Pietro Pagliardini
Premessa: questo post è un pò noioso perchè ci sono numeri ma se interessa sapere qualcosa di più sui consumi energetici dei grattacieli vale la pena tenere duro e arrivare in fondo; oppure... andare direttamente in fondo.
A distanza di solo cinque giorni dal post “GRATTACIELI SOSTENIBILI E….SOSTENUTI", riprendo il tema perché, a proposito della presunta sostenibilità dei grattacieli “sostenibili”, ho trovato in Internet un documento assolutamente straordinario e molto ben informato sui grattacieli: è uno studio eseguito per conto di società di assicurazioni e riassicurazioni, datato aprile 2000, da una società di servizi aziendali di cui in fondo al post fornisco tutti i dati.
Questo è il link per poter scaricare liberamente il documento:
http://www.munichre.com/en/publications/default.aspx?publicationLanguage=2&category=3
(N.B. il link va ad una pagina in inglese ma, selezionando l'italiano e cliccando search si arriva al punto giusto).
Serve ovviamente alla valutazione del rischio per le compagnie assicuratrici, si compone di 164 pagine, è corredato da foto e affronta il tema grattacieli sotto ogni aspetto, da quello storico, simbolico e religioso a quello più squisitamente tecnico, strutturale, economico, impiantistico, ecc.
Togliendo la parte di commento per le assicurazioni potrebbe essere oggetto di un’ottima pubblicazione piuttosto rara da trovare. Evidentemente le compagnie di assicurazione pagano molto bene perché le risorse umane impiegate sono veramente numerose e competenti.
Qui mi limiterò a due argomenti anche se molti altri ve ne sono di significativi:
1. Gli aspetti micro e macro-economici
2. Gli aspetti sociali ed ecologici, che più specificamente sono in tema con la “sostenibilità”.
E’ stata per me una sorpresa leggere che:
“Centinaia di imprese e migliaia di persone dipendono dal buon funzionamento di un grattacielo: dall’impresa individuale di un’edicola o di un lustrascarpe alle grosse imprese con migliaia di dipendenti come le banche, i broker o i global player dal fatturato giornaliero di miliardi (la moneta di riferimento è il marco), per finire alle società radiofoniche, televisive e telefoniche, che utilizzano i tetti e le cime dei grattacieli per i loro impianti ricetrasmittenti. Poi ci sono innumerevoli altre aziende – imprese di trasporto, società di catering, aziende artigianali, ecc. con un contratto a tempo indeterminato – e lavoratori con famiglia, la cui situazione economica è legata indissolubilmente in modo diretto o indiretto al buon funzionamento del grattacielo.
Non va dimenticato inoltre che anche le amministrazioni comunali e le imprese di alimentazione smaltimento dei rifiuti risentono pesantemente del disservizio di un grattacielo. Nel peggiore dei casi gli effetti si fanno sentire a livello nazionale, se non addirittura internazionale.
Questo scenario non si presenta soltanto in caso di un collasso totale, come dopo un incendio di vaste dimensioni o un crollo. Un grattacielo è, nonostante le sue dimensioni, o proprio per questo, un sistema incredibilmente sensibile e vulnerabile”.
Da questo breve brano si comprende bene la complessità e la vulnerabilità di un grattacielo che coinvolge un numero di persone consistente e grandi numeri dal punto di vista economico. La società mette evidentemente in guardia le compagnie di assicurazione chiamate a valutare i rischi di una polizza per un grattacielo.
Ma più interessanti ancora sono gli aspetti sociali ed ecologici, trattati al punto 2.6
“Si dice – e diversi studi lo dimostrano probabilmente – che la convivenza umana in grattacieli funziona meno bene che in quartieri urbani omogenei cresciuti nel tempo e caratterizzati da un numero limitato di piccole unità abitative” Omissis.
“Strutture demografiche compatte ed omogenee, formatesi nel tempo e aventi effetti positivi sul comportamento sociale del singolo, si riscontrano solo raramente. Sotto quest’ottica non è completamente campata in aria l’accusa che i grattacieli siano un ambiente ostile per le famiglie ed i bambini”.
Si parla poi dei processi di ghettizzazione derivanti dal fatto che una cattiva manutenzione può provocare, facendo scappare le famiglie più agiate e lasciando l’edificio a famiglie più povere, con ulteriore peggioramento della manutenzione e l’insorgere del degrado.
E prosegue:
“Studi hanno dimostrato senza ombra di dubbio che i grandi caseggiati, e in particolare i grattacieli, favoriscono anche la criminalità”. Ne spiega poi le ragioni, che tralascio per non farla troppo lunga.
Viene poi affrontato il tema energetico:
“Un grave difetto dei grattacieli, che forse un giorno segnerà la loro fine, è l’enorme consumo energetico. Essi si allontanano al massimo dalla forma ideale per un ridotto consumo energetico, la sfera o, per le case, il cubo. Ciò vale sia per il riscaldamento che per il raffreddamento. Le facciate di alcuni grattacieli devono essere raffreddate di giorno e riscaldate di notte per evitare eccessive tensioni dannose. Il Word Trade Center (ricordo che questo testo è del 2000, prima dell’attentato) consuma per esempio nelle ore di forte irradiazione solare 680.000 kWh al giorno di energia elettrica per la climatizzazione, la Messeturm a Francoforte sul meno consuma mensilmente per il condizionamento dell’aria, energia pari a 40 marchi per metro quadrato di superficie utile. Per contro una casa ben isolata a basso consumo energetico consuma meno di 1 marco di energia a metro quadrato.
Il bilancio energetico di un grattacielo lascia a desiderare anche per altri aspetti, per esempio sotto quello dell’approvvigionamento idrico, che funziona in genere solo con moltiplicatori di pressione, dello smaltimento dei rifiuti e dell’esercizio degli ascensori.
In generale, sotto l’aspetto dell’economia edilizia, i grattacieli sono sempre la peggiore delle soluzioni prospettabili. Si comincia dalla costruzione particolarmente dispendiosa di energia, e quindi costosa, per finire con la demolizione dai costi altrettanto sproporzionati. Per i grattacieli vengono usati inoltre quasi solo materiali che il bioarchitetto cerca di evitare, come il calcestruzzo, l’acciaio, i metalli leggeri, le materie plastiche e le sostanze chimiche più disparate.
Gli inquilini sono soggetti senza rendersene conto a costanti influssi dannosi quali emissioni nocive ed elettrosmog. I grattacieli vengono definiti talvolta come microcosmi e i loro artefici lo intendono certamente come un complimento. Ma la realtà è diversa: le persone che vivono in un grattacielo sono completamente isolate dall’ambiente circostante, da agenti esterni come il vento e il tempo atmosferico, la temperatura, gli odori, i rumori e gli umori; essi vivono insomma in un mondo artificiale.
Anche l’ambiente circostante subisce però un influsso negativo: i grattacieli possono provocare infatti nelle loro immediate vicinanze turbolenze e venti catabatici, speso fastidiosi effetti abbaglianti, alcune zone adiacenti sono immerse costantemente nell’ombra e le facciate illuminate o con ampie superfici vetrate sono una trappola mortale per molti uccelli.
Anche la gente all’esterno si sente e spesso osservata o minacciata dalla sensazione che da un momento all’altro possano cader degli oggetti. Del tutto ingiustificato non è questo timore: è già accaduto infatti che che per il forte vento parti dell’edificio, per esempio lastre di vetro, si siano staccate dal loro alloggiamento ed abbiano ferito o ucciso persone per la strada”.
E con questo mi sembra abbastanza chiaro il fatto che parlare di grattacieli sostenibili sia effettivamente una presa in giro. Vorrei sottolineare proprio l’aspetto energetico con il dato impressionante sopra riportato: un grattacielo divora 40 volte l’energia di una casa ben isolata a basso consumo energetico.
Ma voglio ipotizzare un’esagerazione degli autori (ma non ce ne è motivo perché non riguarda un rischio assicurativo, e un miglioramento, a distanza di otto anni, delle prestazioni dei materiali e che quel grattacielo sia particolarmente sprecone. Invece non credo sia da abbassare il rapporto per il fatto che la casa presa a paragone era a basso consumo energetico, perché con le leggi odierne lo sono tutte.
Dimezziamo tuttavia la differenza e ipotizziamo solo un rapporto di 1 a 20.
Questo significa che un’abitazione normale di 100 mq consuma mensilmente per il condizionamento dell’aria (riporto in euro):
€ 0,50x100= € 50,00/ mese
mentre un appartamento della stessa superficie di 100 mq in un grattacielo (dopo la mia ipotesi di dimezzamento):
€ 0,50x20x100= € 1000,00/mese.
(Ricordo che secondo quanto indicato nello studio in realtà il valore sarebbe di € 2.000,00).
Ma se a qualche spendaccione la differenza economica a parità di appartamento non facesse sufficiente effetto, prendiamo come unità di riferimento il numero di persone.
Ipotizziamo 4 persone per ogni alloggio di mq 100:
a parità di energia
• su un grattacielo si rinfrescano n° 4 persone
• su abitazioni normali si rinfrescano n° 80 persone.
Continuiamo con questa unità di riferimento:
un grattacielo abitato da 4.500 persone
consuma tanta energia quanto
case normali abitate da 90.000 persone.
Cioè un grattacielo di 4.500 abitanti consuma quanto un capoluogo di provincia, esempio a caso, Arezzo, 90.000 abitanti.
Francamente quando ho scritto quel post non immaginavo nemmeno io un rapporto di queste proporzioni.
Che altro aggiungere? Che sostenibilità è un concetto un po’ troppo elastico per i grattacieli?
Sì, penso proprio che si possa dire con sufficiente tranquillità.
Il testo da cui ho attinto i dati è stato redatto da:
© Aprile 2000
Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft
Servizi Generali Settore Comunicazione aziendale
Königinstrasse 107
80802 München
Germania
Telefono: +49 (0 ) 89 38 91-0
Fax: +49 (0 ) 89 39 90 56
http://www.munichre.com
Numero d’ordinazione 2843-V-i
In collaborazione con Büro X, Amburgo
1 luglio 2008
QUALCHE NUMERO INTERESSANTE SUI GRATTACIELI "SOSTENIBILI"
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