Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


10 maggio 2011

ENRICO LAVAGNINO:PROGETTO SULLA COLLINA CORTONESE

Quando recentemente ho visto in commissione paesaggio a Cortona il progetto di Enrico Lavagnino che segue, la prima cosa che ho pensato è stata quella di poterla pubblicare. Alla prima occasione, cioè una cena che periodicamente facciamo insieme ad altri colleghi al solo scopo di stare insieme a discutere di politica, naturalmente litigando su tutto, gli ho chiesto se mi avesse potuto fornire alcune copie degli splendidi disegni che avevo visto, accompagnati da una breve relazione. Oggi mi sono arrivati per posta, devo dire con mia grande sorpresa, conoscendo la sua riservatezza e il suo carattere schivo.
Enrico Lavagnino, architetto, il cui cognome tradisce chiaramente la sua origine ligure, è ormai da anni cittadino cortonese. Lì risiede e ha il suo studio. La sua presenza a Cortona, il suo prestigio e il suo esempio hanno contribuito in maniera determinante ad innalzare il livello qualitativo dei progetti e dei disegni tra tutti i progettisti cortonesi. Esaminare pratiche edilizie in commissione a Cortona, anche le più modeste, è un'esperienza singolare: non c'è tecnico, anche tra i geometri, che non ponga attenzione e cura particolare al disegno e al progetto.
Cresciuto alla scuola di Caniggia, autore di numerose pregevoli pubblicazioni, un'esperienza all'Università, Lavagnino è autore di numerosi e importanti progetti di restauro e di nuove costruzioni, pubbliche e private, a Cortona soprattutto ma anche in provincia.
Non faccio torto a nessuno dei miei colleghi e amici dicendo che considero Enrico Lavagnino il più colto e più bravo architetto della provincia di Arezzo, sapendo però, limitandone il campo, di fare un gran torto a lui. Infatti, trovare un architetto dotato di grande e profonda cultura unita alla notevole capacità professionale e progettuale, è infatti una coincidenza di fattori davvero rara.
Lo ringrazio sinceramente per questa raccolta di foto e per la sintesi della sua ben più corposa relazione e mi scuso con lui per la qualità delle immagini, molto inferiore agli originali, per ovvi motivi di pesantezza.

(Consiglio di espandere l'immagine cliccando la croce a destra)
*****
Progetto per la riconversione edilizia di volumi degradati posti sulla collina cortonese
Architetto Enrico Lavagnino
Si tratta della riconversione edilizia di alcune costruzioni recenti a carattere produttivo e di pessima qualità architettonica, impropriamente collocate all’interno di un ambiente rurale conservato, posto nelle vicinanze della città storica di Cortona.

Il progetto è stato fondato sulla “lettura” interpretativa dello stato attuale, sia nel senso specifico, la valutazione delle potenzialità effettive del luogo, che nel senso generale, l’individuazione critica delle regole tipologiche reperibili nel territorio circostante, dalle quali abbiamo tratto i principali riferimenti per determinare le trasformazioni compatibili.

La collina cortonese è caratterizzata da una serie di terrazzamenti decrescenti adagiati secondo le curve di livello oggi coltivati a olivo. Il sistema è scandito di moduli produttivi regolari, -i poderi-, delimitati dai percorsi che attraversano il territorio in senso orizzontale -le mezzacoste - collegati, nella direzione opposta da percorsi territoriali in pendenza -i crinali- sui quali si attestano, in posizione emergente, gli insediamenti più importanti, il tutto in un quadro ambientale ancora conservato, anche se al di fuori di vero ruolo produttivo.


Le indagini tipologiche sono state orientate sulla struttura territoriale e le sue fasi di formazione, sugli aggregati rurali e in particolare sui processi evolutivi dell’edilizia rurale, la così detta casa colonica, nella specifica versione collinare.

I nuclei rurali sono stati schedati e analizzati sulla base della loro posizione territoriale e in particolare distinti tra quelli ubicati sul “crinale alto”, sui promontori emergenti, sulla mezzacosta e nella pianura. Per ognuno di essi sono state valutate: la relazione tra i percorsi principali di accesso e i percorsi secondari di collegamento con il territorio rurale, la giacitura rispetto all’assetto orografico, l’orientamento, il sistema aggregativo tra i vari gruppi di fabbricati, i rapporti tra la posizione e l’articolazione dell’edificio principale abitativo rispetto ai fabbricati secondari produttivi e infine la relazione tra gli edifici e gli spazi liberi cortilizi e in particolare la posizione dell’aia.

L’analisi degli edifici rurali si è invece addentrata nel rapporto tra l’edificio e il percorso di accesso, la collocazione dell’edificio principale rispetto all’assetto orografico diviso nei casi che hanno la fronte parallela alle curve di livello oppure ortogonale alle curve di livello, la preminenza dell’affaccio principale su quelli secondari, oppure sull'isorientamento, sull’evoluzione del sistema aggregativo delle cellule edilizie elementari, sia in senso orizzontale che in senso verticale, sulla posizione dei sistemi distributivi e in particolare sulla posizione della scala e della loggia esterna. Infine sono state fatte alcune osservazioni sui materiali e sull’evoluzione dei sistemi costruttivi che caratterizzano questo tipo di edifici.

Per ogni scala di “lettura” i risultati delle indagini sono stati riportati in tabelle riassuntive di classificazione tipologica e poi riordinati in sequenza temporale al fine di elaborare un’ipotesi ricostruttiva del processo evolutivo sia dei nuclei insediativi sia della casa colonica su pendio.

Come già detto la proposta progettuale, scaturita dalle informazioni derivate dall’analisi preventiva, è stata fortemente condizionata dall’evidente qualità ambientale dell’area oggetto d’intervento che doveva prevalere, per ragioni evidenti, su qualsiasi formulazione “innovativa” o “contrappositiva” del progetto rispetto al contesto di partenza.

Cioè il progetto doveva sottostare a una ferma e decisa presa di posizione derivata dalla convinzione per non dire la certezza che l’operazione di trasformazione edilizia avveniva entro un territorio, quello della collina cortonese, che è un territorio di grande qualità territoriale e ambientale, il cui valore deriva da un processo evolutivo che è arrivato al suo massimo livello di compiutezza e qualunque intervento di trasformazione, se pur legittimo, non può e non deve sottovalutare questa condizione, contrapporsi a questa realtà, superare questi limiti, salvo esser certi di lavorare per sottrazione di qualità.
Più in dettaglio l’intervento prevede la costruzione di tre episodi insediativi di tipo residenziale, disposti lungo un percorso di crinale esistente, separati da una breve distanza e collocati nei punti singolari della struttura orografica del promontorio oggetto dell’intervento. I singoli episodi sono costituiti da alcuni edifici disposti intorno a uno spazio di tipo “cortilizio” con affaccio prevalente verso sud/sud-ovest, sono stati relazionati al contesto attraverso lo studio sulla giacitura del terreno, la collocazione dell’edificio rispetto al sistema delle fasce agricole esistenti o eventualmente di nuova formazione, la valorizzazione dei percorsi rurali esistenti, la piantumazione di essenze tradizionali quali l’olivo, la vite, alberi da frutto e infine attraverso la sistemazione, con elementi di arredo di tipo rurale, delle pertinenze limitrofe ai fabbricati e in particolare dell’aia.

Ogni edificio residenziale è formato da un corpo principale, su più piani, caratterizzato da una monocellula “matrice” di altre cellule laterali e da corpi annessi disposti intorno ad uno spazio esterno. Essi si collocano, rispetto all’orografia, in modo parallelo alle curve di livello, salvo alcuni casi particolari condizionati dal troppo declivio del terreno o dalla posizione che essi occupano all’interno dell’aggregato che si posizionano secondo le linee di massima pendenza.

Il progetto degli edifici è unificato su un modulo residenziale comune che tiene conto della crescita cellulare individuata nella fase di studio e le diverse soluzioni sono legate a varianti sincroniche del tipo principale, dipendenti dalla diversa collocazione nell’aggregato, dall’isorientamento, dalle variazioni dell’assetto orografico.

I sistemi costruttivi utilizzati per la realizzazione degli edifici, anche se aggiornati secondo i modelli strutturali e di contenimento energetico attuali, sono orientati verso l’uso di materiali di tipo tradizionale e in particolare, per le murature esterne, di laterizio portante rivestito di pietra locale, legno e laterizio per i solai interni e rifiniture coerenti con le tecniche tradizionali.

7 commenti:

giancarlo galassi ha detto...

Grazie.
Considero Lavagnino il migliore, tra i tanti, docenti e non, che si riferiscono nel costruire alla scuola di Caniggia.
Peccato che la sua riservatezza ci escluda dal poter guardare nel cassetto dei suoi lavori.
Non ho ancora visto il libro ma pare che su 'Lettura dell'edilizia speciale' (il terzo della serie Composizione architettonica e tipologia - uscito a 25 anni dall'ultimo), appena pubblicato da Alinea, Gianluigi Maffei abbia pubblicato tra gli esempi contemporanei qualcosa di Lavagnino.
Ma magari avremo modo di riparlarne.
Un saluto,
g.

Anonimo ha detto...

Mi scuso con Giancarlo Galassi perchè per 24 ore circa Blogger non ha funzionato e non ho potuto pubblicare il suo commento. O meglio, me lo dà per pubblicato ma non compare. Sono quindi costretto a pubblicarlo come anonimo.
Questo è il commento di Giancarlo
Galassi:



Grazie.
Considero Lavagnino il migliore, tra i tanti, docenti e non, che si riferiscono nel costruire alla scuola di Caniggia.
Peccato che la sua riservatezza ci escluda dal poter guardare nel cassetto dei suoi lavori.
Non ho ancora visto il libro ma pare che su 'Lettura dell'edilizia speciale' (il terzo della serie Composizione architettonica e tipologia - uscito a 25 anni dall'ultimo), appena pubblicato da Alinea, Gianluigi Maffei abbia pubblicato tra gli esempi contemporanei qualcosa di Lavagnino.
Ma magari avremo modo di riparlarne.
Un saluto,
g.

Pietro Pagliardini ha detto...

Caro Galassi, non sapevo del nuovo libro di Maffei e, se tratta l'edilizia speciale non c'è dubbio che riporterà il progetto della USL di Camucia (Cortona) di Enrico Lavagnino.
E' davvero un peccato che Enrico sia così schivo per cui considero un privilegio e un gesto di amicizia che abbia fatto questa eccezione. Mi piacerebbe davvero che si conoscesse il suo lavoro ed anche quello di altri colleghi aretini, non solo e non tanto per amicizia, ma per il fatto che, legato come sono alla mia città, mi piace mostrare che la provincia esprime, in silenzio e fuori dai riflettori, architetti di notevole livello. Vorrà dire che quando andrò in pensione, spero più tardi possibile, mi dedicherò a girare in provincia a caccia di immagini.
Grazie
Pietro

Paolo ha detto...

Quanto ci sarebbe bisogno di architetti così dalle mie parti, per vincere lo squallore immobiliare che imperversa incontrastato.

Anonimo ha detto...

Ci sarebbe bisogno ovunque di architetti così.
Architetti che non si dimenticano di avere delle responsabilità culturali.
Di essere soprattutto degli intellettuali - per quanto schifo ci/mi faccia usare questa parola.
Architetti che non dimenticano quello che hanno studiato di fronte alle richieste del mercato.
Non solo dimenticano quello che hanno studiato, ma proprio di «aver studiato» e soprattutto di aver imparato a studiare.
Che comporta sapersi muovere con attenzione e cura.

Per questo mi spiace che i progetti di Lavagnino siano poco conosciuti.
Ci sarebbe molto da imparare.

Collaborò con Caniggia al suo progetto più bello, la stazione ponte di Bologna per il concorso e ricordo anche un progetto pubblicato su Aion che però non ho sottomano (anzi devo averlo proprio perso quel numero!).
Di lui ricordo come ridacchiava sornione a un convegno (Como? Pienza? Boh?) perché avevo sbagliato completamente la lettura degli ambitus di un isolato... ci rimasi male ma ovviamente tornato a casa e ristudiato tutto aveva perfettamente ragione naturalmente.
Quello che a me era costato ore di applicazione l'aveva colto con un colpo d'occhio.
Questo è essere esperti del nostro mestiere.

Caro Pietro, bisognerebbe proprio trovare dei fondi per un libro su Lavagnino...

giancarlo

giancarlo galassi ha detto...

Ci sarebbe bisogno ovunque di architetti così.
Architetti che non si dimenticano di avere delle responsabilità culturali.
Di essere soprattutto degli intellettuali - per quanto schifo ci/mi faccia usare questa parola.
Architetti che non dimenticano quello che hanno studiato di fronte alle richieste del mercato.
Non solo dimenticano quello che hanno studiato, ma proprio di «aver studiato» e soprattutto di aver imparato a studiare.
Che comporta sapersi muovere con attenzione e cura.

Per questo mi spiace che i progetti di Lavagnino siano poco conosciuti.
Ci sarebbe molto da imparare.

Collaborò con Caniggia al suo progetto più bello, la stazione ponte di Bologna per il concorso e ricordo anche un progetto pubblicato su Aion che però non ho sottomano (anzi devo averlo proprio perso quel numero!).
Di lui ricordo come ridacchiava sornione a un convegno (Como? Pienza? Boh?) perché avevo sbagliato completamente la lettura degli ambitus di un isolato... ci rimasi male ma ovviamente tornato a casa e ristudiato tutto aveva perfettamente ragione naturalmente.
Quello che a me era costato ore di applicazione l'aveva colto con un colpo d'occhio.
Questo è essere esperti del nostro mestiere.

Caro Pietro, bisognerebbe proprio trovare dei fondi per un libro su Lavagnino...

[se il commento è doppio cancellalo ma non ho capito come funziona con i numeri e l'audio, sorry]

Pietro Pagliardini ha detto...

Accidenti, avevo lasciato un commento senza salvarlo e blogger ha fatto di nuovo cilecca!
Ci riprovo.
Paolo, architetti così sarebbero necessari ovunque, anche se è effettivamente difficile, perchè è difficile saper mantenere rigore intellettuale, avere le capacità (e l'episodio raccontato da Galassi è significativo delle qualità del personaggio) e contemporaneamente essere capaci di soddisfare alle esigenze del mercato, presenza che nel nostro lavoro è impossibile ignorare.
Lavagnino ci riesce, forse per i seguenti motivi:
-per la sua capacità - unita ad un pizzico di fortuna che non c'è niente di male - di aver contribuito a creare un clima culturale a Cortona favorevole al rispetto dei luoghi e dell’architettura;
-per vivere in una realtà, quella cortonese, particolarmente attenta al proprio territorio ritenuto, a ragione, un giacimento culturale ed economico. Certo, ciò che vale per la collina vale molto meno per la pianura, Camucia in particolare, che mostra invece segni negativi del tutto analoghi a quelle di altre città; inoltre l’ambiente culturale cortonese è tradizionalmente più elevato di quello di Arezzo e di molte altre realtà vicine, per cui anche gli imprenditori sono influenzati positivamente verso una edilizia di qualità;
-per avere capito prima e meglio di altri che la qualità paga, a maggior ragione oggi e a maggior ragione in quella realtà da sempre meta di stranieri anche stanziali che non va in cerca di globalizzazione ma di caratteri unici e riconoscibili del luogo in cui insediarsi; di aver capito che quegli edifici che pure non tutti possono permettersi sono però da tutti ambiti, ed infatti anche in progetti di edilizia popolare a Monte San Savino, Lucignano, ecc. Enrico è sempre lo stesso progettista, naturalmente con tipologie, localizzazioni e materiali compatibili con le più esigue risorse economiche.
Per quanto riguarda la proposta di Galassi della pubblicazione, prima dei costi occorre la disponibilità e l’impegno, e ne occorre tanto, di Enrico stesso.
Per questo alla prossima cena, ed è probabile che non sia lontana dato che domani si vota ad Arezzo e a Castiglion Fiorentino, comune limitrofo a Cortona, e quindi argomenti di accesa discussione non mancheranno, mi impegno a riportargli la tua idea-proposta-speranza. Probabilmente sarà meglio affrontare il problema a fine cena, quando che tutti saremo un po’ meno sobri e le difese saranno abbassate. Se Enrico mi leggesse, e ne dubito fortemente, sappia che: non si azzardi a dare forfait perché ne conoscerei la ragione e lo racconterei a tutti gli altri amici.
Ciao
Pietro

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