Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


15 luglio 2011

Piazza Charles-Edouard Jeanneret-Gris, detto Le Corbusier

Dunque a Zurigo hanno rifiutato di intestare una piazza all’orologiaio svizzero Le Corbusier.

Sarebbe una buona notizia, detta così. Ma la causa del rifiuto, o meglio la sospensione, è dovuta alla sua vicinanza al regime nazista. Non che sia un fatto commendevole questo; tutt’altro, è senza dubbio riprovevole. Solo che mi viene da pensare che se in Italia dovessimo togliere i nomi delle strade di tutti coloro che sono stati vicini a regimi dittatoriali e assassini, ho l’impressione che dovremmo cercare molti nomi geografici e/o botanici per sostituirli.
E mi sarebbe piaciuto molto di più che non fosse neanche venuto in mente di intitolare una piazza a LC, piuttosto una bella strada di periferia, di quelle con ai lati tanti blocchi di edifici alti a parallelepipedo e senza tetto, disposti rigorosamente perpendicolari alla strada stessa. Quelle case con il numero civico dipinto grosso sulla testata, per far capire agli inquilini quale sia il loro posto dove dormire, perché abitare è già una parola grossa.

Una di quelle strade che hai paura a percorrere a piedi, perché può accadere di tutto senza che nessuno se ne accorga, perché non c’è mai nessuno che se ne possa accorgere - che diavolo ci deve fare uno in una strada senza vita, in una non-strada - e se per caso ci fosse farebbe finta di non accorgersene e scapperebbe di corsa in casa, ammesso che avesse la prontezza di riflessi di leggere il numero giusto.

In alternativa avrebbero potuto pensare ad una strada di una zona industriale, molto più larga e importante di quelle delle zone residenziali, per onorare il mito della funzionalità e della velocità. Quelle strade che spesso non hanno nemmeno il nome ma sono riconoscibili da un numero o da una lettera: Strada A, Strada B, ecc. Spersonalizzare i nomi, classificare e basta: spersonalizzare le case e quindi anche le strade che portano alle case. Spersonalizzare la città per spersonalizzare i cittadini.

Ecco, in verità mi sarebbe piaciuto che avessero deciso di non intitolare la piazza per fatti e non per opinioni; e il fatto è proprio questo, cioè sono i progetti di LC ad essere contro l’uomo e la sua unicità rispetto a tutti gli altri uomini.

E’ l'urbanistica di LC ad essere intrinsecamente e naturalmente vicina ai regimi dittatoriali, di qualunque colore essi siano. Ma se è venuto in mente di intitolargli una piazza, vuol dire che da un punto di vista fattuale, cioè per i progetti di LC, e per le sue folli teorie, si riteneva giusto rendergli omaggio.
Invece per questo e solo per questo non avrebbero dovuto nemmeno pensarci.

Mi viene in mente, per una di quelle associazioni di idee inspiegabili e incontrollabili, la famosa battuta di Orson Welles: In Italia, sotto i Borgia, per trent'anni hanno avuto guerre, terrore, assassinii, massacri: e hanno prodotto Michelangelo, Leonardo da Vinci e il Rinascimento. In Svizzera, hanno avuto amore fraterno, cinquecento anni di pace e democrazia, e cos'hanno prodotto? Gli orologi a cucù.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Folli teorie che, per e da decenni, schiere di aspiranti 'folli' si sono affrettati, entusiasti(?), ad applicare, realizzare, ecc: tutti 'folli' imitatori o non sarà piuttosto che non abbiamo saputo, e non sappiamo, esprimere di meglio.

Per cui maggiori responsabilità delle teorie (folli) o dei pedissequi e ossequienti imitatori?
Perchè non abbiamo capito che tali teorie erano 'folli' e non le abbiamo abbandonate ed elaborate altre?

Reputo che il mondo che abbiamo, con tutti gli errori, sia il 'migliore' che noi possiamo avere: sta a ognuno di noi fare di meglio.
Saluti
Antonio C.

Anonimo ha detto...

A Manhattan le Streets sono numerate da nord a sud e le Avenues da est a ovest, le indicazioni stradali segnalano il numero della strada, l'orientamento (verso est o o ovest) e spesso la strada che la incrocia. La strada numero 5 si trova a sud vicino Wall Street, la 115 a nord di Central Park, la settima avenue sta ad ovest, la prima ad est, le vie sono a senso alternato, se una va verso una direzione la parallela ha il verso opposto, permettendo di prevedere dove e come si può svoltare. Mi sembra un sistema molto pragmatico ed efficiente, come molte cose in America.
E poi, eviterebbe non solo agli Svizzeri ma anche agli Italiani tante discussioni inutili: vi ricordate il periodo in cui si volevano intitolare le strade a Salvador Alliende? E quanti consigli comunali hanno sprecato il loro tempo su stupidi si, no, forse?
Certo, si perderebbe la soddisfazione di abitare, come un mio amico, in via Eleuterio Pagliano ….. Pagliano de che?

Vilma

Pietro Pagliardini ha detto...

Se é per questo a Tokyo le strade non hanno nome né numero. Ma le nostre si. Vuoi mettere via delle Rose o viale dei Cipressi piuttosto che via n. 124!
Già Sixth Avenue(o Avenue of the Nations) fa un altro effetto. Almeno a noi
Ciao
Pietro

ettore maria ha detto...

ma di che parliamo? Le strade dovrebbero essere nominate per onorare qualcuno e non per essere degli anonimi numeri e poi, soprattutto, dovrebbero servire a dare dei riferimenti a chi le utilizza, che non dovrebbero essere le auto, ma gli esseri umani, quindi l'efficienza e il pragmatismo americano lasciamolo pure a loro. Le Corbusier è stato un dittatore, non a caso la Carta di Atene è organizzata per "Punti Dottrinali", il fatto che abbia provato ad entrare nelle grazie dei dittatori dell'epoca fu dovuto al fatto che, così facendo, era certo di poter imporre più facilmente le sue teorie. Ma egli stesso era un pupazzo nelle mani dell'industria automobilistica (si veda il mio post in proposito) e, se non siamo stati in grado di fare meglio degli abomini imposti da questo personaggio, è solo perché le lobbies dell'industria automobilistica e del petrolio hanno impedito di fare diversamente. E' davvero assurdo che ci si ostini ancora a difendere certi personaggi e a lamentarsi del fatto che, finalmente, si inizi a tirar fuori la verità sul principale responsabile del disastro urbanistico-architettonico del XX secolo ... e pensare che Leger, sin da quello sciagurato viaggio dell'agosto del '33, aveva ammonito i membri del IV CIAM sulle follie che stavano portando avanti e che ci avrebbero condotto dove siamo arrivati.
Ciao
Ettore

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