tag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post8829817605511797107..comments2023-06-27T17:53:51.865+02:00Comments on DE ARCHITECTURA: NON ESISTE LA TERZA VIAPietro Pagliardinihttp://www.blogger.com/profile/08270052623457877178noreply@blogger.comBlogger18125tag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-42405858057652242652008-05-23T17:54:00.000+02:002008-05-23T17:54:00.000+02:00Certamente, ma non sperare che ti serva a qualcosa...Certamente, ma non sperare che ti serva a qualcosa!!!<BR/>SalutiPietro Pagliardinihttps://www.blogger.com/profile/08270052623457877178noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-50337466100385166772008-05-23T17:34:00.000+02:002008-05-23T17:34:00.000+02:00Grazie! Allora vuol dire che mi sono meritato alme...Grazie! Allora vuol dire che mi sono meritato almeno il link al blog?:-)<BR/>SalutiAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-13143190010927898582008-05-23T10:28:00.000+02:002008-05-23T10:28:00.000+02:00RE-DAVIDEDiffidare sempre degli...umili. Complimen...RE-DAVIDE<BR/>Diffidare sempre degli...umili. Complimenti per essere, come dici, un neolaureato poco titolato!<BR/>Condivido assolutamente il fatto che l'università debba essere luogo di "ricerca" e non officina di legulei. Per ricercare però bisogna prima conoscere i fondamentali (non mi riferisco a te, ovvio).<BR/>Comunque io conosco il mondo della professione ma non quello dell'università e non voglio far finta di sapere tutto.<BR/>Per il resto...chapeauPietro Pagliardinihttps://www.blogger.com/profile/08270052623457877178noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-82104752169094049332008-05-23T09:12:00.000+02:002008-05-23T09:12:00.000+02:00Credo che il pensiero all'inizio sia banalizzato s...Credo che il pensiero all'inizio sia banalizzato sin troppo. La soluzione indicata non è progettare e progettare in termini quantitativi, quello era uno slogan, anche se capisco che uno slogan può essere semplicistico e fuorviante. Lo so bene che certe regole dell'architettura sono state scritte prima del XX secolo, e siamo tutti abbastanza seri per capire che non è colpa degli antichi se non avevano cemento e ferro, ma è proprio questo il punto: noi ce l'abbiamo, ed è pertanto giusto che agiamo di conseguenza. Per mi natura detesto le posizioni manichee: non mi permetterei mai di dire che l'estetica che sta dietro a Krier sia assurda, e sono altresì convinto che una sua casa sia ben più vivibile di un arzigogolo di Libeskind. Non è questo il punto o perlomeno non mi interessa: anzi, forse questo è proprio l'impasse da superare. Non sono di principio né per Krier, né per Libeskind: dico solo che perdersi in una dicotomia vecchia come l'architettura tra passatismo e modernismo senza rinnovare gli strumenti progettuali a nostra disposizione, o perlomeno senza provare a farlo, in un momento in cui c'è chi sostiene che in edilizia si sia detto tutto o quasi, significa veramente per me la morte della professione e del disegno di architettura. Lo vedo anch'io che la qualità delle città è sempre più bassa, e sono profondamente convinto che oltre a una serie di ragioni molto poco poetiche e assai più "terra-terra" che chi lavora conosce meglio di me, la causa di questo sia un modo di procedere ormai stantio, che si è allontanato via via dall'evoluzione del mondo e della società, almeno in Italia. E, guardacaso, l'università ne è diretta testimone. Possibile che, almeno quando ho fatto il primo anno io, l'unico spunto di riflessione teorica non derivante da ricerche autodidattiche fosse l'inflazionatissimo (ma imprescindibile, per carità, anzi, meno male che c'era almeno quello)confronto tra "Manière" e "Der Stadtebau", e poi basta negli anni successivi? <BR/>Allora correggo lo slogan: ricominciamo a pensare a cosa progettiamo, ricominciamo a studiare, e ricominciamo a considerare il progetto di architettura come un'occasione di ricerca, almeno all'università. E allora ci accorgeremmo che la "terza via" c'è già, c'è sempre stata e molti l'hanno percorsa prima di noi, anche prima del XX secolo, solo che negli ultimi sessant'anni abbiamo perso il tempo, o forse la voglia, o forse il coraggio, di seguirla. O forse, più tristemente, non conviene più economicamente.<BR/>SalutiAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-23558648839940447432008-05-22T23:22:00.000+02:002008-05-22T23:22:00.000+02:00x Davide.Banalizzo il tuo pensiero: l'architettura...x Davide.<BR/>Banalizzo il tuo pensiero: l'architettura di Krier è un assurdo ritorno al passato, l'architettura ameboide fa schifo. Conclusione: ci vuole la TERZA VIA. Come trovarla? Progettando e progettando (scusa la brutalità).<BR/>Io dico: sono almeno 60 anni che si progetta e i risultati non ci sono, se riconosciamo che le città sono molto peggiori di prima. Io nel mio post ho estremizzato il discorso, perchè ho fatto un ragionamento logico (e perchè dichiaro che il blog è molto fazioso) per dedurne che, tra una mezza insoddisfazione e una doppia insoddisfazione preferisco la prima, perchè so benissimo che nella pratica professionale, nella progettazione quotidiana la terza via esiste sempre. Ma, qui sta il problema, a me come a molti non basta. L'architettura ha dei principi che sono stati scritti ben prima del XX secolo e i nostri predecessori non possiamo considerarli dei fessi se non conoscevano il ferro per le costruzioni. Allora dobbiamo trovare il modo di applicare quei principi al mondo di oggi, avendo però questo obbiettivo: l'architettura è fatta dall'uomo e per l'uomo, non ha valore assoluto in sè, vale solo in relazione all'uomo; quindi dobbiamo trovare un tipo di architettura in cui l'uomo possa vivere bene. Per dirla spiccia tra una casa di Krier e una casa di Libeskind io preferisco vivere in una di Krier, quindi immagino che la nuova architettura assomiglierà più a questa che all'altra. Se la pensi così anche te non siamo molto distanti.<BR/>SalutiPietro Pagliardinihttps://www.blogger.com/profile/08270052623457877178noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-79137312217635519292008-05-22T12:07:00.000+02:002008-05-22T12:07:00.000+02:00se posso, umilmente visto che degli astanti sono s...se posso, umilmente visto che degli astanti sono sicuramente il meno titolato, da neolaureato. Credo che ci sia un po' di verità in entrambe le posizioni. E' vero che, come è spesso successo quando una voce innovativa si è stagliata sopra il coro nel secolo scorso e anche prima, l'interpretazione banale e un po' facilona delle invarianti zeviane e comunque di tanta, BUONA, architettura col senno di poi definita "decostruttiva" ha portato a una deriva di senso che già oggi mostra tutta sua debolezza, al punto da trasformarsi da architettura in puro glamour da portare negli spot pubblicitari, tipo nuvole e quant'altro. E' vero altresì però, che se è sbagliato figurativizzare la disarmonia solo perché la società contemporanea vive un momento di difficoltà sotto molti punti di vista, non si può fare finta che non sia cambiato nulla. E' vero che se il centro storico piace ancora oggi un motivo ci sarà, ma è anche vero che le sensibilità cambiano, e che una società che vive il suo tempo abbia il diritto di esprimersi, con rispetto sia chiaro, ma secondo la propria sensibilità, e qui entra in gioco la preparazione culturale e il ruolo del progetto di architettura, tutt'altro che esaurito a mio modo di vedere, checché ne dica Andrea Branzi o chi per lui. <BR/>E qui torniamo al dilemma. Esiste una terza via? Io credo di sì. Purtroppo oggi la cultura architettonica di massa, che purtroppo sta entrando anche nelle università con movimento esattamente opposto rispetto a quello che dovrebbe essere, fagocita tutto ciò che rompe gli schemi rispetto a un palazzo rinascimentale e lo bolla come "decostruttivo". E qui purtroppo nasce un tourbillon veramente vizioso, in cui la faciloneria dell'interpretazione e la deriva formale cui accennavo poco fa si rincorrono incessantemente, con il risultato da un lato di offuscare le menti, e dall'altro di popolare le riviste di architettura di ameboidi e quant'altro.<BR/>Io credo che vada fatto un po' d'ordine. La dicotomia storia-decostruzione secondo me è un sofismo: non può esserci decostruzione senza storia. Anzi, è proprio da una conoscenza approfondita della storia che può partire una seria decostruzione, che, semplificando rozzamente, altro non può essere che una ricodificazione decontestualizzata, o, aggiusto il tiro, artatamente ricontestualizzata. Mi pare che lo stesso Eisenman in "Notes on conceptual architecture: toward a definition" e "The futility of objects" lo dica chiaramente. E se vediamo le cose in questa maniera, vedremo che la casa Giuliani-Frigerio, come molte altre di Terragni, è eminentemente decostruzionista, così come lo sono molte architettura manieriste del '500 veneto, le prime chiese del Seicento romano, piuttosto che alcune delle opere meglio riuscite di Richard Meier (non l'Ara Pacis...), Rafael Moneo o Alvaro Siza. Il vero problema, secondo me, è che manca oggi, soprattutto nelle università italiane, un vero dibattito su questi temi, sui nuovi autori (nuovi...degli ultimi trent'anni), un dibattito che parli di estetica del contemporaneo in senso di METODO, in senso veramente e intrinsecamente PROGETTUALE, senza più baloccarsi con lo storicismo fine a sè stesso o riempirsi la bocca di discorsi in architettese che, scava scava, alla fine si risolvono quasi sempre nel gusto personale di chi parla. Fino a quando non ci sarà una vera e matura sperimentazione progettuale fondata imprescindibilmente su uno studio cosciente di testi teorici finora sconosciuti (Zevi, Tafuri, Eisenman...chiedete a uno studente del terzo anno se ha mai letto qualcosa di questi qui) e su una conoscienza precisa dei riferimenti storici, resteremo, a mio modo di vedere, sempre impigliati in un dilemma vecchio come il mondo e ormai stantio, ma soprattutto continueremo a vedere ameboidi e affini, a sparare anatemi (sacrosanti) su di essi e a credere che non vi sia alternativa a questi se non lo storicismo cieco o il revival stile Krier e molti altri Po-Mo.<BR/>In definitiva, mi riconosco molto in una chiosa di Salvatore D'Agostino: "Le nostre beneamate pietre cominciano a pesare perché fissandole abbiamo dimenticato l'arte del costruire." Io aggiungo che non fissiamo solo le nostre beneamate pietre, ma anche la nuova architettura glamour che i massmedia e le archistar cercano di propinarci. Credo che sia venuto il moneto di smetterla di rimanere lì a fissare, ma sia ora di ricominciare a progettare.<BR/><BR/>Scusate la lunghezza e complimenti per il blog.<BR/>Davide CavinatoAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-41582420134574043552008-05-19T12:54:00.000+02:002008-05-19T12:54:00.000+02:00Non condivido i suoi punti di vista: "L'uomo non è...Non condivido i suoi punti di vista: "L'uomo non è cambiato molto da millenni fa" e "[...] ma la sostanza delle regole sono e saranno sempre quelle." Credo che questo pensiero sia condiviso da chi non vuole vedere il profondo cambiamento sociale e morale che l’innesto delle nuove tecnologie hanno creato. L’alienazione e lo straniamento si producono vivendo in ambienti degradati dalla falsa morale storica, creando ambiguità. Carlo Scarpa si crucciava con il mondo dei restauratori militanti, perché non riuscivano a vedere il cambio della destinazione d’uso che c’è nel DNA in ogni edificio. Credo che sia arrivato il momento di chiedersi come vivono e come vogliono vivere gli abitanti delle cosiddette ‘città storiche’. L’architettura ha sempre cambiato aspetto, sintetizzo, senza codificare, le sue ere:<BR/>spelonca/ctono del rifugio<BR/>legno/pelle del nomadismo <BR/>pietra/abitare delle città<BR/>ferro/contenitore dell’industria<BR/>cemento/modellazione delle utopie<BR/>materiali/bit dell’etere/o<BR/>Il male dell’Italia è di credere che le sue pietre siano eterne. Il male dei nostri storici è che l’architettura è segno e non sempre può essere vita del contemporaneo. Per non creare equivoci, amo profondamente l’architettura del passato, ma non posso più pensare a una nazione che non riesce a costruire nel presente. Salvatore D’Agostino.Salvatore D'Agostinohttps://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-79504672794276223702008-05-19T11:57:00.000+02:002008-05-19T11:57:00.000+02:00Se ho capito bene tu dici: se la società è globale...Se ho capito bene tu dici: se la società è globale e l'architettura è figlia della società allora l'archiettura deve essere globale. Questo ragionamento potrebbe, dico potrebbe, essere vero per l'arte, la pittura ad esempio, perchè, senza volerla sminuire, tratta di oggetti senza contesto: se un quadro mi viene a noia lo stacco dal muro e lo metto in cantina o lo vendo, e andrà a finire nella parete di un'altra casa. Il quadro è un'opera individuale, sia nella produzione che nella fruizione. L'architettura è un'opera collettiva, sia nella produzione che nella fruizione, perchè è fatta da tanti soggetti (non solo dall'architetto) e fruita da tutti coloro che la devono subire (abitanti, passanti, turisti, ecc); l'architettura ha a che fare con l'antropologia, l'uomo nell'architettura ci deve vivere, passeggiare, dormire, mangiare, fare l'amore, allevare i figli, e l'antropologia non cambia con le mode e gli edifici restano, non sono come i quadri. L'uomo non è cambiato molto da milleni fa. Le passioni, le pulsioni, le emozioni, i sentimenti, la percezione della realtà sono sempre le stesse. Se stiamo bene nel, se piace a tutti il centro storico vuol dire che quelle regole che hanno governato la loro nascita e la loro crescita sono sempre valide: cambiare quelle regole o addirrittura non avere più regole, come succede oggi, significa violentare l'uomo, costringerlo a vivere in un ambiente a lui ostile, fargli perdere l'identità che lo lega al luogo, alla città, al quartiere, alla comunità. E'come deportare un eschimese all'equatore per il semplice fatto che...il mondo è globale. E questo paragone non è una esagerazione ma è la stessa esatta cosa in quanto la città è l'ambiente dell'uomo, come la natura è l'ambiente degli animali e delle piante. Certo che le forme, la pelle degli edifici possono e devono cambiare, certo che va tenuto conto di molti fattori diversi che sono subentrati (la tecnica, le auto, ecc.) ma la sostanza delle regole sono e saranno sempre quelle. Pena l'alienazione e lo straniamento totale dell'uomo dal suo ambiente. Come vedi anche gli astronauti che sono allenati a vivere in un ambiente disumano hanno dei limiti e, fatto il record di durata, tornano a terra. Noi non dobbiamo fare nessun record, vogliamo solo vivere in un ambiente migliore.Pietro Pagliardinihttps://www.blogger.com/profile/08270052623457877178noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-66028801710760107522008-05-19T11:26:00.000+02:002008-05-19T11:26:00.000+02:00Credo che sia profondamente sbagliato codificare l...Credo che sia profondamente sbagliato codificare l'architettura per sua natura evolutiva come l'uomo. L'architettura/casa con le sue contraddizioni appartiene alla vita/società/luogo. L'architettura è identità e se questa identità comincia a essere globale non possiamo correggerla con regole e teorie obsolete e anacronistiche. Come diceva Bruno Munari: "La rivoluzione va fatta senza che nessuno se ne accorga" questo per me è la via necessaria per l'architetto che vive il suo tempo. Le nostre beneamate pietre cominciano a pesare perché fissandole abbiamo dimenticato l'arte del costruire. Salvatore D'AgostinoSalvatore D'Agostinohttps://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-9388998252296419602008-05-17T20:08:00.000+02:002008-05-17T20:08:00.000+02:00Devo re-intervenire per dire:il Pietro di sopra no...Devo re-intervenire per dire:<BR/>il Pietro di sopra non sono io, ovvio altrimenti perchè avrei comprato Revit?<BR/>l'essere parametrico non è esattamente quello che dici tu, Pietro di sopra, ma molto, molto di più; consente un controllo totale del progetto, dei materiali, dei pacchetti di muri e solai, ecc. con ciò ricavando computi automatici e precisi in maniera relativamente veloce ma assolutamente precisa;<BR/>chiaro che non è un prodotto per fare rendering, però li fa e niente male; l'ultima versione poi, in distribuzione ora, ha il motore completamente nuovo, quello di 3DS e di... non ricordo.<BR/>Saluti a Pietro di sopraPietro Pagliardinihttps://www.blogger.com/profile/08270052623457877178noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-35038041286094058932008-05-17T19:58:00.000+02:002008-05-17T19:58:00.000+02:00Biz io ti sconsiglio di passare a Revit, perchè se...Biz io ti sconsiglio di passare a Revit, perchè secondo me ha più contro che pro.<BR/>Magari è veloce da apprendere e facile da usare, se lo usi come fanno i miei compagni per disegnare direttamente in 3d sei limitato dai comandi che sai usare e gestire.<BR/>Inoltre per i render non è che sia sta forza, almeno che non ti accontenti di render stile videogioco anni 90.<BR/><BR/>I vantaggi (se poi ci sono) sono che essendo parametrico (è l'archicad della autodesk) se devi disegnare un muro esiste la paletta "muro" che lo disegna in 3d con già con i materiali applicati. <BR/><BR/>PietroAnonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-27362964085792965382008-05-17T11:11:00.000+02:002008-05-17T11:11:00.000+02:00Sì uso Revit ormai da diversi anni. Per le tue per...Sì uso Revit ormai da diversi anni. Per le tue perplessità non posso darti consigli perchè dipende da che genere di lavoro fai e cosa vuoi ottenere. Se vuoi scrivermi alla mail posso provare a consigliartiPietro Pagliardinihttps://www.blogger.com/profile/08270052623457877178noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-39435750672650539542008-05-17T10:49:00.000+02:002008-05-17T10:49:00.000+02:00Ot: ho visto che hai una serie di link su Revit.Us...Ot: ho visto che hai una serie di link su Revit.<BR/>Usi quello? <BR/>Io l'ho preso e preparo, per l'anno prossimo, di passarci definitivamente.<BR/>Mi rimane qualche perplessità a riguardo.Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-53819065224833623932008-05-17T10:44:00.000+02:002008-05-17T10:44:00.000+02:00Si ecco, mi verrebbe da dire oggi, ripensandoci, i...Si ecco, mi verrebbe da dire oggi, ripensandoci, invece che "le vie sono infinite". <BR/>Sono sempre più convinto che il vizio di fondo sia in realtà lo storicismo, che ha da una faccia della sua medaglia il modernismo (che giocoforza termina nel nichilismo), ma dall'altra l'imitazione, storicista, delle cose passate.<BR/>E' solo uscendo da questo circolo vizioso, da questa "schizofrenia" propria dello storicismo, che ritroveremo la strada giusta (una delle infinite :-)Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-43339542837212192892008-05-16T23:00:00.000+02:002008-05-16T23:00:00.000+02:00Credo che sia profondamente sbagliato codificare l...Credo che sia profondamente sbagliato codificare l'architettura per sua natura evolutiva come l'uomo. L’architettura/casa con le sue contraddizioni appartiene alla vita/società/luogo. L'architettura è identità e se questa identità comincia a essere globale non possiamo correggerla con regole e teorie obsolete e anacronistiche. Come diceva Bruno Munari: “La rivoluzione va fatta senza che nessuno se ne accorga” questo per me è la via necessaria per l’architetto che vive il suo tempo. Le nostre beneamate pietre cominciano a pesare perché fissandole abbiamo dimenticato l’arte del costruire. Salvatore D’AgostinoSalvatore D'Agostinohttps://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-72697593657236843392008-05-16T22:55:00.000+02:002008-05-16T22:55:00.000+02:00Questo commento è stato eliminato dall'autore.Salvatore D'Agostinohttps://www.blogger.com/profile/08272801306639580484noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-56839734136617419172008-05-16T18:09:00.000+02:002008-05-16T18:09:00.000+02:00Raffinatissima la tua bella interpretazione filoso...Raffinatissima la tua bella interpretazione filosofico-letteraria della natura che si rigenera sempre uguale ma sempre diversa. Però la natura è governata da leggi da cui essa non può derogare, contrariamente all’architettura che è figlia dell’uomo e della sua cultura (e della sua libertà). E’ questo agglomerato di natura e cultura che rende tutto più affascinante e problematicoPietro Pagliardinihttps://www.blogger.com/profile/08270052623457877178noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-1239916086652624689.post-46934706196107928822008-05-16T15:26:00.000+02:002008-05-16T15:26:00.000+02:00Si, non esiste una via di mezzo.Ma se l'arte ha da...Si, non esiste una via di mezzo.<BR/>Ma se l'arte ha da essere imitazione della natura naturans, e non della natura naturata (unica via), non potrà mai nemmeno essere ricalco dell'arte del passato.<BR/>Sarà come un fiore, ogni anno nuovo, della stessa pianta.<BR/>Ma sempre, nuovamente, rigenerantesi.<BR/>E mai ricalco.Anonymousnoreply@blogger.com