Pietro Pagliardini
La notizia è ormai nota: un nutrito quanto inedito gruppo di famosi architetti ha scritto una lettera al Sunday Times per diffidare il Principe Carlo d’Inghilterra dal mettere bocca su un progetto londinese di uno dei firmatari.
La notizia è nota e la do per scontata ma la novità è grande e merita tutta l’attenzione dovuta per i personaggi che coinvolge.
Intanto va decifrato che cosa rappresenta questo gruppo di architetti famosi, possiamo anche dire di archistar, se a qualcuno non dispiace:
- non è un SAR., che non vorrebbe dire Sua Altezza Reale ma Sindacato ARchistar perché, formalmente, non fa rivendicazioni economiche o di tutela del posto di lavoro;
- non è un gruppo di intellettuali che fanno appelli alla libertà, perché protestano contro una presunta, indebita ingerenza di un personaggio pubblico nel normale svolgimento del processo di formazione e approvazione di un progetto edilizio;
- potrebbe sembrare la preparazione di una class-action, cioè quelle cause collettive fatte a tutela di un gruppo di persone, in genere consumatori, contro un soggetto specifico per chiedere un risarcimento dei danni; potrebbe sembrare ma non lo è, perché qui il danneggiato potrebbe essere uno solo, cioè il progettista incaricato, e gli altri non hanno interessi specifici da tutelare.
Ma allora che cos’è?
E’ un errore. E’ la rappresentazione scritta e firmata di una debolezza, da una parte, e di una forza, dall’altra. Non mi riferisco ai soggetti interessati quanto alle idee che essi rappresentano.
Da una parte i più famosi architetti del mondo; ne manca qualcuno, certo; forse coloro che non hanno accettato di certificare per scritto la debolezza di un’idea.
Le riviste straripano dei loro progetti. Alcuni di loro sembrano produrre un progetto importante a settimana. La loro fama non è limitata al mondo degli addetti ai lavori ma ormai sono conosciuti praticamente a tutti, come le rock star, gli attori, le top model.
E’ un fenomeno abbastanza recente e mai conosciuto prima.
E’ un effetto collaterale dell’economia globale.
Non ha affatto aiutato l’architettura a migliorare. Ha assimilato l’architettura ad un bene di consumo come la lavatrice, l'auto, la TV.
Ma l’architettura non è una TV. Se non vuoi la TV non lo compri; sei un originale ma puoi non comprarla. Conosco diverse persone, non molte, che vivono benissimo senza TV.
L’architettura non la puoi rifiutare, quando c’è.
E’ lì, davanti a te. Vai in piazza e te la trovi davanti. Ci lavori dentro l’architettura. Non puoi cambiare città se non ti piace. Vai in un’altra città e trovi altre architetture simili. Ovunque nel mondo trovi architetture così. Nei paesi ricchi ed anche in quelli poveri. Come la TV o la Coca Cola.
Dall’altra parte c’è un Principe. E’ una persona importante. E’ ricco. E’ un difensore dell’ambiente. E’ anche un pittore. E’ un appassionato amante dell’architettura tradizionale. Non so se abbia la TV in casa ma è certamente un originale.
E’ un personaggio controverso che non gode di buona stampa, anche se le sue azioni sono in salita. Potrebbe stare in pace a dipingere e ad andare a cavallo. Invece si occupa di architettura e urbanistica. Ha una fondazione molto attiva e grazie a lui è nato in Europa il primo esperimento di New Urbanism. Che ha un notevole successo di pubblico e di mercato. Per la critica basta aspettare. Ma già si vedono segnali favorevoli.
La sua colpa sarebbe quella di essersi interessato di un progetto presso la proprietà per cambiarne l’architettura, passando dal solito acciaio e vetro ad una più tradizionale. Posso immaginare che sia andato per un tè dal suo amico-proprietario e gli abbia detto, tra un pasticcino e l'altro: "Sarebbe bello che tu costruissi un progetto un pò più inglese, visto che siamo a Londra". E il suo amico avrà pensato: "Quasi quasi..! Faccio contento Carlo e magari lo vendo anche meglio... in questi temi di crisi.... che si guarda più alla sostanza".
Ma questa non è una colpa, è un merito. E allora perché si sono arrabbiati i famosi architetti?
Io penso che non si siano arrabbiati con il Principe.
Io penso che si siano arrabbiati con l’idea di architettura del Principe che sembra finalmente scesa dalle montagne e cominci ad affermarsi nell’opinione pubblica.
L’opinione pubblica non è la gente, perché quella non credo abbia mai cambiato idea, semmai hanno abboccato all'idea di casa come una TV, ma i mezzi d’informazione che cominciano a fiutare l’aria e, cominciando a dare credito a quell’idea, ne amplificano gli effetti.
E allora hanno commesso l’errore. Hanno certificato la debolezza dell’idea di cui sono portatori.
Sarà la crisi? Sarà la moda? Sarà una vera presa di coscienza?
Sarà quel che sarà. L’importante è che sia.
21 aprile 2009
FORZA, CARLO!!
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11 commenti:
Pietro, non contesto il senso generale del post, se vedi nella rivolta delle archistar un segnale di debolezza (altri potrebbero giudicarlo una presa di posizione di indipendenza, altri di vera e propria rivolta ecc.) non discuto. Il punto debole di tanto argomentare è che la difesa della tradizione tu la ponga nei poteri, sia politici che intellettuali, del principe Carlo, attribuendogli, secondo me con eccessivo ottimismo, le capacità di giudicare in materia.
Il testimone non è attendibile, capace di un giudizio sicuramente di parte, inquinato dal suo essere principe (oltre che probabilmente dal personale livello mentale e dalla preparazione non certo accademica sulla materia): quando mai un membro di una famiglia che da secoli fa pagare ad una nazione (di babbei?) i lussi di una folla di piccoli principi, scapestrati eredi al trono e allegre principesse degni del gossip più trash potrebbe non propendere per il mantenimento dello status quo? Non credi che nella difesa della tradizione incida sul discutibile giudizio del principe il ricordo di un’infanzia dorata in castelli aviti, tenute in Devonshire o in Galles, smisurate regge dove andare in monopattino mentre mamma sceglie un assurdo cappellino e babbo smaltisce una delle sue mitiche sbronze preparatorie ad un’altra delle sue mitiche gaffes?
Certo, una volta tutto era migliore, più vero, più sano (specie per i principi), è per questo che Carlo ha avviato un fiorente commercio di prodotti tutti naturali, che manda i cadaveri dei suoi maiali da allevamento biologico a macellare in Emilia dove la tradizione del prosciutto è rimasta tale e quale da secoli, applicando indistintamente dal panino all’architettura il suo incrollabile conservatorismo.
Bisogna sempre valutare da che pulpito viene la predica, in questo caso viene da chi avrebbe tutto da perdere da un processo di svecchiamento di tradizioni ammuffite a garanzia di una altrettanto ammuffita, anacronistica istituzione che osteggia la modernità e i suoi simboli per salvaguardare una ‘poltrona’ dorata.
Scusa, Pietro, non volevo fare un commento anonimo (il precedente).
Sono Vilma
Vilma, non era necessaria la precisazione sull'anonimato.
Se hai letto la fine del post io dico: basta sia.
Con ciò significando che, di fronte ad una potenza di fuoco come quella "dell'architettura contemporanea" non si può andare per il sottile.
Ciò premesso io non posso giudicare Carlo, che ovviamente non conosco, in base alle sue qualità personali, lo giudico nei fatti, e i fatti sono che ha una Fondazione molto attiva nel campo del recupero delle tecniche costruttive tradizionali, nello studio e nell'applicazione dei metodi tradizionali alle varie realtà dei paesi anche sottosviluppati, che sostiene, con vigore e tenacia, un'idea di architettura che io considero umana, che ha contribuito a costruire Poundbury che, comunque lo si giudichi, è stata una bella impresa, e a me cosa importa sapere altre cose di lui? Non sono mica monarchico, né sono un suddito della Corona.
Non mi interessa nè il gossip su d lui. Però penso, in tutta sincerità, che Carlo sia molto meglio di come ce lo presenta la stampa, che poi è una stampa di gossip.
Quanto all'appello non è possibile non leggervi un errore, dal loro punto di vista naturalmente, e un atteggiamento di difesa da qualcosa che inizia a dare noia.
Ripeto quanto ho già scritto altrove: Koolhaas non l'ha firmato e lui conosce la comunicazione.
Da ieri su tutti i giornali non si parla d'altro che di questa cosa e non è possibile non leggervi un atteggiamento ironico, ma non nei confronti del Principe Carlo.
Non canto mica vittoria, non sono mica matto.
Però mi diverto, questo sì.
Saluti
Pietro
ciao pietro. premettendo che non seguo da molto il tuo blog, prendo l'occasione per ringraziarti: quando ho cercato notizie "introvabili" sul web (le preghiere di langone su fuksas e una lettera sul piano casa per il foglio che volevo rileggere avendone perso il numero) le ho trovate qui. Non con questo voglio dire che sono d'accordo con i tuoi commenti, ma almeno ci sono delle basi comuni su cui fondare delle discussioni che non partano falsate da ideologiche prese di posizione.
Ho avuto occasione di vedere (stampate male in un riquadro di giornale che riportava la notizia) le soluzioni o presunte tali presentate da Rogers (puoi nominarlo, non ti mangia) e quella sostenuta dal Principe Carlo: la prima, formata da quattro stecche di vetro e acciaio poste a pettine, la seconda una specie di palazzo modello windsor, tradizionale isolato urbano con corti all'interno. Penso che nessuno dei due progetti avrà gli onori della cronaca, presumibilmente si rivelerà solo l'ennesimo investimento edilizio, dedicato più al profitto che agli uomini che ci andranno ad abitare. Penso che al costruttore non interessi molto quale sia più bello o più brutto: non vuole grane, lo vuole costruire e portare a termine il suo investimento.Il problema secondo me non può essere stilistico o legato solamente alle archistar, ma la preoccupazione deve essere all'uomo e ai suoi desideri, alla sua vita in quelle case.
Mi rendo conto di aver un po' banalizzato la questione, ma contrapporre i due progetti in questione e portarli come esempio della vacuità dell'architettura contemporanea contrapponendola a quella tradizionale mi sembrava, a livello culturale, poco interessante. Anche perchè la tradizione è maestra non quando si imita, ma quando è punto di partenza per qualcosa di nuovo.
AA
AA, io ti ringrazio per le tue gentili parole ma, ad essere sincero, io parto da una netta presa di posizione, dichiarata quanto si vuole, onesta quanto si vuole ma partigiana. Detto questo accetto il dialogo e le critiche da tutti.
Quanto a nominare Rogers in quel caso non l'ho fatto perché mi sembrava assolutamente secondario mentre era importante l'insolito costituirsi in "sindacato" di un bel gruppo di architetti famosi. Questa era ed è la notizia.
E per dirla tutta io non ho visto né il primo né il secondo progetto né quello alternativo, insomma nessuno.
Ma che importanza ha rispetto alla notizia?
Saluti
Pietro
Scusami, sono stato un po' irruento nel mio post, quando scrivo mi faccio prendere e dimentico il garbo.
Detto questo, anch'io ho trovato singolare la notizia, più per l'"ingerenza" del Principe che per il "sindacato" degli architetti (anche in italia ci sono stati fatti di questo genere).
Probabilmente se ci fosse più partecipazione nei progetti, anche informando e coinvolgendo banalmente i cittadini di quello che sta per accadere nelle loro città, si potrebbero evitare certi "scontri", non certo titanici ma di sicuro poco utili a qualsivoglia dibattito culturale o progettuale.
Spero di riportare il dibattito in questo modo sulla notizia, come giustamente ricordi.
Scusa per l'acronimo (AA), devo aver fatto confusione
Andrea
Andrea, non ti devi scusare di niente. L'irruenza in genere è mia.
Mi scuso invece io perché ho rilevato problemi nel funzionamento nel blog in particolare sul comando "Continua a leggere". Spero di riuscire a sistemarlo prima possibile.
Quanto al coinvolgimento dei cittadini sulle scelte della città io ne sono così convinto da credere fermamente che, nei concorsi, alle giurie tecniche debba seguire il giudizio popolare. Come accade spesso in Olanda e in Svizzera.
LA città è un bene collettivo e le scelte importanti su essa non possono essere demandate ad esperti che poi tanto esperti non sono, a giudicare dai risultati degli ultimi decenni.
Saluti
Pietro
Comprereste un'auto da quest'uomo? (il principe Carlo intendo).
Purtroppo so che esiste un'associazione che fa capo alle idee urbanistico-architettoniche del suddetto principino e che, sinceramente mi sembra più un capriccio reale che una vera associazione.
Personalmente preferisco imparare da gente "del mestiere" che seguire improvvisati "santoni" ma questa è solo una mia opinione.
Oggi sono particolarmente sarcastico e me ne scuso, sarà la primavera!
La primavera dovrebbe indurre alla gioia più che al sarcasmo. Forse dipende dal fatto che l'effetto serra invece che liquefarci ultimamente ci manda un sacco di pioggia e ci rattrista.
Rivogliamo l'effetto serra "politically correct", quello alla Al Gore, con il suo bel caldo che ci fa risparmiare anche la bolletta energetica.
Ecco, solo su questo punto non seguo il Principe Carlo, cioè su questa idea che il pianeta sia in pericolo a causa dell'uomo e che "le stagioni non sono più le stesse". Per il resto la sua "improvvisazione", come la chiami te, è di gran lunga migliore della compunta serietà dei nostri urbanisti che ci ha dato città pessime e invivibili.
Per cui io caparbiamente ribadisco:
Forza Carlo!
Saluti
Pietro
Neanche io sono daccordo con l'idea del principino Carlo che il pianeta sia in pericolo a causa dell'uomo, ma in questo è perfettamente coerente con le sue idee urbanistiche. Il rifiuto dell'evoluzione contemporanea dell'urbanistica e dell'architettura e la nostalgica riproposizione di stili e schemi obsoleti e "old fashion" sono la dimostrazione che le sue idee nascono dalla visione di una umanità "cattiva" che ha devastato il pianeta e che lo ucciderà a meno che non si ritorni alla vita bucolica e agreste dei paesini di campagna, un po' quello che fanno in maniera molto più estremizzata gli Amish in USA. Il rifiuto per il progresso a mio avviso, e a essere sinceri anche secondo la maggioranza della gente, è un modo abbastanza infantile di affrontare i problemi ambientali, che ci sono e che vengono già da tempo affrontati con le nuove tecnologie eco-compatibili (frutto dell'evoluzione scientifica e non del ritorno al passato).
Da questo punto di vista Carletto è estremamente coerente.
Master, io invece sono felicemente "incoerente".
Sarà che non ho una visione bucolica dell'urbanistica ma piuttosto scientifica perché basata su serissimi analisi e studi di S. Muratori, Caniggia, Maffei, ecc e di Nikos Salìngaros (con un metodo diverso ma coincidente).
Fatto sta che Poundbury, grazie a Carlo e Leòn Krier è lì, funziona, cresce e viene presa ad esempio per nuovi insediamenti. E lo stesso accade, in scala vastissima, negli USA con il New Urbanism.
Però io e te siamo d'accordo su una visone non catastrofista dell'ambiente.
Saluti
Pietro
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