di Ettore Maria Mazzola
Quando a Londra ho appreso questa notizia ho provato un’immensa sensazione di vuoto.
E’ una perdita impossibile da sanare.
Paolo era un signore, un maestro, un gentiluomo, un pozzo di scienza.
Ricordo che, quando ero studente, avrei tanto voluto che fosse lui il mio professore di Restauro, invece dovetti accontentarmi d’altro su cui vorrei stendere un pietosissimo velo!
Era l’epoca del “nuovo ordinamento” e, per ragioni che è meglio ignorare, Paolo non era nell’elenco dei professori dell’indirizzo “Tutela e Recupero del Patrimonio Storico Architettonico” cui io mi ero iscritto … sarebbe stato l’unico professore degno di quell’indirizzo, ma non ne faceva parte.
Così, per passione, ho “studiato” ed apprezzato il lavoro di Paolo Marconi a distanza, fin poi ad incontrarlo di persona in occasione del convegno di Venezia organizzato con l’INTBAU per riscrivere la Carta del Restauro.
Fu un incontro bellissimo, parlammo a lungo dei miei libri e della mia passione per il lavoro degli architetti del primo Novecento, tra cui ovviamente suo padre Plinio, ricordo che fu molto sorpreso e commosso per questa mia passione.
Di lì in poi abbiamo avuto modo di conoscerci meglio, più volte è venuto a titolo di amicizia a tenere delle splendide lezioni magistrali per i miei studenti della Notre Dame … e ci è venuto gratis e per il solo piacere di condividere le sue conoscenze, solo ed esclusivamente per amore della cultura e dell’architettura con la “A” maiuscola!
Ricordo, quando lo invitai per la prima volta alla presentazione di un progetto dei miei studenti, che rimase entusiasta del lavoro svolto: si trattava di un progetto per l’area di Trastevere tra via di San Michele a Ripa e via Anicia. Al termine di quell’incontro ci diede dei “futuristi”, perché, disse, “questa ricerca nel recupero delle tecniche e linguaggio tradizionale è l’unico futuro sostenibile possibile”.
Dopo quell’esperienza, a mia insaputa, lanciò pubblicamente in Campidoglio la proposta di lavorare insieme per proporre la ricostruzione degli isolati di via Giulia che ben conoscete. Per me e per i nostri studenti fu un’esperienza meravigliosa … indipendentemente dal sangue amaro che, con Paolo stesso, ci siamo fatti a posteriori.
Il nuovo sindaco Marino dovrebbe porre fine all’attuale scempio in corso e dovrebbe ribattezzare quell’area Piazza Paolo Marconi!
di Ettore Maria Mazzola
Una cosa bellissima della sua personalità era quella di condividere sempre i suoi pensieri e la sua esperienza professionale, inclusi i tanti “trucchi del mestiere”, che non erano trucchi, ma vere e proprie soluzioni tecniche geniali imparate grazie alla sua infinita esperienza di cantiere.
Negli ultimi anni mi ha regalato un paio di DVD preziosissimi che contengono delle presentazioni in PPT dei suoi 40 e passa anni di esperienza … li custodirò come si fa con i libri più importanti di una biblioteca!
Ricordo, quando lo invitai per la presentazione del progetto che i miei studenti avevano sviluppato per le aree dismesse lungo il Tevere all’Ostiense, che Paolo si dimostrò assolutamente d’accordo con l’idea di rendere navigabile il Tevere … come disse lui, “risolvendo a monte il problema delle alluvioni come avviene in tutti i Paesi civili del mondo” e ancora, criticando gli assurdi muraglioni esistenti, ci spiegò come essi, “oltre a non risultare funzionali perché l’acqua eventualmente entrerebbe a Roma dalla via Flaminia, fungerebbero anche da vasca di contenimento per le acque che volessero rientrare nell’alveo”. A supporto di questa tesi ci raccontò il suo ricordo dell’ultima alluvione seria di Roma quando, diceva, seduto sulle spalle di suo padre Plinio aveva visto l’area presso Largo Argentina interamente allagata.
Voglio ringraziare ancora Paolo per l’importantissimo dono della sua splendida introduzione al mio libro “La Città Sostenibile è Possibile”.
Che dire poi della sua disponibilità nel fornirmi la sua copia personale del Manuale del Recupero di Palermo? Quando stavo elaborando il progetto per lo ZEN gli telefonai chiedendogli se sapeva dove avrei potuto trovarne una copia visto che, inspiegabilmente, la Flaccovio l’aveva da tempo messo fuori stampa. Paolo non ci pensò due volte e mi disse di andarlo a trovare per prendermi la sua copia.
Che dire, con Paolo l’Italia e il mondo intero perdono una figura straordinaria che sarà impossibile rimpiazzare.
Ciao Paolo, ti devo moltissimo.
Ettore
27 agosto 2013
PAOLO MARCONI NON C'E' PIU'
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5 commenti:
grazie Pietro!
Non sapevo che Paolo Marconi ci avesse lasciato. Ahimè, malgrado abbia studiato anche nella facoltà di architettura dove lui ha insegnato negli ultimi anni, io lo conoscevo ben poco, considerando che si occupava di cose solo tangenti i miei interessi. Anzi, non lo conoscevo per nulla, perché a dire il vero l'ho incontrato per la prima ed ultima volta in un ascensore, quando un paio di anni fa ho assistito ad un incontro su quanto sta avvenendo a via Giulia. Nelle poche battute intercorse in due piani di dislivello mi disse che era fratello di Pio, insegnante alla “mia” facoltà di sociologia, e che il suo nome era di origine veneta, essendo al principio Marcon e solo con il fascismo “italianizzato”. Da questi pochi attimi ho ricavato l’immagine di una persona solare, allegra, alla mano, e sì, confermo un signore, un vero gentiluomo.
Dispiace che se ne sia andato, ma rincuora che abbia lasciato un immenso patrimonio di conoscenza e capacità trasmessa con passione ai suoi discepoli.
Un caro saluto al Prof. Marconi. Anche per me l'unico professore che avrei desiderato avere per restauro. Continueró a prenderlo come riferimento assoluto, nella speranza che anche tanti altri uniscano le forze nel proseguimento del suo lascito.
Grazie
Antal Nagy
Grazie, Ettore, per questo il suo ricordo di un gran maestro. Mi ricordo bene quelli incontri tra Prof Marconi ed i nostri studenti e professori a Roma. E' stato un piacere ascoltare suo discorso, anche a Venezia. Suo libro, Il recupero della bellezza e' uno dei piu' importanti nel campo di architettura e conservazione. Condividiamo tutti questo senso di vuoto.
Santo subito!
Speriamo resista il baluardo del restauro contro la conservazione feticista
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