tag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post2196025967015125140..comments2023-06-27T17:53:51.865+02:00Comments on DE ARCHITECTURA: STAR-SYSTEM: INDICI DI ASCOLTO IN CALOPietro Pagliardinihttp://www.blogger.com/profile/08270052623457877178noreply@blogger.comBlogger7125tag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-71806507826718772112008-10-08T18:57:00.000+02:002008-10-08T18:57:00.000+02:00sconfinando nella filosofia (e nel diritto) potrem...sconfinando nella filosofia (e nel diritto) potremmo fare una analogia con il tempo in cui si dovetter decidere come regolare l'attraversamento degli incroci.<BR/>Che ci volesse un sistema, tutti d'accordo.<BR/>Che un sistema di luci "incrociate" potesse essere valido, consenso unanime.<BR/>E se fossero itervenuti architetti balzani a proporre pali di sostegno di altezze incongrue?<BR/>e se si fosse discusso su quali colori scegliere?<BR/>perchè non azzurro e viola ?<BR/>o verde e oro per Venezia ; e ocra e rosso per Bologna?<BR/>Per fortuna in quel caso il concetto di "bene comune" fu chiaro a tutti....Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-34910496902886603492008-10-08T16:43:00.000+02:002008-10-08T16:43:00.000+02:00Aspetta aspetta...io uomo legato alla terra sono, ...Aspetta aspetta...io uomo legato alla terra sono, Pagliardini mi scuserà ma non resisto all'occasione.<BR/><BR/>Si dice una frase : ...nella direzione del bene comune.<BR/>Mi viene subito in mente un concetto che ho imparato qui " ma siamo ancora sicuri di poter definire cos'è il bene comune?"<BR/>Perchè delle due l'una: o non esiste un bene comune e allora ognuno fa come vuole, mi metto a leggere blog di filosofia con una pistola sul comodino; o esiste per evidenza pratica e allora alcuni pensieri che si leggono non hanno riferimento con questo bene, non hanno fondamenta, cosa grave per un architetto.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-77693553633673312392008-10-08T15:50:00.000+02:002008-10-08T15:50:00.000+02:00Sono daccordo nel dare ai cittadini un potere deci...Sono daccordo nel dare ai cittadini un potere decisionale maggiore riguardante le trasformazioni urbane e territoriali, non solo perchè è lo stesso concetto di democrazia a che lo impone (ai cittadini dovrebbe essere data la possibilità di decidere l'ambiente in cui vogliono vivere) ma anche perchè sono i cittadini stessi i primi utilizzatori dell'ambiente urbano che viene creato e non i membri di una eventuale giuria di esperti (che spesso non vive nel luogo che è chiamato a giudicare). Ma bisogna fare attenzione, e in questo sono daccordo con Pagliardini, ai conflitti di interesse che possono sorgere quando un progetto per forza di cose favorirà qualcuno e non qualcun altro. La dcisione di fare un intervento, la pianificazione territoriale e la zonizzazione sono e devono rimanere nelle mani delle amministrazioni regolarmente elette dai cittadini perchè prendano decisioni che, si spera, vadano nella direzione del bene comune. Quanto alla scelta del progetto, tramite un giusto concorso, si dovrebbe dare ai cittadini una possibilità di esprimere un giudizio, magari dopo una iniziale scrematura di progetti discriminata dalla fattibilità progettuale e dalla sostenibilità che per forza di cose andrà fatta da esperti. In questo modo la maggioranza dei cittadini potrà scegliere un progetto, in una rosa di possibilità ugualmente valide, dando così un valore alla partecipazione attiva della gente alla vita e allo sviluppo della propria città.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-40633863164982953892008-10-07T23:50:00.000+02:002008-10-07T23:50:00.000+02:00Giulio riesce sempre a piazzare la storiella giust...Giulio riesce sempre a piazzare la storiella giusta al momento giusto. Peccato che non frequenti Archiwatch perché questa andava raccontata in quel blog: con tutti i prof. che lo frequentano gli ci scappava una Lectio Magistralis all'università.<BR/>A Vilma. Io non mi permetterei mai di darti della snob, se tu non lo fossi.<BR/>Il mio presunto populismo non arriva a chiedere di coinvolgere la gente nel progetto, proprio per i motivi che tu dici, perché scatterebbero una serie di piccoli interessi personali e di bottega contrastanti l'uno con l'altro oppure uscirebbero fuori bisogni indotti da fattori altri; l'intervento dei cittadini che io auspico è a valle e non a monte, anche perché la nostra non è una democrazia popolare (per fortuna).<BR/>Io auspico che i cittadini esprimano il loro parere perché la città non è solo il frutto di scelte razionali fatte da architetti ma anche di un coacervo di sensazioni, desideri, sogni, interessi, che provengono da fattori istintivi che ognuno prova di fronte ad una architettura, ad una strada, ad una piazza, indipendentemente dal grado di cultura. C'è un plafond comune nella percezione dello spazio che ci circonda che esula dalla conoscenza della storia dell'architettura e dell'arte. Le città "belle" o anche solo "pittoresche" colpiscono tutti.<BR/>In più credo fermamente che, così come ognuno, se può, si sceglie la casa dei suoi sogni, tutti debbano poter scegliere la città dei loro sogni, perché la città è la casa di tutti coloro che vi abitano. La città come bene collettivo è comune a tutte le culture, a maggior ragione a quella europea. Si può dire che la città sia come un grande condominio in cui l'amministratore fa manutenzione, fa in bilanci, organizza, fa pagare, propone nuove opere ma le scelte le fanno i condòmini.<BR/>In questo modo la funzione dell'architetto non sarebbe affatto svilita ma esaltata dal fatto che dovrebbe cercare di capire cosa interessa al proprio cliente (la città) e scegliere per il meglio in base alle sue capacità, convinzioni, convenienze anche. L'architetto senza cliente non è niente, non lo è mai stato, perché lui può fare solo un simulacro di edificio, un disegno, ma non può costruire l'opera, contrariamente ad un pittore.<BR/>Sono d'accordo con te sul fatto che il Sindaco viene eletto apposta ed è delegato a decidere per tutti; purtroppo in questo campo il sindaco non decide un bel niente (a parte i poteri straordinari della Moratti per l'EXPO ed altre) perchè nelle commissioni di concorso, quelle che rispettano la legge, non c'è un amministratore che uno, solo tecnici, e di questi tecnici in genere quello che conta è l'architetto-professore, l'esperto che decide secondo la sua.....visione e in genere premia proprio quelli che hanno la sua stessa....visione. Se poi, occasionalmente, quello che ha la stessa..... visione dell'esperto è anche un altro prof., o uno che scrive sulle riviste, o uno che fa anche lui l'esperto in altri concorsi, vabbè, le coincidenze capitano nella vita. Ma anche se non vi fossero queste coincidenze, e ci sono, perché un perfetto sconosciuto preso a caso deve scegliere per tutti, compreso il signor Sindaco che poi ne risponde? Se il giorno della decisione l'esperto ha saputo che l'amante lo tradisce e ha comprensibilmente la testa altrove, la città si deve beccare una schifezza per la signora?<BR/>Quanto alle Archistar, non ho dubbi; tutto sono fuorché stupide: o si adeguano o non si presentano. Ma il problema dei concorsi, salvo quelli molto grossi, non sono le Archistar, ma coloro che giudicano e che lo fanno in base a criteri già accennati e coloro che partecipano e che progettano senza tenere in conto il loro cliente, cioè la città e i cittadini (e si comportano da Archistar).<BR/>Con il voto dei cittadini sparirebbero entrambe i problemi. Forse ne nascerebbero altri ma vogliamo per questo rinunciare a tentare una nuova strada che costa poco e sarebbe capace di coinvolgere tutti in un progetto comune?<BR/>Biz, praticamente mi pare che siamo d'accordo salvo un punto sul quale però credo che la storiella di Giulio dia la migliore risposta risposta a molte delle tue obiezioni.<BR/>Saluti<BR/>PieroPietro Pagliardinihttps://www.blogger.com/profile/08270052623457877178noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-74909155386647720482008-10-07T21:56:00.000+02:002008-10-07T21:56:00.000+02:00Al Prof. Muratore, che paventa fin da adesso un op...Al Prof. Muratore, che paventa fin da adesso un opposto e altrettanto soffocante potere degli Antimodernisti racconterei di quel sergente americano che arrivò a liberare Auschwitz.<BR/>Aperte le baracche, gli si presentarono degli scheletri viventi che imploravano: "Cibo! Cibo!".<BR/>E lui con tono severo e con il ditino alzato: "Adesso mica vorrete prendervi un'indigestione!"<BR/>Giulio RupiAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-69854044428177588182008-10-07T19:22:00.000+02:002008-10-07T19:22:00.000+02:00Sono d'accordo in parte.E' sempre il solito dibatt...Sono d'accordo in parte.<BR/>E' sempre il solito dibattito, che si fa anche da Muratore. Le cose su cui non sono molto d'accordo con te sono <BR/>1) Non vedo tutto questo potere in mano agli architetti. Tutt'altro. Del resto, gli architetti sono tecnici (sia pure - quando capita - nel senso migliore del termine, anche artisti e uomini d'ingegno e inventiva). Il punto è un altro: esistono diverse risposte tecniche. E sono state egemoni, finora, quelle in qualche modo afferenti al cosiddetto "movimento moderno" e sue volgarizzazioni.<BR/>2) Non vedo la necessità di polarizzare in modo forte su due "schieramenti" (il "moderno" e lo "antimoderno". Ritengo che questo possa essere uno svantaggio per gli orientamenti più razionali che è bene la disciplina prenda.<BR/>E in questo senso, mi pare anche sbagliato buttare via il buono e il cattivo in un unico calderone per motivi di "schieramento".<BR/>3) Se, per così tanti anni, chi ha avuto il potere di decidere ha scelto soluzioni architettoniche sbagliate, ci sono motivi vari e articolati, che non rientrano esclusivamente nella "ignoranza" e nella "cultura del silenzio". Ma, a mio parere, anche motivi assai più gretti di convenienza varia, a scapito delle persone che subiscono queste decisioni.<BR/><BR/>Per il resto, sono d'accordo!<BR/>ciaoAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-37840901145446750482008-10-07T17:24:00.000+02:002008-10-07T17:24:00.000+02:00In effetti il reality-blog del professor Muratore ...In effetti il reality-blog del professor Muratore manda segnali discordanti, denunciando una certa incertezza di tendenza che può senz’altro essere frutto di una democratica accettazione di pareri non filtrati (in realtà il blog è moderato), ma anche di qualche rigurgito di ‘nuovo conformismo’, come dici tu, che per il professore dev’essere una vera pugnalata alle spalle. Va comunque rilevata ed apprezzata la capacità del professor Muratore, che sulla sua materia la sa veramente lunga (nomen omen!), nel mantenere teso il tono del dibattito con studenti, colleghi, amici e nemici, noti e sconosciuti, avendo persino all’uopo inventato un apposito genere letterario, il ….. puntinato ….. , che come nei migliori reality tiene sospesa l’attenzione e rimanda alla prossima puntata.<BR/><BR/>Detto ciò per non uscire fuori tema e non dedicare all’argomento Muratore-archiwatch più spazio di quanto ne …… meriti ….. vengo subito al dunque: ho già in più occasioni esternato la mia scarsa fiducia nella costruttiva partecipazione dei cittadini ai progetti urbanistici, trattandosi, a mio parere, di una massa di incompetenti inadeguati a formulare giudizi pertinenti, solo giudizi soggettivi, di scarso o nullo contenuto culturale, inutili per una pianificazione che tenga correttamente conto dei reali bisogni non del singolo (commerciante, impiegato o casalinga di Voghera), non nel contingente presente, ma nel futuro più o meno prossimo di una città che verrà consegnata alle generazioni a venire (e ora dammi della snob).<BR/><BR/>La terza via esiste, ce la indicano da anni Giovanni Michelucci, Oscar Nimeyer, l’ha splendidamente percorsa Jørn Utzon in quel capolavoro assoluto dell’architettura del ‘900 che è l’Opera House di Sydney, progetto perfetto nel dove, come, quando.<BR/><BR/>E’ una via difficile, perchè richiede sia la capacità di inventare soluzioni nuove per situazioni mai sperimentate prima, sia la conoscenza del passato e l’analisi critica di ciò che abbiamo ricevuto in eredità per discernere quello che va tramandato da quello che va buttato, per questo le archistar non si incamminano su questa via, il viaggio sarebbe faticoso, meglio è viaggiare leggeri, senza bagagli, senza pesi, improvvisando il percorso a piacere. Resta solo il dubbio su dove si sta andando.<BR/><BR/>Che incarichi professionali, premi e riconoscimenti alla carriera, assegnazione di opere pubbliche e piani regolatori siano fortemente connessi a situazioni e scelte politiche avviene da sempre ed è inevitabile: le chiese, i palazzi, i castelli, le piazze li hanno costruiti papi, principi e despoti, senza chiedere niente a nessuno.<BR/><BR/>Pianificare il territorio vuol dire fare politica (politica insediativa, politica ambientale, politica urbanistica ecc.) nel senso di ‘gestione della polis’, vuol dire predisporre strumenti per conferire configurazione pratica a scelte di carattere piu’ generale, politico e sociale, appunto. Tutte le scelte pubbliche per il raggiungimento di obbiettivi che interessano l’intera collettività urbana sono attuate dal politico perché, nei nostri regimi democratici ed in Italia, paese per eccellenza di ‘città’, ad esso i cittadini, quelli che tu vorresti chiamare in causa direttamente, hanno delegato il potere di scegliere per loro. Il meccanismo è semplice e chiaro, il verticalismo è solo formale, in realtà l’orizzontalismo è garantito dal fatto che tutti possono votare e che da noi la stragrande maggioranza dei cittadini esercita questo diritto (contrariamente a ciò che avviene negli USA, dove i votanti sono un’esigua minoranza). Il politico, in teoria (o in pratica), può anche non capire niente di urbanistica, ma sa che vuole una città abitata da ricchi borghesi o da modesti metalmeccanici perché il suo bacino di voti sta lì e solo grazie a quei voti egli può realizzare il suo programma general: l’architetto che (nella migliore delle ipotesi) la pensa come lui, o che (nella peggiore delle ipotesi) è pagato per realizzare sul territorio quell’idea di politica urbanistica prevederà graziose lottizzazioni di ville nel verde o quartieri di edilizia popolare a basso costo o sovvenzionata. In entrambi i casi si può anche supporre la buona fede, l’esistenza di un ideale comunitario di cui trasporre il modello sul territorio, non ci sarebbe niente di male, ed ecco che, come sempre, il giudizio sull’architettura diventa giudizio su un sistema sociale.<BR/>Hai ragione, l’architetto non è, nè deve essere, un demiurgo onnipotente, è solo il gestore di un tassello di quel complesso sistema che chiami civitas, in grado di contribuire all’affermarsi di un programma più generale, politico, economico, sociale (lasciamo stare se in termini di ‘bello’ o di ‘brutto’, aspetto estremamente opinabile).<BR/>In questa lettura dello stato delle cose come si collocano le archistar? Sarebbe veramente sufficiente “dare voce, cioè il voto, ai cittadini nei concorsi, e solo nelle opere pubbliche o di interesse pubblico” per eliminarle dalla scena, o non ci sarebbe il rischio che per la fama di cui godono anche nella sezione gossip della stampa non specializzata (sai quante gite parrocchiali a Bilbao!) un pubblico disinformato si lasci influenzare e finisca per preferirle ad un architetto bravo ma magari sconosciuto? Io qualche dubbio ce l’ho.<BR/><BR/>Saluti<BR/>VilmaAnonymousnoreply@blogger.com