Pietro Pagliardini
Sul Corriere della Sera leggo un articolo di Guglielmo Mozzoni, architetto, il cui nome confesso essermi fino ad ora sconosciuto, certamente per mia ignoranza.
Immagino subito che non deve essere giovanissimo dal paragone che fa tra le cose difficili della vita e l’Expo, in cui si legge l'appartenenza ad una generazione che apprezza espressioni goliardiche e un po’ rodomontesche, e ciò me lo rende simpatico.
Mozzoni si rivolge al Sindaco di Milano e presenta una intrigante proposta per l’EXPO2015 che mi appare come una piacevole novità.
Dice Mozzoni: “L' importante per una vita in comune, e quindi per l' Expo (anche se nessuno sembra aver voglia di dirlo), è poter vivere oggi in maniera adeguata alle nostre conoscenze attuali, risolvendo in primo luogo il problema urbanistico. Anche perché l' urbanistica racchiude in sé i problemi della vita: dal lavoro alla logistica, dalla fame alla cultura e all'ambiente, dall'inquinamento alla capacità di resistere ai sismi, dalla captazione alla produzione di energie alternative”.
Questa proposta mi sembra una ventata di aria nuova nel panorama delle ultime edizioni delle Esposizioni Universali, fatte di stands, oggetti provvisori e inutili architetture tutte uguali in cui per riconoscerne la provenienza occorreva leggere il cartello, oppure riconoscibili solo dall’autore, il solito “maestro” o “archistar” o aspirante archistar di belle speranze, quasi tutte destinate poi all’abbandono e all’oblio.
Invece Mozzoni propone una cosa seria che ha il solo difetto di chiamare “città ideale”, ma che io ho immaginato come una sorta di “manifesto“ dell’urbanistica cui egli attribuisce giustamente un ruolo primario e necessario per la città, prima dell’architettura, la quale sembra invece diventata, da anni, la creatrice delle città stessa.
Proseguo nella lettura e qualcosa non mi convince ma, avendo letto l’articolo in Corriere.it, non ci sono immagini di questa “città ideale” e non posso capire bene.
Conclude offrendo il suo progetto, a cui dice di lavorare da anni, e si capisce, tanto è ingenua, che è un’offerta sincera, fatta per coronare un lungo lavoro in cui Mozzoni crede e spera, comprensibilmente, di vedere concretizzato.
Cerco subito su Google notizie di Guglielmo Mozzoni e scopro che ha la bella età di 94 anni. Letta anche la biografia ne apprezzo ancora di più l’energia e lo spirito di servizio.
Cerco le immagini della città ideale, le trovo e ….… rimango basito: vedo una sfera di dimensioni grandiose (circa 250 m di diametro) intorno a cui si avvolge una specie di nastro a spirale sul quale si intuisce esservi collocati edifici vari. Approfondisco meglio: ci sono siti e blog che ne parlano, vedo disegni quasi a fumetti di fantascienza, belli in sé, freschi e colorati ma la mia delusione resta grande.
Trovo poi, sempre sul Corriere, un commento molto positivo su quel progetto da parte di Mario Botta. Se alcune considerazioni sono condivisibili, non comprendo le conclusioni: “Si configura quindi per Milano un' «utopia concreta» da proporre al mondo, irripetibile al di fuori dell' evento straordinario dell' Expo; un unicum che si allontana con forza dai modelli offerti dall' attuale globalizzazione. Per le generazioni future Expo 2015 potrebbe divenire così il segno di una nuova speranza urbanistica”.
A me sembra invece che siamo esattamente dentro “il modello offerto dall’attuale globalizzazione”, dove la sola differenza consiste nel fatto che a tanti oggetti sparpagliati e indifferenti al contesto, ve ne è uno solo, una macro-struttura, che ne contiene altri. E’ una logica comunque anti-urbana, è l’urbanistica risolta con oggetti, è una sintesi da romanzo di fantascienza della rappresentazione di una città del futuro.
Perché poi il futuro debba essere così rappresentato in forma utopica mi sfugge completamente, tanto più che non credo alle previsioni futurologiche di nessuno, figuriamoci a quelle degli architetti. Quale motivo c’è per andare a fare invenzioni del genere?
Se è vero ciò che dice Mozzoni in premessa, e secondo me è vero, allora la novità dovrebbe essere sì disegnare una città manifesto, ma senza inutili fantasie utopistiche, piuttosto mostrando al mondo che Milano, l’Italia è ancora capace di proporre una città che il mondo stesso ci deve invidiare, come ci invidia Roma, Venezia, Firenze e le migliaia di borghi sparsi su tutta la penisola e le isole, certamente reinterpretato alla luce delle tecnologie che devono caratterizzare una Esposizione Universale del 3° millennio, ma che poi, come dice Mozzoni stesso, possa essere abitata realmente e non rimanga uno spettrale cumulo di rovine.
Insomma l’EXPO2015 dovrebbe essere una vetrina dell’Italia non solo con la Ferrari, la moda, il design, lo spumante e i prodotti alimentari locali, ma soprattutto con l’urbanistica che sia capace di coniugare la storia della città, per la quale il mondo ci apprezza, con la tecnologia. Per fare un banale paragone: qualcosa di simile alla insuperata cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Atene, in cui si fondeva una grande capacità tecnologica alla rappresentazione e al richiamo della storia e dell’arte greca. Riuscire a fare una sintesi della città italiana che serva di esempio anche per il nostro paese e per i nostri amministratori pubblici e i loro architetti, questa sarebbe la novità!
Per questo è necessario fare una città vera, con un tessuto viario a terra e non per aria, una città che funzioni, che limiti l’uso dell’auto, che non obblighi a lunghi spostamenti casa-lavoro, che preveda distanze pedonali contenute, che ricrei la strada con i fronti chiusi, la “rue corridor” che Le Corbusier voleva uccidere e ha ucciso, che preveda spazi di gioco per i bambini senza pericoli, che abbia, soprattutto, una quantità consistente, e collocata nei luoghi nodali giusti, di temi collettivi che siano capaci di dare dignità e senso di appartenenza ai suoi abitanti; dimenticando gli scenari da Flash Gordon.
Quanto al fatto che Botta apprezzi questa proposta, forse è dovuto al fascino che sercita su di lui la forma sferica in sé, vicina alle geometrie elementari, cubi, tronchi di cono, cilindri, semi-sfere di cui Botta fa largo uso. Un motivo in più per capire che siamo sempre nel campo delle forme architettoniche astratte e non nel campo dell’urbanistica.
Mi spiace per l’architetto Mozzoni, ma su quel nastro a spirale si può vivere solo a Dubai per una settimana di vacanza organizzata da un Tour operator, con il casinò al centro, i negozi in cui lasciare lo stipendio, qualche spa e quant’altro, non certo per trascorrere la propria vita normale.
Resta valida tuttavia l'idea essenziale di Mozzoni che dovrebbe essere l'urbanistica a guidare l'Expo.
Dice Nassim Taleb nel suo “Il Cigno nero”: “Non riuscirò mai a conoscere ciò che è sconosciuto perché, per definizione, è sconosciuto. Tuttavia posso sempre indovinare quali conseguenze può avere su di me, ed è in base a questo che devo prendere le mie decisioni”. Ebbene, nessuno può affermare con certezza se in futuro l’uomo sarà costretto a vivere appollaiato ad una città sferica ma possiamo dire, fin da ora, che le conseguenze di questo distacco da terra non sarebbero affatto positive: un motivo in più per scartare questa possibilità.
Se poi il futuro sarà come prevede o piace a Mozzoni e anche a Botta, vorrà dire che avranno avuto ragione loro, ma ne dubito e comunque non credo che lo potremo verificare mai né io, né Mozzoni, né Botta, né chi ha letto questo post.
N.B. Non posso riportare foto della città ideale di Mozzoni perché le immagini sono protette da copy-right.
Riporto però alcuni link:
Su Archiwatch questa proposta di città ideale aveva fatto un passaggio: http://www.archiwatch.it/2006/03/02/nel-mondo-di-papalla.html
http://www.cittaideale.it/
http://cittaideale-gm.blogspot.com/
10 gennaio 2009
EXPO 2015: LA “CITTA’ IDEALE” DI MOZZONI
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7 commenti:
Pietro, abbandoniamo per una volta il bon ton e il fair play e diciamocelo: più che una sfera è una palla. Enorme, straniante e, direi, volendo essere buona, provocatoria, se non fosse che l'inventore persegue da anni con incredibile tenacia il suo discutibile progetto e che, data l'età, non credo sia in vena di goliardate. Insomma, ci crede davvero, si prende sul serio, e c'è chi lo segue e lo apprezza ...... Che dire?..... nulla, per rispetto e soprattutto per pietà.
Vilma
Che si prendesse sul serio non ne ho dubitato neanche per un minuto.
Quello che mi sembra strano è il giudizio di Mario Botta. L'ipotesi che faccio io, dico la verità, mi sembra debolina e l'ho scritta perchè è la più immediatamente percepibile.
Leggendo un pò in giro mi sono fatto l'idea che non sia impossibile che vi sia anche chi prende la proposta sul serio.
Però, mi sembra strano che Mario Botta possa credere davvero in questo progetto.
Mi viene in mente una storiella che però ha il pregio di essere vera:
un mio amico aveva uno zio, benestante e piuttosto parsimonioso, diciamo. Quando morì la notizia si sparse in giro, e quando venne comunicata ad uno che lo conosceva bene questi rispose laconico: "Si vede che c'aveva il suo tornaconto".
Saluti
Vilma
Oddio, nella fretta di scrivere con mia figlia che mi chiamava per uscire, ho firmato Vilma.
Chiedo scusa a Vilma, le sciocchezze sopra le ho scritte io
Piero
Ma una palla così non era crollata, qualche anno fa, a Gibellina?
Non credo sia crollata la sfera quanto un solaio interno. Ma poco importa. L'importante è che non ne nasca un'altra, così si evita il problema alla radice.
Certo che come gadget per l'EXPO una bella sfera di vetro piena d'acqua che quando si rovescia cade la neve potrebbe diventare il cult del 2015!!!
Saluti
Pietro
Leggo solo ora, a distanza di tempo, il suo blog.
Sono l'ing. Fiorella Basile, e ho presentato l'innovativo progetto di Mozzoni a Pechino e a Tokyo, dietro invito delle ambasciate italiane.
Mi spiace leggere quanto scrive, evidente frutto di un'incomprensione del progetto, sia dal punto di vista urbanistico che abitativo e filosofico.
Comunque, visto che mi sembra che lei non abbia capito il progetto, per evitarle altre brutte figure la invito a venire da noi nel nostro studio-laboratorio per vedere il materiale completo. Mi contatti all'indirizzo mozzoni@cittaideale.it per accordarci.
Fiorella
Gent.le Fiorella io la ringrazio per il suo cortese invito ma poichè suppongo che il vostro studio sia a Milano mentre io abito ad Arezzo non è che mi capita di passare di lì per caso. Le prometto però che alla prima occasione che mi capiterà di venire a Milano cercherò di fissare un appuntamento.
Quanto al merito le dico che posso anche essermi sbagliato perché mi capita spesso, però ho anche visto, mi pare su youtube, un'intervista all'arch. Mozzoni che non mi ha fatto cambiare opinione.
Apprezzo moltissimo la vostra disponibilità e attenzione, che è segno di apertura e mancanza di supponenza e allo stesso tempo mostra una grande fiducia nel vostro lavoro ma le dico anche di non preoccuparsi troppo della mia opinione che incide quasi niente su quella degli altri.
Faccia all'arch. Mozzoni i miei complimenti per la sua notevole vitalità.
Cordiali saluti
Pietro
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