Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


19 maggio 2011

DA PIERO A RAINALDI: DECADENZA DELL'ARTE


La rappresentazione dello stesso gesto di accoglienza, protezione e misericordia dal passato al presente, dalla limpida composizione architettonica delle figure all'informe cavità, dal pieno al vuoto, dalla sapienza artistica del simbolo alla banale espressione individuale del niente, dalla eleganza alla volgarità, dal sacro al profano.

Link:
Associated Press
Repubblica- Roma
Affari Italiani
Fides et Forma
Fides et Forma

Pietro Pagliardini

20 commenti:

enrico d. ha detto...

Anche chi sostiene che la bellezza (e la bruttezza) sono concetti/valutazioni soggettive, di fronte a simili esempi rischia di doversi ricredere.
Dove trovasi il manufatto?
Sembrerebbe il parchegio di un Mottagrill o di qualche centro commerciale.

Pietro Pagliardini ha detto...

Questo splendore, paragonato giustamente ad una garitta, è un aggeggio alto cinque metri ed è davanti alla Stazione Termini.
E' stato tra l'altro osservato, giustamente, che somiglia più a Papa Roncalli che a Giovanni Paolo II. Ma chissà, l'autore magari dirà che l'avrà fatto apposta, che c'è un filo rosso che lega i due papi. Insomma, che potrebbe essere una allusione.
Resta il fatto che è brutta.
Ciao
Pietro

Paolo ha detto...

ah ah ah, urge un parere di Sgarbi!
che adesso ha del tempo libero in più

un saluto cordialissimo

Pietro Pagliardini ha detto...

Già, non ho visto la trasmissione ma ho letto. Comunque un parere di Sgarbi critico sarebbe importante. Ma vedrai che arriverà presto.
Ciao
Pietro

enrico d. ha detto...

ho visto un breve filmato; è ancora peggio che in foto.
A parte la sciatteria del colore, a parte la scarsa somiglianza, mi sembra che la cosa "più peggiore" sia il fatto che, apparentemente, chi l'ha concepita non ha capito, la differenza tra un'opera bidimensionale (un quadro, un disegno, uno schizzo) e una scultura.
La somiglianza che ben evidenzia Pietro con la pala di Piero, può essere considerata una brutta somiglianza, ma ha un senso, un significato.
Ma alla garitta posiamo anche girare intorno; vista da dietro, a occhio e croce, avrà l'aspetto di una enorme supposta con un pallone in cima; il gioco delle ombre, in certe ore, creerà un orrido anfratto scuro, che ben poco avrà di accogliente (se vogliamo attenerci al paragone). Ho letto bene? davanti alla stazione Termini? qualcuno ha fatto una stima approssimativa della quantità di guano scaricheranno le migliaia di tordi che abitano gli alberi lì attorno? Se nessuno ha il potere o il coraggio di buttarlo via, almeno spostatelo in un posto in cui stia addossato, magari incorniciato, da una alta siepe sempreverde, che gli doni un certo brio dal contrasto cromatico, e che ne limiti l'angolo di osservazione.

Anonimo ha detto...

"La proporzione è il cuore della bellezza" ... ma chi l'ha scritto ...
Antonio C.
P.S. in ogni caso ...."migliaia di storni" e non tordi.

antonio marco alcaro ha detto...

ma se siete così bravi perché non la fate voi una bella statua di Giovanni Paolo II ?
Non si può continuare ad accostare opere del passato ad opere contemporanee facendo vedere quanto erano belle una volta e quanto sono brutte oggi, non ha alcun senso.
Il mondo è cambiato non si può tornare indietro nel tempo, se non vi piace provate ad inventare una macchina del tempo e tornate nel medioevo!!
Così si libera qualche posto.

Alla prossima.

Pietro Pagliardini ha detto...

La proporzione come cuore della bellezza: chiunque l'abbia scritto, e l'hanno scritto in tanti da sempre, compreso il concittadino di Piero, Luca Pacioli (ma anche Ken Follett, trovato al volo con Google)manca di certo alla scultura. Ma forse non è ciò che manca a determinare la vera bruttezza di quest'opera, quanto ciò che c'è, vale a dire quel banalissimo e anche volgare vuoto, tutto concettuale che identifica con scontata precisione l'arroganza dell'artista che vuole solo stupire con la sua povera creatività, travisando però un aspetto essenziale del Papa polacco, cioè l'importanza che il suo corpo ha avuto nel grande impatto emotivo sulle folle, prima con la sua energia non nascosta ma mostrata senza esibizionismo, segno del suo amore per la vita, poi con la sofferenza della malattia, anch'essa resa pubblica, ma a cui non si è piegato, concedendosi come prima ai fedeli.
Ma Roma, appunto, è piena di storni e non di tordi, come dice Antonio, e il gioco è scoperto: troppo grande la statua, troppo amato quel Papa per passare inosservata e per tollerare quella bruttura, e questa volta nessuno sta più al gioco del silenzio di chi "non capisce l'arte moderna".
Pietro

Pietro Pagliardini ha detto...

Antonio Marco Alcaro, il tuo commento è incommentabile, perché tu ci dici che, in quanto non scultori, non possiamo giudicare una scultura. Questa è straordinaria!
Non sei attore, non giudicare l'attore, non sei regista, non giudicare un film, non canti, compra i CD, ascoltali ma non dare giudizi!
Non sei architetto, non giudicare l'architettura.
Mi auguro che le tue parole siano andate ben oltre le tue intenzioni, forse tradito da un certo disagio rispetto al coro di critiche che ha accolto quest'opera, altrimenti sarebbe facile assumere la tua frase come segno evidente del distacco totale del mondo della cultura elitaria, ma non per questo migliore, dalla società e dalla realtà.
Sul medioevo e l'impossibilità di comparare il bello con il brutto, l'antico col moderno, sorvolo. Dico solo che la macchina del tempo non mi interessa, perché mi piace il mio tempo, solo che lo vorrei migliore ancora e possibilmente molto più "bello".
A te piace così? Benissimo, siamo diversi.
Ciao
Pietro

Paolo ha detto...

No, no, Pietro, Antonio Marco ha perfettamente ragione. Sto giusto costruendo la macchina del tempo, appensa è pronta mando lui nel futuro, sono certo ci si troverà benissimo :))

Pietro Pagliardini ha detto...

Fai il bravo, Paolo, mettici anche la marcia indietro, tante volte ci dovesse ripensare.
Give him a chance!
Ciao
Pietro

Anonimo ha detto...

eppure, Pietro, pensa che Rainaldi è un artista particolarmente 'raccomandato' dalle committenze ecclesiastiche, per questa statua il suo sponsor è il Cardinale Vallini, nel suo sito l'artista fornisce pure una 'biografia ecclesiastica' (che vorrà dire?).
E che vorrà dire questa statua (che qualcuno in rete ha già battezzato Belfagor)? L'accoglienza …… certo, c'è un vuoto molto capiente, una concavità in grado di accogliere ….. qualunque cosa.
Il sindaco Alemanno, che si è già distinto in più occasioni per la sua inadeguatezza a capire di arte moderna, credo difenda una scelta fatta al buio, mi piacerebbe però che replicasse ai cittadini che ieri hanno sventolato lenzuola di protesta contro quest'opera non compresa né condivisa da molti romani.
D'altra parte, noi a Milano ci teniamo il monumento a Pertini partorito dal fu Aldo Rossi, che scempia una delle visuali più suggestive di Via dei Giardini ……

Vilma

Pietro Pagliardini ha detto...

Vilma, se vuoi ragguagli su questi strani rapporti chiesa-arte devi leggere questo blog
http://fidesetforma.blogspot.com/
del mio amico Francesco Colafemmina, sempre molto informato sulle segrete stanze vaticane, sempre molto combattivo, molto colto, molto rompicoglioni (è il termine appropriato), un pozzo di conoscenza unita ad una notevole simpatia.
Gli ultimi due posta sono dedicati alla statua e l'ultimo in particolare proprio ai rapporti di cui parli te.
Capire le gerarchie ecclesiastiche mi è impossibile, e ti dirò anche che mi interessa poco, come poco mi interessano i vari intrighi politici. Certo che il Cardinal Ravasi l'ho visto qualche volta la mattina della domenica a Canale 5, dove tiene una lunga rubrica fissa infarcita di richiami artistici, in cui mostra, con grande e studiata sapienza, arte antica e arte contemporanea ma dove mostra, prima di tutto, se stesso che domina l'una e l'altra. E' la vanità fatta persona.
Ciao
Pietro

Non tutte le ciambelle riescono col buco ha detto...

in effetti si fatica a dire che non è brutta...

robert

ps: altro "fantuttone" scambiato per "pozzo di conoscenza".

Pietro Pagliardini ha detto...

Fantuttone: parola sgradevole, dispregiativa e cacofonica, anche nel senso più volgare del termine.
Comunque il fantuttone resta un pozzo di sapienza e pure d'intelligenza.
Pietro

antonio marco alcaro ha detto...

caro Pietro
sei abilissimo, come al solito a mettermi in bocca parole che non ho mai detto perché non sai rispondere nel merito. Non ho mai detto che in quanto non scultori, non possiamo giudicare una scultura, te lo sei inventato tu, ho semplicemente fatto una constatazione che qualsiasi cosa contemporanea che sia arte o architettura non vi sta bene, allora fatemi vedere se siete capaci oltre che a emettere sentenze a proporre voi qualcosa di nuovo che non sia però una copia del passato. Sottolineo poi che non ho espresso un giudizio sull'opera, quindi potrebbe anche non piacermi.
Non ho neanche mai detto che a me piace il tempo in cui viviamo, vi ricordo soltanto che non ha alcun senso copiare il passato, dobbiamo creare qualcosa di nuovo.

Caro Paolo, il futuro siamo noi a costruircelo perciò se non hai fiducia nel futuro vuol dire che non hai fiducia in te stesso.

saluti

Pietro Pagliardini ha detto...

Caro Paolo, quella che tu definisci una mia abilità nel travisare è solo amore di logica e, se rileggi con serenità il tuo commento e la mia risposta, vedrai che non solo non ci ho messo cattiveria, ma anzi ho immaginato che forse non pensavi proprio ciò che hai scritto. Ma proprio per non attribuirti ciò che non hai detto mi sono limitato alle tue parole.
Ma vengo al dunque. Se vuoi un esempio di contemporaneità basta che tu vada due post indietro, qui
http://www.de-architectura.com/2011/05/enrico-lavagninoprogetto-sulla-collina.html
e vedrai il massimo della contemporaneità. E' così contemporaneo che una parte è già concluso l'altra parte è in approvazione. E' contemporaneo perchè ha letto il territorio così com'è oggi e poi ha progettato.
Puoi confrontarlo con il progetto che mostrate nell'ultimo post di amatelarchitettura e vedrai due atteggiamenti opposti. Se per contemporaneità tu intende uno "stile", come io suppongo, come si conviene appunto ad una visione accademica, conservatrice e bacchettona allora è vero, quello che mostro io non è contemporaneo, è solo migliore. Perché questo è il problema: l'avanguardia si è fatta conservazione e addirittura reazione, ha cristallizzato l'architettura di un certo periodo in uno "stile", modificabile solo in pochi elementi formali e appiccicandogli, di volta in volta, ideologie e ismi diversi: funzionalismo prima, sostenibilità ed ecologia poi, ma non cambiandone mai la sostanza, e dichiarando tutto il resto come sbagliato.
Che merito può esserci nel risparmi energetico di un edificio quando esiste una legge che obbliga tutti a conseguirlo? E' come dire: ho fatto un edificio antisismico in zona sismica: ma va?
Vedi Paolo, per fare quel progetto che mostrate voi ci vuole sì capacità tecnica e professionale (e non voglio nemmeno accanirmici tanto perché non è un progetto affatto scandaloso ed a anzi è molto gradevole) ma per fare quello che mostro io ci vuole cultura, conoscenza, sensibilità, amore per il luogo e umiltà.
Non esiste obbligo di creare qualcosa di nuovo (il nuovo lo deve fare l'industria dei consumi per vendere), esiste l'obbligo di fare qualcosa di buono.
Ciao
Pietro

Pietro Pagliardini ha detto...

Mi scuso con Antonio Marco e con Paolo: è chiaro che ho scritto Paolo ma mi riferivo ad Antonio MArco
Pardon
Pietro

antonio marco alcaro ha detto...

va bene mi arrendo, dopo aver visto il progetto di Lavagnino mi accorgo che non c'è niente che si possa fare, siete irrecuperabili !!!!!
Fortuna che al tempo di Borromini non esisteva uno come il Pagliardini altrimenti l'avrebbero stroncato sul nascere.

Buona fortuna

p.s. non confondete lo stile con l'architettura.

Pietro Pagliardini ha detto...

Meno male che non sono nato al tempo di Borromini, altrimenti con il mio fisico sarei campato parecchio meno!
Va beh, buttiamola sullo scherzo. D'altronde quando si arriva al "siete irrecuperabili" (cosa che potrei rovesciare addosso a "voi", ma non lo faccio, perché coltivo sempre la speranza), significa che per adesso c'è poco più da dirsi.
Ciao
Pietro

Etichette

Alemanno Alexander Andrés Duany Angelo Crespi Anti-architettura antico appartenenza Ara Pacis Archistar Architettura sacra architettura vernacolare Archiwatch arezzo Asor Rosa Augé Aulenti Autosomiglianza Avanguardia Barocco Bauhaus Bauman Bellezza Benevolo Betksy Biennale Bilbao bio-architettura Bontempi Borromini Botta Brunelleschi Bruno Zevi Cacciari Calatrava Calthorpe Caniggia Carta di Atene Centro storico cervellati Cesare Brandi Christopher Alexander CIAM Cina Ciro Lomonte Città Città ideale città-giardino CityLife civitas concorsi concorsi architettura contemporaneità cultura del progetto cupola David Fisher densificazione Deridda Diamanti Disegno urbano Dubai E.M. Mazzola Eisenmann EUR Expo2015 falso storico Frattali Fuksas Galli della Loggia Gehry Genius Loci Gerusalemme Giovannoni globalizzazione grattacielo Gregotti Grifoni Gropius Guggenheim Hans Hollein Hassan Fathy Herzog Howard identità Il Covile Isozaki J.Jacobs Jean Nouvel Koolhaas L.B.Alberti L'Aquila La Cecla Langone Le Corbusier Leon krier Léon Krier leonardo Leonardo Ricci Les Halles levatrice Libeskind Los Maffei Mancuso Marco Romano Meier Milano Modernismo modernità moderno Movimento Moderno Muratore Muratori Musica MVRDV Natalini naturale New towns New Urbanism New York New York Times new-town Nikos Salìngaros Norman Foster Novoli Ouroussoff paesaggio Pagano Palladio Paolo Marconi PEEP periferie Petruccioli Piacentini Picasso Pincio Pittura Platone Popper Portoghesi Poundbury Prestinenza Puglisi Principe Carlo Purini Quinlan Terry Referendum Renzo Piano restauro Ricciotti riconoscibilità rinascimento risorse Robert Adam Rogers Ruskin S.Giedion Sagrada Familia Salingaros Salìngaros Salzano Sangallo Sant'Elia scienza Scruton Severino sgarbi sostenibilità sprawl Star system Stefano Boeri steil Strade Tagliaventi Tentori Terragni Tom Wolfe toscana Tradizione Umberto Eco università Valadier Valle Verdelli Vilma Torselli Viollet le Duc Vitruvio Wrigth Zaha Hadid zonizzazione