtà è ben diversa dalla "congiura" che ipotizzi.
Tutto quello che penso sull'argomento l'ho detto, ora puoi tornare ai tuoi mulini a vento "modernisti", se ti piace tanto cercare di abbatterli.
Auguri.

Salvatore D'Agostino ha detto...

---> Pietro,
non m’interessano i giudizi faziosi, tento di esercitare una speculazione critica. Il riconoscimento con Feltri come il tuo commento -che denota un’onestà intellettuale - mi è piaciuto.
Perché disprezzare un pensiero anche se è diverso dal mio?
Allora diciamo che sei un involontario trollista, ciò che non è il giornalismo feltriano rigorosamente strutturato sul trollismo.
Mi fa piacere che ci siano altre persone che la pensino come te. Ripeto e non ho dubbi, che l’architettura tradizionale da te auspicata non mancherebbe di qualità costruttiva, a mio avviso il problema italiano è l’arroganza della cultura becera dell’edile, io rifletto partendo sempre da questa considerazione.
Infine hai perfettamente ragione sull’idea tradizionalista diffusa in USA e GB, avresti un buon seguito.

---> E. M. Mazzola,
io non sono nel ‘bordo’ e tantomeno indeciso, al limite nel ‘brodo’ digitale e spero di non essere un ignavo.
Per me il moderno è roba da restauratori filologici.
Io credo nell’architettura semantica. Un’architettura che accetti la trasformazione quotidiana del linguaggio e dell’abitare, un work in progress diagrammatico.

Saluti,
Salvatore D’Agostino

Pietro Pagliardini ha detto...

Master, ti ringrazio per i link, ma non sono pertinenti: uno è il progetto di Pier Carlo Bontempi ad EuroDisney e l'altro non lo so ma è della stessa società. Praticamente è come se fossero americani. E poi non sono concorsi, è mercato, esattamente l'opposto di quanto affermi.
Nei concorsi c'è il mercato, ma quello delle vacche. Su questo, ne sono certo, sarai d'accordo con me.
Saluti
Pietro

Master ha detto...

Il progetto di Bontempi è solo uno dei concorsi indetti dalla Disney Europe nell'area di EuroDisney, sono concorsi che selezionano un gruppo di studi e di progetti e li fanno partecipare alla realizzazione di interi isolati per edilizia residenziale. Stà nascendo una città nuova attorno al Parco e tutti i villaggi attorno si stanno espandendo sulla scia di questi interventi.
Come vedi le possibilità per chi realizza queste architetture c'è.
Il fatto che sia di nicchia è perchè il mercato non ha molta richiesta di edifici in stile ottocentesco con abbaini in ardesia e colonnati bianchi ... se guardi le varie foto ti rendi conto che sembra di girare nella vecchia Parigi della Belle époque
ma è tutto nuovo! In stile parco disneyano ovviamente, ma con appartamenti e ville per viverci veramente. A parte la pacchianeria dell'intervento, non credo che questa sia una strada percorribile da un'edilizia popolare e nemmeno di massa. La gente è molto meno stupida di quanto si creda, vuole vivere in luoghi migliori e più razionali di un parco giochi.

Pietro Pagliardini ha detto...

Master, ti faccio presente che a Eurodisney c'è un albergo di Ghery.
Quanto al fatto che la gente sia stupida perchè, secondo te, non sceglierebbe quel tipo di architettura, è offensivo per la gente. Io non ho mai detto che la gente è stupida perché sceglierebbe l'architettura modernista.
La gente, in realtà, non ha selta e compra quello che c'è in giro e in giro c'è un mercato unico che corrisponde ad un pensiero unico.
in Italia specialmente è impossibile fare architettura tradizionale dato che le norme sono impostate, in gran parte per semplice ignoranza ma anche per pregiudizio modernista, solo in un senso.
Come fai a fare un progetto tradizionale se:
al piano terra sono previsti "pilotis" (ancora i pilotis ci sono in giro!) di altezza 2,40;
le altezze interne sono di m 2,70;
le distanze dalle strade sono minimo 5 metri, ecc?
Lo ripeto fino all'ossessione: nei concorsi fai giudicare i cittadini e allora si potrà capire come stanno davvero le cose.
Oggi siamo in regime di monopolio e, ora che ci penso, potremmo fare un bel ricorso all'antitrust, invece che accanirsi contro la Microsoft che ha reso disponibile il computer facile a tutti!
Saluti
Pietro

LineadiSenso ha detto...

arching, hai ragione, 'sta diabrita fittizza tra tradizione e modernità è 'na cialtroneria, sembra proprio di essere dalla de filippi, ma sai com'è... mi stavo divertendo... eheh :-)))

robert

Pietro Pagliardini ha detto...

Robert vogliamo parlare dell'ultimo interessante uso dei materiali tecnologici adottato dalla Hadid o del grattacielo ecolologico e sostenibile con le sue belle pale eoliche e il suo fotovoltaico che gli garantisce l'assoluta autonomia energetica (corrispondente a circa il 3 % del totale necessario)? Oppure siamo interessati a qualche bel progetto di edilizia popolare francese che fa della forte colorazione un elemento d'identità delle minoranze giovanili emarginate in mezzo ai ghetti esistenti (per poi scoprire che c'hanno così una identità di emarginazione ma a colori?).
Discorsi senza senso? Sì, gli stessi che leggiamo ogni giorno su riviste e siti internet "specializzati".
A me non interessano da tempo, dato che ho imparato a distinguere il marketing architettonico, come ho imparato a non credere alla pubblicità.
saluti
Pietro

Master ha detto...

Primo.
Come al solito metti in bocca alla gente parole che non ha detto.
Se rileggi il mio commento vedrai scritto: "La gente è molto meno stupida di quanto si creda, vuole vivere in luoghi migliori e più razionali di un parco giochi", e non quello che affermi tu.

Secondo.
Anche se tu non ci credi a Val d'Europe sono in atto molti concorsi per la costruzione di espansioni urbani importanti dei paesi limitrofi tutti in stile "falso storico" di fine ottocento, basta farci un giro per rendersi conti che l'albergo di Ghery (che sinceramente non ho visto) è ben nascosto in mezzo a tetti mansardati ricoperti d'ardesia.

Terzo.
Se vuoi continuare a costruirti una realtà parallela in cui c'è un "regime di monopolio" del Modernismo contro la "bella architettura di una volta", fai pure ma avresti più successo a cercare gli extraterrestri. La stragrande maggiornaza degli architetti di oggi ha un senso critico molto più sviluppato di quanto fai credere e di sicuro non mi sembra essere stata vitti,a di un'allucinazione di massa quando progetta seguendo una architettura contemporanea (non il Modernismo che è una corrente degli anni '70) e non costruisce villaggetti bucolici che sembrano usciti dal Signore degli Anelli.

Quarto.
Prendila ogni tanto con un po' di filosofia e ridici sopra; l'architettura è una passione che non può sfociare nell'ossessione. Lascia ogni tanto che la gente abbia la propria opinione diversa dalla tua, tanto sono punti di vista comunque rispettabili e non in conflitto (ha pienamente ragione LdS in questo), invece di cercare a tutti i costi di avere ragione su argomenti che è impossibile dimostrare compiutamente. O pensi di avere la ricetta per fare l'"architettura perfetta"?

Quinto.
Speriamo che la De Filippi non faccia una trasmissione sull'architettura!

Pietro Pagliardini ha detto...

Master tu mi confermi che non metto in bocca a nessuno niente che non abbiano detto (salvo errori sempre possibili). Mi spiego. Tu dicendo che la gente non è così stupida da andare a vivere in un "parco giochi" sottintendi che coloro che vogliono andare a vivere in quelli che tu chiami parchi gioco sia stupida. E' lapalissiano e forse tu non ci hai pensato. Riflettici un momento.
Sui punto 2 e 3 ho poco da dire.
Sul 4. La mia non è ossessione è semplicemente una passione condivisa con molti, anche se non moltissimi. L'ho già detto a qualcuno: non mi interessa niente parlare di architetture moderne o contemporanee. Piuttosto chiudo bottega. E non mi interessa neanche analizzare progetti specifici, nemmeno antichisti, se non finalizzati ad un discorso generale. A me interessa solo affermare alcuni principi e cercare di dimostrarne la validità. E' chiaro che ognuno ha la sua opinione ma, nel momento in cui si lascia un commento io cerco di dare il mio giudizio. Perchè mi dovrebbe essere negato? Non sarai te che vuoi fare cambiare idea a me? E poi, se questo fosse il tuo desiderio, che ci sarebbe di strano? Lo stesso vale per me. Oh no!
Sul 5. Perchè speri che la De Filippi faccia una trasmissione sull'architettura quando hai già detto che sono io la De Filippi dell'architettura (o qualcosa del genere)? Tieni me allora, così, per abitudine.
Saluti
Pietro

Master ha detto...

Forse lo stress, forse il lavoro ma non credo che tu legga attentamente i commenti che ti vengono fatti, Pietro.
Io ho scritto: "La gente è molto meno stupida di quanto si creda, vuole vivere in luoghi migliori e più razionali di un parco giochi", se questo per te è offendere la gente allora interpreta pure quello che vuoi.
Poi ho anche scritto:"Speriamo che la De Filippi NON faccia una trasmissione sull'architettura!", forse il NON lo hai perso? E io non ti ho mai assimilato a quella donna!!! E' stato Matteo, credo, a tirarla fuori e ironizzavo su quella tv spazzatura.
Mi piacerebbe discutere di architettura ogni tanto e non correggere le interpretazioni che dai dei miei commenti ...
Questo non fa che confermare che sei ossessionato da idee che, giuste o sbagliate (e non voglio fartele cambiare), forse non ti permettono un giudizio razionale e oggettivo.
Se pensi che le tue idee siano condivise da molti non dovresti arrabbiarti tanto se qualcuno le critica.
Come ho già detto, i giudizi architettonici lasciano il tempo che trovano, non si stà parlando di verità assolute ma di interpretazioni per lo più soggettive ed estetiche.
Prendere la cosa con più "filosofia" è un consiglio amichevole, credimi.

Salvatore D'Agostino ha detto...

---> Pietro,
cambio frase non più ‘rilassati’ ma come dice Master prendi la cosa con più filosofia.
Ritorna ai tuoi post un po’ più distaccati.
Saluti,
Salvatore D’Agostino

Anonimo ha detto...

Anch'io ho suggerito a Pietro di "camomillarsi" alcuni post fa... I fiori di Bach possono fare miracoli! :)
Però condivido il giudizio di Pietro sul fatto che questo sia il suo blog e questo blog parli di un certo tipo di architettura e pertanto va rispettato lo "spirito" generale.
A presto

Matteo

P.S. Però non sarebbe male "Amici architetti" con qualcuno tipo LPP o Muratore o magari Daverio che giudicano le sfide fra gli architetti. Anzi, meglio, vorrei vedere un bel "celebrity death match" fra Fuksas e la Hadid. ;)

Pietro Pagliardini ha detto...

Matteo non ho veramente capito il P.S.
Posso dirti però che LPP non è affatto il mio tipo.
E lo dico stasera che sono di una calma direi olimpica.
Ciao
Pietro

Anonimo ha detto...

..l'ho citato apposta infatti... :P
il P.S. si riferisce ad un'altra trasmissione stupida di Mtv.
A presto

Matteo

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