Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


3 febbraio 2009

KITSCH E PASTICHE

Pietro Pagliardini

A – Leggi qui sul Corriere della Sera. Parlano del Castello Sforzesco: “Si costruirà una torre moderna per consentire l' ingresso alle merlate di sera... «Io sono per la legittimità del nuovo anche all' interno di un manufatto antico. Scarpa diceva che non c'è restauro senza trasformazione. Ma ci vuole qualità. La cosa certa è che deve essere autenticamente nuovo per rispettare la dignità del nostro tempo»

B- Chi ha detto queste cose?

A- L’ha detto Mario Botta a Pierluigi Panza. E continua: “Qualcuno ritiene che il Castello sia un manufatto ibrido: un po' autentico e un bel po' in stile Disneyland. E per questo ogni intervento è possibile. «No. La cultura del momento in cui è stato rifatto prevedeva la ricostruzione in stile dov' era e com' era: il pastiche era l' autentico di quel tempo. Oggi siamo disincantati e inorridiamo di fronte alle falsificazioni e al kitsch». Sembra di capire, leggendo tutto l’articolo, che c’è in progetto il restauro del Castello Forzesco per adibirlo a museo, pur non esistendo ancora il progetto vero e proprio, e par di capire che neanche il progettista sia stato scelto, e si parla di una “torre” che permetterà di raggiungere un’ala dello stesso.
B- Mario Botta…Mario Botta, aah, quello della Scala, quello che ha fatto quel volume che mi ricorda un ferro da stiro sopra il tetto! Chissà, forse è un ricordo degli antichi stenditoi sui tetti! Bella idea! Peccato abbia detto “autenticamente moderno”! Ma cosa vuole dire veramente, perché io l’ho sentita tante volte dagli architetti questa buffa espressione. Anche quando ho fatto la mia casa l’architetto la usava sempre quando io volevo un caminetto di mattoni e lui me lo voleva rivestire di lastre di ferro marrone tutto arrugginito. Io, per non essere maleducato, non gliel’ho mai detto, ma per me non significava proprio niente, e comunque il caminetto l’ho fatto di mattoni. Nuovo significa finito di costruire da poco o da costruire (potrebbe essere diversamente se parliamo di un progetto da fare?) ma autenticamente ….. proprio non saprei! Forse vuol dire che la novità deve essere certificata da un notaio, oppure da un pubblico ufficiale. Sarà un problema di qualche legge europea a garanzia del consumatore!
A- No, moderno non vuol dire nuovo d’età ma nuovo…di stile, di stile moderno insomma. Hai visto quei grattacieli che ciondolano o si attorcigliano che vogliono fare a Milano? Sono in “stile moderno”. Come è moderna anche la pensilina che vogliono fare a Firenze e lo Sgarbi è incazzato che non la vuole. Come è moderno anche Le Corbusier. Lo conoscerai Le Corbusier, lo conoscono tutti. Insomma, il moderno è …. moderno e basta, si capisce subito. Piuttosto non saprei se il Liberty, sai quella casa in via Malpighi con tutti quei ghirigori, sia da mettere nello stile antico o in quello moderno. Però a me non importa, mi piace e basta, lo mettano dove vogliono.

B- Ma, insomma, secondo te, questa torre al Castello Sforzesco, deve essere davvero moderna?

A- Lo stile deve essere moderno, non c’è dubbio. Oggi va “il moderno”. Ho sentito anche una giovane coppia che girava per il salone del mobile per mettere su casa e lei ha detto a lui: “Per la nostra casa voglio “il moderno”, qui c’è solo roba in stile”. In stile…. anche il moderno è in stile, che c’entra: in stile moderno. L’architetto dello stand l’ha sentita e si è permesso di dirle: “Scusi signorina, ma oggi va di moda il pastiche”. I due hanno fatto una faccia, ma una faccia, che non ti dico, sai son giovani. Allora l’architetto ha spiegato: “Pastiche, signorina, pastiche; vuol dire che uno fa una casa tutta moderna e poi ci mette qualche bel pezzo antico e fa contrasto e fa anche capire che c’ha … disponibilità. Oppure che uno fa una casa tutta antica e poi ci mette qualche bel pezzo di design moderno, ma autenticamente moderno come, che so, una chaise longue in cavallino, tipo modernariato, e fa famiglia raffinata”. “Aah, ora ho capito, grazie. Ma a me piace il moderno. Tutti i gusti sono gusti, sa!”.

B- Allora niente pastiche, perché oggi è kitsch e noi dobbiamo inorridire davanti al kitsch.

A- No, no, non è così! O meglio, è così, cioè il pastiche è kitsch ma mettere il moderno sull’antico non è pastiche e dunque non è kitsch.

B- Allora ho capito male. Ma è me il pastiche sembra proprio che voglia dire mescolare sapori diversi, insomma un pasticcio, per cui se metti il moderno sull’antico mi sembra un gran pastiche ma se metti l’antico sull’antico non se ne accorge nessuno e passa inosservata e non c’è nessun pastiche perché sono più omogenei e dunque nessun kitsch.

A- E’ proprio questo il problema! Che non se ne accorge nessuno! Invece se uno fa uno cosa oggi la deve fare autenticamente e schiettamente moderna perché ogni opera deve essere figlia del suo tempo e deve dichiarare la sua data di nascita!

B- Ah sì? Ma questi vogliono mettere una torre moderna per salire le scale e fare un’opera autenticamente moderna? Adesso ti stupisco: tu lo sia che la Torre del Filarete col cavolo che è del Filarete e invece è di fine dell’800? Allora la Torre del Filarete, col tuo ragionamento, non sarebbe stata al tempo autenticamente moderna, e non dovrebbe piacere neanche a noi, almeno dal momento in cui noi venissimo a sapere che è di fine ‘800, perché oggi il pastiche è kitsch e dunque dovrebbe farci inorridire. E come sarebbe questa storia che se uno la cosa non lo sa è felice e appena lo viene a sapere deve diventare triste, anche se la Torre è sempre la stessa e non è cambiata? E che è, come con le corna: occhio non vede, cuore non duole? Con le corna uno scopre qualcosa di peggio ma nel caso della Torre è come scoprire che la fidanzata ti ha sempre detto di avere 20 anni invece ne ha 25: se la lasci per questo vuol dire che non ti piaceva neanche prima. Ma a me, e non solo a me, la Torre del Filarete piace, e parecchio, ed è uno dei simboli di Milano, dopo il Duomo e la Scala e io vedo quello che vedo, non la carta d’identità.

A- Ma dai? Sembra proprio antica! Allora i milanesi avrebbero preso per i fondelli i turisti, e anche qualche milanese, compreso me, per tutto questo tempo? E poi dicono dei napoletani.! Allora, forse, farebbero meglio a continuare col pastiche vecchio, cioè finto-antico con finto-antico, piuttosto che col pastiche nuovo, finto-antico con autentico-moderno. Però che vuoi che ti dica, tutti i gusti sono gusti.


Le immagini sono tratte da Virtual Earth di Microsoft

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Nel caso specifico, il tuo discorso si mescola pericolosamente con quello sul restauro, in base al quale si può dire che nell’ ‘800 il concetto di restauro, ricostruzione e ripristino prevedeva la continuità, seppure falsa, dello ‘stile’ originale. Poi, nel 1890, è nato Roberto Longhi e il resto è storia.
Quindi non ci si deve scandalizzare del rifacimento ‘tale e quale’ della torre del Filerete, che non è kitsch perché il concetto stesso di kitsch non era stato ancora formulato, è solo ottocentesca.
Oggi, poi, non è neanche vero che il kitsch ci debba fare inorridire, "Il kitsch è il linguaggio del nostro tempo. In un mondo in cui è la realtà stessa a dominare, nella sua immediatezza, eccentricità e diversità, il Kitsch riesce ad esprimere questa ricchezza meglio di ogni altra tendenza" (Bruno Zevi).
Addirittura si potrebbe dire che il kitsch sia espressione di una nuova estetica, l'unica in grado di tradurre le contraddizioni, le dissonanze e le lacerazioni della nostra epoca e della sua cultura non teorizzabile, senza canoni, senza riferimenti, come la società in cui viviamo.
Voglio dire, si può scegliere consapevolmente il kitsch e non ci sarebbe niente di male.

saluti
Vilma

Pietro Pagliardini ha detto...

Vilma, tu hai certamente notato che ho giocato sull'equivoco del termine pastiche=kitsch dove Botta assolve storicistamente la Torre del Filarete perchè allora "piaceva" mentre oggi la nostra "sensibilità" moderna ci impedirebbe di andare nel pastiche-kitsch.
Ora però, si dà il caso che pastiche sia l'accostamento di generi (letterari) diversi per cui facendo una torre di vetro o similare si compie un pastiche, cioè un kitsch. E' molto meno pastiche e kitsh fare un intervento mimetico.
In realtà mi piace prendere molto per i fondelli questo tipo di gergo "alto"(per un articolo di giornale) della serie "Madonna quanto è bravo, ha ragione senz'altro" ma che a riogore logico vuol dire tutto e il contrario di tutto, praticamente molto poco fino al niente, ma serve a poter trovare parole appropriate per giustificare ciò che è più vicino alla "sensibilità" di chi le pronuncia.
Su questa falsariga, io dico che "piace" di più non a Botta, non a moltissimi architetti, ma a me e alla stragrande maggioranza della gente comune l'intervento mimetico, visto che credo che pochi si siano mai preoccupati di sapere la datazione esatta della Torre del Filarete e quando uno si trova lì davanti dice: "Bella quella torre!". E anche se l'avessero saputa poco sarebbe cambiata.
Un atteggiamento critico di questo tipo mi ricorda terribilmente la storia dei cosìdetti intenditori di vino ai quali, se metti un vinello scadente in una bella bottiglia di grande etichetta, cominceranno ad intesserne le lodi. Anche questa storiella è a doppio senso perchè da una parte, se nessuno gli dirà mai del trucco, quel signore sarà soddisfatto e appagato, dall'altro dimostra la pochezza dei giudizi dei così detti "esperti".
Aaahh, il giudizio architettonico, quanto è opinabile!!!
Aaaah, quanti trucchi si potrebbero svelare, ad avere il tempo, per rovesciare giudizi ritenuti inappellabili!!!

Ciao
Vilma

Anonimo ha detto...

Nella mia pratica professionale personale (giacchè molta mia professione si è svolta e si svolge "per conto terzi"), è capitato molto spesso di intervenire sul costruito.
Non cosideriamo il restauro vero e proprio: è un'altra cosa.
La mia opionione è che a volte è opportuno lavorare in mimetico, a volte no. Fa parte del nostro mestiere individuare la strada più opportuna. Pertanto, non si può dire che sempre l'intervento mimetico - oppure quello che lavora per differenze - siano migliori. Non si può dire a priori.
Analogamente, al di là della opportunità della scelta generale, ci può essere un intervento mimetico sbagliato ed uno non mimetico giusto, e viceversa.
Ci può essere il mimetico che non coglie l'essenza, quello sgrammaticato, ecc. che uccide di più, e ci può essere il non mimetico che però rispetta, coglie l'essenza, sviluppa, apre, ecc.
E viceversa: il non mimetico volgare, indifferente, stupido.

Questo non significa che "non ci sono regole". Al contrario! E' proprio perchè esistono regole intrinseche alle costruzioni che fattori esterni (moderno-non moderno) non sono una buona guida.

p.s. 1 : ti ho dato una ulteriore risposta da me riguardo alle "liberalizzazioni nella professione".

p.s. 2 : perchè non facciamo un blog collettivo sulla architettura, con un bel po' di gente? Che ne dici?

Pietro Pagliardini ha detto...

In quello che dici c'è molto buon senso ed è, in fondo, la stessa cosa che indirettamente afferma Vilma: tutto è possibile in questo società che non ha più "luci", purché, è sottinteso, sia ben fatto.
Anch'io, è ovvio, sono di questo parere ma questo "ben fatto" è sempre più raro vista l'arroganza, la presunzione e l'ignoranza, spesso, spropositata degli architetti nel loro (nostro) complesso che hanno il tarlo della creatività che quasi sempre si risolve in disastri, in specie nei centri storici e a maggior ragione in complessi particolarmente importanti e famosi; e quanto più famosi sono tanto più forte è la voglia di lasciare il segno e di stupire.
Io credo ci vorrebbe una moratoria (ovviamente culturale non di legge) di un certo periodo, non breve, in cui si dia prevalenza all'analisi e al rispetto di ciò che esiste.
Se penso a quel ferro da stiro sui tetti di Milano.....
Un blog collettivo di architettura!! Mi piacerebbe, eccome, tanto più che tu sei persona di equilibrio in cui ripongo fiducia ma dove lo trovo il tempo anche solo per pensarci? Il momento professionale è, da una parte difficile, per cause generali che nella mia città sono fortemente acuite, dall'altra richiede un super-impegno (e una super-preoccupazione) per investire (letteralmente) in lavori che, prima o poi, si spera, si mettano in moto.
E' un problema di tempo ma anche di testa. Comunque io non sono in condizioni di fare da traino. Se ti dico "pensiamoci" è come dire che non se ne fa di niente. Se ti dico "pensaci" vuol dire che ti prendi l'onere e l'onore di pensarci te.
Mica male come risposta eh?
Ciao
Pietro

Anonimo ha detto...

Però sarebbe bello.
Invece di disperdersi.
Pensa, tipo 6-7 persone, magari con contributi, anche esterni, tipo Salingaros, Muratore, magari anche loro amici.

Non si riesce a coinvolgere un volenteroso giovine?
No, perchè, perlomeno nei prossimi mesi, grazie a Dio, dovrei non avere nemmeno più il tempo di scrivere pensierini sul mio blog.
Poi, non si sa.
Secondo me, la botta della crisi si farà sentire forte fra un anno. Temo che allora, di tempo per scrivere potrei averne anche troppo.

saludos

Pietro Pagliardini ha detto...

Un volenteroso giovine? Escludendo te, non in quanto non giovine ma in quanto non volenteroso è molto difficile.
Però ci posso pensare; ma resta difficile.
La botta tra un anno? Speriamo di no. Io contavo, nel mio incosciente ottimismo, che tra una anno ci fosse la ripresa!
Facciamo così, tanto chiunque avrà ragione sarà solo per una botta di fortuna: la ripresa ci sarà tra un anno ma per l'anno successivo non si riscuote.
Questa espressione contiene più verità.
Saluti
Piero

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