Come trarre guadagno dalle tragedie naturali – evoluzione di un metodo … da L’Aquila a Ferrara via Roma
di
Ettore Maria Mazzola
Qualche mese dopo la tragedia che colpì l’Abruzzo l’Italia intera si indignò nell’apprendere delle intercettazioni telefoniche dei “furbetti del quartierino” che si fregavano le mani al pensiero di come avrebbero potuto trarre grossi guadagni dalla ricostruzione delle zone terremotate.
Sappiamo tutti come andata … o non è andata a finire, quindi, fermo restando il mio pensiero per quelle povere persone – che praticamente sono ancora in mezzo a una strada – e per quei centri storici ancora in attesa di essere ricostruiti com’erano e dov’erano, passo ad esprimere la mia solidarietà per gli amici emiliani e romagnoli … ma anche veneti e lombardi dimenticati dallo Stato. Il mio pensiero va a loro non solo per ciò che hanno subito e ciò che hanno perso, ma soprattutto per ciò a cui andranno incontro.
Avrei voluto scrivere da tempo su questo argomento, se non altro per esprimere la mia solidarietà verso quel popolo laborioso ed allegro, popolo che, all’indomani del sisma, è stato in grado di dare una lezione di umanità e di ingegnosità a tutta la nazione.
Quando avvenne la prima scossa ero in aereo, stavo volando verso Portland. Arrivato in albergo lessi l’orribile notizia e scrissi subito ai miei carissimi amici e colleghi Fabio e Luca, che vivono in quei luoghi, volevo sincerarmi che loro e i loro cari stessero bene. Mi ero ripromesso di scrivere, di dare una mano in questo difficile momento, ma tra gli impegni professionali e accademici, e la preoccupazione per mia madre che il 19 aprile ha subito un difficilissimo intervento chirurgico cui è seguito un vero e proprio calvario, a causa delle infezioni contratte nella schifossissima clinica dove ha fatto la riabilitazione, calvario non ancora terminato, ho colpevolmente mantenuto il silenzio.
Stamane però, dopo aver letto il breve e drammatico articolo di Maria Ferdinanda Piva pubblicato ieri su “Informare per Resistere”, non ho potuto più tacere. Non importa quanti pensieri e problemi possa avere in questo momento, non c’è pensiero o problema che possa impedirmi per spendere mezz’ora per scrivere il mio disgusto per questa orribile faccenda che va fatta conoscere meglio all’Italia intera.
Per un approfondimento, questo è il link al breve articolo della Piva che suggerisco a tutti di leggere:
Speciale terremoto. Ricostruzione, si arrangi chi può
La Piva inizia, e termina, il suo articolo dicendo “Si arrangi chi può”.
Nel breve testo l’autrice racconta – o meglio lascia che a parlare siano gli articoli di legge emanati dal “governo tecnico” – di come i fondi stanziati siano meno di ¼ di quelli realmente necessari, e di come la ricostruzione debba avvenire a spese dei terremotati che, se saranno fortunati, nell’arco di 4 anni potranno recuperare circa il 25% delle spese sostenute!
La Piva denuncia:
«La condanna a morte dell’economia emiliana nelle zone terremotate è contenuta nel decreto legge n.74 del 6 giugno scorso (il “decreto ricostruzione”) corredato dal decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 4 luglio per la ripartizione dei fondi fra le regioni colpite dal sisma: perché se è vero che l’Emilia è di gran lunga la più colpita (riceverà, almeno per ora, il 95%), ci sono stati danni anche in Lombardia e in Veneto».In pratica, se gli emiliani e i romagnoli possono sperare in un recupero parziale ridicolo, lombardi e veneti possono scordarsi anche quello!
Ma chi ha perso tutto non ha i soldi per autofinanziarsi la ricostruzione di ciò che aveva, sicché dovrà indebitarsi, con i tassi che conosciamo, presso le banche, per cui quel margine di “rimborso” del 25% risulterà insufficiente a coprire nemmeno gli interessi vergognosi che si dovranno versare per il mutuo o il prestito ottenuto.
Ecco dunque il salto di qualità operato dai nostri “amati” tecnici. Non ci troviamo davanti all’intercettazione di una telefonata tra due impostori trogloditi che pensano a come sfruttare l’occasione della tragedia abruzzese per i loro sporchi guadagni, ci troviamo davanti alla più che legale emanazione, da parte di un blasonato gruppo di luminari dell’economia italiana – che occupa senza essere stato eletti dagli italiani le poltrone da cui si decide il futuro del nostro Paese – di due Decreti atti a promuovere (se ancora ce ne fosse stato il bisogno) gli interessi delle banche a discapito della cittadinanza in difficoltà.
Un ingenuo si chiederebbe: come mai? … chi conosce il “blasone” dei luminari sa invece darsi una risposta immediata!
La cosa, ovviamente, non riguarda solo chi deve ricostruirsi una casa, ma anche i tanti, splendidi, imprenditori di quell’area che tanto peso hanno nel fottutissimo PIL dello Stato. Quegli splendidi imprenditori danno da lavorare a tantissime famiglie … ma il nostro “cattolicissimo” Stato, e il nostro “cattolicissimo” Presidente del Consiglio se ne strafregano dell’operosità di quella gente, nonché del disastro socio-economico di quelle famiglie.
… Nonostante le manifestazioni di facciata, nella nuova scala di valori della “cattolicissima Italia”, le famiglie risultano collocate in una posizione di gran lunga inferiore a quelle di testa, occupate da banche e multinazionali.
Riusciremo mai a svegliarci da questo incubo?
3 commenti:
Grazie Pietro,
spero che possa esser letto e divulgato presto.
Occorre far sapere certe cose.
Ciao
Ettore
Le banche e la finanza non solo governano il mondo, ma lo sfruttano in ogni modo. Avremmo dovuto leggere e capire meglio Orwell ed il suo immenso 1984...
Non sono solo le banche e la finanza, mi sembra che ci sia anche una tendenza culturale e politica a concentrare i livelli decisionali ad organismi e istituzioni pubbliche, quali l'Europa, di fatto non eletti e quindi fuori dal controllo da parte dei cittadini. E' la vittoria della euro-burocrazia, quanto di più impersonale e senza volto si possa immaginare. Questa è la vera profezia di Orwell, che si manifesta poi nel controllo di ogni cittadino, ormai privo del tutto della tanto decantata e formalmente iper-protetta privacy, attraverso denaro elettronico, carte elettroniche sanitarie, fine del segreto bancario, intercettazioni globali e quant'altro. Nulla è più riservato quindi non esiste più la cittadinanza ma solo la sudditanza.
Purtroppo anche buona parte della gente crede che un governo sovranazionale, al limite mondiale, sia la soluzione giusta alla complessità reale della società, quando invece questo governo è la modernizzazione del comunismo in chiave "liberista", ma certamente non liberale, in barba alla libera determinazione dei popoli, illudendosi di poterne annullare le identità. Poichè questo non è possibile, alla lunga non potranno che accadere conflitti tra quei popoli che sono di fatto costretti alla coabitazione. La complessità in effetti nessuno riesce a dominarla, ed è solo da liberi, volontari e non istituzionalizzati accordi e scambi economici, culturali e politici tra stati e tra popoli che si può immaginare un futuro migliore, nel riconoscimento reale delle diversità che esistono e non possono essere cancellate con un colpo di spugna.
Saluti
Pietro
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