Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


27 maggio 2011

TOR BELLA MONACA DI L. KRIER...ESISTE GIA'

Progetto fortemente Krieriano con accenti razionalisti e un sapore da Roma imperiale.
Sicuramente un grande virtuosismo nella realtà virtuale:


P.S. Un collega architetto mi ha fatto acutamente notare che una passeggiata virtuale come questa è possibile solo in un progetto di città tradizionale. Come potrebbe essere infatti una passeggiata a CityLife intorno a tre birilli?
Il bello è, in effetti, che anche una passeggiata vera è possibile solo in una città tradizionale.
Dunque passeggiata virtuale ma non troppo.

13 commenti:

ettore maria ha detto...

caro Pietro,

faccio l'avvocato del diavolo e dico: peccato che il riferimento a Roma sia pochissimo. Si riconosce un po' dell'architettura "alla Krier", c'è tanto delle città di nuova fondazione (tanto cara all'amministrazione comunale e ai co-progettisti) nell'architettura proposta, ci sono tante palme, che ben poco hanno a che fare con Roma (tra l'altro quelle che c'erano sono state tutte distrutte dal Punteruolo Rosso) ma non ci sono le splendide specie arboree autoctone. Ci sono piazze, come quella dell'immagine di partenza, con prati al posto dei pavimenti, che nulla hanno a che fare con Roma (tra l'altro nel clima romano l'erba è destinata ad avere vita breve .. oppure costi di manutenzione difficilmente credibili in caso di edilizia pubblica). Sicuramente sarà responsabilità degli autori cinesi del video, (gli stessi del bellissimo progetto in Romania fatto da Léon con Samir Younés), e soprattutto del poco tempo a disposizione, però ho notato facciate e motivi architettonici ripetuti eccessivamente e alcune architetture che richiamano il centro Europa piuttosto che Roma.
Ciao
Ettore

Pietro Pagliardini ha detto...

Non conosco il progetto in Romania, purtroppo. Le tue osservazioni sono tutte giuste. La ripetitività, che c'era nel preliminare originario già visto a Roma, è rimasta e credo che dipenda dal fattore tempo. E probabilmente anche dal fattore economico: progettare un intero quartiere di quelle dimensioni richiede tempo e risorse cospicue, che, a quello che ho capito, non ci sono state.
In fondo il progetto di Tor Bella Monaca è un piano urbanistico e quello che vediamo oggi deve servire a rappresentare un'idea di città. Credo anche che il progetto, se andrà avanti (non sono informato sullo stato delle cose), non potrà essere definito tutto di un colpo dalla stessa mano.
Qui non siamo nella condizione di Poundbury dove c'è un committente privato unico (e anche lì non ha progettato solo Krier), qui c'è un'operazione complessa che prevede il concorso di molti soggetti pubblici e privati, c'è già una popolazione residente che deve essere reinsediata, ci saranno imprenditori che dovranno valutare condizioni di mercato, costi, ricavi, ecc. Per cui immagino che il piano si concretizzerà con regole tipologiche e morfologiche e, se verrà alla fine eseguito, solo qualche edificio potrà essere direttamente eseguito da Krier.
Come è in fondo giusto per una città vera. L'importante è che, in caso di esecuzione, non diventi un'altra cosa, completamente diversa e direi stravolta come è accaduto a Firenze-Novoli, dove del piano originario non c'è praticamente niente.
Ciao
Pietro

Anonimo ha detto...

Certamente, la mano di Krier si riconosce e mi sembra tanto evidente quanto giusto!
progettare in stile non deve necessariamente presupporre una scopiazzatura di cio' che gia' esiste senza poter interpretare o voler caratterizzare le proprie architetture con dei personalismi.
Per quanto riguarda l'utilizzo delle essenze, mi sembra un pretesto per poter criticare qualcosa, che come fa capire Piero, si tratta di un'operazione ancora in fase di sperimentazione.
C'e da dire che il filmato e' veramente coinvolgente e soprattutto che in epoca di mastodontiche speculazioni edilizie mascherate da interventi di riqualificazione o come si dice a Milano di "green architetture" ci sia forse la possibilta' di sostituire una brutta edilizia con una che ridia dignita' a chi vi ritornerà ad abitare e soprattutto che sia un'edilizia vera per persone vere che non dovranno sborsare 8000 euro al mq, come nella migliore tradizione Italiana e dove il nome " City Life" potrebbe forse avere un senso!

un saluto, Francesco Gazzabin

Pietro Pagliardini ha detto...

Caro Francesco, vedo che il nuovo IPad comincia a dare i suoi frutti...
Per inciso, Francesco è quel collega che ha fatto l'osservazione sulla camminata virtuale possibile solo in una città tradizionale.
Ciao
Piero

ettore maria ha detto...

caro Gazzabin,
lei è totalmente fuori strada.
Già il fatto che parli di "progettare in stile" denota una certa mancanza di conoscenza del lavoro di Krier e degli architetti tradizionali più in generale. Chi progetta in maniera tradizionale non lo fa pensando ad uno "stile" ma, eventualmente, ad un "carattere", che è quello del luogo in cui si sta intervenendo, e per far questo è necessario fare una ricerca linguistica che faccia sì che il nuovo inserimento si armonizzi nel contesto, portando del nuovo senza violentare ciò che c'era. La scopiazzatura la fa chi non è in grado di fare questa ricerca, ovvero chi sente la necessità di non aggredire il contesto con il "moderno" ma non ha la capacità di farlo autonomamente (forse per mancanza di conoscenza) e quindi procede, sbagliando, scopiazzando ciò che il suo gusto estetico gli suggerisce. Non so quindi a chi lei si riferisse, ma le suggerisco di documentarsi prima di attaccare a testa bassa.
Il discorso sulle essenze è più che pertinente, poiché anche questo significa relazionarsi col contesto, magari riflettando sul fatto che, se la natura ha fatto sì che in un luogo crescessero determinate piante, piuttosto che altre, lo ha fatto in base alle condizioni climatiche e del suolo. Che si possano inserire delle nuove specie è più che possibile, ma che si debbano ignorare a priori quelle locali mi sembra alquanto erroneo!
Ebbene, io conosco molto bene Léon, col quale ho avuto delle esperienze professionali, tra l'altro ha anche scritto l'introduzione al mio libro del 2006 "Architettura e Urbanistica - Istruzioni per l'Uso, sono un estimatore del suo lavoro, e posso dunque esprimermi su di lui con cognizione di causa. La mia onestà mentale però mi obbliga a dover fare una critica (mi sono definito "avvocato del diavolo") quando qualcosa non va. Sarebbe ottuso non riconoscere un errore solo perché è stato fatto da un idolo. In questo caso di errori ce ne sono parecchi. Si dà il caso che i progetti di Léon fatti con Pier Carlo Bontempi, con Gabriele Tagliaventi, con Samir Younés siano ineccepibili, mentre in questo caso i partner romani hanno dimostrato di conoscere molto poco la loro città. Inoltre proporre delle piazza con l'erba è un qualcosa di inammissibile da parte dei progettisti tradizionali: sfido chiunque a trovarmi un solo precedente nella storia dell'urbanistica romana .. e se questo non è avvenuto in passato, una ragione deve pur esserci stata! Questo non significa "scopiazzare" la città storica, ma capirne le ragioni del suo sviluppo. Se leggesse qualche mio saggio, e su questo blog ne trova moltissimi, capirà che la sua reazione al mio commento è totalmente sbagliata. Ci sarebbero moltissime altre cose da dire sul progetto e i progettisti in questione, ma non voglio dilungarmi, quindi la invito a non limitare il suo parere sul video accattivante, ma a documentarsi su tutto ciò che c'è dietro.
Cordialmente
Ettore Maria Mazzola

Pietro Pagliardini ha detto...

Mi sembra una giusta "tirata di orecchi" all'amico Francesco che deve avere scritto il suo commento in riva al mare di Capalbio, lui così snob.
Su facebook un'amica aveva osservato, sicuramente influenzata dalla massiccia quantità di palme, usate anche nei viali, che sembrava un progetto nord africano. In effetti a Roma palme ve ne sono, e ve ne sono anche ad Arezzo (una proprio dietro l'abside della chiesa di San Francesco, quella con gli affreschi di Piero) poste in spazi piuttosto piccoli, al riparo dalle gelate, ma sono singolarità, eccezioni che vengono apprezzate proprio per contrasto in quanto specie esotica.
Ciao
Pietro

Anonimo ha detto...

Non era mia intenzione attaccare a "testa bassa", anche perché se proprio dovessi, lo farei con la testa ben alta.

Lo stile architettonico per me, come penso anche per chi di architettura non si intende, e' il linguaggio legato ad un periodo storico ovvero alla tradizione, ne consegue che lo stile e' composto da un numero di caratteri legati al luogo che mi permettono di riconoscerlo.

Non mi interessa conoscere gli architetti tradizionali, ma solo la tradizione, fonte per me di infinite ispirazioni!
Il gusto estetico? Quello lo lascio ad altri! Preferisco fare come il contadino che costruiva progettando senza la pretesa di di essere un progettista.

Per quanto riguarda le essenze utilizzate nel progetto e' evidente a chiunque la dissonanza creata dal ripetuto inserimento di Phoenix canariensis, ma ricordo che la maggior parte delle essenze presenti nei nostri giardini e citta' sono certamente endemiche dei paesi asiatici e tropicali, ma ormai hanno un areale talmente vasto da poterli definire quasi autoctoni.

Il mio modesto "gusto estetico" mi potrebbe portare a posizionare il tronco filante ed elegante di una Phoenix accanto ad un alto e possente edificio di travertino di mussoliniana memoria, senza aver paura del giudizio di nessun tradizionalista.

Per concludere, vorrei specificare di non avere mai avuto nessun "idolo" nella mia vita, al di fuori di mio padre, resta comunque la mia stima a Leon Krier la cui grandezza intellettuale e' indiscutibile.

Un saluto, Francesco gazzabin

Il tronco filante



Col termine "scopiazzare" non mi riferivo assolutamente a nessuno!

Anonimo ha detto...

si, "ineccepibile" l'outlet Borgo Città Nuova di Alessandria...

Linea dell'outlet coi gelsi maritati ha detto...

che dite? proponiamo di nuovo i gelsi maritati alla vite? e quasi quasi proponiamo pure di diminuire le larghezze dei campi? così a quel punto la smettono 'sti modernisti dei contadini di usare il trattore e tornano all'aratro trainato dalla forza animale?

questo per dire che la logica: in piazza non c'è mai stato un prato quindi non si fa, non sta in piedi. ormai son due secoli che la "natura" di carattere pubblico è entrata a far parte della città. io la preferirei come sistema continuo (inventato pure quello nell'800) e non come semplice inserimento di un tappeto verde... ma qui a dir che è sbagliato ce ne corre, è una semplice decisione progettuale. son come le specie non autoctone, accetatane la diffusione si possono usare, non v'è regola che tenga. interi parchi che solitamente chiamiamo "naturali" sono in realtà "culturali", all'interno vi trovi specie che l'uomo ha deciso di piantare e orami appartengono ad un determinato paesaggio.

sempre se non si vuole tornare alle strade bianche, alle fogne a cielo aperto e ai campi veneziani senza pavimentazioni con gli orti, con le galline e le oche starnazzanti... anche quelle appartenevano al dov'era e come'era di un certo paesaggio... ma dubito che i nostri concittadini lo desiderino.

per quanto riguarda il progetto di krier, manca l'essenza della città: la molteplicità di linguaggi, anche in contraddizione tra loro... è il carattere principale delle nostre città.. dai, un po' alla volta se ne accorgeranno 'sti tradizionalisti... o no?

robert

ps: mi associo all'ineccepibile outlet dell'anonimo :-)

Pietro Pagliardini ha detto...

Il prato in città, a parte qualche piazza ottocentesca, che sono appunto giardini (con molta pavimentazione a ghiaietto) non è del tutto corretto per almeno due motivi: intanto nei climi caldi servirebbe senz'altro a diminuire la riflessione del calore delle pavimentazioni lapidee o peggio dell'asfalto, am si da il caso che nei climi caldi richieda una manutenzione esagerata; inoltre la città è murata e se oggi vengono usate come elementi lineari a me interessa men che niente: sempre di spazio per cani si tratta.
Sulle essenze il discorso che fai è vero ma è una questione di misura e quantità. In base a quello che dici te, che sei relativista congenito, ci sono, dunque sono giuste.
Ci sono tante cose al mondo ma non sono giuste!!!!
Le palme certamente fanno parte del paesaggio urbano, ma come elemnti isolati, come eccezioni, come singolarità. Se ti riempissi un progetto di città con fiori della Pampas andrebbero bene per te? Certo, perchè comincio io la tradizione.
In questo tuo ragionamento, lo dico senza alcuna arimonia, c'è il baco di fondo del relativismo che è illogico. Tu ti condanni a non parlare di niente.
Sulla pluralità di linguaggi sono d'accordo e l'ho già scritto, inutile ripetermi. Già ma come mai la pluralità di linguaggi non ti va bene? Qui la trovi, dunque, una scala di valori!
Beccato nell'incoerenza con te stesso ma coerente con la realtà.
Ciao
Pietro

ettore maria ha detto...

Robert,
l'obiettivo del tuo attacco tra le righe è fin troppo chiaro, è ovvio che ti riferisci al mio commento e, dunque, sono costretto a risponderti come meriti:
Se conoscessi un minimo delle ragioni per cui a Roma non ci sono piazze erbose, e soprattutto il fatto che quelle che qualche imbecille ha realizzato (per esempio l'erba lungo i binari del tram 8 alla circonvallazione gianicolense) hanno avuto vita brevissima, magari ti esprimeresti con meno ironia. Ogni regione ha un determinato clima, e ogni terreno ha un'acidità diversa da luogo a luogo, ciò si traduce nel fatto che, a meno che non si vogliano spendere un sacco di soldi in annaffiamento (tra l'altro impiegando prodotti chimici super tossici alla faccia dell'ecologia presunta di chi pianta l'erba dove non cresce), il prato all'inglese qui non attacca. Chi propone e sostiene l'erba in piazza dimostra una profonda ignoranza relativamente ai luoghi in cui interviene e/o blatera.
Ciao
Ettore

Linea tra natura e artificio ha detto...

pietro, il tuo commento è pieno di insulti che nemmeno meriterebbe risposta. solo un paio di cose: i parchi lineare non disprezzarli così... sono interessantissimi per svariati motivi, se non ti interessano i contemporanei dirigiti su omlstead; sul linguaggio non ho proprio capito dove vedi la molteplicità, krier accetterebbe una facciata contemporanea? ovviamente no.

ettore, con "natura di carattere pubblico" intendevo una superficie "naturale" in mezzo ad una "artifciale", una "molle" in mezzo ad una "dura". quella "molle" o "naturale" può essere prato ma anche ghiaia, ma anche terra battuta, ma anche arbusti, ma anche alberi, ma anche orti, ma anche acqua, ma anche tutti assieme, nulla vieta che si possano usare materiali, piante e specie che si adattino al clima e al terreno. è semplicemente una decisione progettuale. possibilmente la composizione di questi elementi dovrebbe essere attenta alla manutenzione, pertanto giardinetti all'italiana (che vedo apparire in certi disegni tradizionalisti) e siepi che richiedono tagli continui sono da evitare. la presenza di questi inserti di "natura" può senz'altro generare microclimi che migliorino la vita alle persone. quei tappeti verdi di krier possono esser sen'altro letti come superfici "molli" così come le palme possono esser lette come alberi generici che in un secondo momento verranno maggiormente definiti.
ettore, sarebbe ora che la smettessi di dare dell'imbecille agli altri... anche perchè, se non te ne sei accorto, hai implicitamente insultato krier.

robert

Anonimo ha detto...

In molti casi il parco lineare funziona e riesce a risolvere situazioni urbanisticamente compromesse.
Sono contento che Robert abbia spostato parzialmente il discorso sull'uso del verde, purtroppo questo sembra essere sempre un argomento secondario; per i palazzinari e' solo un costo, per i possibili abitanti sarebbe un valore aggiunto di sostanziale valenza.
La scelta delle essenze adatte al clima semi arido di molte aree urbane e' piu' semplice di quanto si possa immaginare! Fatevi un giro a Firenze, basta affidarsi a persone con le giuste conoscenze!
L'inerbimento della sede della nuova tranvia di Firenze e' ottimamente riuscito, hanno usato le piante giuste, adatte al clima attuale e con nessuna esigenza di manutenzione.

Sono nuovamente quanto mai d'accordo con Robert riguardo l'atteggiamento del Sig. Mazzuola, nella maggior parte delle volte, fuori luogo.
Sentire le opinioni degli altri e' per me sempre un arricchimento e motivo di riflessione, molte volte mi sento, con grande educazione, di dissentire, ma con rispetto e senza pretendere di insegnare niente a nessuno!
Forse un pizzico di umilta' non guasterebbe, vanno bene gli insegnamenti, ma ricordiamoci che qui non siamo in un'aula di scuola, in molti casi il nostro interlocutore potrebbe saperne piu' di noi su alcuni argomenti!

Saluti Francesco Gazzabin

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