Al momento della scelta dell'indirizzo di questo blog, dopo una serie di tentativi a vuoto alla ricerca di un nome semplice e pertinente, la sorpresa: "regola" era libero! L'architettura è oppressa da leggi e regolamenti, i termini più altisonanti della "creativa" cultura architettonica erano già occupati ma una parolina così semplice e antica e comprensibile da tutti, cioè "regola", era libera!
Questo blog parla appunto di "regole" contro la sregolatezza architettonica.


8 agosto 2011

PROPOSTA DI LEGGE SUI CONCORSI DI ARCHITETTURA

Questa è una proposta per i concorsi di architettura che non ha affatto la pretesa di essere proposta di legge, come c’è scritto nel titolo che è uno specchietto per le allodole.
E’ solo un post in cui parlo dei concorsi e formulo alcune proposte, non organiche certamente ma in cui io credo abbastanza. Dico abbastanza perché non di tutte sono convinto al 100%.
Globalmente si tratta di una provocazione. Tuttavia la legge attuale e le altre proposte che ho letto non portano a niente perché si basano su presupposti assolutamente sbagliati, il peggiore dei quali è che sono sempre gli esperti, i tecnici, i "migliori" a decidere perché la politica sarebbe corrotta (e i cittadini non li prende in considerazione nessuno).
Se questo fosse vero, allora tanto varrebbe rinunciare alla democrazia, dato che i politici sono eletti dai cittadini e quindi, se sono corrotti i politici lo sono anche i cittadini. E non si tiri fuori la legge elettorale, dato che le attuali leggi trovano origine nel post tangentopoli, cioè quando c’erano le preferenze e l’uninominale.


Legenda: in rosso i commenti a me stesso

PRINCIPI GENERALI
Si soprassiede sulle premesse e sulla storia dei concorsi, per amor di patria, e si arriva subito ai principi generali.

Quello che i concorsi non devono essere:
• I concorsi di architettura non sono un metodo per fare lavorare gratis et amore dei, e senza speranza, centinaia di architetti per volta
• I concorsi di architettura non sono neppure welfare e non servono quindi a fare poca assistenza a molti allo scopo di creare consenso
• I concorsi di architettura non devono alimentare il sistema corruttivo, in senso etico ma anche in senso molto materiale, dei giudici che favoriscono i propri sodali, con scambio di ruoli con i sodali che giudicano i giudici della volta precedente
• I concorsi di architettura non devono servire solo a fare svolgere i concorsi di architettura e poi tutto finisce lì. A concorso deve seguire incarico e opera. Basta con l’onanismo dei concorsi

Quello che i concorsi devono essere:
• I concorsi di architettura servono a scegliere i migliori progetti per la città e non i migliori architetti per le riviste.
• Poiché la città è composta da cittadini e amministrata da amministratori eletti dai cittadini, i giudici dovranno essere gli esperti, i cittadini e gli amministratori eletti dai cittadini.
• E’ garantita alle riviste libertà di stampa e di opinione e se vorranno poi recensire i migliori architetti per le riviste, liberissime di farlo, tanto non le legge più nessuno, a parte gli architetti, che sono solo una parte - anche se consistente - dei cittadini.

PROPOSTA
I concorsi sono aperti a tutti.
Ma non tutti devono lavorare come pazzi a vuoto, anche per non creare inutili e frustranti aspettative.
I concorsi si svolgeranno in due fasi:
• nella prima fase tutti inviano un curriculum e una proposta progettuale composta di 1 max 2 tavole A3 che illustrino l’idea del progetto e una relazione in una pagina A4
• la commissione seleziona un numero di progetti limitato, massimo 5, tra quelli pervenuti, che passeranno alla fase successiva in cui il progetto sarà approfondito con massimo 3 tavole A1 e una relazione
Scendere nel particolare del formato e del numero delle tavole potrà sembrare sbagliato in questa fase, ma “Dio sta nei dettagli” ed è invece proprio nei dettagli delle leggi italiane che si annida il Diavolo.
A tutti i selezionati sarà riconosciuto un rimborso spese adeguato alla natura del progetto e comunque non simbolico.
Per fare un esempio: da 5 a 10.000 euro ciascuno. I concorsi costano ma costa molto di più bandirli e poi non assegnarli, cioè il solito coitus interruptus.
Al progetto vincitore sarà affidato l’incarico per la progettazione dell’opera (a questo punto si inserisce la proposta, molto ragionevole ed equa, di cui ai punti 6 e 7 della Proposta di legge del Sole 24 ore)
Questa prima parte di procedura non è inventata di sana pianta, ma fa riferimento al sistema adottato in Francia dove, con un metodo analogo a questo, vanno a concorso moltissime opere non solo pubbliche ma anche private.

Composizione della commissione e criteri di determinazione del vincitore:
La commissione sarà composta da un numero dispari di membri e sarà presieduta dal Sindaco o suo delegato (o comunque dal rappresentante dell’ente banditore).
Questa è una proposta scandalosa nell’Italia moralista, giustizialista e anti-casta di oggi ma è l’unica che possa ridare responsabilità e dignità alla politica. Il Sindaco è eletto dai cittadini e quindi lui risponde del proprio operato a fine mandato, non gli altri.
I rimanenti membri saranno nominati al 50% dal Consiglio Comunale (o dall’organismo rappresentativo dell’ente banditore) e il rimanente 50% scelto dall’ente banditore tra una rosa di nomi indicati dagli Ordini professionali. Un funzionario dell’ente banditore svolgerà mansioni di segretario.
E’ chiaro l’intento di rimettere le scelte nelle mani della politica, sempre in base al principio di rappresentatività. Mi pesa un po' indicare gli Ordini, però al momento non conosco altro organismo che abbia maggior rappresentatività degli architetti. L'Università forse? Peggio mi sento! Meglio gli Ordini, almeno sono presenti in ogni provincia.
La commissione stabilirà una graduatoria tra i progetti selezionati e ammessi alla seconda fase, giustificandone con precisione le motivazioni, che saranno rese pubbliche.
I progetti selezionati saranno successivamente sottoposti al giudizio dei cittadini, previa esposizione dei progetti stessi. Nell’ambito di tale esposizione sarà tuttavia possibile prendere visione di tutti i progetti partecipanti, cioè anche quelli della prima fase.
E’ evidente la finalità di rendere accessibili tutti i progetti e non solo quelli selezionati: i cittadini, i partecipanti e  chiunque ne abbia interesse potrà così giudicare il lavoro della giuria. Data l’esiguità degli elaborati sarà un lavoro che non richiede particolari sforzi e costi di allestimento.
Per cittadini si intendono i residenti nel comune in cui sorgerà l’opera. Il periodo a disposizione per il voto non potrà essere inferiore a tot giorni, dopo un minimo di tot giorni in cui sarà data ampia pubblicità all’evento. Il voto sarà raccolto con la semplice presentazione del documento di identità che attesti la residenza.
Il tot sta a dire che non sono sicuro, ma immagino che 10 sia numero sufficiente per entrambe le scadenze. La cosa deve essere snella e non andare alle calende greche (tanto ad andarci, alle calende, ci pensa da sola).
Nelle città grandi, per opere di interesse esclusivo di zona o di quartiere, il voto potrà essere limitato ai residenti nella zona o nel quartiere.
Al termine della consultazione popolare il Sindaco (o il rappresentante dell’ente banditore) decide il progetto vincitore. Il Sindaco può avvalersi dei consulenti che ritiene più opportuni, i quali presteranno la loro opera dietro pagamento di un semplice rimborso spese.
Sarebbe più corretto che il Sindaco intervenisse solo nella fase finale, senza dunque partecipare ai lavori della giuria. Però è importante che tale figura sia presente anche nella prima fase di selezione dei progetti. Semmai è da valutare se debba partecipare alla scelta della seconda fase o se al suo posto non debba essere previsto un funzionario tecnico dell’amministrazione, visto che il Sindaco sarà quello che alla fine decide.

Considerazioni finali
Come ho detto questa proposta di legge è chiaramente una allegra provocazione. Sono una serie di principi generali e particolari (ricordiamoci sempre che Dio ecc. ecc.). E’ tutta da valutare, in specie nella fase di votazione dei cittadini. Quello che fa paura non è la possibilità, anzi la certezza, di polemiche, ché anzi è proprio questo il cuore e la vita della scelta di un progetto per la città, semmai la scarsa partecipazione, oppure la possibilità di organizzare politicamente i votanti. Perché è chiaro che a quel punto i nomi dei progettisti saranno resi noti. Ma anche questo, in fondo, è un rischio da correre, perché la città si organizza in base alla politica e non esiste, né può esistere, meccanismo perfetto, essendo la democrazia imperfetta per sua natura. Se si vuole scambiare la democrazia con la perfezione, si accomodino lor signori.
Un dubbio mi rimane sull’anonimato. Personalmente sarei propenso ad eliminare questa ipocrisia, ma capisco anche le ragioni contro.

Pietro Pagliardini

1 commento:

qfwfq ha detto...

Il mio post di risposta costruttiva

http://www.amatelarchitettura.com/2011/10/sui-concorsi-di-architettura/

condivido molto della tua proposta,
con qualche osservazione sul coinvolgimento popolare

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